Cerca nel blog
Ipse dixit ...
Dubitando ....
Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio
GLI INTERVENTI DI LEONARDO ELIA
The Others - un altro punto di vista
Salute e benessere a cura di Leonardo Elia
martedì 24 ottobre 2023
Nonostante il PD. Fra partito fluido, PNRR al palo, Sud tradito e passioni tristi di Vincenzo De Luca (Piemme)
Quella di Vincenzo De Luca è un'analisi senza sconti della realtà. Ma è soprattutto il racconto di un uomo dedito alla res publica, di una parabola fatta di militanza e passione. Contro i profeti di sventura e i politici improvvisati.
«Al Pd parlo con il linguaggio mio, non con le
parole figlie del parassitismo, delle cooptazioni, e delle miserie
personali, non essendo io debitore di nulla a nessuno; anzi, avendo
fatto quello che ho fatto, non grazie al partito (quale che ne fosse il
nome), ma nonostante il partito, da sempre.» Vincenzo De Luca è
presidente della Regione Campania dal 2015. È stato il sindaco più amato
d'Italia. Il piglio decisionista, la battuta sempre pronta, la
determinazione appassionata lo hanno reso uno dei politici più noti,
apprezzati e mediatici di questi anni. In questo libro sincero e ricco
di riflessioni (e di passioni tristi, come le chiama lui) troviamo il
politico raffinato che passa in rassegna vizi e virtù del Belpaese,
soprattutto del suo amato Sud, con un'operazione-verità che sfata luoghi
comuni e pregiudizi atavici, senza alcun fondamento. I problemi
strutturali che da tempo tengono in scacco i buoni propositi, le pastoie
burocratiche, le bugie della propaganda elettorale, i nodi irrisolti
nell'economia, nelle istituzioni, nelle classi dirigenti, che fanno
dell'Italia un Paese in lento declino. Senza risparmiare critiche feroci
verso i suoi colleghi, verso il partito democratico - il suo partito -
in cui spesso si è sentito protagonista poco gradito, traccia il
percorso possibile di una rinascita, attraverso soluzioni pratiche e di
buon senso.
lunedì 23 ottobre 2023
domenica 22 ottobre 2023
Il grande imbroglio. Come le società di consulenzaIl grande imbroglio. Come le società di consulenza indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l'economia di Mariana Mazzucato e Rosie Collington (Laterza)
Le grandi multinazionali della consulenza – McKinsey, Deloitte, Kpmg e poche altre – hanno conquistato in breve tempo un potere enorme nell’economia contemporanea. Come hanno fatto? Perché i governi di tutto il mondo hanno affidato scelte decisive per i propri paesi a società che rispondono solo ai propri azionisti? Con quali conseguenze per tutti noi?
In tutto il mondo, negli ultimi trent’anni,
imprese private e governi si sono affidati sempre più spesso a società
di consulenza per ricevere consigli sulla propria gestione o sugli
orizzonti strategici da perseguire. L’esito è stato disastroso:
l’affidamento delle nostre economie a società come McKinsey &
Company, Boston Consulting Group, Bain & Company, PwC, Deloitte,
Kpmg ed Ey non ha soltanto bloccato l’innovazione, ma ha reso sempre più
opaca e meno trasparente la responsabilità politica e aziendale.
L’industria della consulenza ha messo in atto un vero e proprio inganno
nei confronti di governi svuotati e avversi al rischio e di aziende che
si preoccupano unicamente di massimizzare il valore per gli azionisti.
Un inganno reso possibile dall’enorme potere che queste mega società
esercitano attraverso contratti e reti di relazione ampie – consulenti,
lobbisti e outsourcer – e dal presentarsi come i veri detentori di
competenze e capacità oggettive. Questo libro rompe il silenzio sulle
società di consulenza mostrando come indeboliscono le imprese,
infantilizzano i governi e distorcono l’economia. A riprova degli esiti
disastrosi del loro operato, vengono portati casi internazionalmente
significativi, tra cui – ed è solo un esempio – i tragici fallimenti dei
governi nel rispondere in modo adeguato alla pandemia di Covid-19. Il
risultato è un’analisi originale e sorprendente che ci porta a conoscere
il cuore pulsante dell’economia contemporanea.
