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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

venerdì 17 novembre 2023

Telecom - Intervento di Leonardo Elia

Qualche giorno fa il cda di Tim ha venduto la sua rete fissa al fondo di investimento KKR per 19 miliardi di euro.

Metà dei  40000 dipendenti di  questa grande società italiana sono a rischio, essendo i fondi d’investimento  entità economico finanziarie di natura predatoria.

Spolpano gli asset acquistati senza fare sviluppo.

Come ha detto non ricordo chi, nei paesi dell’est post sovietici si chiamano oligarchi, da noi si chiama mercato. 

Senza  meccanismi  di controllo, e non ci sono , questo sistema è onnipotente, con le drammatiche conseguenze economico sociali che abbiamo davanti a noi.

Però ci sono considerazioni da fare che afferiscono ad un livello più profondo.

Dal 2013 il presidente di KKR Global Institute è David Petraeus, lo ricordate?

Scusatemi il curriculum è lunghetto:

 ha prestato servizio per 37 anni nell’esercito americano,, compreso il comando dell’operazione Surge in Iraq, il comando centrale degli Stati Uniti e il comando delle forze della coalizione in Afghanistan. Dopo il suo pensionamento dall’esercito ha servito come direttore della CIA. Attualmente è vicepresidente senior del Royal  United Services  Institute(RUSI), membro della Commisione Trlaterale, del Council  on Foreign  Relations, e dell’Aspen Strategy  Group, nonché membro dei  consigli di amministrazione dell’ Atlantic Council e dell’Institute for the study of War.

Un gran pezzo da 90.

Vi ricordate quando ci dicevano che privato è bello ,l’incapacità dello stato nella gestione della società?

Niente di più sbagliato

I potentati economici  , i nostri oligarchi , hanno un legame fortissimo con le amministrazioni, un rapporto osmotico continuo.

Che sta emergendo sempre di più

Si completano a vicenda, dove non arrivano le une arrivano le altre.

Perché tutta questa manfrina per l’acquisto della rete fissa di Tim da parte di KKR?

Perché i cavi, sono una risorsa strategica per uno stato moderno e noi siamo i primi in Europa ad aver alienato ad una società estera  la loro  gestione.

Per mezzo di loro passano le nostre conversazioni , le nostre mail, la nostra formazione e la formazione dei nostri figli, fino ad arrivare  ai dati che riguardano le università, le nostre aziende, dalle conserve di pomodoro, ai cantieri che fanno i sottomarini. Fino ai dati del Ministero della Difesa.

Stefania Maurizi l’ha detto molto bene su X, questa matematica- giornalista, ha seguito benissimo la vicenda di Assange, la cui unica colpa è stata di aver alzato il velo su questo sistema opaco.

Per cui rischia moltissimo e sta ancora in galera.

Davit Petraeus il presidente della KKR,  con il curriculum che si ritrova, è l’esempio tangibile della commistione tra stato e mercato, con quest’ultimo  come braccio armato.

Il nostro governo , ha permesso che un asset importante, strategico,il più strategico  di tutti, passasse all’estero, senza apporre veti di sorta, visto l’importanza dell’operazione .

Abbiamo dato in appalto all’estero la gestione anche della nostra sicurezza.

Giorgia ti sei dimenticata cosa vuol dire Sovranità Nazionale?

 


 

La guerra in Afghanistan, 1979-89.

giovedì 16 novembre 2023

Oppio - Intervento di Leonardo Elia

Notiziona, i Talebani, al potere in Afghanistan hanno deciso di eradicare la coltivazione del papavero da oppio , facendone  diminuire del 95% la produzione.

L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha affermato che la coltivazione di oppio è scesa in tutto il paese a soli 10.800 ettari nel 2023 rispetto ai 233.000 ettari nell’anno precedente.

Praticamente azzerandone l’offerta.

Bisogna aggiungere che  questo paese è stato fino ad oggi il più grande produttore al mondo di questa droga.

