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GLI INTERVENTI DI LEONARDO ELIA
The Others - un altro punto di vista
Salute e benessere a cura di Leonardo Elia
venerdì 13 ottobre 2023
giovedì 12 ottobre 2023
Migranti di Leonardo Elia
La migrazione dalla Tunisia , così massiccia, ha delle caratteristiche completamente differenti da quella “ libica” a cui siamo stati abituati fino ad ora.
Con i nostri tentativi di accordarci con il governo di Tripoli, riconosciuto dall’ Onu, ma non eletto da nessuno, nella gestione del traffico di esseri umani dalle coste meridionali del Mediterraneo.
I finanziamenti che noi elargiamo, in gran parte servono a pagare la protezione esercitata da milizie, un vero e proprio “pizzo”, a un gruppo di potere che in pratica amministra pochi kilometri quadrati. Inoltre permettendo e legalizzando un lucroso mercato nero di idrocarburi verso il nostro paese.
Questo flusso ha delle peculiarità importanti: prima di tutto la provenienza, principalmente francofona, per il percorso, dalla frontiera nigerina, non più attraverso la Libia, il confine è stato chiuso dalle forze del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, ma invece attraverso l’Algeria, dotata di un controllo dei confini e dello “spazio” importante, che fino a poco tempo fa non permetteva attraversamenti e transiti di nessun tipo.
Quello che è inquietante, che tutto avviene alla luce del sole, con bacheche di annunci, praticamente pubblici sui social con tanto di foto di barchini in costruzione, posti disponibili e costi, e principalmente recapito telefonico di chi organizza.
Colpisce lo stupore delle nostre autorità, italiane e non solo, che sembrano cadere dal pero, stupore impotente, visto che potrebbero chiedere a Facebook di chiudere queste pagine, o passare alla polizia tunisina i contatti dei trafficanti. Una cosa deve esser ben chiara, non è un servizio al viaggiatore, non è la richiesta che crea la tratta , ma l’esatto opposto.
In più il tragitto attraverso l’Algeria, rispetto a quello attraverso la Libia, è molto veloce, liscio, e in più passa vicino a siti estrattivi dell’Eni…… Giorgia non poi non sapere.
L’ignoranza è colpevole…..
I governi subsahariani, contrastano queste pratiche anche con l’aiuto di chi è tornato indietro deluso, o spesso, specie dalla Libia, traumatizzato.
Questi paesi ,poi sono gli stessi, che, in maniera irrituale, con colpi di stato, vogliono aprire un nuovo capitolo della loro storia, una reale decolonizzazione, e una gestione diversa ,autonoma, delle loro risorse, che li faccia uscire da un stato di sottosviluppo endemico.
E’ facilmente intuibile che dietro tutto questo c’è una regia, che si basa, non solo, sull’immagine che ha ancora l’Europa su questa marea di migranti adolescenti, sono minorenni per intenderci,
ma anche sull’ apparente incapacità che hanno le istituzioni del vecchio continente a dare una risposta adeguata.
D’altra parte le ONG tedesche, molte finanziate dal Partito dei Verdi, affollano il Mediterraneo con le loro imbarcazioni e contemporaneamente ci creano problemi di redistribuzione in Europa, con blocchi a Ventimiglia e al Brennero….. beh se pensi male fai peccato ,ma la imbrocchi.
Fermo restando, sono un velista, nessuno va lasciato in mare.
Perché quindi questa colpevole inazione, da parte del nostro governo e da parte dell’Unione Europea? Forse perché rientra in una politica di compressione salariale portata avanti da tutto l’Occidente collettivo. I migranti sono manodopera servile. Vedi la raccolta dei pomodori a Foggia, vedi gli agrumi in Calabria, il tutto gestito dalla malavita .
Per comprendere questa storia, c’è bisogno di individuare un comune denominatore, che sono le mafie, semplicemente….. il cui operato risponde ,come sempre succede, e non solo in Italia, a interessi di livello molto più alto.
Ipotesi: questo aumento dei flussi, può essere dovuto al voler fare cassa visto il cambio di rotta in molti paesi subsahariani?
Ne parleremo presto, ma vi invito a leggere qualcosa, a sentire su youtube di Thomas Sankara, presidente deposto e ucciso nel 1987 del Burkina Faso… un campione del panafricanismo.
mercoledì 11 ottobre 2023
lunedì 9 ottobre 2023
Aspri combattimenti si stanno svolgendo tra miliziani di Hamas. Intervento di Leonardo Elia
Aspri combattimenti si stanno svolgendo tra miliziani di Hamas, infiltrati dalla striscia di Gaza, e l’esercito israeliano.
