Un incalzante canto-controcanto in cui si mescolano passione e moderazione, pragmatismo e ideali, critiche e proposte, nella convinzione che «ogni democrazia avrebbe bisogno di una sinistra progressista, riformista, anche radicale nelle scelte, e di una destra liberale e aperta al mondo, rigorosa nei suoi riferimenti costituzionali».
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Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio
GLI INTERVENTI DI LEONARDO ELIA
The Others - un altro punto di vista
Salute e benessere a cura di Leonardo Elia
domenica 10 marzo 2024
Destra, sinistra e viceversa. Catalogo breve delle virtù nascoste dei progressisti di Antonello Caporale, Salvatore Merlo (Marsilio)
sabato 9 marzo 2024
Il femminismo non è un brand di Jennifer Guerra (Einaudi)
Negli ultimi dieci anni
il femminismo è tornato a essere un fenomeno di massa, colorando di rosa i
simboli dell’emancipazione femminile e delle nobili cause a essa associate.
Spesso però sotto questo colore si nascondono operazioni opache. Un femminismo addomesticato,
affine agli interessi di politici e aziende, è davvero femminismo? Ma
soprattutto questa versione mainstream è una variante del femminismo o una
strategia del capitalismo?
Oggi a un’adolescente basta aprire Instagram per imbattersi in riflessioni femministe (o pseudofemministe), risparmiandosi la necessità di unirsi a un collettivo o a un gruppo di autocoscienza. Brand di abbigliamento si improvvisano femministi e producono magliette in serie con frasi inneggianti al girl power. Pagine social e piattaforme digitali graficamente accurate alternano post o storie motivazionali a inserzioni pubblicitarie. Innumerevoli servizi immateriali propongono corsi sull’empowerment, sulla valorizzazione femminile, su come rendere più women friendly il proprio business. Inoltre l’ossessione recente per le celebrity femministe promuove l’idea che un certo tipo di femminismo sia da mettere in soffitta per fare spazio a un femminismo nuovo, egemonico, che nasconde sotto il tappeto i pensieri più radicali e si fa portatore di valori positivi, anche se profondamente contraddittori. Come scrive Jennifer Guerra in questo saggio acuto, la recente riemersione del soggetto politico femminista in un paradigma economico che non si fa scrupoli a capitalizzare i temi sociali in nome del profitto ci pone di fronte a delle sfide nuove. Il primo nodo da sciogliere è se le aziende e i marchi si meritino il «patentino» del femminismo e il secondo, forse più impegnativo da sbrogliare, riguarda l’influenza che la nuova postura della brand identity esercita sulla pratica femminista. Per tentare di dare una risposta a queste domande, è necessario capire come si è arrivati a questo punto.
venerdì 8 marzo 2024
L'ultima DC. Il cattolicesimo democratico e la fine dell'unità politica (1974-1994) di Daniela Saresella (Carocci)
Il volume prende in esame una componente finora poco analizzata degli ultimi anni della Democrazia cristiana, cioè quei settori cattolico-democratici che cercarono di rinnovare il partito o comunque intesero individuarne una nuova collocazione politico-culturale: furono loro tra i protagonisti della diaspora che portò alla fine dell'unità politica dei cattolici. Il referendum sul divorzio, nel 1974, costituì per molti l'avviso che la DC non era più adatta a rappresentare unitariamente la posizione dei cattolici. Si guardò al PCI e al rinnovamento che stava vivendo con la segreteria di Berlinguer, e non mancò chi, in occasione delle elezioni del 1976, si candidò pur da indipendente nelle sue liste; altri diedero vita all'esperienza della Lega democratica, che tenne insieme personaggi della cultura cattolico-liberale come Scoppola, Ruffilli e Lipari – fiduciosi di un possibile rinnovamento della DC – e credenti vicini alla cultura cattolico-sociale come Ardigò, Paolo Prodi e Paolo Giuntella – convinti della necessità di creare invece un nuovo soggetto politico. La disillusione per come De Mita dirigeva il partito andò crescendo negli anni Ottanta, mentre Leoluca Orlando inaugurava, con l'appoggio di Sergio Mattarella, l'esperienza della “Primavera di Palermo”. La fondazione del movimento della Rete, nel quale confluirono molti giovani, fu poi tra i primi segnali della fine prossima dell'unità politica dei cattolici, che si sarebbe esplicitata in occasione delle elezioni del 1994. Non si trattava certo della conclusione del cattolicesimo politico, ma dell'inizio di un suo nuovo protagonismo all'interno della più vasta cultura progressista avviata da Romano Prodi, che aveva avuto il suo esordio politico proprio nella Lega democratica e che nel 1996 diede vita all'Ulivo.
giovedì 7 marzo 2024
Disordine mondiale. Perché viviamo in un'epoca di crescente caos di Manlio Graziano (Mondadori)
Il moltiplicarsi di conflitti a cui assistiamo da tempo sembra sfociato in un tragico disordine globale. Una guerra in piena Europa e il drammatico riacutizzarsi della crisi in Medio Oriente hanno contribuito alla percezione che la realtà che ci circonda sia sempre più caotica e incontrollabile. Ma è mai esistito nella storia un momento di pace, ovvero di totale assenza di conflitti? E un «nuovo ordine mondiale» che porti benessere e stabilità è possibile o è solo un'evocazione con cui si cerca di placare l'ansia e la paura provocate dal pericolo di una possibile terza guerra mondiale? Manlio Graziano, esperto di geopolitica e professore a SciencesPo e alla Sorbona, esplora queste domande tracciando paralleli illuminanti tra l'attualità e alcuni momenti chiave della storia moderna. Dalla Guerra dei t rent'anni conclusa con la pace di Westfalia, alle guerre napoleoniche suggellate dal Congresso di Vienna, fino alla Seconda guerra mondiale e al successivo bipolarismo garantito da Stati Uniti e Unione Sovietica, la «pace» non è stata altro che l'ordine imposto dalle potenze vincitrici agli sconfitti. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del ventunesimo secolo, tuttavia, la dissoluzione dell'Unione Sovietica, combinata all'ascesa della Cina e di altri paesi in via di sviluppo, ha spalancato le porte al multipolarismo: un sistema per sua natura instabile, caratterizzato dal costante slittamento dei rapporti di forza tra i vari attori internazionali. Gli Stati Uniti stanno oggi perdendo quel che resta della loro egemonia stabilizzatrice, e nessuno può sperare di prenderne il posto senza alimentare, estendere e approfondire il disordine che ormai dilaga sotto i nostri occhi. Il carattere caotico e conflittuale della politica mondiale è dunque destinato a durare. Solo con questa consapevolezza possiamo affrontare le sfide che ci attendono negli anni a venire.
mercoledì 6 marzo 2024
Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia di Gino Cecchettin, Marco Franzoso (Rizzoli)
Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere.
Che tristezza ... ! Intervento di Leonardo Elia
Il 17 e il 18 novembre si sono tenute le elezioni regionali in Emilia Romagna ed in Umbria. Affermazione netta dei candidati del centro...
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“Il capo comunicazione del Monte dei Paschi muore dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni a Siena la sera del 6 marzo 2...