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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

giovedì 18 aprile 2024

Iran, il consiglio del gen. Cuzzelli: "Compriamo Iron Dome da Israele"

Il giornalismo mainstream è schierato con Israele?

Tajani: "L'Ucraina va aiutata per il rispetto del diritto internazionale"

Pnrr, pioggia di emendamenti M5S. Pellegrini: "Governo di incapaci totali"

Israele Iran, Tel Aviv vuole che i Pasdaran siano riconosciuti come terroristi - Podcast

Noi vogliamo tutto. Cronache da una società indifferente di Flavia Carlini (Feltrinelli)

Non c’è cambiamento senza verità e non c’è futuro senza memoria.

«In Noi vogliamo tutto la voce di Carlini, che scrive a riparo dal passato, decide di narrare gli episodi che l’hanno riguardata in prima persona, perché così la memoria – come lei stessa afferma - diventa filo rosso che la conduce alla scoperta del mondo.» - Martina Renna per Maremosso


Cosa significa abitare un Paese dove i diritti non vengono rispettati? Cosa significa abitare uno Stato che si racconta come il più civile tra gli altri? Cosa significa essere una donna oggi? Che ruolo gioca l’informazione in questo contesto? Tutte quelle che leggerete in queste pagine sono storie vere. Storie di corpi schiacciati da altri corpi. Storie di persone violate, spaventate, silenziate, storie riportate in vita senza finzioni con lo scopo di rivelare la quotidianità di un sistema di dominio costruito sulla paura.
Noi vogliamo tutto attraversa gli abusi sul luogo di lavoro e la violenza medica, l’indifferenza e la responsabilità. Flavia Carlini racconta in modo chiaro e accessibile ciò che il mondo dell’informazione tace e, dati alla mano, dimostra come le storie individuali rappresentino condizioni di vita collettiva. Rabbia e consapevolezza assumono in questo testo una nuova centralità, e diventano il potentissimo veicolo di riscoperta della collettività. Una rabbia endemica scorre tra di noi come un liquido mentre, sopra le nostre teste, si agita una sensazione di futuro e cambiamento.




mercoledì 17 aprile 2024

LA RINASCITA CULTURALE COME VISIONE PER IL FUTURO

DIFFAMAZIONE MELONI, CANFORA A PROCESSO (MASSIMA SOLIDARIETA' A UN GRANDISSIMO - L.Elia)

