Avrebbe compiuto 73 anni il 21 agosto.
Ho avuto il piacere di vedere una sua dedica ,
autografa con luogo e data di nascita ,
Ankara 21 agosto 1952, su un’agenda di un mio amico caro, giornalista,
all’epoca , giornalista musicale.
Io un fan dei Clash, non potrò mai dimenticare il concerto a
Firenze del 23 maggio 1981, io c’ero, e
mi fischiarono le orecchie per sei sette ore, perché stavo ad una decina di
metri dall’amplificazione.
Momenti indimenticabili. Io ero accorso da Perugia dove
facevo l’università.
Per capire Joe Strummer , il suo messaggio , bisogna pensare
allo spirito del tempo, lo zeitgeist dei tedeschi, i cambiamenti che si
avvertivano nella società inglese dell’epoca, che saranno esportati nel resto
del mondo.
L’Inghilterra della Thatcher, che con la sua politica di privatizzazioni doveva dare il via alla svolta
neoliberale in tutto il mondo, svolta che avrebbe trasformato la patria delle
rivoluzioni industriali da nazione manifatturiera in una che basa la propria
ricchezza nel potere economico finanziario,
a discapito di chi lavora e a vantaggio invece di pochi.
Stessa cosa fatta dal suo sodale statunitense , Reagan.
Joe aveva capito quello che stava succedendo.
E aveva capito come questa svolta ha, insieme ad una visione
economica, oligarchica, un risvolto, un puntello militare.
Il governo Thatcher ai suoi albori era in netta crisi di
consenso. La cosa che la consolidò fu il
“regalo” che le fecero i criminali della giunta argentina, con la guerra delle
Falkland, e la vittoria inglese , che produsse un seguito mai visto nell’opinione pubblica britannica, verso una politica imperiale, che
ben si affiancava alla rinascita finanziaria.
Percorso uguale di
Reagan, che rimosse lo shock Vietnam dall’opinione pubblica americana, con
l’invasione di Grenada, e il
coinvolgimento statunitense nella guerra Iran Iraq e l’appoggio ai mujaeddin afgani in funzione antisovietica.
Per non parlare del progetto “guerre stellari” un piano di riarmo che doveva
portare al collasso dell’Unione Sovietica .
Non è un caso che politiche economiche neoliberali siano
legate spesso ad un approccio aggressivo
, se non militare in politica estera, e Reagan e la Thatcher hanno
inaugurato questa stagione.
Joe Strummer aveva capito quello che stava accadendo, e con il
triplo album “Sandinista!” aveva messo in musica questi suoi pensieri , queste
sue preoccupazioni. Sempre con gli ultimi, per gli ultimi.
Se fosse vivo sarebbe sicuramente con la Global Sumud
Flottilla, con i portuali di Genova e con Genova tutta.
Non si può non prendere posizione di fronte ad un genocidio,
con l’unica differenza, aggravante, rispetto a quello perpetrato dai nazisti è che tutto avviene in diretta. Nessuno può dire di non sapere.
Con la politica tutta, sia italiana che europea, che oscilla
tra un appoggio incondizionato all’operato israeliano e prese di posizione
timide quanto tardive che non si traducono in nulla di effettivo, che possa
alleviare le sofferenze dei palestinesi.
E quindi di fronte alla colpevole inerzia delle istituzioni,
dovuta alle solite pressioni Usa ,la minaccia di blocco del transito container per Israele dal porto di Genova, se
dovessero essere sequestrate le imbarcazioni e arrestati gli attivisti, come è
successo in passato, appare un’azione
assolutamente apprezzabile , segno del giusto risveglio dei territori , delle
comunità, quando le istituzioni sono colpevolmente latitanti.
Viva i portuali, viva Genova e Joe sarebbe stato lì
sicuramente!
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