Umberto Terracini. Un comunista solitario di Claudio Rabaglino (Donzelli)

 Umberto Terracini può a buon diritto essere considerato uno dei personaggi più significativi della vicenda politica del Novecento italiano, del quale ha attraversato molti dei momenti più importanti. Per la prima volta, un libro ne ricostruisce per intero la biografia: dagli anni formativi dell’adesione al socialismo alla fondazione dell’«Ordine Nuovo» con Gramsci, Togliatti e Tasca, poi la scissione di Livorno, vissuta da protagonista, e la militanza nel Partito comunista, del quale fu subito un dirigente di spicco. Passato attraverso il carcere, il confino, il doloroso allontanamento dal partito, la guerra e la Resistenza, fino ad approdare alla carica di presidente dell’Assemblea costituente, che gli concesse il privilegio di apporre la sua firma in calce al testo della Costituzione repubblicana. Figura di grande spessore umano e morale, continuò negli anni successivi ad assumere posizioni originali e controcorrente, ad esempio negli anni settanta, quando si oppose con forza alla politica del compromesso storico voluta da Berlinguer, e nel periodo più cupo del terrorismo, durante il quale si distinse per la sua posizione in difesa della vita di Aldo Moro, schierandosi a favore della trattativa con le Brigate rosse per la liberazione del prigioniero. Altrettanti spunti che, come scrive Aldo Agosti nell’introduzione al volume, fanno dell’avventura umana e politica di Terracini «una storia affascinante». Introduzione di Aldo Agosti.




Corea del Sud. The passenger. Per esploratori del mondo con le illustrazioni Edoardo Massa e Michael Park Jun (Iperborea)

The Passenger è una raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il ritratto della vita contemporanea di un luogo e dei suoi abitanti. Protagonista di questo volume è la Corea del Sud.


Mai nella sua storia la Corea del Sud ha avuto tanto successo sulla scena mondiale, e mai dall’inizio dell’era democratica la sua società è stata così polarizzata. Il divario tra l’immagine patinata e innovativa che il paese dà di sé all’esterno grazie ai suoi prodotti più esportati, dai semiconduttori al k-pop, e quella che è la vita quotidiana per milioni di coreani assediati da pressioni familiari e sociali, aspettative collettive, standard estetici, affitti esorbitanti e lavori precari, sembra a tratti incolmabile. Così come appare inconciliabile la differenza con cui le due tribù politiche in cui si divide il paese interpretano la storia: da una parte la battaglia contro il comunismo, che è il credo dei conservatori pro americani, dall’altra la lotta contro la dittatura di cui sono eredi i democratici, aperti al dialogo con Pyongyang e ferocemente antigiapponesi. È anche la folle velocità con cui si è trasformato il paese, tra i più poveri al mondo settant’anni fa, a provocare fratture in una società etnicamente quasi omogenea, votata alla cultura del ppalli ppalli, «in fretta in fretta», ma lenta ad adattarsi a una tale «modernità compressa». Ne pagano il prezzo i giovani, soprattutto le donne: molte hanno deciso che non sono più tenute a comportarsi come vorrebbero i loro padri e mariti, esacerbando il problema forse più complesso che la Corea deve affrontare, il crollo del tasso di fertilità. L’incapacità del governo, nonostante innumerevoli tentativi, di invertire questa tendenza intacca la dimensione quasi epica che lo stato coreano assume in certe narrazioni, di demiurgo che crea la nazione con i suoi piani quinquennali e la sacra alleanza con i chaebol a trasformare quei piani in prodotti esportabili sempre più sofisticati. Anche l’ondata di soft power coreano che ha travolto il mondo viene spesso raccontata attraverso le politiche commerciali di un governo lungimirante. Il rischio è di dimenticarsi del fattore più importante della trasformazione della Corea del Sud, e cioè il lavoro, il sacrificio, la creatività, la capacità di innovare e la volontà di una popolazione orgogliosa, mai soddisfatta, mai appagata, sempre pronta a scendere in piazza per cambiare le cose – governi, sistemi economici, discriminazioni –e dare al paese una direzione nuova.



La donna della bomba atomica. Storia dimenticata di Leona Woods, la fisica che lavorò con Oppenheimer di Gabriella Greison (Mondadori)

 Greison ci consente di rivivere i momenti più elettrizzanti della vicenda, ma anche di compiere un salto in alto, verso gli aspetti spirituali del progetto che, oltre ad aver spostato i confini della natura, ha innescato anche la consapevolezza dell'esistenza dell'intelligenza spirituale, trasformando per sempre il vivere dell'intera umanità.


