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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

domenica 22 ottobre 2023

Confartigianato: "Sull'ambiente meno risorse e piu' tasse"

'Terza guerra mondiale a pezzi', Fausto Bertinotti: "Possibile ogni evoluzione, Gerusalemme ...

Serra: «Non c’è più spazio per la realtà delle cose»

Il grande imbroglio. Come le società di consulenzaIl grande imbroglio. Come le società di consulenza indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l'economia di Mariana Mazzucato e Rosie Collington (Laterza)

Le grandi multinazionali della consulenza – McKinsey, Deloitte, Kpmg e poche altre – hanno conquistato in breve tempo un potere enorme nell’economia contemporanea. Come hanno fatto? Perché i governi di tutto il mondo hanno affidato scelte decisive per i propri paesi a società che rispondono solo ai propri azionisti? Con quali conseguenze per tutti noi?


In tutto il mondo, negli ultimi trent’anni, imprese private e governi si sono affidati sempre più spesso a società di consulenza per ricevere consigli sulla propria gestione o sugli orizzonti strategici da perseguire. L’esito è stato disastroso: l’affidamento delle nostre economie a società come McKinsey & Company, Boston Consulting Group, Bain & Company, PwC, Deloitte, Kpmg ed Ey non ha soltanto bloccato l’innovazione, ma ha reso sempre più opaca e meno trasparente la responsabilità politica e aziendale. L’industria della consulenza ha messo in atto un vero e proprio inganno nei confronti di governi svuotati e avversi al rischio e di aziende che si preoccupano unicamente di massimizzare il valore per gli azionisti. Un inganno reso possibile dall’enorme potere che queste mega società esercitano attraverso contratti e reti di relazione ampie – consulenti, lobbisti e outsourcer – e dal presentarsi come i veri detentori di competenze e capacità oggettive. Questo libro rompe il silenzio sulle società di consulenza mostrando come indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l’economia. A riprova degli esiti disastrosi del loro operato, vengono portati casi internazionalmente significativi, tra cui – ed è solo un esempio – i tragici fallimenti dei governi nel rispondere in modo adeguato alla pandemia di Covid-19. Il risultato è un’analisi originale e sorprendente che ci porta a conoscere il cuore pulsante dell’economia contemporanea. 

 


 

La rivoluzione digitale

Morto Sergio Staino, nel 2018 l'intervento caustico contro il Pd renziano e le sinistre

L'arresto dell'anarchico Luca Dolce: il video dell'operazione dei Nocs. Era latitante dal 2021

Biden ammette: "Abbiamo sbagliato". I consigli degli Usa a Israele - L'approfondimento di Caracciolo

1974. Le stragi, le BR, il divorzio, il compromesso storico. L'anno che cambiò l'Italia di Pino Casamassima (Baldini & Castoldi)

È successo di tutto, nel 1974: un anno che di fatto inizia mesi prima, con quel golpe di Pinochet che spinge Enrico Berlinguer a lanciare il compromesso storico. A livello internazionale, oltre al Cile, c’è il Medio Oriente, con gli arabi che chiudono i rubinetti del petrolio; la Grecia e il Portogallo, che tornano alla democrazia; gli Stati Uniti, che registrano le dimissioni di un presidente travolto da uno scandalo. Il 1973 si era chiuso con una strage a Fiumicino e con il presidente Leone che aveva chiesto «sacrifizi» agli italiani. L’anno a venire sarebbe stato difficile. E crudele, con ben due stragi nell’arco di un paio di mesi: a Piazza Loggia e sull’Italicus. Per la prima volta dopo il 1946 gli italiani erano chiamati a pronunciarsi con un referendum. Nel pieno della campagna referendaria per il divorzio, le Brigate rosse avevano alzato il tiro della loro propaganda armata rapendo un giudice – Mario Sossi – la cui vicenda condizionerà parecchio il sequestro Moro. Lo scandalo petroli, il «golpe bianco» di Edgardo Sogno e quello della Rosa dei Venti, l’arresto del capo del Sid e l’8 settembre delle Br sono gli altri tasselli del mosaico del 1974, un anno volato in un soffio di Storia. 

