Cerca nel blog

Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

venerdì 27 settembre 2024

Intanto al Parlamento Europeo ... Intervento del Dott. Leonardo Elia

Risoluzione Parlamento Europeo ... 

Piroette ...

FI, PD, FDi votano no al paragrafo 8 della risoluzione del Parlamento Europeo, che  “invita gli stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali contro obbiettivi militari legittimi sul territorio russo”.

Per poi in ordine sparso, , votare la risoluzione in toto, contenente l’articolo in questione.

E’ bene sapere il voto nei dettagli:

La Picierno e la Gualmini votano si alla risoluzione e all’art. 8

Bonifei, Corrado, Decaro, Laureti, Ricci, Ruotolo, Zan e Zingaretti votano NO al paragrafo e Si alla risoluzione che la contiene.

La Strada, vota  No al paragrafo e si astiene sulla risoluzione.

La Annunziata si astiene sul paragrafo e vota Si alla risoluzione, poi rettifica a verbale la sua astensione

Precisando la sua contrarietà al paragrafo, ma non alla risoluzione che lo contiene.

Tarquino non vota per ragioni tecniche, ma è per il no astenendosi sulla risoluzione.

I vari governatori, votano si alla risoluzione

Questi dati li ho presi e filtrati da Marco Travaglio.

Ma sono dati acclarati.

Comunque molta confusione a  sinistra, o sinistra presunta tale.

Chi vota contro sono Movimento 5 stelle, Lega, e Avs.  Hanno votato No a paragrafo e alla risoluzione, coerentemente e senza piroette.

Poi chi definisce gli obbiettivi militari “legittimi”?

Zelensky?

Se a lui e ai suoi scagnozzi  salta in testa di attaccare postazioni radar di allerta lontana, cosa che hanno già fatto, pochi mesi fa, danneggiando , una apparecchiatura  che è stato pensata  in caso di attacco nucleare, quindi, per adesso, fortunatamente ,nulla a che fare con la guerra in Ucraina, ma invece essenziale per mantenere una vitale deterrenza russa , cosa succede, cosa può succedere?

Con gli USA, che non si assumono  responsabilità, per le azioni degli ucraini come d’altra parte stanno facendo anche per Gaza e ora anche in Libano.

Gaza e principalmente Libano, servono a  trascinare l’Iran , altro dente cariato per i decisori d’oltreoceano.

La Casa Bianca formalmente   non avvalla  l’utilizzo dei suoi aiuti  in questi due teatri bellici per  operazioni militari  estreme, anzi non fa che ripetere la sua contrarietà e il suo non essere  mai informata prima.

Salvo fornire armi e intelligence in maniera completamente indiscriminata ai propri alleati, senza chiedere ragioni sull’utilizzo.

Imponendo all’Unione Europea un interventismo assolutamente , per me , autolesionista.

E per noi suicida .

Cose da pazzi.

Fermo restando che la nostra Costituzione obbliga la ricerca e l’utilizzo della via diplomatica , per la risoluzione delle controversie internazionali, cosa che la risoluzione in questione non fa, preferendo quindi  l’escalation.

Con un Cappellini, giornalista di Repubblica , che dice in un suo articolo, che votare contro la risoluzione, sarebbe stato un mettersi dalla parte di Vannacci, Salvini, e l’immancabile Orban.

Quindi , dice Travaglio ironicamente, i custodi della Costituzione ( art. 11), sono questi tre, e non il blocco degli atlantisti e relativi partiti, che per l’Ucraina ,soffiano sul  fuoco, e che su quello che sta succedendo in Palestina e Libano , osservano un silenzio rigoroso e fattuale, fornendo anche loro strumenti di morte

Nessun richiamo a Israele.

Guardate le immagini , del ragazzino con bandierina palestinese, inseguito a Berlino da poliziotti.

D’altra parte Sarah Wagenknecht, con il suo partito in costante ascesa in Germania, ha invitato il cancelliere Scholtz a unirsi a Orban(il demonio!) nel suo giro di consultazioni nell’ottica di una soluzione diplomatica della mattanza ucraina.

Comunque io non credo ad un reale cambiamento della politica americana, con le prossime elezioni, qualunque siano i risultati, prima per l’enorme  potere dei neoconservatori, e poi perché , chiunque sia il nuovo presidente, non avrà né la forza , né la volontà di cambiare rotta, di affermare politiche, che anche nel breve periodo, possano risultare controproducenti, per gli interessi americani.

Dovrebbe essere l’ Europa, ad assumere una postura assolutamente indipendente, specialmente  in questi due scacchieri, Medio Oriente e Ucraina, assumendosi la responsabilità di fermare il massacro, i massacri, che si stanno svolgendo a poca distanza da noi.