Non solo, con luoghi di lavorazione, e di raffinazione gestiti dai potentati locali.

Aveva  superato di gran lunga la produzione del Triangolo D’Oro, Myammar(Birmania)

 , Thailandia, e Laos, vicino al Vietnam per intenderci.

  Parliamo della  voce più importante delle esportazioni dell’ Afghanistan, paese sottoposto a sanzioni, poverissimo, con inevitabilmente problemi di tossicomania al suo interno importanti, come nei confinanti Pakistan e Iran. Quest’ultimo non può combattere il narcotraffico che passa attraverso il suo territorio perché ,perché  sottoposto anch’esso a sanzioni , non possiede la tecnologia, visori notturni etc , di cui avrebbe bisogno.

Andiamo a ritroso e capiamo perché si è venuta a creare questa situazione.

Nel 1979 l’Unione Sovietica invade  l’Afghanistan.  A questo punto scendono  in campo i Mujhaidin,  combattenti islamici. La prima forma di finanziamento è  la gestione della coltivazione e della esportazione del papavero da oppio, e la sua lavorazione, oltre ai dollari che gli arrivano  tramite i potentissimi servizi segreti pakistani.

Vanno via i Russi , breve guerra civile, arrivano i talebani, studenti coranici, che vietano la coltivazione del papavero.

Mi sono dimenticato di dire che nel frattempo in Europa c’erano banche che avevano la funzione di riciclare i proventi del narcotraffico ,delle quali  si era interessato anche il pool antimafia di Palermo.

A questo punto Torri Gemelle, guerra al terrore , invasione del povero Afghanistan,  eserciti  occidentali che si trincerano in poche città, la maggior parte del territorio in mano ai signori della guerra, con la coltivazione della pianta in questione che riparte alla grande.

Io ti bombardo la mattina, la sera acquisto da te l’oppio e lo mando in occidente.

Governo  di Karzai, messo li da noi colluso, corrottissimo, il fratello del presidente e un candidato alla sua successione praticamente narcotrafficanti.

Qualche zuzzerellone dice che, non senza i proventi derivanti dall’ oppio, gli afgani, rischiano di soffrire la fame.

La fame la soffrono per le sanzioni inflitte da noi.

 Il fratello di un  mio amico afgano, non rivelerò mai il nome, che lavorava in un’ambasciata occidentale a Kabul , dice  che ogni giorno partiva un cargo che trasportava oppio.

In più il papavero era coltivato nelle province controllate da americani e inglesi.

Il traffico di droga è sempre collegato a quello di armi, alle guerre.

Hanno applicato il programma utilizzato in Colombia , distruggendo i campi, ma come in Colombia non ha sortito nessun effetto, solo azioni di facciata.

Quest’abbondanza può aver  facilitato , la creazione di protocolli antidolorifici legalissimi,  basati su oppioidi

 semisintetici,  sostanze  che derivano dall’oppio, il cui utilizzo, sottolineo legale, ma fortemente voluto da Big Pharma,perché molto remunerativo, è , negli USA, tracimato nell’illegalità, producendo un’enormità di decessi per overdose.

  I Talebani ,hanno sempre dialogato con gli USA , come anche Hamas, attraverso il Qatar.

La storia inoltre ci dà importanti spunti di riflessione.

Nella prima metà del 1800, ci furono due guerre chiamate  dell’oppio tra gli inglesi e l’ Impero Cinese, che cercava di regolamentare l’importazione dell’oppio, prodotto dagli inglesi in India.

Il suo consumo preoccupava l’ imperatore del Celeste Impero, per le conseguenze negative sulla popolazione cinese. La tossicodipendenza dilagava e quindi la corruzione.

In conclusione gli inglesi vinsero le guerre, la Compagnia delle Indie Orientali continuò a produrlo in India, che si impoverì e non ci furono limiti all’importazione in Cina che cessò di essere una potenza mondiale.