 


 

venerdì 20 ottobre 2023

Tra i sopravvissuti del kibbutz di Kfar Aza, investito dalla furia omicida di Hamas

Nicola Gratteri è il nuovo procuratore di Napoli: "Convinceremo cittadini a denunciare"

Conte: "Solidarietà a Meloni. Destra eviti di imporre modelli ideologici da famiglia Mulino Bianco"

Andreotti il grande regista. Settant'anni di storia politica italiana fra luci e tenebre, dalla parte del potere di Aldo Giannuli (Ponte alle Grazie)

A dieci anni dalla morte di Andreotti è giunto il tempo di valutare il reale spessore storico del personaggio: come per tutti i grandi della Storia «capire è più importante che giudicare».


Chi era davvero Giulio Andreotti? Se un singolo individuo può rappresentare da solo la politica italiana della seconda metà del Novecento, questi è sicuramente Giulio Andreotti. Eppure troppo spesso un giudizio morale, che lo vede come «anima nera» di una Prima Repubblica fatta di scandali, stragi, terrorismo, malaffare diffuso, ha impedito l'analisi accurata e la comprensione della sua figura. È quanto invece si propone Aldo Giannuli in questa lucida e approfondita biografia politica. L'autore ripercorre l'intera carriera del Divo Giulio, dagli anni giovanili dei primi impegni nell'Azione cattolica e del fondamentale incontro con De Gasperi fino alla nomina a senatore a vita, alla stagione dei processi, alla lenta uscita di scena: in mezzo, settant'anni di politica attiva, di cui trentasei come membro del governo. La storia di Giulio Andreotti è la Storia dell'Italia dal secondo dopoguerra alla fine del secolo. E Giannuli, con la consueta perizia, seguendo le tracce di colui che più di ogni altro è stato protagonista indiscusso di quei fatti, ci guida nelle stanze del potere, illuminando ciò che si è sempre voluto mantenere oscuro e non tremando di fronte ai momenti più scabrosi (l'omicidio Pecorelli, i rapporti con Cosa Nostra, l'inquietante «Noto Servizio»…). 

 


 

Che cos’è l’Organizzazione Mondiale del Commercio? #tISPIego

Israele, il generale Tricarico: "ONU ha perso il suo potere. Ritirare missione Unifil"

La Cina resta un giallo. E il ruolo di Pechino nella guerra tra Hamas e Israele

La destra italiana. Da Guglielmo Giannini a Giorgia Meloni di Paolo Macry (Laterza)

Le elezioni del 2022, per la prima volta nella storia repubblicana, hanno dato a una formazione esplicitamente di destra la maggioranza relativa. Questo significa che l’Italia è diventata un paese di destra o magari lo è sempre stata? E cosa farà Giorgia Meloni di una simile chance? Indulgerà agli umori illiberali della tradizione neofascista? Coltiverà il populismo sovranista? O costruirà un partito conservatore di stampo liberale?


Quella della destra italiana dopo il fascismo è una storia tortuosa. Che, nei decenni del dopoguerra, va dai qualunquisti di Guglielmo Giannini agli orfani della monarchia, dal Movimento sociale italiano ai liberali di Giovanni Malagodi. E che poi, con la seconda Repubblica, approda al populismo liberale di Silvio Berlusconi, alle leghe nordiste, al tentativo di Gianfranco Fini di trasformare l’eredità neofascista in un moderno conservatorismo e, oggi, alla scommessa di Giorgia Meloni. Ma dietro le destre, c’è il paese al quale esse si rivolgono. E cioè una ‘maggioranza silenziosa’ che nel dopoguerra era stata estranea alla religione dell’antifascismo, tradizionalista, talvolta reazionaria, anticomunista e che finiva per votare ‘turandosi il naso’. Un’opinione pubblica che porta fino ai giorni nostri la sua diffidenza nei confronti della politica e dei partiti, l’ostilità verso le élites, la permeabilità ai messaggi populisti. È facile cadere nella tentazione di giudicare questa parte del paese ‘arretrata’, incolta, umorale, senza capirne le ragioni, tanto più che ha sempre espresso un elettorato senza tessere e senza fedeltà ideologiche, dunque pronto a cambiare bandiera. Una mina vagante per la stabilità del paese o una sorta di sua coscienza critica? Un popolo da rieducare o da ascoltare? Giorgia Meloni, che da quel popolo trae non pochi consensi, dovrà fare le sue scelte. 

