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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

giovedì 24 ottobre 2024

A Lecce un progetto sulle intimidazioni agli amministratori locali

Patriot di Alexei Navalny (Mondadori)

Il potente e toccante memoir dell’impavido leader dell’opposizione che ha pagato il prezzo più alto per ciò in cui credeva.


Navalny ha iniziato a scrivere PATRIOT nel 2020, poco dopo l’avvelenamento che gli è quasi costato la vita. Il libro racconta tutta la sua storia: la gioventù, il momento in cui ha sentito l’esigenza di dedicarsi all’attivismo, il matrimonio e la famiglia, l’impegno con il quale ha sfidato una superpotenza mondiale determinata a ridurlo al silenzio e la sua ferma convinzione che non sia possibile resistere al cambiamento, che il cambiamento arriverà. Con dovizia di dettagli avvincenti, che includono anche lettere inedite dalla prigione, Navalny racconta, tra le altre cose, la sua carriera politica, i diversi attentati alla sua vita e a quella delle persone a lui più vicine, e l’incessante campagna che, con il suo team, ha condotto contro un regime sempre più dittatoriale. Scritto con la passione, l’acume, la schiettezza e il coraggio per i quali Navalny era giustamente acclamato, PATRIOT è la sua ultima lettera al mondo: un resoconto toccante degli ultimi anni trascorsi nel più brutale carcere al mondo, un memento dei motivi per i quali i principi di libertà individuale sono irrinunciabili, una pressante esortazione a continuare il lavoro per il quale Navalny ha dato la vita. «Questo libro è una testimonianza non solo della vita di Alexei, ma anche del suo incrollabile impegno nella lotta contro la dittatura, una lotta alla quale ha sacrificato tutto, compresa la sua vita. Grazie a queste pagine, i lettori impareranno a conoscere l’uomo che amavo profondamente, un uomo di integrità e coraggio assoluti. Raccontare la sua vita è un modo per onorare la sua memoria e ispirare altri a combattere per ciò che è giusto e a non perdere mai di vista i valori che contano davvero.» – Yulia Navalnaya



DAL 24 AL 27 OTTOBRE LE OFFICINE CANTELMO DI LECCE OSPITANO WOMƏNHOOD: TRE GIORNI DI ARTE, INCONTRI, MUSICA, TEATRO E LABORATORI PER ESPLORARE LE MOLTEPLICI SFUMATURE DELL’ESPERIENZA FEMMINILE E DELL’IDENTITÀ DI GENERE NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

 

Arte, incontri, musica, teatro e laboratori per esplorare le molteplici sfumature dell’esperienza femminile e dell’identità di genere nella società contemporanea. Da giovedì 24 a domenica 27 ottobre, le Officine Cantelmo di Lecce ospitano la prima edizione di Womənhood. Un’occasione immersiva e multidimensionale per riflettere e confrontarsi - analizzandone il peso politico, sociale e culturale - sul concetto di womanhood. Si tratta di un termine inglese che indica l'essere donna e l'insieme di caratteristiche, esperienze e qualità associate all'identità femminile. L'uso della schwa nel titolo riflette l'intento inclusivo dell'iniziativa, che si pone come piattaforma di riflessione critica sulle tematiche femministe e transfemministe. La tre giorni accoglierà il laboratorio "Tutte le direzioni" con Gaia Barletta, l’inaugurazione della mostra a cura di Flop Magazine e il concerto di Vera Di Lecce (giovedì 24 ottobre alle 15, alle 19 e alle 21), un dialogo intergenerazionale con Agedo Lecce (sabato 26 ottobre dalle 9), un incontro con Collettiva Edizioni e lo spettacolo teatrale Brutta (domenica 27 alle 19 e alle 21). Womənhood è sostenuto dalla seconda edizione dell’avviso "Futura – La Puglia per la parità", promosso dal Consiglio regionale della Puglia.


Sabato 26 ottobre appuntamento alle 9 per un dialogo intergenerazionale su identità di genere e orientamento sessuale con studentesse e studenti e rappresentanti di Agedo Lecce. Nata nel 1993, l'associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBTQIA+, cerca di riproporre costantemente la tematica dei diritti, che, se non sono garantiti per tutti, rischiano di configurarsi come privilegi.