Collego a questo post tre interessantissimi contributi esterni

1)      Un interessantissimo articolo di Piccole Note

2)      Un approfondimento  sull’esperienza di  Alfredo Bosco, fotoreporter, sulla coltivazione del papavero e la lavorazione dell’oppio nello stato di Guerrero in Messico

3)      Intervista   a Franco Fracassi un grande giornalista d’inchiesta.

 


 

AFGHANISTAN - Alessandro Barbero (Integrale / 2022)

mercoledì 15 novembre 2023

Tenebre italiane. Storia terribile ma vera dei delitti che hanno cambiato il Paese di Marco Imarisio (Solferino)

L’assassinio della bambina di origini tunisine Hagere Kilani e la sindrome del mostro dell’estate; la scomparsa della contessa Agusta e la telenovela di Portofino; l’omicidio di Novi Ligure e la falsa pista dei killer extracomunitari; il delitto di Cogne e le accuse alla madre che spaccarono il Paese tra innocentisti e colpevolisti; il rapimento e l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri e il processo in diretta al padre; la strage di Erba e l’orrore della porta accanto; il caso della giovane Yara Gambirasio e la lunga caccia al DNA del colpevole. Nel primo decennio degli anni Duemila l’Italia è stata travolta da eventi di cronaca nera che hanno mostrato il versante più ossessivo e tenebroso del Paese, e segnato per sempre l’immaginario collettivo. Vittime e carnefici, assassini veri e presunti, giornalisti, magistrati, anatomopatologi, carabinieri del Ris e opinionisti da talk show, sono diventati attori, consapevoli e non, di paginate a nove colonne sui giornali, interviste strappalacrime, maratone televisive, dirette dai luoghi del delitto, ricostruzioni in studio. Un pezzo impressionante della nostra storia che Marco Imarisio ha indagato come cronista sul campo e racconta ora con disincanto e lucidità in queste pagine. Storie della provincia profonda, drammi familiari, retroscena, tradimenti, prove del Dna, indizi e sospetti, confessioni e ritrattazioni, protagonisti e comparse di uno spettacolo in prima serata tv: «È stata l’ultima stagione dei grandi casi di nera, ma anche quella dove è stato inaugurato un modo di raccontare talvolta quasi sganciato dalla realtà, e più vicino a un reality show». Un girone infernale, dal quale non siamo ancora usciti. 

 


 

Bari, contrasto alla violenza di genere. Il procuratore Rossi: “Partire da educazione degli uomini”

Festival cultura paralimpica: "A Taranto perché ci accomuna la voglia di riscatto"

Brindisi - Presentato il bilancio di Sostenibilità Territoriale della Puglia 15 Novembre

Lecce, amate ed odiate piste ciclabili Vox degli automobilisti

Lecce Quartieri Aria Sana, i Residentisi dicono abbandonati

Lecce, primarie del centrosinistra: appello dei candidati

Suede - Animal Nitrate (Remastered Official HD Video)

martedì 14 novembre 2023

Messico, Guerrero: la guerra dei Narcos. Il traffico di eroina e i rapporti con gli Usa

Afghanistan, un narco-stato sostenuto da USA ed Europa - Franco Fracassi

Oppio: i talebani lo eradicano dall'Afghanistan

Oppio: i talebani lo eradicano dall'Afghanistan: "La produzione di papavero da oppio in Afghanistan è crollata da quando le autorità di fatto hanno imposto un divieto sulla droga lo scorso anno, rivelano

Storia della Democrazia cristiana. 1943-1993 di Paolo Pombeni, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio (Il Mulino)