16 luglio 1945. È la mattina del giorno X. Io sono qui, a Compania Hill. Appena si avvicinano le 5.30 comincia il conto alla rovescia. La musica di Čajkovskij diffusa dall'interfono ha il compito di rasserenare gli animi mentre aspettiamo la detonazione." Sono parole della fisica Leona Woods, la donna più giovane a partecipare direttamente alla creazione della bomba atomica. Gabriella Greison, fisica, attrice, autrice, grazie a un lungo percorso di ricerca svolto da Los Alamos a Chicago, da Princeton a Santa Fe, ricostruisce il famoso Progetto Manhattan dando voce alla principale protagonista femminile di una vicenda che ha cambiato i connotati dell'esistenza umana. Nel riportare la leggendaria impresa della scissione atomica si parla di Oppenheimer, Fermi, Compton, ma si dimentica la presenza di Leona, assunta a lavorare al Progetto subito dopo il dottorato in fisica, all'età record di 23 anni, esperta nella rilevazione delle particelle con il trifluoruro di boro, addetta al calutrone, e abile nel misurare il flusso di neutroni del reattore nucleare. Con questo libro Greison ricorda e valorizza il lavoro di una delle grandi scienziate del passato, scienziate che troppe volte sono state dimenticate e discriminate dalle ricostruzioni storiche. La donna della bomba atomica è un viaggio interiore, un coinvolgente flusso di coscienza che ci proietta all'interno del sapere e della sensibilità di un'importante figura della Scienza e della Storia con la S maiuscola.



lunedì 26 febbraio 2024

QUANDO LA POLITICA È VITTIMA DELL’AUTOREFERENZIALITA’ E DELLE AMBIZIONI PERSONALI / INTERVENTO DI MANFREDI DE PASCALIS

Sì, credo proprio che queste siano le parole giuste per descrivere il quadro politico leccese alla vigilia della campagna elettorale per le amministrative di giugno e ciò interessa, purtroppo, tutti gli schieramenti in campo.

Incominciamo dal Centrodestra. Questo non ha ancora trovato il candidato sindaco unitario - ovviamente lo troveranno perché non potrebbero mai rinunciare al potere – ma intanto le tre forze politiche che lo compongono si stanno scontrando su tre figure ipotetiche. La prima è un ex sindaca che alla veneranda età di ottanta anni crede ancora di essere l’unica soluzione per una città come Lecce. Probabilmente ritiene che oltre le sue non ci siano altre esperienze e competenze adeguate non solo dall’altra sponda ma anche nel suo stesso campo. Ancorata al suo passato dimostra ancora tanta passione per la “poltrona”. Il secondo è anche lui un ex parlamentare che dopo un periodo di distacco… “…a volte ritornano”. Il terzo è in palese conflitto di interessi ma ovviamente per lui non è un problema stante il fulgido esempio fornito da un ben più illustre predecessore che tanto male ha fatto all’Italia e che “scese in campo” per difendere le proprie aziende e fu supportato magnificamente da giornali e televisioni di sua proprietà.

Nel Centrosinistra la situazione non è molto differente. C’è un sindaco che nel corso del suo mandato ha via via dilapidato buona parte del grande consenso ricevuto nelle precedenti elezioni. Con la sua supponenza e scarsa empatia, con il suo decisionismo e scarsa propensione al confronto e al dialogo, ha saputo disperdere quel credito di cui disponeva. Non contento di tutto ciò non ha ritenuto opportuno fare con semplicità e oculatezza un passo indietro rischiando in questo modo di oscurare anche le “cose buone” già fatte. Basti pensare che una buona scelta quale la realizzazione delle piste ciclabili è diventata quasi un boomerang dal punto di vista del consenso. A fronte di tanta autoreferenzialità il partito di maggioranza relativa del Centrosinistra non è stato in grado di assumere una posizione autonoma diventando succube dei diktat altrui e si è per giunta prestato a delle elezioni “primarie” ridicole e farlocche, poco partecipate e financo controproducenti. Ma queste primarie sono state possibili grazie anche al desiderio di visibilità di un’altra forza politica dello stesso schieramento che ha creduto in questo modo di raccogliere un certo dissenso che potrebbe tornargli utile nel corso delle elezioni di giugno. Senza questa complicità le “primarie” non si sarebbero potute svolgere con buona pace dei costruttori della possibile futura débâcle elettorale.