Domenica 27 ottobre l'ultima si aprirà alle 19 (ingresso libero) con un incontro dedicato alla casa editrice indipendente e femminista CollettivaSimona Cleopazzo e Stefania Zecca (co-curatrici della collana Prose Minime) e Serena Gatto (curatrice della collana Taccuini e altre cose) racconteranno questo innovativo progetto editoriale, che mette al centro sorellanza e nuove narrazioniCollettiva Edizioni Indipendenti è composta da otto donne che fanno della scrittura un impegno quotidiano e un percorso di crescita intellettuale: pubblicano libri non convenzionali, sviluppano ricerche, riflessioni e organizzano laboratori su poesia, filosofia e femminismo, promuovendo un confronto continuo. Alle 21 (info e biglietti 
3509008039) in scena Brutta. Tratto dall'omonimo successo letterario di Giulia Blasi edito da Rizzoli, interpretato dalla multiforme Cristiana Vaccaro, per la regia di Francesco Zecca, questo monologo brillante racconta la storia del corpo della protagonista. Chi ha detto che, per occupare uno spazio pubblico, per vivere appieno in società, si debba per forza essere belle? L’umorismo dello spettacolo dona leggerezza e profondità a questa riflessione sul femminile, mai retorica, estremamente attuale, che attraversa fino ai giorni nostri un universo caleidoscopico fatto di strade polverose anni ‘70, di cartoni animati anni ‘80, di donne-frutta e facce da stronza, di primi amori (e prime delusioni) a ritmo di successi sanremesi anni ’90.

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martedì 22 ottobre 2024

SOTTO LA PELLE DEL MONDO con Dario Fabbri e Marco Damilano

I TEDESCHI HANNO DETTO BASTA AGLI USA E AL NEOLIBERISMO ft. Guzzi e Bort...

Conversazioni sul futuro-Lecce - Intervento del Dott. Leonardo Elia

Sabato 19 ottobre , officine Cantelmo, ore 20,45, presentazione del nuovo libro di Dario Fabbri, “ Sotto la pelle del mondo”.

Geopolitica .

Sul palco oltre Dario Fabbri ,  Marco Damilano.

Dario Fabbri lo seguo da tempo, lo ho conosciuto, lo ho apprezzato da quando faceva parte della squadra di Limes la nota e autorevole rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.

La consueta bella narrazione dell’autore , che sottolinea che la base della sua analisi non parte dall’alto, dai massimi sistemi, ma invece ha origine dal terreno , dal cogliere il “genius loci “ delle comunità , dai fatti e dai fattori che le formano , le legano e le fanno anche disgregare.

Lucio Caracciolo  usa dire che per capire le “ pulsioni” in geopolitica , bisogna sapere di geografia, di storia, e conoscere la letteratura  dei luoghi….e di chi ci vive.

L’ impostazione rivendicata  dall’autore che parte dai territori, gli riconosce  un atteggiamento  non accademico, come ha detto  lui stesso  in più di una occasione.

Premetto che purtroppo  non ero presente, ma  la registrazione dell’evento, me lo sono “divorato “ domenica sera.

Bella narrazione, aneddotica come lui è capace di fare.

Dario Fabbri, parla di demografia, di età media dei popoli, per definirne la postura nel mondo,  l’indirizzo politico in senso ampio, sia all’interno della comunità di appartenenza sia all’esterno.

E sottolinea la grande importanza che ha la storia nella costruzione della collettività, nella sua coesione e anche nella sua disgregazione.

Non poteva non citare la “ fine della storia “ di  Fukuyama, baggianata intellettuale che ha imperato dopo la caduta dell’ URSS.

Questa è la base teorica della visione post storica, economicistica, che ha caratterizzatole società europee negli ultimi decenni( e quindi anche della società italiana).

Lucio Caracciolo ha detto che alla fine della seconda guerra mondiale gli americani, la prima cosa che fecero con le nazioni sconfitte, fu cambiarne i libri di testo, per riscriverne il passato , in maniera più rassicurante, …per loro.

Quindi un’Europa occidentale tutta concentrata sull’economia, visto come unico motore della storia.

Che si incarna nella globalizzazione, neoliberale.

Cosa evidente in Germania , dove ogni accenno alle guerre del ‘900 , semplicemente non c’era. Nella parte occidentale almeno. Un periodo  praticamente rimosso.

 Il  libro esprime opinioni condivisibili, esposte nell’usuale maniera fluida e accattivante di Dario Fabbri.

Con un unico neo però.

Questa visione post storica, che impedisce a noi europei di capire il mondo, che ci indebolisce nei rapporti con gli altri popoli, inizia ad avere crepe?

Questa è la domanda che se fossi stato presente avrei posto all’autore.

Mi spiego ,in Europa  ci sono dei segnali che fanno pensare ad una elaborazione del proprio passato?

Quindi c’è in nuce un cambio di passo ?