 


 

giovedì 19 ottobre 2023

Uè Storia n°83: L'organizzazione mondiale del commercio

Matteo Messina Denaro - intervento di Leonardo Elia

Matteo Messina Denaro. Boss trapanese, arrestato il 16 gennaio 2023 dopo una latitanza trentennale.

Ricordo l’intervista un sabato sera di qualche anno fa del dottor Di Matteo a Giletti, in cui manifestava tutto il suo stupore, per l’impossibilità delle forze dell’ordine di assicurarlo  alla giustizia.

Per inciso queste esternazioni sono costate care al magistrato.

Non era un capo mandamento qualsiasi. Perché nel territorio da lui controllato , la fonte è Report se non erro, c’era un aeroporto di Gladio. Questa organizzazione faceva riferimento a precisi interlocutori internazionali, e lui sicuramente custodiva segreti importanti, che sono costati la vita a Mauro Rostagno per esempio.

E se li è giocati  bene questi segreti, assicurandogli la latitanza.

Non posso non pensare all’agenda del dottor Borsellino, alle menti raffinatissime del dottor Falcone, della presenza a Palermo al momento delle stragi di personaggi del calibro, internazionale , di Stefano Delle Chiaie, di quello  che ha significato per il nostro paese  il 1992, da Mani Pulite in poi.

Non sono un difensore del CAF, hanno un’enorme responsabilità politica per quello che è avvenuto in quegli anni, ma  con Mani Pulite  è stata decapitata una classe dirigente che riusciva a muoversi con un attimo di autonomia in campo internazionale. Poi  in quegli anni è stata svenduta l’industria  di stato, l’ IRI, per intenderci, peculiarità italiana, sono state poste le basi per quella Delega esterna, la sudditanza, prona , e autolesionista, a poteri esterni. Perché da soli “ non ce la facciamo” a diventare un paese moderno…..

Un’interiorizzazione di  sudditanza coloniale. Quello che avviene può essere capito attraverso la sua temporalità e attraverso la collocazione geografica.

Per me questo è l’orizzonte all’interno del quale si muove questa latitanza eccellente.

Quando l’hanno arrestato mi sono ricordato un fatto ,una nota biografica che forse può far capire come procedono queste dinamiche.

Perugia 1983, credo febbraio , o marzo al massimo. Io studente. Location  “ Il Califfo” un locale all’inizio di via Dei Priori.

Al tavolo a berci una birra , io due amici abruzzesi, una nostra amica di Monaco di Baviera, e un cecoslovacco, un austriaco, e un tedesco, studenti all’Università degli Stranieri.

Io incuriosito mi siedo accanto al cecoslovacco , attacco bottone, aveva fatto il servizio militare nei carristi.

Tutto ok  finchè  non gli chiedo il suo indirizzo, a Praga, per andarlo a salutare a luglio. Effettivamente sono stato in Ungheria  e Cecoslovacchia quell’anno. Per  avere un contatto in loco

Si irrigidì palesemente, cosa strana, tra giovani, non voleva si agitò subito…..

Capì il giorno dopo quando incrociai l’austriaco su corso Vannucci.

L’amico era figlio dell’addetto commerciale dell’ambasciata Cecoslovacca a Berna , Svizzera.

Tutta la sua famiglia aveva chiesto asilo politico in occidente.

Il padre a tutela della loro incolumità aveva depositato documenti assolutamente confidenziali, in caveau di qualche banca svizzera.

Se fossi andato a cercarlo a quell’indirizzo di Praga, uno strano indirizzo alfanumerico , forse falso, sicuramente avrei avuto problemi.

L’austriaco mi sconsigliò vivamente.

