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Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio
GLI INTERVENTI DI LEONARDO ELIA
The Others - un altro punto di vista
Salute e benessere a cura di Leonardo Elia
mercoledì 18 giugno 2025
martedì 17 giugno 2025
lunedì 16 giugno 2025
Deficit. Perché l'economia femminista cambierà il mondo di Emma Holten (La Tartaruga)
Nel 2020 Emma Holten si imbatte in un articolo in cui si afferma che le donne rappresentano un deficit, una perdita netta per la società. Le donne infatti ricevono più di quanto danno, è scritto. Prendono più congedi di maternità, stanno di più a casa con i bambini, in genere svolgono lavori meno retribuiti, in molti casi anche part-time, e quindi pagano meno tasse. Partoriscono, e i parti sono costosi. Dunque, conclude il saggio, l’economia mondiale sarebbe più ricca se la vita delle donne assomigliasse a quella degli uomini, perché le donne dedicano troppo tempo a prendersi cura di altre persone. Come siamo arrivati a questo punto? In che modo il contributo decisivo delle donne al benessere collettivo è diventato una perdita secca? Emma Holten ripercorre con accuratezza – confutando i falsi miti consolidati nei secoli – il percorso con cui l’economia, dall’Illuminismo in avanti, ha di fatto negato il valore del lavoro di cura delle donne (e non solo). Perché quando tutto è definito da un prezzo, si crea una gerarchia dove ciò per cui è più difficile calcolare un esatto valore, come il lavoro di cura e accudimento, finisce in fondo alla lista. Ma questo non significa che queste cose non abbiano valore; solo che in politica e nel dibattito economico vengono trattate come se non ne avessero. Emma Holten – svelando l’enorme capitale nascosto che sfugge ai principali modelli economici – mostra quanto le decisioni politiche che ne derivano siano altrettanto imperfette, e causino profondi danni sociali: se non riusciamo a dare il giusto valore alle cose che contano, come possiamo costruire un futuro migliore?
domenica 15 giugno 2025
Cambio di regime. Verso un futuro post-liberale di Patrick J. Deneen (Giubilei Regnani)
Il liberalismo aveva promesso di rovesciare la vecchia aristocrazia creando un ordine in cui gli individui potessero definire la propria identità e il proprio futuro. In una certa misura ci è riuscito ma ha anche demolito le tradizioni e le istituzioni che sostenevano la gente comune e ha creato una nuova e oppressiva classe dirigente. In "Cambio di regime" Patrick Deneen propone un piano coraggioso per sostituire l'élite liberale e l'ideologia che l'ha creata e rafforzata. Gli sforzi populisti dal basso per distruggere completamente la classe dirigente sono inutili; ciò che serve è la formazione strategica di una nuova élite dedita a un "conservatorismo pre-postmoderno" e allineata con gli interessi dei "molti". I loro sforzi dall'alto verso il basso per creare una nuova filosofia di governo, un'etica e una classe dirigente potrebbero trasformare il nostro regime in crisi che serve solo i cosiddetti meritocrati
sabato 14 giugno 2025
venerdì 13 giugno 2025
Se la Russia attacca l'Occidente. Uno scenario possibile di Carlo Masala (Rizzoli)
L'attacco è iniziato e l'Europa paga il prezzo della sua indecisione. La Nato applicherà l'articolo 5? Cosa deciderà l'alleanza? Rischierà una guerra nucleare? Carlo Masala ipotizza un futuro scenario possibile e così ci mostra in modo tanto drastico quanto affascinante che cosa è in gioco oggi per la nostra democrazia.
giovedì 12 giugno 2025
Storie di sopravvivenza e resistenza nella Palestina occupata di Chris Hedges (Fazi)
Reportage nel solco del giornalismo di grandi reporter come Tiziano Terzani e John Pilger. Un genocidio annunciato è una denuncia senza compromessi dei crimini di Israele contro i palestinesi. Il premio Pulitzer Chris Hedges, ex corrispondente per «The New York Times» dal Medio Oriente, trasporta il lettore nelle strade devastate della Striscia di Gaza, dove bombardamenti incessanti, fame e angoscia dominano la quotidianità.
