Nella prospettiva di Sergio Luzzatto, Genova diventa una chiave per interpretare l’Italia degli «anni di piombo». Lo spazio del racconto si allarga, il contesto locale si intreccia con il contesto nazionale e internazionale.
La dolorosa storia degli «anni di piombo»
attraverso il ritratto di una generazione furente. Per raccontare
l’Italia delle Brigate rosse, Sergio Luzzatto ha adottato un fil rouge
biografico e, insieme, una prospettiva suggestivamente corale. Il filo
rosso viene dalla vita, sanguinosa quanto breve, dell’ex marinaio
Riccardo Dura: colui che, sparando al cuore dell’operaio comunista Guido
Rossa, cambiò per sempre sia la storia delle Br, sia la storia
d’Italia. E che, trucidato dalle forze dell’ordine, suo malgrado appose
al terrorismo di sinistra l’ambiguo sigillo del martirio. La prospettiva
corale viene dai volti e dalle voci di Genova, la città dove tutto
inizia e dove tutto finisce. La storia della lotta armata va compresa
guardando, più che al singolo, ai molti. E guardando indietro,
all’Italia degli anni Sessanta, altrettanto che all’Italia degli anni
Settanta. L’immigrazione, la famiglia, la scuola, la fabbrica, i
«movimenti», la piazza, l’università, il carcere: in questo libro,
quello dei «compagni che sbagliano» è romanzo di formazione, prima di
diventare romanzo criminale. Questa è una storia delle Brigate rosse
ricostruita attraverso il prisma della città di Genova.
Città-laboratorio di violenza politica, dagli incerti esordi della banda
XXII Ottobre al sequestro del giudice Sossi, la prima impresa clamorosa
delle Br. Città-palestra di lotta armata, dall’omicidio del giudice
Coco e della sua scorta al tentativo dei terroristi di trasformare in
rivoluzionari gli operai dell’Italsider, dell’Ansaldo,
dell’Italcantieri, in quella che negli anni Settanta era la capitale
italiana dello Stato imprenditore. Città-cimitero in una guerra infine
quasi privata, le Br del «militarista » Riccardo Dura contro i
carabinieri del generale Dalla Chiesa, cui i responsabili politici della
Repubblica delegarono il compito di annientare il terrorismo rosso a
mano altrettanto armata. Nella prospettiva di Sergio Luzzatto, Genova
diventa una chiave per interpretare l’Italia degli «anni di piombo». Lo
spazio del racconto si allarga, il contesto locale si intreccia con il
contesto nazionale e internazionale: dall’asse Genova-Roma, che sostenne
la logistica del sequestro Moro, all’asse Genova-Parigi, che garantì i
rapporti esteri dei brigatisti, passando per i traffici d’armi nelle
acque del Mediterraneo. E la chiave genovese vale a collocare la
posizione storica dei «cattivi maestri». In particolare, attraverso il
riconoscimento del ruolo assunto ai vertici delle Br da una strana
coppia di intellettuali, due professori universitari imparentati tra
loro: il filologo Enrico Fenzi e il sociologo Giovanni Senzani, «cognati
rossi».