1974. Le stragi, le BR, il divorzio, il compromesso storico. L'anno che cambiò l'Italia di Pino Casamassima (Baldini & Castoldi)
È successo di tutto, nel 1974: un anno che di fatto inizia mesi prima, con quel golpe di Pinochet che spinge Enrico Berlinguer a lanciare il compromesso storico. A livello internazionale, oltre al Cile, c’è il Medio Oriente, con gli arabi che chiudono i rubinetti del petrolio; la Grecia e il Portogallo, che tornano alla democrazia; gli Stati Uniti, che registrano le dimissioni di un presidente travolto da uno scandalo. Il 1973 si era chiuso con una strage a Fiumicino e con il presidente Leone che aveva chiesto «sacrifizi» agli italiani. L’anno a venire sarebbe stato difficile. E crudele, con ben due stragi nell’arco di un paio di mesi: a Piazza Loggia e sull’Italicus. Per la prima volta dopo il 1946 gli italiani erano chiamati a pronunciarsi con un referendum. Nel pieno della campagna referendaria per il divorzio, le Brigate rosse avevano alzato il tiro della loro propaganda armata rapendo un giudice – Mario Sossi – la cui vicenda condizionerà parecchio il sequestro Moro. Lo scandalo petroli, il «golpe bianco» di Edgardo Sogno e quello della Rosa dei Venti, l’arresto del capo del Sid e l’8 settembre delle Br sono gli altri tasselli del mosaico del 1974, un anno volato in un soffio di Storia.
sabato 21 ottobre 2023
venerdì 20 ottobre 2023
Andreotti il grande regista. Settant'anni di storia politica italiana fra luci e tenebre, dalla parte del potere di Aldo Giannuli (Ponte alle Grazie)
A dieci anni dalla morte di Andreotti è giunto il tempo di valutare il reale spessore storico del personaggio: come per tutti i grandi della Storia «capire è più importante che giudicare».
Chi era davvero Giulio Andreotti? Se un singolo
individuo può rappresentare da solo la politica italiana della seconda
metà del Novecento, questi è sicuramente Giulio Andreotti. Eppure troppo
spesso un giudizio morale, che lo vede come «anima nera» di una Prima
Repubblica fatta di scandali, stragi, terrorismo, malaffare diffuso, ha
impedito l'analisi accurata e la comprensione della sua figura. È quanto
invece si propone Aldo Giannuli in questa lucida e approfondita
biografia politica. L'autore ripercorre l'intera carriera del Divo
Giulio, dagli anni giovanili dei primi impegni nell'Azione cattolica e
del fondamentale incontro con De Gasperi fino alla nomina a senatore a
vita, alla stagione dei processi, alla lenta uscita di scena: in mezzo,
settant'anni di politica attiva, di cui trentasei come membro del
governo. La storia di Giulio Andreotti è la Storia dell'Italia dal
secondo dopoguerra alla fine del secolo. E Giannuli, con la consueta
perizia, seguendo le tracce di colui che più di ogni altro è stato
protagonista indiscusso di quei fatti, ci guida nelle stanze del potere,
illuminando ciò che si è sempre voluto mantenere oscuro e non tremando
di fronte ai momenti più scabrosi (l'omicidio Pecorelli, i rapporti con
Cosa Nostra, l'inquietante «Noto Servizio»…).
La destra italiana. Da Guglielmo Giannini a Giorgia Meloni di Paolo Macry (Laterza)
Le elezioni del 2022, per la prima volta nella storia repubblicana, hanno dato a una formazione esplicitamente di destra la maggioranza relativa. Questo significa che l’Italia è diventata un paese di destra o magari lo è sempre stata? E cosa farà Giorgia Meloni di una simile chance? Indulgerà agli umori illiberali della tradizione neofascista? Coltiverà il populismo sovranista? O costruirà un partito conservatore di stampo liberale?
Quella della destra italiana dopo il fascismo è
una storia tortuosa. Che, nei decenni del dopoguerra, va dai
qualunquisti di Guglielmo Giannini agli orfani della monarchia, dal
Movimento sociale italiano ai liberali di Giovanni Malagodi. E che poi,
con la seconda Repubblica, approda al populismo liberale di Silvio
Berlusconi, alle leghe nordiste, al tentativo di Gianfranco Fini di
trasformare l’eredità neofascista in un moderno conservatorismo e, oggi,
alla scommessa di Giorgia Meloni. Ma dietro le destre, c’è il paese al
quale esse si rivolgono. E cioè una ‘maggioranza silenziosa’ che nel
dopoguerra era stata estranea alla religione dell’antifascismo,
tradizionalista, talvolta reazionaria, anticomunista e che finiva per
votare ‘turandosi il naso’. Un’opinione pubblica che porta fino ai
giorni nostri la sua diffidenza nei confronti della politica e dei
partiti, l’ostilità verso le élites, la permeabilità ai messaggi
populisti. È facile cadere nella tentazione di giudicare questa parte
del paese ‘arretrata’, incolta, umorale, senza capirne le ragioni, tanto
più che ha sempre espresso un elettorato senza tessere e senza fedeltà
ideologiche, dunque pronto a cambiare bandiera. Una mina vagante per la
stabilità del paese o una sorta di sua coscienza critica? Un popolo da
rieducare o da ascoltare? Giorgia Meloni, che da quel popolo trae non
pochi consensi, dovrà fare le sue scelte.
giovedì 19 ottobre 2023
Matteo Messina Denaro - intervento di Leonardo Elia
Matteo Messina Denaro. Boss trapanese, arrestato il 16 gennaio 2023 dopo una latitanza trentennale.