«Chris Hedges narra con compassione e maestria gli effetti concreti e devastanti di una guerra che dura ormai da quasi ottant’anni». - dalla prefazione di Piergiorgio Odifreddi
«Chris Hedges è un uomo che, in un clima di censura, inganno e intimidazione, cerca di dire la verità». - Oliver Stone
mercoledì 11 giugno 2025
Questione di classe di Alessandro Sahebi (Mondadori)
Il pensiero dominante ci ha convinto che la felicità sia una conquista individuale, non collettiva. Ma è solo l'ennesimo inganno di un sistema ingiusto, che alimenta la competizione e l'egoismo per dividerci. Un'alternativa esiste ed è collaborare, condividere, immaginare una società in cui stare bene non sia un privilegio per pochi, ma un diritto di tutti. Realizzarla non è solo un desiderio, è un atto politico necessario.
martedì 10 giugno 2025
lunedì 9 giugno 2025
domenica 8 giugno 2025
sabato 7 giugno 2025
venerdì 6 giugno 2025
giovedì 5 giugno 2025
Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad (Gramma Feltrinelli)
Il 25 ottobre 2023, dopo tre settimane di devastanti bombardamenti su Gaza, Omar El Akkad pubblica in rete queste parole: “Un giorno, quando sarà sicuro, quando non ci sarà alcun rischio personale nel chiamare le cose con il loro nome, quando sarà troppo tardi per ritenere qualcuno responsabile, tutti diranno di essere stati contro”. Il post viene visualizzato più di dieci milioni di volte. La sua veemente denuncia dell’ipocrisia dell’Occidente dinanzi al genocidio di Gaza, del tradimento della sua promessa di libertà e giustizia per tutti, suscita un’eco enorme. Un giorno tutti diranno di essere stati contro, il libro che El Akkad decide poi di scrivere dopo la morte di migliaia di donne e bambini nella Striscia, è la cronaca di quella promessa tradita, il resoconto della fine dell’idea che regole e principi, le “verità manifeste” della democrazia occidentale, servano davvero a combattere il male e non a preservare il potere. Se il male, infatti, non è semplicemente muovere guerra contro un nemico, ma annientare un popolo intero riducendolo a nuda vita priva di ogni dignità e pietà umane, Gaza è oggi uno dei nomi per designare il suo irrompere nel mondo, il nome di un genocidio imperdonabile sotto ogni riguardo. Disgusto o rabbia dinanzi a un simile evento non hanno senso in questo libro crudo, doloroso e vulnerabile, nutrito dalla certezza che vi saranno sempre esseri umani ritenuti non degni della promessa di libertà, non soltanto arabi o musulmani o immigrati, ma chiunque non rientri nella terra del privilegio chiamata Occidente. Nelle sue pagine, l’unica possibile risposta sta in una rottura totale con il credo dell’Occidente. La stessa rottura che risuona in ogni parte del pianeta, nelle strade delle grandi città, nei campus universitari, nelle scuole. E che, nella scrittura lucida di El Akkad, capace di mescolare racconti toccanti con spietate considerazioni sul linguaggio dei media, trova la sua più formidabile eco
mercoledì 4 giugno 2025
Cambiare la vita? Storia del socialismo europeo dal 1875 a oggi di Gilles Vergnon (Einaudi)
Ideale formalizzato in dottrina, attivismo movimentista e cultura politica al tempo stesso, il socialismo sembra oggi, a distanza di centocinquant’anni dalla sua nascita, avviato verso un inesorabile declino, facendo i conti in certi paesi con un’irreversibile crisi d’identità. Non di meno, continua a costituire un movimento politico onnipresente e una realtà significativa della scena politica e sociale europea.
martedì 3 giugno 2025
lunedì 2 giugno 2025
domenica 1 giugno 2025
La conversione di San Paolo con Dialoghi Scomodi ... cosa c'entra? Intervento di Leonardo Elia
La conversione di San Paolo, descritta negli Atti degli Apostoli, è un evento fondamentale nella storia del cristianesimo. Segna il passaggio da Saulo, persecutore dei cristiani, a Paolo, apostolo di Gesù. L'evento si verifica durante un viaggio da Gerusalemme a Damasco, quando Saulo è improvvisamente avvolto da una luce e ascolta la voce di Gesù.
Cosa c’entra la
conversione di San Paolo con Dialoghi scomodi e con considerazioni scomode?
E’ una metafora per arrivare al cambio di atteggiamento nei confronti della vicenda di Gaza, e in generale della politica
di Israele.
Sembra che di colpo , governi europei , politici europei e nostrani, si siano accorti che a Gaza
è in atto un genocidio. Si siano
accorti della barbarie che Israele sta perpetrando.
Fino a poco tempo fa, di fronte all’appoggio incondizionato
alle azioni criminali del governo Netanyahu, al massacro di civili innocenti e relativo invio di armi, c’erano da una parte esponenti che sottolineavano il diritto di Israele a
difendersi e i crimini di Hamas il 7 ottobre 2023, anche se i
bombardamenti uccidevano civili , donne
vecchi e bambini, dall’altra specie a sinistra, sommessi “pigolii” che tra
mille distinguo esprimevano un dubbio, a bassissima voce.