La striscia di Gaza è territorio della lunghezza di non più di 25 miglia con una densità di popolazione tra le più alte al mondo, da cui non si può praticamente uscire ed entrare per ragioni di sicurezza. In pratica un campo di concentramento a cielo aperto.
Immaginatevi il livello di rabbia che si è accumulato lì dentro. Non posso non essere d’accordo con Moni Ovadia, quando parla di un approccio coloniale dello stato di Israele nei confronti della popolazione araba,
culminato con l’intervento della polizia all’interno della moschea di Al Aqsa, e sulla Spianata delle
Moschee ,quasi un sacrilegio. Il motore “politico” di tutto ciò è Hamas, organizzazione fondamentalista sunnita , collegata ai Fratelli musulmani. Nota bene che i palestinesi, alla fine della II guerra mondiale, erano di gran lunga i più laici all’interno del mondo arabo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di applicare l’articolo 40 ,della legge fondamentale che introduce lo stato di guerra.
Israele sotto attacco, presa alla sprovvista quasi un 11 settembre….
Io ho qualche dubbio però.
Come è possibile che il Mossad ,uno dei servizi segreti più efficenti al mondo non abbia capito nulla?
Non si sia accorto dei preparativi, con l’accumulo di un’enorme quantità di razzi, ne sono stati lanciati in queste ore migliaia verso obbiettivi in Israele? Non si è accorto dell’arrivo di armi dall’Ucraina, anche di armi frettolosamente lasciate dagli americani in ritirata dall’Afganistan.
Non ho fiducia dei dirigenti di Hamas quando ringraziano l’Iran del loro, presunto, aiuto, tanto più che l’appoggio che il governo degli Ayatollah è per adesso solamente verbale, con gli Hezbollah libanesi fermi, loro si sciiti e notoriamente filoiraniani. Con l’esercito israeliano che accumula forze ai confini del Libano. Aspettano un pretesto, come aspettano un pretesto gli americani che hanno mandato un gruppo navale, con portaerei in zona. Non certo per Gaza.
Che cosa può essere meglio di una guerra, per Netanyahu per compattare un paese, il cui governo è in netta crisi di consenso, dopo mesi di grandissime manifestazioni che chiedevano le sue dimissioni?
Il nemico serve anche a questo.
Per concludere mi ricordo che mi disse un caro amico, libanese, maronita, Antoine.
Gli Hezbollah, sono fatti, sono costruiti, per risolvere i problemi interni di Israele, sono i nemici, né più ne meno di Hamas, e della galassia fondamentalista palestinese
domenica 8 ottobre 2023
Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi di Marco D'Eramo (Feltrinelli)
Negli ultimi cinquant’anni si è compiuta una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei governanti contro i governati. Insorgere contro questo dominio sembra ormai una stramberia patetica. E tale resterà se non impariamo da chi continua a sconfiggerci.
“Il lavoro da fare,” scrive d’Eramo, “è immenso, titanico, da mettere spavento. Ma ricordiamoci che nel 1947 i fautori del neoliberismo dovevano quasi riunirsi in clandestinità, sembravano predicare nel deserto, proprio come noi ora.”
Dai birrifici del Colorado alle facoltà di Harvard, ai premi Nobel di Stoccolma, Marco d’Eramo ci guida nei luoghi dove una guerra è stata pensata, pianificata, finanziata. Di una vera e propria guerra si è trattato, anche se è stata combattuta senza che noi ce ne accorgessimo. Lo ha riconosciuto uno degli uomini più ricchi del mondo, Warren Buffett: “Certo che c’è guerra di classe, e la mia classe l’ha vinta. L’hanno vinta i ricchi”. La vittoria è tale che oggi termini come “capitalisti”, “sfruttamento”, “oppressione” sono diventati parolacce che ci vergogniamo di pronunciare. Oggi “ci è più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo”. La rivolta dall’alto contro il basso ha investito tutti i terreni, non solo l’economia, il lavoro, ma anche la giustizia, l’istruzione: ha stravolto l’idea che ci facciamo della società, della famiglia, di noi stessi. Ha sfruttato ogni crisi, tsunami, attentato, recessione, pandemia. Ha usato qualunque arma, dalla rivoluzione informatica alla tecnologia del debito. Ha cambiato la natura del potere, dalla disciplina al controllo. Ha imparato dalle lotte operaie, ha studiato Gramsci e Lenin. Forse è arrivato il momento di fare lo stesso e di imparare dagli avversari.
sabato 7 ottobre 2023
giovedì 5 ottobre 2023
mercoledì 4 ottobre 2023
Libyagate. Inchieste, dossier, ombre e silenzi di Nello Scavo (Vita e Pensiero,)
Una storia al limite dell’incredibile, se non fosse per le dolorosissime testimonianze di chi è scampato ai massacri e al mare, per i numerosi ed espliciti rapporti dell’Onu e gli accorati appelli del suo segretario, per i dossier depositati alla Corte Internazionale dell’Aja, per le coraggiose inchieste di giornalisti come Nello Scavo, autore di questo libro.
