Una storia al limite dell’incredibile, se non fosse per le dolorosissime testimonianze di chi è scampato ai massacri e al mare, per i numerosi ed espliciti rapporti dell’Onu e gli accorati appelli del suo segretario, per i dossier depositati alla Corte Internazionale dell’Aja, per le coraggiose inchieste di giornalisti come Nello Scavo, autore di questo libro.
«All’Ucraina l’Italia invia armi. Anche alla Libia. Nel primo caso per sostenere l’esercito che combatte l’aggressione di Mosca. Nel secondo, per impedire a profughi e migranti di raggiungere le nostre coste.»
Libyagate è il nome di un'inchiesta condotta da
alcuni giornalisti anche a rischio della propria sicurezza personale. Ma
è anche il termine simbolico che indica uno dei casi più bui degli
ultimi anni, rimasto in gran parte fuori dall'attenzione generale e
spesso occultato, il cui teatro principale ci è molto vicino, quel
nostro Mar Mediterraneo culla delle civiltà. In una Libia già dilaniata
dalle lotte tra clan e fazioni, vanno in scena i drammi dei migranti,
uomini, donne e bambini, torturati, violentati, uccisi dai trafficanti,
anche in quei centri governativi di detenzione sostenuti dall'Europa,
Italia compresa: una vera e propria fabbrica della tortura, dove si vive
in un solo modo, inumano e degradante, e si muore in molti modi
diversi, mentre i traffici proseguono e si diramano ben al di là delle
sabbie nordafricane. Perché il ‘grande gioco libico' è allargato e
trasversale, va dal traffico di uomini a quello delle armi, dallo
smistamento di sostanze stupefacenti alle flotte fantasma che
contrabbandano petrolio, in una rete internazionale che dalla Libia
giunge in Europa attraverso Malta e l'Italia, con la connivenza di
faccendieri e politici e sotto il grande ombrello delle organizzazioni
mafiose. Una storia al limite dell'incredibile, se non fosse per le
dolorosissime testimonianze di chi è scampato ai massacri e al mare, per
i numerosi ed espliciti rapporti dell'Onu e gli accorati appelli del
suo segretario, per i dossier depositati alla Corte Internazionale
dell'Aja, per le coraggiose inchieste di giornalisti come Nello Scavo,
autore di questo libro. A leggerlo, viene da chiedersi perché ne
sapevamo così poco o niente, perché così poche parole sono state finora
spese per raccontare questa 'guerra perenne'. E, forse, è il momento di
ripescarle, quelle parole mancate, dagli abissi del nostro mare e del
nostro cuore.
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