La Dc fu davvero il «partito della nazione»? Per tanti versi sì, a patto di non congelarla nell'immagine del grande agglomerato che tutto macinava e tutto cercava di omogeneizzare. Fu anche questo, certo, specie nella parte finale della sua vicenda. Ma fu prima di tutto un partito dalle anime plurali che perseguì la ricostruzione democratica e costituzionale del paese, proiettandolo in un inedito orizzonte europeo. A trent'anni dalla sua scomparsa, la definizione del ruolo della Dc nella storia d'Italia oscilla ancora tra la demonizzazione e il rimpianto, senza assestarsi in una equilibrata storicizzazione. A partire dalla nuova disponibilità di numerosi archivi privati e pubblici, questo libro prova, per la prima volta, a tracciarne la storia: dalle origini alla parabola finale. Quella che si apre davanti agli occhi del lettore è una storia dell'Italia attraverso le vicende di un partito che è stato tra il 1943 e il 1993 il perno principale del governo del paese e ne ha modellato la vita politica e culturale. 

 


 

A Gaza i morti non si contano più - Israele sotto attacco – Podcast

Zucman: "I super ricchi pagan meno di tutti gli altri, non è sostenibile. Serve tassa del 2%"

A Bari si parla di riforma della giustizia, Sisto: "Governo determinato su separazione carriere"

Lecce, la protesta dei comitati dei consorzi di bonifica

Blur - Country House (Official Music Video)

lunedì 13 novembre 2023

Conte: "Cessate il fuoco subito in Palestina e pace in Ucraina"

Fronte spaccato, partita doppia tra il Dnipro e Avdiivka - Notizie dall'Ucraina - Podcast

Bari, 'Eravamo, siamo, saremo': incontro con Luciana Castellina nella sede della Cgil Puglia

A Lecce per contestare Pentassuglia:Sordo ai problemi del consorzio di bonifica

Il grifone. Come la tecnologia sta cambiando il volto della 'ndrangheta di Nicola Gratteri, Antonio Nicaso (Mondadori)

In un mondo sempre più interconnesso, dove le distanze vengono annullate da un click e i luoghi d'incontro virtuali stanno soppiantando quelli reali, anche le mafie stanno imparando ad adattarsi: sfruttando le potenzialità della tecnologia, si addentrano nello spazio digitale come fosse un nuovo territorio di conquista.


Ancora una volta, la criminalità organizzata dà prova di essere estremamente flessibile e capace di stare al passo coi tempi. Non si serve più di picciotti rozzi e sfrontati, ma di abili professionisti con competenze nel settore informatico e finanziario. Le sue armi sono oggi hardware e software sofisticatissimi, che permettono di insinuarsi negli angoli più oscuri del web, protetti non dall'antica omertà, ma dall'anonimato che lo spazio digitale consente di mantenere. La «scoperta» delle criptovalute, poi, ha aperto lucrose e inattese prospettive, se si pensa che nel 2022 il volume delle transazioni illecite ha raggiunto il record di 20,6 miliardi di euro. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso illustrano questa metamorfosi citando cifre e documenti, a dimostrazione del fatto che la mafia, e in particolare la 'ndrangheta, agisce ormai su scala globale, spacciando droga, riciclando denaro, compiendo truffe finanziarie e vendendo armi in ogni parte del pianeta, senza nemmeno doversi spostare da casa. In questo peculiare processo di ibridazione, la 'ndrangheta, come il mitologico grifone, incarna al contempo «valori» tradizionali e nuove istanze, rendendo sempre più fluidi i confini tra legalità e illegalità. Le forze dell'ordine, di conseguenza, si trovano al cospetto di sfide inedite, che vanno affrontate con la consapevolezza che, in una dimensione transnazionale, è necessario superare le differenze politiche, culturali e giuridiche in nome di un comune obiettivo: proteggere la società e le generazioni future dalle insidie di «una mafia silente», abilissima nell'arte del mimetismo e della metamorfosi. 
 

 

Elastica - Connection (Official Music Video)

Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi di Ilan Pappé (Fazi)

Questo libro è una guida indispensabile per capire una pagina di storia controversa, oscurata da potenti interessi politici, e trovare una s...