«All’Ucraina l’Italia invia armi. Anche alla Libia. Nel primo caso per sostenere l’esercito che combatte l’aggressione di Mosca. Nel secondo, per impedire a profughi e migranti di raggiungere le nostre coste.»
Libyagate è il nome di un'inchiesta condotta da
alcuni giornalisti anche a rischio della propria sicurezza personale. Ma
è anche il termine simbolico che indica uno dei casi più bui degli
ultimi anni, rimasto in gran parte fuori dall'attenzione generale e
spesso occultato, il cui teatro principale ci è molto vicino, quel
nostro Mar Mediterraneo culla delle civiltà. In una Libia già dilaniata
dalle lotte tra clan e fazioni, vanno in scena i drammi dei migranti,
uomini, donne e bambini, torturati, violentati, uccisi dai trafficanti,
anche in quei centri governativi di detenzione sostenuti dall'Europa,
Italia compresa: una vera e propria fabbrica della tortura, dove si vive
in un solo modo, inumano e degradante, e si muore in molti modi
diversi, mentre i traffici proseguono e si diramano ben al di là delle
sabbie nordafricane. Perché il ‘grande gioco libico' è allargato e
trasversale, va dal traffico di uomini a quello delle armi, dallo
smistamento di sostanze stupefacenti alle flotte fantasma che
contrabbandano petrolio, in una rete internazionale che dalla Libia
giunge in Europa attraverso Malta e l'Italia, con la connivenza di
faccendieri e politici e sotto il grande ombrello delle organizzazioni
mafiose. Una storia al limite dell'incredibile, se non fosse per le
dolorosissime testimonianze di chi è scampato ai massacri e al mare, per
i numerosi ed espliciti rapporti dell'Onu e gli accorati appelli del
suo segretario, per i dossier depositati alla Corte Internazionale
dell'Aja, per le coraggiose inchieste di giornalisti come Nello Scavo,
autore di questo libro. A leggerlo, viene da chiedersi perché ne
sapevamo così poco o niente, perché così poche parole sono state finora
spese per raccontare questa 'guerra perenne'. E, forse, è il momento di
ripescarle, quelle parole mancate, dagli abissi del nostro mare e del
nostro cuore.
martedì 3 ottobre 2023
L'ultimo zar. Da San Pietroburgo all'Ucraina di Nicolai Lilin (Piemme)
Nuova edizione aggiornata sull'attacco russo all'Ucraina.
Nuova edizione aggiornata sull’attacco russo all’Ucraina.. Nicolai Lilin ricostruisce la vita sorprendente e la folgorante ascesa politica di Vladimir Putin, da una misera casa popolare nel quartiere criminale di Leningrado alla poltrona presidenziale del Cremlino. Con il suo tipico stile potente che ti cattura e non ti lascia andare fino alla fine, Lilin indaga non solo la storia ma anche l’animo di Putin. Come in un romanzo ne racconta le origini, ne descrive le trasformazioni, ne ricorda i talenti che lo hanno portato a diventare il personaggio che conosciamo: temuto, amato, discusso e divisivo. Un ragazzo a cui la strada ha insegnato a essere spietato e ambizioso. Un giovane uomo affascinato dalle avventure delle spie sovietiche che sogna di lavorare nel KGB. Un uomo che, giunto al Cremlino, deve fare i conti con un Paese in ginocchio e un apparato amministrativo obsoleto e corrotto. Un Presidente che esercita il potere, per tantissimi anni, con il pugno di ferro. In questa nuova edizione, Lilin ci racconta il conflitto perenne con gli stati confinanti, la nuova aggressiva politica estera, fino ad arrivare alla crisi e alla guerra con l’Ucraina e alla sua temeraria sfida a tutto l’Occidente. Santificato o detestato, Putin è comunque oggetto di un culto della personalità che non ha eguali nel mondo contemporaneo. Ma chi è davvero il nuovo zar di tutte le Russie?
lunedì 2 ottobre 2023
Democrazia, ultimo atto? di Carlo Galli (Einaudi)
Oggi, con un governo di destra, la democrazia liberale è davvero in pericolo? Esistono nuove forme che, garantendo l'equilibrio dei poteri istituzionali, possono conservare la libertà e la libera espressione dei cittadini?
