Nel decreto siccità, il governo ha sdoganato la sperimentazione in pieno campo degli organismi geneticamente modificati. Argomento al centro di un dibattito accesissimo, in ambito scientifico, e non solo. La selezione degli esseri viventi affonda nella notte dei tempi, da quando gli uomini hanno incominciato ad allevare piante spontanee e animali selvatici, modificandoli generazione dopo generazione, e rendendoli via via più funzionali alla propria sopravvivenza . Contadini , allevatori, hanno fissato i caratteri che ritenevano interessanti, di generazione in generazione, adattando il loro operato ai cambiamenti dell’ambiente in cui vivevano. Con l’ aumento delle conoscenze scientifiche, e relativi applicativi tecnologici, in incremento vorticoso, negli ultimi anni, la ricerca in questo campo, si è spostata, in laboratori specializzati, legati al mondo accademico, in sinergia con multinazionali , che detengono fette enormi di mercato. Risultati impressionanti: batteri geneticamente modificati che producono farmaci, su tutti l’insulina, piante più resistenti ad avversità climatiche, siccità per esempio ,o meno esposte all’attacco di parassiti. Questo però mi porta ad alcune considerazioni importanti. Con le tecniche attuali possono essere trasferiti geni tra specie filogeneticamente distanti, piante e animali, batteri etc.
Non sono più i territori i protagonisti, ma invece vige un approccio centralizzato, di più, fortemente centralizzante che diminuisce la biodiversità, che invece è plasticità. In passato l’agricoltura si adattava all’ambiente, con queste innovazioni è l’ambiente che si deve adattare all’agricoltura con un’impiego importante della chimica in campagna, per esempio. Si impone una discussione di carattere etico, su basi scientifiche, per studiare le possibili conseguenze dell’applicazione di queste tecnologie sugli ecosistemi e quindi sulla nostra salute. Le collettività devono pretendere autorevolezza dalle istituzioni in cambio della delega loro conferita. (Intervento di Leonardo Elia)
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