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Potere vuol dire determinare i limiti del pensabile

Potere vuol dire determinare i limiti del pensabile

Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Più che dare risposte sensate ...

«Più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula domande sensate.» Claude Lévi-Strauss

domenica 7 settembre 2025

ISRAELE È IL NOSTRO PARADIGMA

Albanese: "Mia figlia rischia 20 anni di carcere se mi acquista un caffè"

Risorgimento Socialista al corteo per il Leoncavallo

Regionali Campania, De Luca blinda il programma: "Non si tocca l'inceneritore". E attacca il reddito

Critica della ragione bellica di Tommaso Greco (Laterza)

 Solo pochi anni fa, nessuno avrebbe potuto immaginare che ci saremmo ritrovati all’improvviso in un clima di guerra. Politici, intellettuali e giornalisti fanno a gara per trovare argomenti a favore del riarmo e per convincerci che dobbiamo riscoprire il nostro ‘spirito bellico’. In un mondo in cui il motto più ripetuto è «si vis pacem, para bellum» è diventato allora particolarmente urgente domandarsi se si possa pensare la pace a partire dalla pace e non dalla guerra. È possibile solo se mettiamo la pace al principio e non alla fine, così da impedire di giustificare in suo nome atti e comportamenti che la rendono sempre più precaria, se non addirittura irraggiungibile. Occorre ragionare sui mali del mondo, e sulla guerra in particolare, cambiando il nostro punto di vista e muovendo da un presupposto diverso rispetto a quello che ci vuole nemici gli uni degli altri. Perché è la guerra a essere l’interruzione della pace, e non viceversa. E perché non è affatto vero che la guerra appartenga alla ‘natura’ degli esseri umani. Occorre quindi contrastare la ‘narrazione’ che relega la pace nell’‘utopia’ o nell’‘ideale’. Non c’è nulla di naturale nella guerra, e nemmeno nella pace. Ci sono solo le scelte che vengono compiute dai governanti e da chi li sostiene




La fuga inutile dei gazawi verso sud | il manifesto

La fuga inutile dei gazawi verso sud | il manifesto

Israele-Hamas, la guerra a Gaza in diretta | Al Jazeera: «Attacchi su Gaza City nella notte, 17 morti tra cui 6 bambini» | Corriere.it

Israele-Hamas, la guerra a Gaza in diretta | Al Jazeera: «Attacchi su Gaza City nella notte, 17 morti tra cui 6 bambini» | Corriere.it

Zelensky risponde allo zar: "Non posso andare a Mosca da quel terrorista, venga lui a Kiev"

Zelensky risponde allo zar: "Non posso andare a Mosca da quel terrorista, venga lui a Kiev"

Ucraina, attacco russo senza precedenti: 800 droni, colpito palazzo del governo a Kiev. Due vittime - Il Sole 24 ORE

Ucraina, attacco russo senza precedenti: 800 droni, colpito palazzo del governo a Kiev. Due vittime - Il Sole 24 ORE

sabato 6 settembre 2025

Considerazioni scomode #27 ... a cura di Leonardo Elia ( su #joestrummer)

Una sanità uguale per tutti di Rosy Bindi (Solferino)

«La salute degli italiani oggi è fra le migliori del mondo.» E c’è un motivo preciso, secondo Rosy Bindi, che si chiama “Servizio sanitario nazionale”. Ma oggi questo bene di tutti è a rischio. Per non perderlo occorre reagire e invertire la rotta innescata dalla cronica mancanza di risorse, da una progressiva privatizzazione e dall’autonomia differenziata delle regioni. Il nostro sistema resta un presidio di civiltà fondamentale, che possiamo ancora permetterci e sul quale vale la pena investire, correggendo le disfunzioni che conosciamo e fermando i tentativi in atto di puntare su un modello assicurativo più iniquo e costoso. A venticinque anni dalla riforma che porta il suo nome, l’autrice sgombra il campo dalle ricostruzioni di parte e dalle polemiche inutili e avanza proposte, chiare e coraggiose, volte a promuovere la rinascita di un servizio basato su equità, solidarietà e trasparenza. Con un’analisi lucida e senza sconti per nessuno smaschera le contraddizioni di una trasformazione piegata alla logica del profitto. E ricorda che tutti possono e devono battersi per difendere il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione




Un battello sul Tevere per la Flotilla: "Missione che rappresenta l'insofferenza di tutti per Gaza"

Qual è la verità sui dati dell'occupazione in Italia e cosa non torna nel racconto di Meloni

VANNACCI: "AVETE VISTO COSA ACCADE NELLE MARCHE? PENSATE BENE CHI VOTATE ALLE PROSSIME ELEZIONI"

