Sabato 19 ottobre , officine Cantelmo, ore 20,45, presentazione del nuovo libro di Dario Fabbri, “ Sotto la pelle del mondo”.
Geopolitica .
Sul palco oltre Dario Fabbri , Marco Damilano.
Dario Fabbri lo seguo da tempo, lo ho conosciuto, lo ho
apprezzato da quando faceva parte della squadra di Limes la nota e autorevole
rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.
La consueta bella narrazione
dell’autore , che sottolinea che la base della sua analisi non parte dall’alto,
dai massimi sistemi, ma invece ha origine dal terreno , dal cogliere il “genius
loci “ delle comunità , dai fatti e dai fattori che le formano , le legano e le
fanno anche disgregare.
Lucio Caracciolo usa
dire che per capire le “ pulsioni” in geopolitica , bisogna sapere di
geografia, di storia, e conoscere la letteratura dei luoghi….e di chi ci vive.
L’ impostazione rivendicata
dall’autore che parte dai territori, gli riconosce un atteggiamento non accademico, come ha detto lui stesso
in più di una occasione.
Premetto che purtroppo non ero presente, ma la registrazione dell’evento, me lo sono
“divorato “ domenica sera.
Bella narrazione, aneddotica come lui è capace di fare.
Dario Fabbri, parla di demografia, di età media dei popoli,
per definirne la postura nel mondo,
l’indirizzo politico in senso ampio, sia all’interno della comunità di
appartenenza sia all’esterno.
E sottolinea la grande importanza che ha la storia nella
costruzione della collettività, nella sua coesione e anche nella sua
disgregazione.
Non poteva non citare la “ fine della storia “ di Fukuyama, baggianata intellettuale che ha
imperato dopo la caduta dell’ URSS.
Questa è la base teorica della visione post storica,
economicistica, che ha caratterizzatole società europee negli ultimi decenni( e
quindi anche della società italiana).
Lucio Caracciolo ha detto che alla fine della seconda guerra
mondiale gli americani, la prima cosa che fecero con le nazioni sconfitte, fu
cambiarne i libri di testo, per riscriverne il passato , in maniera più
rassicurante, …per loro.
Quindi un’Europa occidentale tutta concentrata
sull’economia, visto come unico motore della storia.
Che si incarna nella globalizzazione, neoliberale.
Cosa evidente in Germania , dove ogni accenno alle guerre
del ‘900 , semplicemente non c’era. Nella parte occidentale almeno. Un periodo praticamente rimosso.
Il libro esprime opinioni condivisibili, esposte
nell’usuale maniera fluida e accattivante di Dario Fabbri.
Con un unico neo però.
Questa visione post storica, che impedisce a noi europei di
capire il mondo, che ci indebolisce nei rapporti con gli altri popoli, inizia
ad avere crepe?
Questa è la domanda che se fossi stato presente avrei posto
all’autore.
Mi spiego ,in Europa
ci sono dei segnali che fanno pensare ad una elaborazione del proprio
passato?
Quindi c’è in nuce un cambio di passo ?
Ho la sensazione che le analisi, incluse quelle di Dario
Fabbri, per non parlare dell’ autorevolissimo
Limes , scontano una certa piattezza, perché non riescono a
cogliere , per paura forse di fare il passo troppo lungo, per paura di osare,
degli indicatori importanti, per capire cosa si agita nella pentola, in
ebollizione ma non facilmente visibile, che sono le società del nostro
continente.
Il mondo tutto è in ebollizione.
E qui torno a parlare dei risultati delle elezioni nei
land dell’ex Germania est, la cui
portata non è compresa per nulla in Europa, vedi le cazzate dette da Gentiloni
,e da altri esponenti liberal.
Per questo vi propongo
la visione dell’evento di Lecce, da vedere, e vi (ri)propongo un’analisi
stringente delle elezioni regionali tedesche, consigliando di ascoltare con
attenzione quello che dice Gabriele Guzzi, che sottolinea, e io concordo con
lui , come l’ascesa di AFD e il partito di Sarha Wagenknecht , possa essere anche una
rielaborazione del loro passato e un suo superamento critico(min
17 circa).
Argomento che in Germania è stato sempre un tabù.
La Germania Est non ha subito la deriva post storica del
dopoguerra tedesco occidentale, inoltre si sono assolutamente denazificati, e definire
AFD un partito neonazista . è una banalità. Una superficialità pretestuosa.
Dimenticavo , Gabriele
Guzzi insegna storia economica all’università di Cassino, tra l’altro,
oltre a collaborazioni importanti (Limes).
Quindi buona visione e buone riflessioni.
Nessun commento:
Posta un commento