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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

martedì 12 marzo 2024

Ex Ilva, Pavanelli (M5S): "Da governo solo slogan, nessuna politica industriale dopo 18 mesi"

Mafie e social, parla Nicola Gratteri - Timeline 10/03/2024

Con il campo largo in Abruzzo non è andata benissimo

L'Occidente e il nemico permanente di Elena Basile (PaperFIRST)

Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Le due crisi presentano il rischio di trasformarsi in guerre globali e nucleari, e i loro resoconti mediatici si basano sulla stessa narrativa dominante, sebbene gli scacchieri internazionali siano molto diversi: prevale un approccio di stampo etico e religioso, lo scontro tra il bene e il male, rispetto a un’analisi razionale e storica. Come mai? Non è una coincidenza. L’autrice illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare e relegando in un angolo diplomazia e mediazione: si allontana così l’idea di un Occidente sano, possibile protagonista del nuovo riformismo, e si alimenta il bisogno di un nemico permanente, che è ormai dato per scontato dai governanti occidentali. Prefazione di Luciano Canfora. Postfazione di Alberto Bradanini.




Francesco Guccini - Samantha

lunedì 11 marzo 2024

Francesco Guccini - L'avvelenata

Psicologia delle Folle (AUDIO INTEGRALE) 1/14 di Gustave Le Bon

Stati Uniti d'Europa. Un'epopea a dodici stelle di Gianluca Passarelli (EGEA)

 L’Unione europea è un progetto, un ideale; per qualcuno un sogno, per altri una speranza, per taluni un pericolo; sicuramente una costruzione e una sfida. Ma soprattutto è un caso unico nella storia: Stati che decidono – liberamente – di concedere sovranità a un soggetto politico e condividere materie di governo per secoli appannaggio nazionale. Passarelli ne ricostruisce le accidentate vicende con un approccio insieme storico, culturale e politologico, coniugando grandi doti divulgative e la capacità di riconnettere le questioni più attuali a radici che affondano nel passato. Categorie interpretative anche complesse (modello funzionalista/federalista, Stati nazione e Stati membri, politiche intergovernative e sovranazionali) si trasformano nelle sue pagine in concetti accessibili con cui far luce su molti dei temi al centro del dibattito politico e degli equilibri internazionali. Senza apologia né retorica, il libro analizza i problemi, le prospettive e le azioni da intraprendere per giungere agli Stati Uniti d’Europa.




COLUCCI (NOI MODERATI): “DAREMO IL NOSTRO CONTRIBUTO AL CDX CON UNA LISTA”

IL NUOVO PUG NON CONVINCE ADRIANA POLI BORTONE: “VEDO TROPPE CRITICITA'”

"Salvini scambia informazioni con Putin, è normale per chi sta al governo?": l'attacco di Calenda

Regionali Abruzzo, Testa (FdI): "Preferito centrodestra a confusione del campo largo"

domenica 10 marzo 2024

Come Monetizzare: AUDIOLIBRO COMPLETO [8/8]

CASO PORSCHE , DALLA GERMANIA L'ACCUSA PIU' DURA: “TRADITA LA MISSIONE AZIENDALE”

Si tratta ancora per la tregua a Gaza - Israele Hamas – Podcast

Biden, sbloccare i fondi per l’Ucraina - Notizie dall'Ucraina – Podcast

Lagarde: "Più fiduciosi su calo inflazione ma ne sapremo di più a giugno"

Coesione: Ferreira, "Non e' Bruxelles a decidere cosa fare nelle singole regioni"

Destra, sinistra e viceversa. Catalogo breve delle virtù nascoste dei progressisti di Antonello Caporale, Salvatore Merlo (Marsilio)

 Un incalzante canto-controcanto in cui si mescolano passione e moderazione, pragmatismo e ideali, critiche e proposte, nella convinzione che «ogni democrazia avrebbe bisogno di una sinistra progressista, riformista, anche radicale nelle scelte, e di una destra liberale e aperta al mondo, rigorosa nei suoi riferimenti costituzionali».


Destra e sinistra ormai pari sono? O restano due visioni alternative del mondo? E quali battaglie ciascuna dovrebbe portare avanti per il bene dell’Italia? Due elettori riluttanti e apolidi dialogano l’uno con la destra e l’altro con la sinistra, spronandole a mettere a frutto quelle che individuano come occasioni. Salvatore Merlo vede nella prova di governo l’opportunità per sviluppare in Italia una destra conservatrice moderna, mai esistita prima. Antonello Caporale invoca un campo progressista capace, proprio perché all’opposizione, di recuperare il rapporto con le persone, per cambiare passo e svoltare finalmente a sinistra. Adottando una «prospettiva rovesciata» – letteralmente – su problemi e punti di forza del Paese, invitano ad abbandonare i fantasmi del passato, indicano programmi da attuare e bisogni urgenti a cui rispondere.