Ucraina, Putin: "spiragli per fine guerra, altrimenti combatteremo"

Francesca Albanese: "Parole di Meloni sulla Global Sumud Flotilla? Incoerenti"

De Luca attacca De Caro: "Arrogante e prepotente, buon viaggio e la Madonna ti accompagni"

Pug, si intensificano gli incontri prima della consegna del piano di revisione

venerdì 5 settembre 2025

Joe Strummer - Intervento di Leonardo Elia

Joe Strummer , Joe lo  “strimpellatore”, al secolo John  Graham Mellor, voce, chitarra, leader dei Clash, gruppo, punk, nato punk nella bellissima scena musicale della fine degli anni 70 in Gran Bretagna, nato punk ,ma molto di più.

Avrebbe compiuto 73 anni il 21 agosto.

Ho avuto il piacere di vedere una sua dedica , autografa  con luogo e data di nascita , Ankara 21 agosto 1952, su un’agenda di un mio amico caro, giornalista, all’epoca , giornalista musicale.

Io un fan dei Clash, non potrò mai dimenticare il concerto a Firenze del 23 maggio  1981, io c’ero, e mi fischiarono le orecchie per sei sette ore, perché stavo ad una decina di metri dall’amplificazione.

Momenti indimenticabili. Io ero accorso da Perugia dove facevo l’università.

Per capire Joe Strummer , il suo messaggio , bisogna pensare allo spirito del tempo, lo zeitgeist dei tedeschi, i cambiamenti che si avvertivano nella società inglese dell’epoca, che saranno esportati nel resto del mondo.

L’Inghilterra della Thatcher, che con la sua politica di  privatizzazioni doveva dare il via alla svolta neoliberale in tutto il mondo, svolta che avrebbe trasformato la patria delle rivoluzioni industriali da nazione manifatturiera in una che basa la propria ricchezza nel potere economico finanziario,  a discapito di chi lavora e a vantaggio invece di pochi.

Stessa cosa fatta dal suo sodale statunitense , Reagan.

Joe aveva capito quello che stava succedendo.

E aveva capito come questa svolta ha, insieme ad una visione economica, oligarchica, un risvolto, un puntello militare.

Il governo Thatcher ai suoi albori era in netta crisi di consenso.  La cosa che la consolidò fu il “regalo” che le fecero i criminali della giunta argentina, con la guerra delle Falkland, e la vittoria inglese , che produsse un seguito  mai visto nell’opinione pubblica  britannica, verso una politica imperiale, che ben si affiancava alla rinascita finanziaria.

Percorso  uguale di Reagan, che rimosse lo shock Vietnam dall’opinione pubblica americana, con l’invasione di Grenada,  e il coinvolgimento statunitense nella guerra Iran Iraq e l’appoggio ai  mujaeddin afgani in funzione antisovietica. Per non parlare del progetto “guerre stellari” un piano di riarmo che doveva portare al collasso dell’Unione Sovietica .

Non è un caso che politiche economiche neoliberali siano legate spesso  ad un approccio aggressivo , se non militare in politica estera, e Reagan e la Thatcher hanno inaugurato  questa stagione.

Joe Strummer aveva capito quello che stava accadendo, e con il triplo album “Sandinista!” aveva messo in musica questi suoi pensieri , queste sue preoccupazioni. Sempre con gli ultimi, per gli ultimi.

Se fosse vivo sarebbe sicuramente con la Global Sumud Flottilla, con i portuali di Genova e con Genova tutta.

Non si può non prendere posizione di fronte ad un genocidio, con l’unica differenza, aggravante, rispetto a quello perpetrato dai nazisti è  che tutto avviene  in diretta. Nessuno può dire di non sapere.

Con la politica tutta, sia italiana che europea, che oscilla tra un appoggio incondizionato all’operato israeliano e prese di posizione timide quanto tardive che non si traducono in nulla di effettivo, che possa alleviare le sofferenze dei palestinesi.

E quindi di fronte alla colpevole inerzia delle istituzioni, dovuta alle solite pressioni Usa ,la minaccia di blocco del transito  container per Israele dal porto di Genova, se dovessero essere sequestrate le imbarcazioni e arrestati gli attivisti, come è successo in passato,  appare un’azione assolutamente apprezzabile , segno del giusto risveglio dei territori , delle comunità, quando le istituzioni sono colpevolmente latitanti.

Viva i portuali, viva Genova e Joe sarebbe stato lì sicuramente!





 

I figli dell'odio. La radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina, l'umiliazione dell'Iran di Cecilia Sala (Mondadori)

 Un ritratto complesso, inedito e profondamente umano di un Medio Oriente in trasformazione.


