lunedì 14 luglio 2025

Aree interne - Intervento di Leonardo Elia

Qualche giorno fa ho letto qualcosa  sul PSNAI, il piano strategico nazionale aree interne.

Approvato a marzo di quest’anno, ma circolato all’inizio di luglio. Basato su   studi del Cnel e del Censis, che dividono l’Italia i quattro aree, di cui una,  quella della provincia profonda, il 60%  del territorio nazionale, dove abita poco meno di un quarto della popolazione italiana.

Sono le aree  che più subiscono il  calo demografico e l’invecchiamento della popolazione che ci contraddistingue come nazione.

A parte dei passi  di  questo documento, che sono “da brivido”, in cui si disegna , e si accetta, una tendenza, l’abbandono di territori  come destino ineluttabile, la  maggioranza e l’opposizione, si scontrano polemizzando  sui “soldi”, sugli stanziamenti di fondi, non su come vanno  spesi.

Praticamente , le regioni devono incentivare  i comuni delle aree interne, meglio se riuniti in consorzi, ad una progettualità che coinvolga  la solita non meglio identificata  “ società civile”, fondazioni, terzo settore, e chi più ne ha più ne metta, in pratica gli enti locali se la devono sbrigare da soli senza un disegno articolato , e le risorse, che per essere efficaci devono essere nazionali .

Questi interventi spezzettati sanzionano la fine della politica, perché così non si può rispondere   alle vere esigenze che queste aree esprimono, interpretabili  solo con uno sguardo strategico. Cosa che chi conosce questi luoghi sa  bene.

Mia moglie è molisana, di un paesello a una decina di km da Campobasso. Il Molise esiste! Mille abitanti circa. In rapido depopolamento,  come tutta la regione. Lì  addirittura  volevano chiudere il locale ufficio postale, nel paese non c’è uno sportello bancario, con una stazione ferma da anni , che sembra essere ripartita con solo due treni al giorno  che collegano il capoluogo a Termoli.  Se io dalla mia città, volessi  andare lì, con  le ferrovie,  qualcuno  dovrebbe  venire a prendermi  o a Foggia o a Termoli.

In pratica  se si elegge la sostenibilità economica  a stella polare,  e manca una visione politica di ampio respiro,   risulta  naturale chiudere  i servizi essenziali ,  come anche  gli ospedali,  si penalizza   il trasporto pubblico,  aggiungendo  che spesso anche  la copertura internet non è adeguata. Cosi  si condanna all’isolamento gran parte del territorio nazionale, e quindi lo si condanna  all’abbandono.

Alla fine sia il governo , sia l’opposizione, scontrandosi su banalità, non pensano che mancando una strategia inclusiva nei confronti dei cittadini tutti, anche quelli che vivono nelle aree interne, li si condanna , per sfinimento all’emigrazione.

Visione strategica  che aveva  chi governava tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, che dotarono  tutto il nostro paese di una rete ferroviaria che doveva collegare , e lo ha fatto,  le periferie, che sono una ricchezza , alle aree più centrali del paese. Pensate in Salento alle ferrovie che da Brindisi arrivano  al capo di Leuca.

Allora si pensò giustamente che le infrastrutture portano  sviluppo, come oggi bisognerebbe capire che le stesse infrastrutture potrebbero combattere il declino. Ma chi di competenza a quanto pare pensa ad altro, al riarmo per esempio.

Con destra e sinistra che appaiono, ancora una volta, facce , neanche tanto differenti, di una stessa cultura priva di un qualsivoglia respiro strategico. Solo visione economico finanziaria,  bassa ragioneria , senza futuro.

Si accetta, mettendolo nero su bianco il suicidio assistito di intere aree del paese, nel migliore dei casi trasformandole in grandi ludoteche e in genere in location di eventi.

Distraendo l’attenzione , il tempo, il denaro verso la creazione di un possibile invasore, un nemico, e relativo illusorio riarmo.

Sentitevi il governatore della Campania, che per quanto naif, è uno dei pochi politici lucidi e diretti!




Nessun commento:

Posta un commento