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Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio
GLI INTERVENTI DI LEONARDO ELIA
The Others - un altro punto di vista
Salute e benessere a cura di Leonardo Elia
giovedì 28 settembre 2023
mercoledì 27 settembre 2023
La Russia di Putin di Anna Politkovskaja (Adelphi)
«Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino». Anna Politkovskaja
martedì 26 settembre 2023
Gli errori di Putin. Ucraina: una guerra a tutti i costi di Orio Giorgio Stirpe (Mimesis)
Gli errori di Putin è una disamina del conflitto in Ucraina incentrata sui fattori e sugli errori di calcolo che hanno trasformato quella che doveva essere una breve Operazione Militare Speciale nella prima guerra convenzionale ad alta intensità in Europa e in quanto di più prossimo a una guerra totale si sia visto sul pianeta dalla fine della Seconda guerra mondiale. Quello che era considerato il secondo più potente esercito del mondo è stato scagliato contro una nazione confinante – cogliendo completamente di sorpresa le cancellerie di tutto il mondo – sulla base di considerazioni discutibili e di una pianificazione operativa che si è rivelata clamorosamente sbagliata. L’autore vuole qui analizzare gli aspetti più prettamente militari di questi errori, mantenendo una scrittura semplice e aperta alla lettura capace di rivolgersi a un pubblico non necessariamente esperto della materia, in modo da fornire una nuova chiave interpretativa di questo drammatico evento.
lunedì 25 settembre 2023
L' affaire Moro di Leonardo Sciascia (Adelphi)
Scritto a caldo nel 1978, questo libro non ha che guadagnato con gli anni. Mentre, in una nobile gara di codardia, i politici italiani, nonché i giornalisti, si affannavano a dichiarare che le lettere di Moro dalla prigionia erano opera di un pazzo o comunque prive di valore perché risultanti da una costrizione, Sciascia si azzardò a leggerle, con l'acume e lo scrupolo che sempre aveva verso qualsiasi documento. Riuscì in tal modo, sulla base di quelle lettere, a ricostruire una intelaiatura di pensieri, di correlazioni, di fatti che sono, fino a oggi, ciò che più ci ha permesso di capire, o di avvicinarci a capire, un episodio orribile della nostra storia. Presentando il libro nella sua ultima edizione (1983), Sciascia scriveva opportunamente «questo libro potrebbe anche esser letto come "opera letteraria". Ma l'autore – come membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla "affaire" – ha continuato a viverlo come "opera di verità" e perciò lo si ripubblica (non più col rischio delle polemiche, ma del silenzio) con l'aggiunta della relazione di minoranza (di assoluta minoranza) presentata in Commissione e al Parlamento. Una relazione che l'autore ha voluto al possibile stringare, nella speranza abbia la sorte di esser largamente letta: qual di solito non hanno le voluminosissime relazioni che vengono fuori dalle inchieste parlamentari».
domenica 24 settembre 2023
Il secolo autoritario. Perché i buoni non vincono mai Condividi di Paolo Mieli (Rizzoli)
Mieli identifica i temi che abitano il dibattito pubblico odierno e che dell’autoritarismo portano un inconfondibile tratto: la convivenza religiosa spesso impossibile, la violenza organizzata del nostro mondo globale, il terrorismo nelle sue forme ormai internazionali, la cancel culture che abbattendo i monumenti vuole imporre una «nuova inquisizione che induce all’autocensura».
Nessuno troverebbe da ridire di fronte
all’affermazione che il secolo degli autoritarismi sia stato, per
antonomasia, il Novecento, con due regimi nazifascisti che hanno
incendiato l’Europa e innescato la Seconda guerra mondiale e la
creazione, a Oriente, di quello che diverrà il blocco sovietico,
sopravvissuto fino al 1989. Paolo Mieli parte proprio dalle scintille
del conflitto, dal patto Molotov-Ribbentrop e dai «protocolli segreti»
che hanno segnato anche il lungo periodo postbellico (e sopravvivono
nella retorica putiniana) per impostare un’analisi attenta dell’eredità
che ancora scontiamo del secolo scorso. Concentrandosi in apertura
sull’ombra nera dei regimi tedesco e italiano, il lavoro dello storico
porta l’autore a rintracciare nel passato più o meno recente i semi
dell’autoritarismo: li individua nella reazione alla congiura di
Catilina, nell’agire di un papa come Gregorio VII, nel populismo di
Guglielmo II, nei tribuni della plebe «rivisitati» durante la
Rivoluzione francese. Infine, quando a quello storico si unisce lo
sguardo del grande giornalista, Mieli identifica i temi che abitano il
dibattito pubblico odierno e che dell’autoritarismo portano un
inconfondibile tratto: la convivenza religiosa spesso impossibile, la
violenza organizzata del nostro mondo globale, il terrorismo nelle sue
forme ormai internazionali, la cancel culture che abbattendo i monumenti
vuole imporre una «nuova inquisizione che induce all’autocensura». Per
insinuare il dubbio che quella (in)giustificata euforia democratica
sorta sulle ceneri della guerra mondiale e rinnovata dalla caduta del
muro di Berlino non sia stata altro che un abbaglio collettivo: il
secolo autoritario di un secolo fa dura ancora oggi.
sabato 23 settembre 2023
Suicidio occidentale. Perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare i nostri valori di Federico Rampini (Mondadori)
Questo pamphlet è una guida per esplorare il disastro in corso; è un avvertimento e un allarme.
Se un attacco nel cuore dell’Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell’Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L’ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. L’aggressione di Putin all’Ucraina, spalleggiato da Xi Jinping, è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli. Sta già accadendo in America, culla di un esperimento estremo. Gli europei stentano ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti, eppure il contagio del Vecchio continente è già cominciato. Nelle università domina una censura feroce contro chi non aderisce al pensiero politically correct, si allunga la lista di personalità silenziate, cacciate, licenziate. Solo le minoranze etniche e sessuali hanno diritti da far valere; e nessun dovere. L’ambientalismo estremo, religione neopagana del nostro tempo, demonizza il progresso economico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l’Apocalisse imminente. I giovani schiavizzati dai social sono manipolati dai miliardari del capitalismo digitale. L’establishment radical chic si purifica con la catarsi del politicamente corretto. È il modo per cancellare le proprie responsabilità: quell’alleanza fra il capitalismo finanziario e Big Tech pianificò una globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio, creando eserciti di decaduti. Ora quel mondo impunito si allea con le élite intellettuali abbracciando la crociata per le minoranze e per l’ambiente. La questione sociale viene cancellata. Non ci sono più ingiustizie di massa nell’accesso alla ricchezza. C’è solo «un pianeta da salvare», e un mosaico di identità etniche o sessuali da eccitare perché rivendichino risarcimenti. In America questo è il Vangelo delle multinazionali, a Hollywood e tra le celebrity milionarie dello sport. In Europa il conformismo ha il volto seducente di Greta Thunberg e Carola Rackete. Le frange radicali non hanno bisogno di un consenso di massa; hanno imparato a sedurre l’establishment, a fare incetta di cattedre universitarie, a occupare i media. Possono imporre dall’alto un nuovo sistema di valori. La maggioranza di noi subisce quel che sta accadendo: non abbiamo acconsentito al suicidio.
venerdì 22 settembre 2023
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Animali puntualmente in transito sulle vie delle elezioni comunali leccesi. Le puntuali, insopprimibili pecore richiamate dal pifferaio di t...