Lo dicono persone dello spessore Jeffrey Sachs , e di John Mearsheimer, due acuti,  politologi di fama internazionale.

Non ci può aspettare nulla dagli USA, come contenimento della politica Netanyau, anche perché

Israele,  per il peso elettorale e finanziario, di lobbies note a tutti, è in pratica il cinquantunesimo  stato dell’Unione

Inoltre  lo stato di Israele è uno dei miti fondanti della repubblica federale tedesca.

Tutto ciò per il senso di colpa per quello che è successo ottant’anni fa.

Però la storia va interiorizzata ed elaborata, non si può vivere in un limbo post storico per sempre, perché è un atteggiamento paralizzante, e non è bene  .

La notizia buona è che si è dimesso l’intero direttivo dei Verdi tedeschi, partito ultra atlantista, dopo la catastrofe elettorale , nei Land dell’est, con l’ ascesa di AFD e della Wagenknecht,, partiti sovranisti , cioè partiti che tornano a parlare di sovranità nazionale. Sovranità nazionale, che è strettamente collegata al parlamentarismo, al riconoscersi come comunità.




 

Quella tedesca è una democrazia di paglia - Dissipatio

Quella tedesca è una democrazia di paglia - Dissipatio

Chi è Kochavi, la mente dell’attacco in Libano. Ha trasformato le idee dei filosofi francesi in piani di battaglia | Corriere.it

Chi è Kochavi, la mente dell’attacco in Libano. Ha trasformato le idee dei filosofi francesi in piani di battaglia | Corriere.it

WAR ROOM di Enrico Cisnetto con Franco Bruni, Federico Fubini e Gianni Trovati

TARANTO. EX ILVA: FERMO IL TRENO NASTRI DUE

Israele, raid in Libano: l'analisi di Lucio Caracciolo

Taiwan, sale tensione con Pechino, 43 jet e 8 navi da guerra cinesi intorno all'isola

Cos’è Hezbollah, lo Stato nello Stato libanese che combatte contro Israele

Come TUTTO Ebbe INIZIO

The Clash - London Calling/ Train In The Vain (Live On Fridays)

giovedì 26 settembre 2024

Travaglio: "Non sono i sovranisti la causa delle crisi della democrazia ..."

 


A Milano è morto l'arciprete. Don Achille Bolis 23 febbraio 1944 di Enrica Bolis, Clara Tacchi (Mimesis)

 Nelle primissime ore del 22 febbraio 1944, in una notte gelida in cui cadeva una pioggia leggera, una sessantina di militi fascisti arrestarono l’Arciprete di Calolzio, don Achille Bolis, che in seguito fu tradotto a San Vittore dove morì per le torture subite. La stessa notte e nei giorni successivi furono arrestati e deportati altri patrioti coinvolti nella Resistenza locale.




La Germania ha portato se stessa e l Italia alla rovina, ecco la sua stella [Lucio Caracciolo]

Ddl Sicurezza, manifestazione a Reggio Calabria: le parole di Gregorio Pititto (Cgil)

Libano, Biden: "Spingiamo per un cessate il fuoco di 21 giorni"

Il mio intervento a DiMartedì sul Governo Meloni e il disastro in Libano

IL PROBLEMA DEL MISSILE DI HEZBOLLAH mentre l’Ucraina cede al FRONTE con la RUSSIA

L’adolescenza politica irrisolta della sinistra su economia e mercato - Linkiesta.it

L’adolescenza politica irrisolta della sinistra su economia e mercato - Linkiesta.it

Ucraina, Meloni a Zelensky: "Arriva Samp-T, faremo altri sforzi per Kiev"

Ucraina, Meloni a Zelensky: "Arriva Samp-T, faremo altri sforzi per Kiev"

Alluvione in Romagna, solite lacrime di coccodrillo dalla politica ma poi nulla cambia - Il Fatto Quotidiano

Alluvione in Romagna, solite lacrime di coccodrillo dalla politica ma poi nulla cambia - Il Fatto Quotidiano

50 RARE PHOTOS OF WOODSTOCK (1969) IN COLOR

mercoledì 25 settembre 2024

Mafia a Milano - La storica relazione del Comitato Smuraglia

Meloni all'assemblea Generale dell'Onu: "Destino ci sfida, dobbiamo essere all'altezza" - INTEGRALE

Giornalista libanese ferito da attacco missilistico di Israele: il video ripreso dal suo computer