E il presidente
Mattarella che accoglieva con tutti gli
onori il presidente Israeliano, per non parlare della rimozione delle bandiere
palestinesi esposte in Italia. La narrazione dominante , non solo in Italia ,
con varia intensità riconosceva le
ragioni del governo ultranazionalista e fondamentalista israeliano.
Accusando chiunque contestasse la sua
cieca brutalità , di connivenza con i
terroristi di Hamas, di essere
antisemita, anzi, peggio , di alimentare l’antisemitismo.
Dimenticando di
appoggiare la riconferma di Francesca Albanese a relatrice ONU per la Palestina,
anzi tacciando anche lei di antisemitismo, solo per aver accusato il governo di
Tel Aviv di genocidio.
Il 22 maggio sono stati uccisi a Washington due membri dello
staff dell’ambasciata israeliana al grido di “ free Palestine” dal solito pazzo
, armato, americano. I mass media
hanno dato grande risonanza, anche in
Italia, al brutale atto, commentandolo come espressione di dilagante antisemitismo . Dimenticando però di
riportare che lo stesso giorno sono morti a Gaza circa 70 palestinesi, per i bombardamenti e
per fame. Morti di serie B, praticamente passati sotto silenzio. “ Distrazioni”
di questo tipo se ne possono trovare tante.
A un certo punto alcuni governi europei, addirittura le
istituzioni europee, cambiano regime iniziando ad alzare la voce , dicendo che
Israele, ha superato ogni limite tollerabile. Interventi prima di tutto tardivi.
Molto più incisivi e da ricordare sono l’atteggiamento di
Trump, che si ritira dallo Yemen, manda suoi emissari per colloqui con il
governo iraniano, rifiutandosi di unirsi ai paventati attacchi israeliani
contro di loro e invece molto
probabilmente permettendo l’arricchimento dell’uranio a scopi civili, per
costruire centrali nucleari. Cosa che fa venire l’orticaria agli israeliani,
come fa venire l’orticaria agli israeliani, la stessa cosa permessa ai sauditi.
Per capirci il presidente Usa non si è consultato con Tel
Aviv, non ci è neanche passato , in
occasione del suo tour nelle monarchie del Golfo, cosa che non può essere
taciuta, è un cambio di passo importante.
In Italia, il cambio di atteggiamento , sebbene tardivo e incompleto c’è stato, con finalmente il
maggior partito di opposizione, il PD per intenderci , che indice una manifestazione a Roma il 7 giugno
per fermare il massacro di Gaza. Con i soliti distinguo, che portano Francesca
Albanese a invitare di evitare di
ostentare bandiere israeliane nel corteo..
Quindi conversione di Paolo di Tarso non completa, a metà.
Ma perché questo cambio di postura su fatti che da quasi due
anni ci fanno inorridire?
Per me la ragione è una. Tutti si sono accorti che c’è il
rischio , concreto, che lo stato di Israele collassi, intrappolato in un cul de
sac in cui si è cacciato da cui può
uscire solo sconfitto. Guerre che sta perdendo, perché Hamas è ben presente, come la resistenza in cis Giordania, Hezbollah
che in Libano continua ad avere forte consenso.
Abbandonata dagli Usa in Jemen e
nella impossibile nonché pericolosa operazione contro i siti nucleari iraniani.
E di questo si saranno accorti anche le potentissime
e ricchissime lobbies sioniste americane che attraverso
finanziamenti ne indirizzano la politica
estera.
Perché Israele è un tassello essenziale, in un’area
essenziale, per l’occidente allargato, è un pezzo di Europa in Medio Oriente, è
un guardiano che controlla e interviene per conto nostro (Usa).
Per questo , per salvare un’idea, un’idea di stato, sono disposti a sacrificare Netanyahu e il suo
governo di pazzi, per ripiegare su quell’Israele, stato coloniale, che
brutalizzerà comunque i Palestinesi, in attesa dell’impossibile oltre che
ingiusto obbiettivo di due popoli in due
stati. Quindi ripristinare la situazione ante
7 ottobre. Come se nulla fosse successo,
e ha allontanato, ancora di più
la fiducia del sud del mondo ,nell’Occidente dei Valori… quali?
Come si legge nel Levitico , per salvare il popolo occorre
che qualcuno venga sacrificato, e il capro espiatorio lo hanno bell’è pronto , nella figura del presidente
israeliano e suoi sodali.
Si cambia tutto per non cambiare niente, credendo che Gaza possa tornare ad essere, com’era
prima un campo di concentramento a cielo aperto.
Se fossimo meno ipocriti , l’obbiettivo reale, pacificante,
dovrebbe essere uno stato per più
popoli, e non uno stato etnico e confessionale come Israele è oggi.
Ma questo ora è pura fantasia.