Anche la seconda forza politica del Campo progressista ha rinunciato colpevolmente a svolgere un proprio protagonismo che sarebbe potuto risultare benefico per la città e per lo stesso schieramento. Anziché inaugurare un nuovo percorso virtuoso per l’elaborazione di un programma condiviso, per l’aggregazione di tutte le voci del dissenso e per la composizione di una coalizione alternativa con un candidato sindaco autorevole e stimato da tutti, ha preferito rinchiudersi nel proprio recinto rincorrendo le ambizioni personali di taluni. E in questi comportamenti c’è la risposta alla grande differenza che si registra tra l’esito delle elezioni nazionali e di quelle locali. Finché non si sarà in grado di preparare una classe dirigente adeguata si continuerà a pagare il prezzo di queste logiche prepolitiche e autoreferenziali.

Per ultimo ci sono poi i piccoli partiti della sinistra radicale che continuano a preferire la sterile testimonianza politica senza riuscire ad incidere minimamente sulla trasformazione della società ed oggi assistiamo anche al sacrifico di un professionista medico stimabile che viene immolato sull’altare del velleitarismo dei negazionisti novax.




La pace è l'unica strada di David Grossman (Mondadori)

 David Grossman, da sempre convinto sostenitore di una coesistenza tra Israele e Palestina, non si è mai sottratto dal commentare e analizzare la complessa relazione tra i due popoli.


Questo libro raccoglie alcuni degli interventi più urgenti e militanti, in cui Grossman analizza la parabola politica di Israele, guardando con occhio critico alle azioni del governo e della classe dirigente del suo Paese: un Paese che gli appare oggi più vulnerabile che mai, per colpa delle correnti estremiste e della decadenza di quei valori democratici che lo rendevano uno stato davvero ebraico. Grossman riflette sulle dinamiche che alimentano il circolo vizioso della violenza, fino ai tragici eventi del 7 ottobre 2023, nuova miccia di un conflitto mai sopito e che sembra destinato a non avere fine. Ma continua anche a professare la sua speranza per un futuro di pace, in cui tutti possano sentirsi protetti e rappresentati equamente, "e coltivare la storia e le tradizioni della propria comunità senza cancellare quelle degli altri".



domenica 25 febbraio 2024

Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato di Marzio Breda, Stefano Caretti (Solferino)

 L’assassinio di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segna l’inizio della parabola più sanguinosa e totalitaria del fascismo eppure, a cento anni di distanza dai fatti, il caso non appare chiuso in modo definitivo. Tanto che sono nate contese su chi avesse diritto di commemorarlo e fiorite ipotesi revisioniste che hanno relativizzato il ruolo di Mussolini come mandante dell’omicidio, avallando tesi come quella di una Tangentopoli in camicia nera che viene ridimensionata in queste pagine. Il risultato è che sappiamo molto della leggenda di Matteotti ma poco della sua breve eppure intensa parabola di vita: le origini e la famiglia di agrari, la formazione intellettuale, l’imprinting europeo maturato in viaggi di studio (da Vienna a Berlino, da Oxford a Parigi), le sue idee per un socialismo riformista, l’intransigenza e l’integrità etica. E pure il carattere, che fece di lui l’avversario più pericoloso per il duce, come dimostrò la sua denuncia in Parlamento dei brogli elettorali e delle violenze compiute dai fascisti. A ricostruirne la figura a tutto tondo mira questa biografia che, anche sulla scorta di documenti inediti, mette in luce due cose essenziali: com’era l’uomo prima di diventare un martire, nei 39 anni che ha vissuto in maniera appassionata, e come è diventato un simbolo dell’antifascismo. Perché come è stato scritto: «Prima di lui c’era stata l’opposizione al fascismo, ma l’antifascismo come valore, come scelta consapevole e prioritaria nasce solo con l’estate del 1924, nel suo nome».




sabato 24 febbraio 2024

Navalny e Imran Khan, dissidenti a confronto

Mentre l'Occidente piange Navalny, si assicura che l'oppositore del governo militare del Pakistan continui a marcire in galera

Il triste destino di Navalny viene pianto in Occidente e brandito contro quel “pazzo figlio di puttana” di Putin, come da diplomatiche esternazioni di Biden. Parole alle quali lo zar ha risposto dicendo di comprendere l’esternazione, perché motivata dal timore del presidente americano di essere additato come suo amico dal momento che, in precedenza, lo zar aveva detto di preferirlo a Trump perché “più prevedibile”.