Francesco Guccini - Una Canzone

sabato 9 marzo 2024

CANTIERE VIALE MARCHE, POLI BORTONE: “COMMERCIANTI PENALIZZATI”

Dossieraggio, Cantone: Numeri inquietanti

Biden menziona il suo "predecessore" 13 volte nel discorso sullo stato dell’Unione

De Luca cita Meloni e perde la pazienza: "Gesù, Giuseppe e Maria..."

Il femminismo non è un brand di Jennifer Guerra (Einaudi)

Negli ultimi dieci anni il femminismo è tornato a essere un fenomeno di massa, colorando di rosa i simboli dell’emancipazione femminile e delle nobili cause a essa associate. Spesso però sotto questo colore si nascondono operazioni opache. Un femminismo addomesticato, affine agli interessi di politici e aziende, è davvero femminismo? Ma soprattutto questa versione mainstream è una variante del femminismo o una strategia del capitalismo?

Oggi a un’adolescente basta aprire Instagram per imbattersi in riflessioni femministe (o pseudofemministe), risparmiandosi la necessità di unirsi a un collettivo o a un gruppo di autocoscienza. Brand di abbigliamento si improvvisano femministi e producono magliette in serie con frasi inneggianti al girl power. Pagine social e piattaforme digitali graficamente accurate alternano post o storie motivazionali a inserzioni pubblicitarie. Innumerevoli servizi immateriali propongono corsi sull’empowerment, sulla valorizzazione femminile, su come rendere più women friendly il proprio business. Inoltre l’ossessione recente per le celebrity femministe promuove l’idea che un certo tipo di femminismo sia da mettere in soffitta per fare spazio a un femminismo nuovo, egemonico, che nasconde sotto il tappeto i pensieri più radicali e si fa portatore di valori positivi, anche se profondamente contraddittori. Come scrive Jennifer Guerra in questo saggio acuto, la recente riemersione del soggetto politico femminista in un paradigma economico che non si fa scrupoli a capitalizzare i temi sociali in nome del profitto ci pone di fronte a delle sfide nuove. Il primo nodo da sciogliere è se le aziende e i marchi si meritino il «patentino» del femminismo e il secondo, forse più impegnativo da sbrogliare, riguarda l’influenza che la nuova postura della brand identity esercita sulla pratica femminista. Per tentare di dare una risposta a queste domande, è necessario capire come si è arrivati a questo punto.





Pulp - Disco 2000

venerdì 8 marzo 2024

Lightning Seeds - Marooned

L'ultima DC. Il cattolicesimo democratico e la fine dell'unità politica (1974-1994) di Daniela Saresella (Carocci)

 Il volume prende in esame una componente finora poco analizzata degli ultimi anni della Democrazia cristiana, cioè quei settori cattolico-democratici che cercarono di rinnovare il partito o comunque intesero individuarne una nuova collocazione politico-culturale: furono loro tra i protagonisti della diaspora che portò alla fine dell'unità politica dei cattolici. Il referendum sul divorzio, nel 1974, costituì per molti l'avviso che la DC non era più adatta a rappresentare unitariamente la posizione dei cattolici. Si guardò al PCI e al rinnovamento che stava vivendo con la segreteria di Berlinguer, e non mancò chi, in occasione delle elezioni del 1976, si candidò pur da indipendente nelle sue liste; altri diedero vita all'esperienza della Lega democratica, che tenne insieme personaggi della cultura cattolico-liberale come Scoppola, Ruffilli e Lipari – fiduciosi di un possibile rinnovamento della DC – e credenti vicini alla cultura cattolico-sociale come Ardigò, Paolo Prodi e Paolo Giuntella – convinti della necessità di creare invece un nuovo soggetto politico. La disillusione per come De Mita dirigeva il partito andò crescendo negli anni Ottanta, mentre Leoluca Orlando inaugurava, con l'appoggio di Sergio Mattarella, l'esperienza della “Primavera di Palermo”. La fondazione del movimento della Rete, nel quale confluirono molti giovani, fu poi tra i primi segnali della fine prossima dell'unità politica dei cattolici, che si sarebbe esplicitata in occasione delle elezioni del 1994. Non si trattava certo della conclusione del cattolicesimo politico, ma dell'inizio di un suo nuovo protagonismo all'interno della più vasta cultura progressista avviata da Romano Prodi, che aveva avuto il suo esordio politico proprio nella Lega democratica e che nel 1996 diede vita all'Ulivo.


L'intervista a Corrado Augias: "I ministri di questo Governo sono dei pasticcioni"

Supremazia russa nei cieli, bombe plananti e raid aerei - Notizie dall'Ucraina - Podcast