Negli ultimi anni si è consolidato un genere
letterario che vede la democrazia sfigurata, latitante, dissolta.
Eppure, le fragilità di questa forma di governo vanno ricondotte alla
sua stessa storia, e non a letture apocalittiche ed estemporanee. Uno
dei maggiori filosofi politici italiani analizza lo stato di salute
della democrazia in Occidente. Le democrazie hanno perduto di fatto la
consapevolezza della propria origine e della propria complessità e
vulnerabilità, fino a risultare deficitarie per eccessi opposti: a causa
di conformismi e automatismi da una parte, e di esasperazioni polemiche
dall’altra. Per rinvigorire la democrazia, è fondamentale individuare
l’origine di questi deficit e capire che cosa è andato storto nel
processo di democratizzazione del mondo che pareva a portata di mano
dopo il 1989. Ma, soprattutto, è necessario che gli individui vogliano
ancora la democrazia, con tutte le sue opacità e contraddizioni.
domenica 1 ottobre 2023
sabato 30 settembre 2023
Dolore e furore. Una storia delle Brigate rosse di Sergio Luzzatto (Einaudi)
Nella prospettiva di Sergio Luzzatto, Genova diventa una chiave per interpretare l’Italia degli «anni di piombo». Lo spazio del racconto si allarga, il contesto locale si intreccia con il contesto nazionale e internazionale.
La dolorosa storia degli «anni di piombo»
attraverso il ritratto di una generazione furente. Per raccontare
l’Italia delle Brigate rosse, Sergio Luzzatto ha adottato un fil rouge
biografico e, insieme, una prospettiva suggestivamente corale. Il filo
rosso viene dalla vita, sanguinosa quanto breve, dell’ex marinaio
Riccardo Dura: colui che, sparando al cuore dell’operaio comunista Guido
Rossa, cambiò per sempre sia la storia delle Br, sia la storia
d’Italia. E che, trucidato dalle forze dell’ordine, suo malgrado appose
al terrorismo di sinistra l’ambiguo sigillo del martirio. La prospettiva
corale viene dai volti e dalle voci di Genova, la città dove tutto
inizia e dove tutto finisce. La storia della lotta armata va compresa
guardando, più che al singolo, ai molti. E guardando indietro,
all’Italia degli anni Sessanta, altrettanto che all’Italia degli anni
Settanta. L’immigrazione, la famiglia, la scuola, la fabbrica, i
«movimenti», la piazza, l’università, il carcere: in questo libro,
quello dei «compagni che sbagliano» è romanzo di formazione, prima di
diventare romanzo criminale. Questa è una storia delle Brigate rosse
ricostruita attraverso il prisma della città di Genova.
Città-laboratorio di violenza politica, dagli incerti esordi della banda
XXII Ottobre al sequestro del giudice Sossi, la prima impresa clamorosa
delle Br. Città-palestra di lotta armata, dall’omicidio del giudice
Coco e della sua scorta al tentativo dei terroristi di trasformare in
rivoluzionari gli operai dell’Italsider, dell’Ansaldo,
dell’Italcantieri, in quella che negli anni Settanta era la capitale
italiana dello Stato imprenditore. Città-cimitero in una guerra infine
quasi privata, le Br del «militarista » Riccardo Dura contro i
carabinieri del generale Dalla Chiesa, cui i responsabili politici della
Repubblica delegarono il compito di annientare il terrorismo rosso a
mano altrettanto armata. Nella prospettiva di Sergio Luzzatto, Genova
diventa una chiave per interpretare l’Italia degli «anni di piombo». Lo
spazio del racconto si allarga, il contesto locale si intreccia con il
contesto nazionale e internazionale: dall’asse Genova-Roma, che sostenne
la logistica del sequestro Moro, all’asse Genova-Parigi, che garantì i
rapporti esteri dei brigatisti, passando per i traffici d’armi nelle
acque del Mediterraneo. E la chiave genovese vale a collocare la
posizione storica dei «cattivi maestri». In particolare, attraverso il
riconoscimento del ruolo assunto ai vertici delle Br da una strana
coppia di intellettuali, due professori universitari imparentati tra
loro: il filologo Enrico Fenzi e il sociologo Giovanni Senzani, «cognati
rossi».
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