Le improvvide esternazioni presidenziali – non utilizzate nemmeno al tempo dell’Unione sovietica  – cavalcano l’onda del forte sentimento anti-russo suscitate dal “momento Navalny”. Inutile tornare sulla morte di quest’ultimo, ne abbiamo già scritto, utile invece ricordare come la sua figura sia esaltata perché unico oppositore a un regime dispotico.

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GUERRA IN UCRAINA. CHI FA PIÙ DISINFORMAZIONE?

Mikael Valtersson, analista militare ed ex ufficiale delle forze armate svedesi, confronta il modo in cui le notizie dal fronte russo-ucraino vengono riportate dai media occidentali e da quelli russi. In un’epoca in cui si parla tanto di fake news e disinformazione, la risposta potrebbe sembrare scontata. E, invece, la risposta è sorprendente.

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De Luca scatenato: "Da Meloni aggressione da stracciarola. Non scappi da dibattito pubblico"

La antena, un film sul potere, la manipolazione, la suggestione. Un’opera visionaria che gioca col dramma e col grottesco, capace di raccontarci qualcosa di molto attuale. Raccontare il potere suggestionante e manipolativo dei media lo si può certo fare in molti modi. Si può ad esempio immaginare un mondo distopico dove tale potere viene portato vicino al suo culmine, dove la popolazione sembra quasi inerte e rassegnata davanti a tale potere. Queste distopie sono quasi sempre immaginate come mondi futuri. Anche se ormai bisogna ammettere con franchezza che tale futuro è quasi divenuto il presente.

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TUTTE LE GUERRE DI PUTIN di Mark Galeotti (edizione aggiornata)

A due anni dall'inizio del tragico conflitto russo-ucraino, vi segnaliamo un libro di recente uscita che descrive come le strategie militari di Vladimir Putin hanno inesorabilmente ridisegnato la Russia del XXI secolo e pesantemente condizionato gli assetti geopolitici europei e mondiali. A scriverlo è Mark Galeotti, uno dei più accreditati analisti internazionali dello specifico contesto geo-politico.

TUTTE LE GUERRE DI PUTIN - Dalla Cecenia all’Ucraina di Mark Galeotti (Gremese Editore)

«Galeotti al suo meglio: sembra un romanzo di spionaggio, ma dispensa migliaia di informazioni preziose e soprattutto attendibili».

Yuval Weber (Russian Military and Political Strategy, US Marine Corps University)

 

 «Un resoconto lucido e molto appassionante di come funziona, dall’interno,il pilastro militare del putinismo». Graeme P. Herd (George C. Marshall European Center for Security Studies

«Bisogna leggere questo libro se si vuole conoscere la verità, al di là della propaganda putiniana e dell’informazione manipolata».

Lawrence Freedman (King’s College London)

