Notiziona, i Talebani, al potere in Afghanistan hanno deciso
di eradicare la coltivazione del papavero da oppio , facendone diminuire del 95% la produzione.
L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine
(UNODC) ha affermato che la coltivazione di oppio è scesa in tutto il paese a
soli 10.800 ettari nel 2023 rispetto ai 233.000 ettari nell’anno precedente.
Praticamente azzerandone l’offerta.
Bisogna aggiungere che questo paese è stato fino ad oggi il più
grande produttore al mondo di questa droga.
Non solo, con luoghi di lavorazione, e di raffinazione
gestiti dai potentati locali.
Aveva superato di
gran lunga la produzione del Triangolo D’Oro, Myammar(Birmania)
, Thailandia, e Laos,
vicino al Vietnam per intenderci.
Parliamo della voce più importante delle esportazioni dell’
Afghanistan, paese sottoposto a sanzioni, poverissimo, con inevitabilmente
problemi di tossicomania al suo interno importanti, come nei confinanti
Pakistan e Iran. Quest’ultimo non può combattere il narcotraffico che passa
attraverso il suo territorio perché ,perché sottoposto anch’esso a sanzioni , non possiede
la tecnologia, visori notturni etc , di cui avrebbe bisogno.
Andiamo a ritroso e capiamo perché si è venuta a creare
questa situazione.
Nel 1979 l’Unione Sovietica invade l’Afghanistan.
A questo punto scendono in campo
i Mujhaidin, combattenti islamici. La
prima forma di finanziamento è la
gestione della coltivazione e della esportazione del papavero da oppio, e la
sua lavorazione, oltre ai dollari che gli arrivano tramite i potentissimi servizi segreti
pakistani.
Vanno via i Russi , breve guerra civile, arrivano i
talebani, studenti coranici, che vietano la coltivazione del papavero.
Mi sono dimenticato di dire che nel frattempo in Europa
c’erano banche che avevano la funzione di riciclare i proventi del narcotraffico
,delle quali si era interessato anche il
pool antimafia di Palermo.
A questo punto Torri Gemelle, guerra al terrore , invasione
del povero Afghanistan, eserciti occidentali che si trincerano in poche città,
la maggior parte del territorio in mano ai signori della guerra, con la
coltivazione della pianta in questione che riparte alla grande.
Io ti bombardo la mattina, la sera acquisto da te l’oppio e
lo mando in occidente.
Governo di Karzai,
messo li da noi colluso, corrottissimo, il fratello del presidente e un
candidato alla sua successione praticamente narcotrafficanti.
Qualche zuzzerellone dice che, non senza i proventi
derivanti dall’ oppio, gli afgani, rischiano di soffrire la fame.
La fame la soffrono per le sanzioni inflitte da noi.
Il fratello di
un mio amico afgano, non rivelerò mai il
nome, che lavorava in un’ambasciata occidentale a Kabul , dice che ogni giorno partiva un cargo che
trasportava oppio.
In più il papavero era coltivato nelle province controllate
da americani e inglesi.
Il traffico di droga è sempre collegato a quello di armi,
alle guerre.
Hanno applicato il programma utilizzato in Colombia ,
distruggendo i campi, ma come in Colombia non ha sortito nessun effetto, solo
azioni di facciata.
Quest’abbondanza può aver
facilitato , la creazione di protocolli antidolorifici legalissimi, basati su oppioidi
semisintetici, sostanze che derivano dall’oppio, il cui utilizzo,
sottolineo legale, ma fortemente voluto da Big Pharma,perché molto
remunerativo, è , negli USA, tracimato nell’illegalità, producendo un’enormità
di decessi per overdose.
I Talebani ,hanno
sempre dialogato con gli USA , come anche Hamas, attraverso il Qatar.
La storia inoltre ci dà importanti spunti di riflessione.
Nella prima metà del 1800, ci furono due guerre
chiamate dell’oppio tra gli inglesi e l’
Impero Cinese, che cercava di regolamentare l’importazione dell’oppio, prodotto
dagli inglesi in India.
Il suo consumo preoccupava l’ imperatore del Celeste Impero,
per le conseguenze negative sulla popolazione cinese. La tossicodipendenza
dilagava e quindi la corruzione.
In conclusione gli inglesi vinsero le guerre, la Compagnia
delle Indie Orientali continuò a produrlo in India, che si impoverì e non ci
furono limiti all’importazione in Cina che cessò di essere una potenza
mondiale.
Collego a questo post tre interessantissimi contributi
esterni
1)
Un interessantissimo articolo di Piccole Note
2)
Un approfondimento sull’esperienza di Alfredo Bosco, fotoreporter, sulla
coltivazione del papavero e la lavorazione dell’oppio nello stato di Guerrero
in Messico
3)
Intervista
a Franco Fracassi un grande giornalista d’inchiesta.