martedì 22 ottobre 2024

Conversazioni sul futuro-Lecce - Intervento del Dott. Leonardo Elia

Sabato 19 ottobre , officine Cantelmo, ore 20,45, presentazione del nuovo libro di Dario Fabbri, “ Sotto la pelle del mondo”.

Geopolitica .

Sul palco oltre Dario Fabbri ,  Marco Damilano.

Dario Fabbri lo seguo da tempo, lo ho conosciuto, lo ho apprezzato da quando faceva parte della squadra di Limes la nota e autorevole rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.

La consueta bella narrazione dell’autore , che sottolinea che la base della sua analisi non parte dall’alto, dai massimi sistemi, ma invece ha origine dal terreno , dal cogliere il “genius loci “ delle comunità , dai fatti e dai fattori che le formano , le legano e le fanno anche disgregare.

Lucio Caracciolo  usa dire che per capire le “ pulsioni” in geopolitica , bisogna sapere di geografia, di storia, e conoscere la letteratura  dei luoghi….e di chi ci vive.

L’ impostazione rivendicata  dall’autore che parte dai territori, gli riconosce  un atteggiamento  non accademico, come ha detto  lui stesso  in più di una occasione.

Premetto che purtroppo  non ero presente, ma  la registrazione dell’evento, me lo sono “divorato “ domenica sera.

Bella narrazione, aneddotica come lui è capace di fare.

Dario Fabbri, parla di demografia, di età media dei popoli, per definirne la postura nel mondo,  l’indirizzo politico in senso ampio, sia all’interno della comunità di appartenenza sia all’esterno.

E sottolinea la grande importanza che ha la storia nella costruzione della collettività, nella sua coesione e anche nella sua disgregazione.

Non poteva non citare la “ fine della storia “ di  Fukuyama, baggianata intellettuale che ha imperato dopo la caduta dell’ URSS.

Questa è la base teorica della visione post storica, economicistica, che ha caratterizzatole società europee negli ultimi decenni( e quindi anche della società italiana).

Lucio Caracciolo ha detto che alla fine della seconda guerra mondiale gli americani, la prima cosa che fecero con le nazioni sconfitte, fu cambiarne i libri di testo, per riscriverne il passato , in maniera più rassicurante, …per loro.

Quindi un’Europa occidentale tutta concentrata sull’economia, visto come unico motore della storia.

Che si incarna nella globalizzazione, neoliberale.

Cosa evidente in Germania , dove ogni accenno alle guerre del ‘900 , semplicemente non c’era. Nella parte occidentale almeno. Un periodo  praticamente rimosso.

 Il  libro esprime opinioni condivisibili, esposte nell’usuale maniera fluida e accattivante di Dario Fabbri.

Con un unico neo però.

Questa visione post storica, che impedisce a noi europei di capire il mondo, che ci indebolisce nei rapporti con gli altri popoli, inizia ad avere crepe?

Questa è la domanda che se fossi stato presente avrei posto all’autore.

Mi spiego ,in Europa  ci sono dei segnali che fanno pensare ad una elaborazione del proprio passato?

Quindi c’è in nuce un cambio di passo ?

Ho la sensazione che le analisi, incluse quelle di Dario Fabbri, per non parlare dell’ autorevolissimo

Limes , scontano una certa piattezza, perché non riescono a cogliere , per paura forse di fare il passo troppo lungo, per paura di osare, degli indicatori importanti, per capire cosa si agita nella pentola, in ebollizione ma non facilmente visibile, che sono le società del nostro continente.

Il mondo tutto è in ebollizione.

E qui torno a parlare dei risultati delle elezioni nei land  dell’ex Germania est, la cui portata non è compresa per nulla in Europa, vedi le cazzate dette da Gentiloni ,e da altri esponenti liberal.

Per questo vi propongo  la visione dell’evento di Lecce, da vedere, e vi (ri)propongo un’analisi stringente delle elezioni regionali tedesche, consigliando di ascoltare con attenzione quello che dice Gabriele Guzzi, che sottolinea, e io concordo con lui , come l’ascesa di AFD e il partito di Sarha  Wagenknecht , possa essere anche una rielaborazione   del loro passato e un suo superamento critico(min 17 circa).

Argomento che in Germania è stato sempre un tabù.

La Germania Est non ha subito la deriva post storica del dopoguerra tedesco occidentale, inoltre  si sono assolutamente denazificati, e definire AFD un partito neonazista . è una banalità. Una superficialità pretestuosa.

Dimenticavo , Gabriele  Guzzi insegna storia economica all’università di Cassino, tra l’altro, oltre a collaborazioni importanti (Limes).

Quindi buona visione e buone riflessioni.




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