Nella sua prima versione italiana, aggiornata, il volume di Mark Galeotti TUTTE LE GUERRE DI PUTIN. Dalla Cecenia all'Ucraina guida i lettori lungo i “sentieri di guerra” di Vladimir Putin seguendo una ricostruzione dettagliata che getta nuova luce sui vecchi conflitti e chiarisce in prospettiva le ragioni e i probabili epiloghi dell’ultimo attacco sferrato dall’Orso russo, attualmente in corso. Galeotti traccia una minuziosa  panoramica dei conflitti che hanno coinvolto la Russia da quando Putin è salito al potere, dalla prima guerra cecena alle incursioni militari in Georgia, all’annessione della Crimea e all’ultima invasione dell’Ucraina. Ma analizza anche, più in generale, la ricostruzione da parte di Putin della potenza militare russa, raggiunta anche attraverso il massiccio impiego di mercenari e di spie disseminate in tutto il mondo. Prima che sul campo, Putin combatte le sue guerre sul terreno delle informazioni carpite alle potenze occidentali. In senso più ampio, l’autore ripercorre la ricostruzione del potere militare russo operata dall’autoritario ex ufficiale del KGB: riformando e riequipaggiando le forze armate, avvalendosi di milizie mercenarie e facendo ampio ricorso anche alle strategie della moderna "guerra ibrida" (in primis, la manipolazione dell'informazione). Ma se nella nuova Guerra Fredda con l'Occidente Putin si è affidato alla forza militare per espandere la sfera di influenza russa, Galeotti non ignora i fallimenti tattici e strategici a cui il Cremlino è andato spesso incontro nella lotta per la supremazia, in particolare durante l'invasione dell'Ucraina. E nel prevedere i nuovi scenari di questa guerra, ipotizza anche le future relazioni militari e politiche tra la Russia e i Paesi vicini, compresa la Cina. Strategie di guerra, armamenti, intelligence sono, nel libro, alla base di un’analisi che compara i successi e i fallimenti dell’esercito russo, ma non solo. Avvalendosi di ampie ricerche sul campo e di numerosi contatti in tutta la Russia, Galeotti dissemina il testo di istantanee personali dei conflitti e di testimonianze inedite di ufficiali russi in servizio e in pensione.  Il libro è corredato inoltre da 32 immagini a colori documentate da didascalie e una serie di utili mappe strategiche. Un’analisi che fotografa passato e presente della Russia putiniana, gettando uno sguardo ai possibili sviluppi del conflitto ucraino e al futuro assetto militare della Federazione sullo scacchiere internazionale.  Non c'è momento migliore per capire come e perché Putin abbia dispiegato le sue forze armate in così tante guerre. Non c'è autore più adatto a demistificare le capacità militari della Russia e a suggerire un'idea plausibile di quanto ci riserva il futuro.

Mark Galeotti , politologo specializzato nelle questioni militari e di sicurezza della Russia contemporanea, vanta una carriera che spazia dal mondo accademico alla consulenza per enti e istituzioni governative. Autore di numerosi saggi e assiduo commentatore presso i media internazionali, dirige la società Mayak Intelligence ed è professore onorario presso la School of Slavonic and East European Studies dello University College di Londra, oltre a collaborare con il RUSI (Royal United Services Institute), il Council on Geostrategy e l’Istituto di relazioni internazionali di Praga. È stato direttore del dipartimento di Storia alla Keele University, dicente di Global Affairs alla New York University, ricercatore presso il Foreign and Commonwealth Office nonché visiting professor presso la Rutgers University-Newark (New Jersey), l’Università Carolina di Praga e l’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali. È autore di oltre 25 libri, tra cui L’esercito russo moderno 1992-2016 (2018), A short History of Russia (2021) e The Weaponisation of Everything: A Field Guide to the New Way of War (2022).

 

 Titolo: Tutte le guerre di Putin. Dalla Cecenia all’Ucraina

Autore: Mark Galeotti

Pubblicazione originale: 2022, Osprey Publishing

Traduzione dall’inglese: Francesco Laurenti e Ludovica Maggi

Traduzione di Valentina Baselli e Silvia Velardi con la collaborazione del team del “Laboratorio permanente di revisione collaborativa testi sulla/in traduzione” (Iulm e Esit)

Casa editrice: Gremese Editore

Collana: Dialoghi

Pagine: 400

Formato: Brossura

EAN: 9788866921738

Prezzo: € 27,00




A San Lorenzo con l'ANPI

 Sabato 24 febbraio, in qualità di iscritto della sezione San Lorenzo dell'ANPI avrò il piacere e l'onore di presentare il volume Fascisti contro la democrazia, Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946-1976, pubblicato per i tipi di Einaudi dallo storico Davide Conti, vicepresidente dell'ANPI della Provincia di Roma. La presentazione si svolgerà nei locali della nuova sede della Sezione, la Casa della Socialità in Via dei Volsci 86, un nuovo punto di aggregazione civile e culturale del quartiere, sottratto al degrado e all'incuria dalle associazioni che oggi vi sono insediate per pubblica assegnazione tramite la vittoria di un bando, ossia ANPI San Lorenzo e Atletico San Lorenzo.

Attraverso questo libro importante, che ripercorre un trentennio di fatti e misfatti culminati nella cosiddetta "strategia della tensione", cercheremo di capire come siamo arrivati alla complessa situazione politica italiana di oggi. Puoi averne un assaggio dalla mia intervista all'autore pubblicata integralmente su Left, seguendo questo link.

Sarà con noi anche Marina Pierlorenzi, la nuova Presidente dell'ANPI di Roma.