Molto probabilmente, la latitanza  di Matteo Messina Denaro è stata garantita da qualcosa , assolutamente importante e coinvolgente a livelli altissimi, tanto da decretare la condanna a morte di Falcone e Borsellino,

per intenderci, la famosa agenda rossa.

Per concludere , quando leggo un post di Roberto Saviano , del 25/09/2023, in cui si asserisce che “ L’Italia continua a essere un Paese a vocazione mafiosa” penso che Robertino si sia fumato il cervello.

Le mafie , il loro prosperare il loro permanere, il loro amministrare territori, non si basano su una vocazione antropologica. Il loro infiltrarsi nella società, corrompendola, trovano le basi e la ragion d’essere, in quella

 area di opacità di cui parla Stefania Maurizi, quando racconta la storia di Julian  Assange.

La corruzione si scopre e viene perseguita, gli esecutori  condannati, i mandanti non si conoscono però , perché forse  testimoni di intrecci indicibili.

Dalla strage di Portella della Ginestra ai giorni nostri, passando per gli anni di piombo, stragi di mafia. Una scia di sangue di cui non si conoscono i veri responsabili, quelli che sono a monte di tutto.

 

giovedì 12 ottobre 2023

Migranti di Leonardo Elia

La migrazione dalla Tunisia , così massiccia, ha delle caratteristiche completamente differenti  da quella  “ libica” a cui siamo stati abituati fino ad ora.

Con i nostri tentativi di accordarci con il governo di Tripoli, riconosciuto dall’ Onu, ma non eletto da nessuno, nella gestione del traffico di esseri umani dalle coste meridionali del Mediterraneo.

I finanziamenti che noi elargiamo, in gran parte servono a pagare la protezione esercitata da milizie, un vero e  proprio “pizzo”, a un gruppo di potere che in pratica amministra pochi kilometri quadrati. Inoltre permettendo e legalizzando un lucroso mercato nero di idrocarburi verso il nostro paese.

Questo flusso ha delle peculiarità importanti: prima di tutto la provenienza, principalmente francofona, per il percorso, dalla frontiera nigerina, non più attraverso la Libia, il confine è stato chiuso dalle forze del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, ma invece attraverso l’Algeria, dotata  di un controllo dei confini e dello “spazio” importante, che fino a poco tempo fa non permetteva attraversamenti e transiti  di nessun tipo.

Quello che è inquietante, che tutto avviene alla luce del sole, con bacheche di annunci, praticamente pubblici sui social con tanto di foto di barchini in costruzione, posti disponibili e costi, e principalmente recapito  telefonico di chi organizza.

Colpisce lo stupore delle nostre autorità, italiane e non solo, che  sembrano cadere dal pero, stupore impotente, visto che  potrebbero chiedere a Facebook di chiudere queste pagine, o passare alla polizia tunisina i contatti dei trafficanti. Una cosa deve esser ben chiara, non è un servizio al viaggiatore, non è la richiesta che crea la tratta , ma l’esatto opposto.

In più il tragitto attraverso l’Algeria, rispetto a quello attraverso la Libia, è molto veloce, liscio, e in più passa vicino a siti estrattivi dell’Eni…… Giorgia non poi non sapere.

L’ignoranza è colpevole…..

I governi subsahariani, contrastano queste pratiche anche con l’aiuto di chi è tornato indietro deluso, o spesso, specie dalla Libia, traumatizzato.

Questi paesi ,poi sono gli stessi, che, in maniera irrituale, con colpi di stato, vogliono aprire  un nuovo capitolo della loro storia,  una reale decolonizzazione, e una gestione diversa ,autonoma, delle loro risorse, che li  faccia uscire da un stato di sottosviluppo endemico.

E’ facilmente intuibile che dietro tutto questo c’è una regia, che si basa, non solo, sull’immagine che ha ancora l’Europa su questa marea di migranti adolescenti, sono minorenni per intenderci,

ma anche sull’ apparente incapacità che hanno le istituzioni del vecchio continente a dare una risposta adeguata.

D’altra parte le  ONG tedesche, molte finanziate dal Partito dei Verdi, affollano il Mediterraneo con le loro imbarcazioni e contemporaneamente  ci creano problemi di redistribuzione in Europa, con blocchi a Ventimiglia e al Brennero….. beh se pensi male fai peccato ,ma la imbrocchi.

