Il Fentanyl è arrivato( ufficialmente ) in Italia e non è una bella notizia.
A Perugia, è stato trovato nella dose consegnata da un
tossicomane, allarmato dagli effetti strani avvertiti dopo essersela iniettata.
Una cosa importante è che in Umbria è operativa il servizio
di “ drug checking”, un monitoraggio di strada, di prossimità , del consumo di
stupefacenti.
Cosa importantissima, perché avere il polso della
situazione, delle droghe consumate, solo dalle analisi delle acque reflue, e
dai sequestri delle forze dell’ordine è assolutamente tardivo e inadeguato.
Il “drug checking” è operativo , oltre che in Umbria, in
Piemonte, e sperimentale in Lazio e Liguria.
Mi auguro che tutte le regioni si adeguino.
Torniamo al Fentanyl.
E’ un derivato semisintetico usato in terapia nel
trattamento del dolore severo.
E’ potentissimo, decine di volte di più della morfina, che è il punto di
partenza della sua sintesi, che si trova
nell’ oppio.
E’ una delle cause, insieme a tante nuove droghe, dell’
epidemia in atto negli USA, di morti per overdose, prima causa di morte nella
fascia da 20 a 40 anni.
Da 100000 a 200000 giovani vite stroncate, dopo un
abbrutimento che fa definire
zombies i malcapitati che sono
dipendenti da questa droga.
Negli Stati Uniti si accusa la Cina di produrre le sostanze
che servono per la produzione del
Fentanyl, una specie di vendetta per le Guerre dell’oppio, che nella
prima metà dell’ ottocento, introdussero grandi quantità
di questa droga nel Celeste Impero,
narcotizzandone di fatto la popolazione e aprendo la porta a ingerenze dei
paesi occidentali in particolare dell’ Impero britannico.
Questa volontà di vendetta per me non esiste.
L’industria farmaceutica cinese, ma anche indiana, produce
le sostanze che servono per la sintesi
dei farmaci, oltre a produrre i farmaci stessi.
Il consumo di stupefacenti, con le dipendenze ad esso
collegate, e cosa ancora più drammatica
l’abbassamento dell’età di insorgenza di questo problema, dobbiamo cercarla nelle nostre società,
sempre più sfarinate.
Con adolescenti abbandonati a se stessi, sempre più smart,
che nei giorni del lockdown , hanno passato, in solitudine, senza possibilità
di contatti tra coetanei, senza frequentare la scuola, le ore al computer.
Le droghe ora si comprano nel Dark Web.
Le nuove droghe , prima di diventare illegali, hanno bisogno
di studi, quindi per colpa di questa burocrazia,
di queste attese ,
combinano disastri… nel cervello dei nostri ragazzi.
Federico Petroni, l’esperto di Limes di Nord America, parla
della “ depressione americana” come una
delle cause delle overdose americane.
La nostra società neoliberista ,basata sulla competizione
estrema, sul singolo sradicato dalla comunità, produce reietti, emarginati, e
gli permette, di fatto, di evadere la propria frustrazione, il “vuoto” con la
chimica, fornita dalla malavita organizzata che sa sfruttare i varchi lasciati
aperti.
Corsi e ricorsi storici.
Mentre l’impero britannico inaugurava la politica delle
cannoniere per obbligare la Cina a non bloccare il flusso di oppio, e quindi
suicidarsi come stato, il papavero lo faceva coltivare in India, che intanto si
impoveriva. La regina Vittoria a capo di un “narco impero”.
Ora oppio prodotto in Messico, ivi lavorato e fino a poco tempo fa anche in Afganistan,
prima che i talebani, ne vietassero la coltivazione.
Due aree instabili, di guerra più o meno civile. Guerra e
droga un binomio inscindibile.
Tornando a noi, io auspico un controllo del territorio, non
solo demandato alle forze di polizia,che
fanno quello che possono, ma potenziando l’intervento di prossimità, come il
drug checking, la possibilità di cogliere fenomeni illegali nel più breve tempo
possibile, per capirli , e cercare di arginarli in un ottica di riduzione del
danno.
La famiglia ,altra istituzione in crisi, nel suo compito di
addestramento alla vita dei giovani, dovrebbe affiancare le istituzioni nel
monitoraggio di questi fenomeni.
Ci vuole una presenza maggiore e più intelligente, per
capire il mondo, spesso facciamo finta di non accorgercene, che si agita
intorno a noi.
Lo dobbiamo ai nostri ragazzi.
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