Ti aspettiamo sabatoalle sei, nella nostra nuova Casa.




giovedì 22 febbraio 2024

Quando il prezzo è “ingiusto”, il mercato è falsato: perchè i ‘Trattori’ hanno ragione

 Una premessa è d’obbligo: in linea di principio, le proteste degli agricoltori – e, in generale, del settore primario – non si contrappongono alle istanze ambientaliste e all’agenda Green della Commissione europea. Non c’è conflitto, non c’è polarizzazione. Piuttosto, potrebbe delinearsi una naturale integrazione tra le istanze e le rivendicazioni che provengono dai campi agricoli e dagli allevamenti e le politiche di riconversione energetica e di tutela dell’ambiente. Non si deve quindi strumentalizzare una protesta legittima al fine di inquinarne i pozzi da cui prende vitalità.

Seppur in un contesto profondamente eterogeneo, gli agricoltori europei convergono verso un diffuso malcontento e una profonda insoddisfazione verso le politiche europee del settore, che vengono declinate nella c.dd. PAC, ossia nella Politica Agricola Comune. L’insoddisfazione, peraltro, emerge da una considerazione di contesto: il comparto agricolo è stato relegato ad un ruolo di gregario, marginale, non più per l’appunto “primario”. Il problema è quindi, in primo luogo, culturale.

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La nuova Russia di Israel Joshua Singer (Adelphi)

 «Singer ci restituisce un quadro vivido e composito, pieno di chiaroscuri, della nascente società sovietica».


È l’autunno del 1926 quando Israel Joshua Singer, su invito del direttore del «Forverts» − quotidiano yiddish di New York −, si reca in Unione Sovietica per un reportage che lo impegnerà diversi mesi. «Queste immagini e impressioni sono state scritte di getto, sul momento, come accade nei viaggi» dirà, non senza understatement, a commento del suo lavoro, che invece costituisce una testimonianza eccezionale, per molti versi unica. Perché Singer, che aveva osservato a fondo il paese dei soviet già nel pieno della tempesta rivoluzionaria, non solo ci mostra ora uno scenario drasticamente mutato, ma coglie in nuce, con occhio penetrante, quelli che saranno i tratti peculiari del regime staliniano: la burocrazia imperante, la pervasività dell’apparato poliziesco, gli ideali comunisti sempre più di facciata, i rigurgiti antisemiti. Percorrendo le campagne bielorusse e ucraine punteggiate di fattorie collettive e colonie ebraiche, visitando le principali città del paese – Mosca, «grande, straordinaria e bellissima»; Kiev, che «non riesce ad accettare il nuovo ruolo di città di provincia»; Odessa, «cortigiana esuberante» divenuta «profondamente osservante e devotamente socialista» –, immergendoci in una prodigiosa polifonia di testimonianze, Singer ci restituisce un quadro vivido e composito, pieno di chiaroscuri, della nascente società sovietica. E porta così alla luce le feroci contraddizioni che proliferano sotto lo sguardo vigile e ubiquo delle nuove icone laiche del «santo Vladimir»




Umano, poco umano. Esercizi spirituali contro l'intelligenza artificiale di Mauro Crippa, Giuseppe Girgenti (PIEMME)

 Ciò che è veramente importante per noi tutti non è sapere quanto sia intelligente l'Intelligenza Artificiale, ma i danni che essa può portare alla nostra anima. Certo è che qualcosa di poco umano sta invadendo la nostra vita. E, per contrastarla, il modo migliore è rivolgere lo sguardo non al futuro, ma al passato, con un'incursione ragionata e ben documentata nel mondo classico. Tornare nell'Atene e nella Roma classica è, secondo i due autori di questo libro coraggioso e anticipatorio, un itinerario della mente che ha per destinazione la sapienza degli antichi. A essa dobbiamo attingere per i nuovi esercizi spirituali. L'unico vero sovranismo è quello della mente. Non dobbiamo temere la sostituzione etnica quanto piuttosto la sostituzione tecnica, ovvero la progressiva sottrazione di facoltà e abilità all'uomo in favore di apparati tecnologici, algoritmi e reti neurali. Dell'IA "di frontiera" non sono interessanti le sempre provvisorie acquisizioni, quanto piuttosto i già effettivi sconfinamenti nel santuario della nostra interiorità. Solo la resistenza psicologica e culturale e la forza dei classici della filosofia potranno renderci più forti e in grado (speriamo) di controllare l'IA.