Fermo restando, sono un velista, nessuno va lasciato in mare.

Perché quindi questa colpevole inazione, da parte del nostro governo e da parte dell’Unione Europea? Forse perché rientra in una politica di compressione salariale portata avanti da tutto l’Occidente collettivo. I migranti  sono manodopera servile. Vedi la raccolta dei pomodori a  Foggia, vedi gli agrumi in Calabria, il tutto gestito dalla malavita .

Per comprendere  questa storia, c’è bisogno di individuare  un comune denominatore, che sono le mafie, semplicemente….. il cui operato risponde ,come sempre succede, e non solo in Italia, a interessi di livello molto più alto.

Ipotesi: questo aumento dei flussi, può essere dovuto al voler fare cassa visto il cambio di rotta in molti paesi subsahariani?

Ne parleremo   presto, ma vi invito a leggere qualcosa, a sentire su youtube di Thomas Sankara,  presidente deposto e ucciso nel 1987 del Burkina Faso… un campione del panafricanismo.

 


 

 

 

lunedì 9 ottobre 2023

Aspri combattimenti si stanno svolgendo tra miliziani di Hamas. Intervento di Leonardo Elia

Aspri combattimenti si stanno svolgendo tra miliziani di Hamas, infiltrati dalla striscia di Gaza, e l’esercito israeliano.

La striscia di Gaza è territorio della lunghezza di non più di 25 miglia con una densità di popolazione tra le più alte al mondo,  da cui non si può praticamente uscire ed entrare per ragioni di sicurezza. In pratica un campo di concentramento a cielo aperto.

Immaginatevi il livello di rabbia che si è accumulato lì dentro. Non posso non essere d’accordo con Moni Ovadia, quando parla di un approccio coloniale dello stato di Israele nei confronti della popolazione araba,

culminato con l’intervento della polizia  all’interno della moschea di Al Aqsa, e sulla Spianata delle

Moschee ,quasi un sacrilegio. Il motore “politico” di tutto ciò è Hamas, organizzazione fondamentalista sunnita , collegata ai Fratelli musulmani. Nota bene che i palestinesi, alla fine della II guerra mondiale, erano di gran lunga i più laici all’interno del mondo arabo.

Il primo ministro  israeliano Benjamin Netanyahu ha  deciso di applicare l’articolo 40 ,della legge fondamentale che introduce lo stato di guerra.

Israele sotto attacco, presa alla sprovvista quasi  un 11 settembre….

Io ho qualche dubbio però.

Come è possibile che il Mossad ,uno dei servizi segreti più efficenti al mondo non abbia capito nulla?

Non si sia accorto dei preparativi, con l’accumulo di un’enorme quantità di razzi, ne sono stati lanciati in queste ore migliaia verso obbiettivi in Israele? Non si è accorto dell’arrivo di armi dall’Ucraina, anche di armi frettolosamente lasciate dagli americani in ritirata dall’Afganistan.

Non ho fiducia dei dirigenti di Hamas quando ringraziano l’Iran del loro, presunto, aiuto, tanto più che l’appoggio che il governo degli Ayatollah è per adesso solamente verbale, con gli Hezbollah  libanesi fermi, loro si sciiti e notoriamente filoiraniani. Con l’esercito israeliano che accumula forze ai confini del Libano. Aspettano un pretesto, come aspettano un pretesto gli americani che hanno mandato un gruppo navale, con portaerei in zona. Non certo per Gaza.

Che cosa può essere  meglio di una guerra, per Netanyahu per compattare un paese, il cui governo è in netta crisi di consenso, dopo mesi di grandissime manifestazioni che chiedevano le sue dimissioni?

Il nemico serve anche a questo.

Per concludere mi ricordo che mi disse un caro amico, libanese, maronita, Antoine.

Gli Hezbollah, sono fatti, sono costruiti, per risolvere i problemi interni di Israele, sono i nemici, né più ne meno di Hamas, e della galassia fondamentalista palestinese