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Ipse dixit ...

Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Seneca - Il Tempo

Dubitando ....

Dubitando ad veritatem pervenimus - Cicerone

Festìna lente ("Affrettati lentamente") - Svetonio

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martedì 21 maggio 2024

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Francesco Guccini - L'ultima Thule - Diario 1

lunedì 20 maggio 2024

Francesco Guccini - L'ultima Thule - Diario 2

MANIFESTO ... Intervento di Leonardo Elia

 La parola “manifesto”, il sostantivo “manifesto”, secondo il vocabolario Treccani,  ha un significato ben preciso: rappresenta un programma politico , culturale lanciato da partiti, da gruppi o da correnti.

Esempi ce ne sono tanti come lo stranoto “ Manifesto del partito comunista” di K. Marx e F. Engels, pubblicato a Londra nel 1848, oil “Manifesto dei futuristi” pubblicato in Francia nel 1909.

Questa intervista che il giovane regista Massimo Selis ha fatto al dottor Fausto Villabona ha per me un valore di manifesto programmatico.

Definisce uno spartiacque, una cesura che si sta evidenziando sempre con maggiore chiarezza nella nostra società, nella nostra cultura.

Una frattura che tocca in maniera profonda uno dei fondamenti, forse il Fondamento, della collettività all’interno della quale noi viviamo, la scienza, e il suo applicativo, la tecnologia .

La scienza è la conoscenza del mondo della natura.

La medicina è l’applicazione di questo concetto in funzione del nostro benessere, prevenzione, e anche per il conseguimento dello stato di salute.

Noi viviamo in un’antropologia  della linearità, della semplificazione, che trova riscontro immediato nei protocolli terapeutici, una teologizzazione della scienza ufficiale, totalmente chiusa a contributi che invece potrebbero dare tanto, in un ottica di comprensione del mondo di cui facciamo parte, volto a ristabilire un equilibrio, che  abbiamo perso.

Noi siamo dei sistemi complessi, viviamo in sistemi complessi, che nessun super computer comprenderà, nessuna intelligenza artificiale ci farà penetrare nei loro segreti, senza un cambio di paradigma.

Lo sguardo deve essere olistico, perché siamo unità in equilibrio, sia all’interno del nostro organismo, sia in rapporto con il mondo che ci circonda.

La gestione della pandemia ha svelato ,finalmente, le criticità, concettuali, prima delle criticità operative, con il carico di corruttela che queste si sono portate dietro.

Significativo l’accenno all’infiammazione di basso grado o silente, condizione che ha accomunato tutte le vittime del Covid 19.

Assolutamente non citata mai nella ossessiva ,e ossessionante comunicazione pandemica. Un atteggiamento delle istituzioni da “peste manzoniana”.

Ma anche la consapevolezza dell’esigenza di un rapporto  meno smart e più frontale, essenziale se si ha a cuore la persona nella sua interezza.

Non dimenticandosi mai che l’umanità è progredita, si è sviluppata, nei millenni con rapporti frontali, all’interno di comunità, e tra comunità differenti.

Non certo attraverso modelli, proposti e imposti, da enti sovranazionali, che verticisticamente, dirigisticamente, pretendono di regolare il quotidiano di collettività che le vedono lontane e assolutamente fuori contesto.

Lo stimolo che può venire dai territori , anche nel campo della tutela della salute, la realtà osservazionale, che potrebbe essere una grande risorsa , non viene presa in considerazione , ma invece imbrigliata, in una burocrazia asfissiante.

 

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