Ho la sensazione che le analisi, incluse quelle di Dario Fabbri, per non parlare dell’ autorevolissimo

Limes , scontano una certa piattezza, perché non riescono a cogliere , per paura forse di fare il passo troppo lungo, per paura di osare, degli indicatori importanti, per capire cosa si agita nella pentola, in ebollizione ma non facilmente visibile, che sono le società del nostro continente.

Il mondo tutto è in ebollizione.

E qui torno a parlare dei risultati delle elezioni nei land  dell’ex Germania est, la cui portata non è compresa per nulla in Europa, vedi le cazzate dette da Gentiloni ,e da altri esponenti liberal.

Per questo vi propongo  la visione dell’evento di Lecce, da vedere, e vi (ri)propongo un’analisi stringente delle elezioni regionali tedesche, consigliando di ascoltare con attenzione quello che dice Gabriele Guzzi, che sottolinea, e io concordo con lui , come l’ascesa di AFD e il partito di Sarha  Wagenknecht , possa essere anche una rielaborazione   del loro passato e un suo superamento critico(min 17 circa).

Argomento che in Germania è stato sempre un tabù.

La Germania Est non ha subito la deriva post storica del dopoguerra tedesco occidentale, inoltre  si sono assolutamente denazificati, e definire AFD un partito neonazista . è una banalità. Una superficialità pretestuosa.

Dimenticavo , Gabriele  Guzzi insegna storia economica all’università di Cassino, tra l’altro, oltre a collaborazioni importanti (Limes).

Quindi buona visione e buone riflessioni.




21 OTTOBRE 2024 LECCE ARTIGIANATO APPRODA IN COMMISSIONE

21 OTTOBRE 2024 - LECCE - EX STIMMATINE, AL VIA I LAVORI PER IL LUXURY HOTEL

Migranti in Albania, Nordio vs giudici romani: “Sentenza europea complessa e scritta in francese”

GIULIETTO CHIESA: LE MEMORIE DI MOSCA

Racconto dall'ultimo viaggio in Cina del Segretario Generale del Partito Comunista Alberto Lombardo

Il mio intervento a Walden sul NUOVO FASCISMO e l'OLIGARCHIA FINANZIARIA, di Francesco Borgonovo

Fuori dall'abisso. Dal fascismo alla democrazia: storia del miracolo politico italiano 1940-1954 di Mark Gilbert (Rizzoli)

 Una nazione dilaniata da una guerra mondiale perduta, sepolta sotto le macerie di un regime crollato, abbandonata dal suo stesso re, piagata da una povertà dilagante e priva di qualsiasi credibilità internazionale. Questa era l’Italia del 1945, dopo il collasso finanziario, politico e persino morale che l’aveva investita. Dieci anni dopo, quello stesso Paese entrava a far parte delle Nazioni Unite, guidava da protagonista il processo di ricostruzione del continente e correva a grandi passi verso il «miracolo» del boom economico. La stampa era libera, la vita politica fiorente e una vibrante società civile affrontava una modernizzazione impetuosa, realizzando una delle trasformazioni nazionali più impressionanti a cui la storia europea recente abbia mai assistito. Com’è stato possibile? Mark Gilbert risponde a questa domanda con un sapiente uso delle fonti e una prosa che sa catturare il lettore senza mai perdere il rigore dello storico. "Fuori dall’abisso" è un imponente affresco sociale ma soprattutto una straordinaria galleria di ritratti: grandi personaggi in un’epoca di grandi passioni e grandi ideali. Uomini al centro della Storia, quella dell’Italia e quella del mondo intero: da Togliatti e Secchia, in un Pci diviso tra aspirazione di progresso e fedeltà a Mosca; passando per Nenni e i socialisti, che riuscivano a vedere gli orrori del comunismo reale ma non a recidere il cordone ombelicale che li legava al mito dell’Urss, per arrivare ai partiti minori, con la loro vitalità e i piccoli egoismi. E infine, i protagonisti della Democrazia cristiana, primo fra tutti Alcide De Gasperi, una figura che ha avuto un ruolo centrale per la Repubblica e tuttavia è oggi spesso quasi dimenticata. La sua opera fu decisiva per permettere all’Italia di uscire dal buco nero del fascismo e della guerra, imboccando il cammino che dal totalitarismo la portò alla democrazia e allo sviluppo.




Ustica: il nuovo film di Renzo Martinelli rivela una nuova verità

lunedì 21 ottobre 2024

Matrix le morti sospette del caso Ustica - 10/02/2016

Eroi pericolosi. La lotta armata dei comunisti nella Resistenza di Gabriele Ranzato (Laterza)

Le Brigate Garibaldi sui monti e i GAP nelle città furono le formazioni create dal Partito Comunista e costituirono l’asse portante di tutta la guerra partigiana contro gli occupanti tedeschi e i fascisti loro alleati. Lo storico Gabriele Ranzato ne ricostruisce le vicende mettendo in risalto, al di là di ogni pregiudizio, luci e ombre del loro operato, caratterizzato da un’alterna prevalenza di strategia ‘militare’ e obiettivi politici.