La verità sulla Moschea di “Al Aqsa”*

E’ straordinario come tutto nella storia si ripeta a ciclicità quasi rituali, come il cambiamento climatico, la assurdità delle guerre e le scomode realtà per alcuni poi sostituite con finzioni ideologiche. E’ sotto gli occhi e le coscienze di tutti i popoli l’inasprirsi oltre ogni misura di inutili guerre in Europa e in Medio Oriente, languenti ormai in una normalità paranoica. Dal 7 ottobre però, data che segna infanticidi, terrorismo e ogni tipo di crimine su civili israeliani indifesi, è andato a riaccendersi un focolare di un antico odio etnico che ha da sempre alimentato guerre dettate da esclusivo pregiudizio politico. Parlo di quella guerra che già Winston Churchill nel 1947, leader di opposizione nella Camera dei Comuni, definiva, riferendosi alle crudeltà che il popolo ebraico aveva subito e che continuava a subire sotto il mandato britannico, aveva definito “squallida guerra”, è immeritatamente entrata nell’immaginario collettivo non-informato terzomondista occidentale come quella provocata da uno Stato colonialista, imperialista e sionista che ruba il territorio al popolo palestinese. La “fiction” della propaganda delle guide palestinesi, è un macchinoso congegno affabulatorio per il quale la Storia è solo un puzzle privo di consequenzialità causale da comporre e scomporre a seconda delle circostanze. In questa sede per ora prenderò in esame solo alcuni segmenti di questa narrazione. Abramo, il capostipite indiscusso delle religioni monoteiste, testimone in ordine cronologico della presenza di Dio prima nella Torah ebraica, poi nella Bibbia cristiana e infine nel Corano islamico, improvvisamente, con tutta la genìa dei profeti a lui posteriori da Mosè al Cristo, diventa musulmano. Aronne, fratello di Mosè, nel puzzle islamico, diventa invece fratello di Maria di Nazaret. E tutti i profeti entrano quindi nel segmento temporale di Maometto nato circa sei secoli dopo il Gesù cristiano. Persino l’arcangelo Gabriele, ravvedendosi dal primo annuncio, si converte alla giovane fede annuciando così il nuovo Verbo. Un tema ricorrente della propaganda anti-storica è la assoluta giurisdizione araba sulla Moschea di al-Aqsa. La centralità di Gerusalemme e la seguente moschea di al-Aqsa “da salvare dagli sporchi piedi degli ebrei”(Abu Mazen 16 settembre 2015), erano già stati pezzi di propaganda del precursore del fondamentalismo islamico, Amin al-Husseini, che nel 1930 affermava che “i sionisti” volevano impadronirsene e distruggerla solo perché alcuni rabbini si erano tranquillamente accomodati sulle sedie per pregare. Temi questi ripresi da tutti i leaders politici fino ad Abu Mazen, a seguito dei quali sarebbe iniziata la sanguinosa stagione degli accoltellamenti, dall’ottobre 2015 all’aprile 2016. Gerusalemme era stata deputata ad essere la 3° città santa dopo Mecca e Medina. Khomeini in Iran nel 1980 istituisce la Giornata di Gerusalemme inserendola come festività nel calendario islamico. Il riferimento a Gerusalemme si basa sulla Sura 17,1 inerente al viaggio notturno di Maometto dalla moschea della Mecca a una moschea “più lontana”,tradotto al-aqsa, non meglio identificata. Nessun riferimento nella Sura né al nome, né al Tempio dell’ ebreo re Davide e poi Salomone, né a nessun’altra moschea semplicemente perché non esisteva alcuna moschea tantomeno con il nome di al-Aqsa. La moschea verrà costruita circa un secolo dopo, nel 715 sotto il califfato degli Omayyiadi, discendenti da Maometto. Muhammad ibn al-Hanafiyyia ( 638-700), imparentato con il Profeta, sosteneva che Maometto non aveva mai messo piede sulla rocca di Gerusalemme, dove oggi sorgono le due moschee, della Roccia e di al Aqsa, cioè la moschea più lontana dalla Mecca. Sicuramente Gerusalemme è stata sempre ambita come luogo sacro, diventando però un triste feticcio ideologico di una perenne rivendicazione terroristica politica di chi amando finction, non riesce più a trovare altri validi motivi per provocare inutile martirologio palestinese e per lanciare periodicamente, a scadenza fissa, centinaia di razzi su Israele.

Grazia Piscopo – Presidente associazione Horah - Lecce






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martedì 16 aprile 2024

Siamo entrati nell'orrore

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Stormy Daniels, la pornostar che accusa Trump

Rigassificatore a Vado Ligure, la protesta dei residenti: "Un disastro ambientale"

La biblioteca di Raskolnikov. Libri e idee per un'identità democratica a cura di Simonetta Fiori (Einaudi)

 La democrazia è sempre a rischio. E in tempi di populismi cresce il pericolo di una involuzione autoritaria. Per arrestarlo occorre una robusta coscienza democratica. Ma che cosa vuol dire? E attraverso quali libri si forma una identità civile capace di fronteggiare le tempeste del presente? Intellettuali di diverso orientamento – progressisti e non – indicano la loro biblioteca ideale, libri e proposte per orientarsi nella grande confusione di oggi. «Come si costruisce una mentalità democratica? Ci sono saggi e romanzi che più di altri abbiano la forza di trasmettere l’idea di democrazia nel suo significato di resistenza? Abbiamo chiesto a otto intellettuali di indicarci le bussole della loro navigazione, scegliendo le opere sopravvissute alle catastrofi della storia. E di affiancare allo scaffale dei classici quei titoli che possano orientare un giovane lettore di oggi tra guerre, rivoluzioni tecnologiche e apocalissi climatiche. Ne è scaturita una biblioteca democratica di straordinaria varietà, dove la letteratura non è ancillare rispetto alla storia e all’economia. Perché nessuno più di Dostoevskij è capace di inoltrarsi nei recessi bui della coscienza, nessuno più di Calvino ha saputo dare forma narrativa alla distanza storica tra partigiani e ragazzi di Salò. E solo con Primo Levi usciamo dalla notte oscura del Novecento con l’attrezzatura morale attraverso la quale leggere il mondo» (Dalla prefazione di Simonetta Fiori).




FUTURO INDUSTRIALE AD ALTO RISCHIO

NUMERO UNICO EMERGENZE 112, PAGLIARO “SERVIZIO CENTRALIZZATO A MODUGNO”