E’ ancora possibile evitare la terza guerra mondiale? - ft Gen. FABIO MINI

Siena, l'ateneo blocca la conferenza su Palestina e Israele

Siena, l'ateneo blocca la conferenza su Palestina e Israele

Polemiche alll’Università di Siena per la conferenza su Palestina e Israele

Polemiche alll’Università di Siena per la conferenza su Palestina e Israele

da Radio Onda D'Urto - SIENA: L’ATENEO VIETA LA CONFERENZA SU PALESTINA ORGANIZZATA PER IL 7 OTTOBRE (NO COMMENT)

“Il 7 ottobre è vietato parlare di Palestina e Israele all’università di Siena”: è la denuncia dell’associazione studentesca Cravos-Siena di fronte alla scelta dell’ateneo toscano di cancellare un dibattito dedicato alla situazione in Palestina. Il progetto della conferenza sulla questione israelo-palestinese, spiegano gli studenti, era inserito all’interno di un bando pubblico dell’università chiamato “Infondoècultura” e dopo aver ottenuto, nei mesi precedenti, l’approvazione da parte del rettore Roberto Di Pietra, l’autorizzazione è stata annullata.

Tra i relatori invitati ci sono Ilan Pappé, storico israeliano, Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per il territorio palestinese occupato, Karem Rohana, attivista italo palestinese e Giuseppe Flavio Pagano, divulgatore di geopolitica


INFO LINK 




Volga Blues. Viaggio nel cuore della Russia di Marzio G. Mian (Gramma Feltrinelli)

 Sulle sponde del grande fiume che attraversa la Russia, alla ricerca delle radici di un paese travolto dal suo passato, àncora e demone, tabù e destino dei suoi tanti popoli.

«Dietro la nuova cortina di ferro: Stalin, caviale e nazionalismo.» - Harper’s Magazine

«Seimila chilometri e quattro settimane di viaggio lungo il Volga, alla scoperta della Russia profonda. Un paese sempre più nazionalista e ripiegato su se stesso, dove la guerra in Ucraina è solo una presenza lontana e spettrale.» - Internazionale


Vista da Occidente, la Russia è oggi una terra lontana, misteriosa, ostile. Dall’invasione dell’Ucraina sembra sprofondata in un buio ancora più fitto che ai tempi più bui dell’Unione Sovietica, come un pianeta a sé stante, un mondo reso sinistramente lontano e inaccessibile dalla guerra. Sfidando i paranoici controlli dei servizi di sicurezza, Marzio G. Mian è tuttavia riuscito a viaggiare per seimila chilometri nella pancia, nel cuore e nell’anima della Russia. Per farlo ha scelto la rotta maestra della sua storia: il Volga, il fiume, totem e destino, autobiografia del popolo russo, secondo le parole di Michail Piotrovskij, direttore dell’Ermitage. Sulle sue sponde si è radicata, infatti, la fede ortodossa dopo il crollo di Costantinopoli, è sorto l’impero zarista, si è affermato quello sovietico, con la battaglia di Stalingrado e l’industrializzazione forzata di Stalin, si è consolidato il progetto neo-imperiale dell’autocrazia post-sovietica di Vladimir Putin. “Patria” dei tatari, dei cosacchi, dei monaci-santi, degli sciamani, di Razin, Pugačëv, Lenin, Kerenskij, Gončarov, Puškin, Gor’kij, Chlebnikov, della Russia arcaica e rurale, di quella metropolitana e dei grandi spazi pieni di nulla, delle steppe e dei sovchoz, delle fabbriche e delle izbe, della tradizione più reazionaria e della rivoluzione più spietata, il Volga è il fiume in cui Europa e Asia si incontrano o si dividono, a seconda che la bussola della Storia russa indichi Oriente oppure Occidente. Viaggiando da nord a sud, dalla sorgente nella regione del Valdaj, tra San Pietroburgo e Mosca, fino ad Astrakan’ sul Mar Caspio, passando per Tver’, Dubna, Rybinsk, Jaroslav’, Nižnij Novgorod, Kazan’, Ul’janovsk, Samara, Saratov, Volgograd, senza mai incontrare uno straniero, senza ascoltare altra lingua che il russo, Mian svela l’“altro fronte” del feroce scontro in atto con l’Occidente, il fronte di un popolo fatto di molte nazioni e tenuto insieme dal brutale, fragile, antico sogno di una civiltà imperiale. Sulle sponde del grande fiume che attraversa la Russia, alla ricerca delle radici di un paese travolto dal suo passato, àncora e demone, tabù e destino dei suoi tanti popoli.



Le dinastie dello Zar e della sua corte: tra potere, politica, inganni e misteri - Panorama

Le dinastie dello Zar e della sua corte: tra potere, politica, inganni e misteri - Panorama