Ricordo l’intervista un sabato sera di qualche anno fa del dottor Di Matteo a Giletti, in cui manifestava tutto il suo stupore, per l’impossibilità delle forze dell’ordine di assicurarlo alla giustizia.
Per inciso queste esternazioni sono costate care al magistrato.
Non era un capo mandamento qualsiasi. Perché nel territorio da lui controllato , la fonte è Report se non erro, c’era un aeroporto di Gladio. Questa organizzazione faceva riferimento a precisi interlocutori internazionali, e lui sicuramente custodiva segreti importanti, che sono costati la vita a Mauro Rostagno per esempio.
E se li è giocati bene questi segreti, assicurandogli la latitanza.
Non posso non pensare all’agenda del dottor Borsellino, alle menti raffinatissime del dottor Falcone, della presenza a Palermo al momento delle stragi di personaggi del calibro, internazionale , di Stefano Delle Chiaie, di quello che ha significato per il nostro paese il 1992, da Mani Pulite in poi.
Non sono un difensore del CAF, hanno un’enorme responsabilità politica per quello che è avvenuto in quegli anni, ma con Mani Pulite è stata decapitata una classe dirigente che riusciva a muoversi con un attimo di autonomia in campo internazionale. Poi in quegli anni è stata svenduta l’industria di stato, l’ IRI, per intenderci, peculiarità italiana, sono state poste le basi per quella Delega esterna, la sudditanza, prona , e autolesionista, a poteri esterni. Perché da soli “ non ce la facciamo” a diventare un paese moderno…..
Un’interiorizzazione di sudditanza coloniale. Quello che avviene può essere capito attraverso la sua temporalità e attraverso la collocazione geografica.
Per me questo è l’orizzonte all’interno del quale si muove questa latitanza eccellente.
Quando l’hanno arrestato mi sono ricordato un fatto ,una nota biografica che forse può far capire come procedono queste dinamiche.
Perugia 1983, credo febbraio , o marzo al massimo. Io studente. Location “ Il Califfo” un locale all’inizio di via Dei Priori.
Al tavolo a berci una birra , io due amici abruzzesi, una nostra amica di Monaco di Baviera, e un cecoslovacco, un austriaco, e un tedesco, studenti all’Università degli Stranieri.
Io incuriosito mi siedo accanto al cecoslovacco , attacco bottone, aveva fatto il servizio militare nei carristi.
Tutto ok finchè non gli chiedo il suo indirizzo, a Praga, per andarlo a salutare a luglio. Effettivamente sono stato in Ungheria e Cecoslovacchia quell’anno. Per avere un contatto in loco
Si irrigidì palesemente, cosa strana, tra giovani, non voleva si agitò subito…..
Capì il giorno dopo quando incrociai l’austriaco su corso Vannucci.
L’amico era figlio dell’addetto commerciale dell’ambasciata Cecoslovacca a Berna , Svizzera.
Tutta la sua famiglia aveva chiesto asilo politico in occidente.
Il padre a tutela della loro incolumità aveva depositato documenti assolutamente confidenziali, in caveau di qualche banca svizzera.
Se fossi andato a cercarlo a quell’indirizzo di Praga, uno strano indirizzo alfanumerico , forse falso, sicuramente avrei avuto problemi.
L’austriaco mi sconsigliò vivamente.
Molto probabilmente, la latitanza di Matteo Messina Denaro è stata garantita da qualcosa , assolutamente importante e coinvolgente a livelli altissimi, tanto da decretare la condanna a morte di Falcone e Borsellino,
per intenderci, la famosa agenda rossa.
Per concludere , quando leggo un post di Roberto Saviano , del 25/09/2023, in cui si asserisce che “ L’Italia continua a essere un Paese a vocazione mafiosa” penso che Robertino si sia fumato il cervello.
Le mafie , il loro prosperare il loro permanere, il loro amministrare territori, non si basano su una vocazione antropologica. Il loro infiltrarsi nella società, corrompendola, trovano le basi e la ragion d’essere, in quella
area di opacità di cui parla Stefania Maurizi, quando racconta la storia di Julian Assange.
La corruzione si scopre e viene perseguita, gli esecutori condannati, i mandanti non si conoscono però , perché forse testimoni di intrecci indicibili.
Dalla strage di Portella della Ginestra ai giorni nostri, passando per gli anni di piombo, stragi di mafia. Una scia di sangue di cui non si conoscono i veri responsabili, quelli che sono a monte di tutto.
mercoledì 18 ottobre 2023
martedì 17 ottobre 2023
Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi di Ilan Pappé (Fazi)
Questo libro è una guida indispensabile per capire una pagina di storia controversa, oscurata da potenti interessi politici, e trovare una s...
-
“Il capo comunicazione del Monte dei Paschi muore dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni a Siena la sera del 6 marzo 2...