A Hebron, un gruppo di minorenni ebree innalza uno striscione contro i matrimoni misti. A Tulkarem, i ragazzini palestinesi appendono ai fucili le foto degli amici uccisi e si preparano a combattere i soldati israeliani. A Teheran, Abbas piange il cugino impiccato dal regime e prova un misto di terrore ed eccitazione per il grande attacco dello Stato ebraico alla Repubblica islamica. Il nuovo reportage di Cecilia Sala è un viaggio che guarda da vicino tre grandi storie intrecciate tra loro: la radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina e il collasso dell’Asse della resistenza che ha la sua testa a Teheran. Con uno stile vivido e in presa diretta, Cecilia Sala ci fa attraversare i check-point e i raid, ci fa entrare nelle case delle vittime e dei carnefici, dei leader militari e dei sopravvissuti. Ci svela così lo scontro generazionale che attraversa ciascuno di questi paesi, divenuto una delle linee di faglia più rilevanti – e meno indagate – del nostro presente. Perché mentre i «pacifisti esausti» tra gli anziani israeliani assistono impotenti alla deriva del proprio paese, una generazione di coloni giovanissimi è la più feroce di sempre in Cisgiordania. Mentre in Palestina un padre come Firas crede ancora nella diplomazia e rimpiange i tempi degli accordi di Oslo, il figlio Samih vede nei suoi tre fucili d’assalto l’unica risposta all’occupazione. E mentre i vertici della Repubblica islamica dell’Iran tentano di nascondere la propria debolezza, le arrabbiate senza velo che sfidano le telecamere per il riconoscimento facciale sono diventate centinaia di migliaia. Il racconto sul campo si arricchisce di alcune interviste a figure chiave, come Hossein Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran, e Ronen Bergman, giornalista premio Pulitzer che spiega il fallimento di Israele nel difendersi dal suo nemico interno, l’estremismo armato. E ancora Imad Abu Awad, analista palestinese, che non crede esista più una soluzione diplomatica né una militare e per risolvere i problemi del suo popolo spera in una guerra civile interna a Israele. Da questo coro di voci, che Cecilia Sala orchestra con maestria, rigore giornalistico e una straordinaria capacità narrativa, nasce un libro essenziale per comprendere i conflitti che definiscono il nostro tempo




Con Giorgio Armani la moda ha perso il suo re

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Franco Cardini - Calunnie e guerra non in nostro nome - OP-ED - L'Antidiplomatico

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«Possiamo essere immortali...», la chiacchierata rubata tra Putin e Xi Jinping su come ringiovanire con «continui trapianti» - Il video - Open

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Il camallo Riccardo Rudino a Genova: "Se toccano la Gaza Sumud Flotilla blocchiamo l'Europa"

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ARMAGEDDON IN CORSIA

GUERRA, LA DEA MORTALE/1: FASCINAZIONE E TERRORE

giovedì 4 settembre 2025

Il fascismo e noi. Un’interpretazione filosofica di Roberto Esposito (Einaudi)

 Sulla scorta di un confronto con alcuni dei massimi esponenti del pensiero, della psicoanalisi e della letteratura, da Bataille a Lévinas, da Freud a Schmitt, da Pasolini a Littell, questo libro propone un’interpretazione filosofica dell’evento storico più tragico dell’età contemporanea.


Nel cuore del Novecento l’onda nera del nazifascismo ha rischiato di sommergere l’intera società europea. E non si è ancora del tutto ritirata. La lotta contro di essa resta incerta perché quei linguaggi, quelle immagini, quelle pulsioni c’interpellano direttamente. Riguardano non solo «loro», i fascisti, ma anche «noi». Soltanto riconoscendone l’inquietante latenza nella nostra esperienza, anziché illuderci di esorcizzarla con stanchi rituali, potremo sperare di smontare la sua macchina metafisica. Per quanto in forma aberrante, il fascismo ha sfidato la tradizione filosofica europea sul suo stesso terreno, rovesciando il significato dell’esistenza umana, della vita e della morte. Perciò, prima ancora che sul piano politico, è su di esso che gli va data una risposta


Global Sumud Flotilla, Conte: "Governo dia protezione diplomatica agli attivisti sulle imbarcazioni"

Cina–Russia: è questo il nuovo ordine mondiale? | Dispacci dalla Russia

DIEGO FUSARO: Massimo D'Alema in Cina da Xi Jinping: l'ira delle destre atlantiste

Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano di Francesco Costa (Mondadori)

Attraverso un racconto frastagliato e mai lineare, come la realtà che descrive, Francesco Costa ci accompagna in un sorprendente viaggio on ...