In molti scritti sulla Resistenza sono indicati come autori di attacchi ai tedeschi o vittime dei loro rastrellamenti ‘i partigiani’, senza altra specificazione. Ma in gran parte dei casi si trattò di partigiani comunisti, la cui connotazione politica in seguito è rimasta spesso sotto traccia. Nel dopoguerra fu il loro stesso partito a inglobarli nella sua visione della guerra di Liberazione come ‘guerra di popolo’ combattuta da un ampio fronte antifascista quasi indifferenziato. E questo è accaduto ancora di più dopo il crollo dell’URSS, quando la forte impronta comunista sulla lotta armata antitedesca apparve una macchia capace di cancellarne i meriti. Questo non è un libro di semplice rivendicazione di quei meriti. Ne illustra alcuni, tra cui soprattutto la creazione dal nulla del nucleo essenziale dell’ʽesercito partigiano’, le Brigate Garibaldi, opera di pochi militanti, capaci però di attrarre tanti volontari disposti a battersi contro i nazifascisti. Accanto alle loro imprese ne vanno però considerati anche i limiti, riconducibili agli obiettivi politici del loro gruppo dirigente, deciso ad attribuirgli, nonostante il loro carattere guerrigliero, compiti di un vero esercito regolare capace di presidiare vaste ‘zone libere’. Ma dopo le dure prove dell’ultimo inverno di guerra, le formazioni comuniste diedero il principale contributo alla liberazione delle città del Nord prima dell’arrivo degli Alleati, importante obiettivo simbolico condiviso da tutte le forze della Resistenza. Un libro né encomiastico, né denigratorio, dove predominano i chiaroscuri, quanto mai presenti nella storia della transizione italiana verso la democrazia.



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20 OTTOBRE 2024 - TARANTO - IO C'ENTRO SI PRESENTA AL TERRITORIO

Su Israele la sinistra tedesca più a destra di Orban

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Catastrofe emiliana: cementificazione, austerità e vincoli Ue | La Fionda

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Franco Battiato - Povera patria

Quasi Gol di Giorgio Simonelli (Manni)

Il rapporto tra calcio e televisione dalla prima diretta fino ai giorni nostri, il  condizionamento reciproco e poi, al fischio finale, la vittoria del mezzo televisivo sullo sport. Due tra le più grandi passioni degli italiani, il calcio e la televisione, sono protagoniste di questo libro che ne narra intrecci, condizionamenti e trasformazioni dalla prima partita in diretta tv fino ai nostri giorni. Giorgio Simonelli ripercorre una vicenda che copre un arco di più di settant’anni, e che nel tempo ha avuto molti protagonisti: le tecnologie di ripresa e messa in onda, il linguaggio, le emittenti pubbliche e private, le istituzioni e le società sportive, gli sponsor, le aziende e i tifosi. Ricostruisce la storia che va dalle prime trasmissioni sportive (quelle che si guardavano al bar, perché i televisori non erano in ogni casa) alle partite a colori, passando per gli storici telecronisti e i programmi calcistici fino ai giocatori superstar.  Spiega come a condizionare in maniera determinante la fruizione e quindi il gioco vero e proprio del calcio siano da un lato le questioni economiche (si vedano le aste per i diritti televisivi delle partite), dall’altro la tecnologia (dal crescente numero di telecamere in campo al VAR), e come le regole dello sport si siano piegate alle esigenze del tubo catodico. E lo fa mescolando sapientemente gli strumenti dello studioso della comunicazione con la passione del tifoso.

 

Giorgio Simonelli è nato nel 1948, vive a Vercelli.  Ha insegnato a lungo Storia della radio e della televisione e Cinematografia didattica ginnico-sportiva all'Università Cattolica di Milano dove ora collabora con i master “Comunicare lo sport” e “Fare radio”. È docente nel laboratorio di televisione dell’Università di Genova presso il Campus di Savona.  Partecipa come esperto a TV Talk, storico programma di Rai 3.  Ha scritto libri, saggi, articoli sui temi della comunicazione cinematografica e radiotelevisiva.

 



Luciano Capone e Carlo Stagnaro sono autori per Rubbettino di Superbonus - Come fallisce una nazione

Il Superbonus avrebbe dovuto essere lo strumento per il rilancio dell’economia italiana dopo le chiusure per il Covid e un caposaldo della v...