Gironzolando su internet, leggendo su siti interessanti come Dissipatio.it, ve lo consiglio vivamente, mai banale, sempre stimolante, vedo citata una intervista a Goffredo Fofi, eugubino, io ho studiato a Perugia, conosco Gubbio, ci sono affezionato.
Con un’immagine un po’ forte, , che mi vede concorde però, il Nostro dice che l’università si è tagliato il naso, la lingua, e , principalmente dico io , le palle.
Lui cita la presa di posizione di molti , ricercatori, e docenti che volevano, in conseguenza alla brutalità ,della vendetta”, sui civili di Gaza, troncare qualunque rapporto, con istituzioni culturali e di ricerca israeliane.
Intellettuali di grande spessore.
Mi chiedo come è possibile che l’università, come istituzione venga meno ad una sua, caratteristica fondante, venga meno a quella visione socratica, che deve caratterizzarla?
A me sembra tanto qualcosa di simile all’annullamento dei seminari che dovevano tenersi in un’ università milanese su Dostoeveskij, per protestare contro l’invasione dell’Ucraina, o all’annullamento , della turnee di una cantante lirica famosa , perché considerata filo putiniana, o , peggio, il negare il premio alla Fiera del libro di Francoforte, ad Adania Shibli , solo perché palestinese e critica nei confronti dell’occupazione israeliana.
La conoscenza, sia in ambito umanistico , sia in quello scientifico, è dialettica, questa non deve far paura, deve invece essere ricercata, perché fa crescere, e l’università , dovrebbe essere, dico dovrebbe a ragion veduta, il brodo di coltura di una crescita, sia per lo studente sia per il docente.
Perché si studia, perché si va all’ università? Per farsi chiamare dottore?
No…. Per porsi delle domande ed essere in grado di porle, le chiusure sono assolutamente controproducenti.
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