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Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

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Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

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domenica 4 agosto 2024

La solidarietà discreta. L'accoglienza dei rifugiati ucraini in Italia e in Europa a cura di Joselle Dagnes e Massimiliano Demata (Donzelli)

L’accoglienza ha un’anima discreta: al di là del clamore dei media, la solidarietà non discrimina, non fa distinzioni. La guerra in Ucraina ha causato la più grave emergenza umanitaria in Europa dalla fine del secondo conflitto mondiale, con quasi sei milioni di persone costrette alla fuga. Le istituzioni europee hanno reagito tempestivamente in aiuti e supporto alla popolazione travolta dal conflitto; il processo di accoglienza dei rifugiati, in Italia come in molti altri paesi, si è distinto sin da subito per unitarietà dell’azione politica e tentativi di innovazione istituzionale. Anche tra individui e famiglie si è prodotto uno slancio solidaristico da molti percepito come senza precedenti. Una reazione apparentemente molto di-versa rispetto a quanto avvenuto durante altre crisi migratorie, pure recenti, come quella siriana, o quelle che si verificano con i flussi di rifugiati «ordinari», provenienti da Medio Oriente e Africa. Partendo da questa constatazione, un gruppo di ricerca multidisciplinare, composto da sociologi, politologi e linguisti, ha intrapreso uno studio con l’obiettivo di verificare l’effettiva esistenza di questo presunto «differenziale di solidarietà» e capirne le ragioni. Quanto conta la posizione delle forze politiche, in primis i partiti populisti e di destra? Qual è il potere dei media nell’indirizzare l’opinione pubblica o nell’assecondarla? E quanto è rilevante il fatto che alcuni rifugiati ci appaiano – per tratti somatici, per cultura, per vissuto – più simili a noi di altri? L’indagine ha mostrato risultati per certi versi sorprendenti. Se vi sono in effetti differenze significative nei giudizi e nelle percezioni dei rifugiati ucraini ed extra-europei, tali differenze «simboliche» e «rappresentazionali» non si traducono in modo equivalente e meccanico in comportamenti: nelle azioni di solidarietà messe in campo dagli intervistati – dalle semplici donazioni fino all’accoglienza presso la propria abitazione – non si ravvedono particolari differenze tra i due gruppi di rifugiati; non si riscontra una sproporzione di aiuti in favore degli ucraini, come ci si sarebbe potuto aspettare. In tutte queste forme di sostegno, al contrario, si scopre un netto rifiuto per i trattamenti differenziati: esiste dunque, sottotraccia, quotidiana ma tenace, una solidarietà che, pur portata avanti con discrezione, sceglie di non discriminare.



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