La scelta di Sigfrido Ranucci (Bompiani)

 La mia compagna di viaggio comincia lentamente a piegare il foglio e alla fine me lo porge. È un airone, un origami bellissimo. “Ne ha bisogno” mi dice. “Lei deve volare alto. Chi vola vede dal cielo ciò che nessuno ha mai visto.


Sigfrido Ranucci è uno di quegli uomini che coincidono in modo assoluto con il lavoro che si sono scelti. Insieme alla sua équipe di Report – programma televisivo amatissimo e odiato, uno dei baluardi del giornalismo d’inchiesta in Italia – ogni giorno si dedica a vagliare informazioni, collegare eventi, ascoltare voci per decidere come raccontare le notizie che qualcuno vorrebbe rimanessero sotto silenzio. La forza di Report è nella semplicità della scelta: offrire ai cittadini il romanzo crudo dei fatti attraverso un rigoroso lavoro di ricerca, anche quando la strada è irta di pericoli che toccano le vite personali dei giornalisti. Per la prima volta Ranucci racconta il cammino che lo ha condotto sin qui; lo fa scegliendo alcune inchieste fondamentali di cui svela i retroscena, ma anche evocando figure – come suo padre, atleta e finanziere di grande carisma, e il suo maestro Roberto Morrione, fondatore di Rai News 24 – che hanno forgiato in lui la capacità di portare fino in fondo ogni scelta: perché fare giornalismo sul campo significa prendere decisioni che cambiano per sempre il corso delle cose, in senso intimo e collettivo. Da queste pagine emerge l’autoritratto coraggioso di un uomo che, nonostante la pressione costante della realtà nei suoi aspetti più duri, non cede al cinismo, non smette di chiedersi e di chiederci: “Qual è la scelta giusta?”. E di trovare ogni volta la risposta, per rispettare la promessa che lo lega a un pubblico che ha ancora a cuore la legalità e la giustizia sociale.



lunedì 19 febbraio 2024

Eminenze grigie. Uomini all'ombra del potere di Lorenzo Castellani (Liberilibri)

 La facciata di ogni regime politico è costruita su volti conosciuti, popolari e riconoscibili, ma il nucleo delle decisioni e degli ordini passa da altri circuiti e soprattutto da altri uomini. Questa specie invisibile di potenti decisori è da qualche secolo blandamente riposta sotto l'anonima etichetta di "eminenza grigia", un fascicolo della storia ancora inesplorato, misterioso. Religiosi, banchieri, scienziati, spin doctor, burocrati, giuristi sono tra le figure, spesso appartate e poco note, che hanno orchestrato i momenti politici fondamentali degli ultimi secoli in molti luoghi del mondo. Questo libro racconta le storie di eminenze grigie che hanno informato l'ultimo secolo, ricostruendone le personalità, il contesto, le intuizioni, gli scontri e le alleanze, e mostra come dietro le quinte della politica da palcoscenico vi sia spesso un "deus ex machina" molto più efficace e influente dell'esito di un voto o delle correnti di un partito. Ed è spesso da questi personaggi che passa lo spirito di intere epoche storiche.




Streaming revolution. Nuovi protagonisti, evoluzione della concorrenza e prospettive del mercato di Ester Corvi (Flaccovio Dario)

 Le piattaforme di video streaming (Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Apple Tv ecc.) sono diventate parte della quotidianità, ma per i protagonisti del mercato è arrivato il momento di fare i conti con vari fattori critici, come il rallentamento del ritmo di crescita degli abbonati, la forte pressione competitiva, la concorrenza dei social media (TikTok) e la saturazione di molti mercati, mentre inseriscono la pubblicità come linea di business. Dopo l'esplosione dei consumi di contenuti video durante la pandemia e il lancio di nuove piattaforme, siamo entrati ora in una fase di riflessione, che anticipa una fase di razionalizzazione e consolidamento. Questo libro illustra come stanno reagendo i maggiori player del mercato, le azioni che stanno mettendo in atto su diversi fronti, i cambiamenti dei modelli di business, le strategie di crescita/diversificazione e le sfide che dovranno affrontare in futuro.




45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il Ventennio di Gianni Oliva (Mondadori)

 Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.


«In Italia sino al 25 luglio c'erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l'Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all'aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato. Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l'Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio. Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un'altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti? La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell'aberrazione razziale, diventa vent'anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi.



venerdì 16 febbraio 2024

Non è normale. Se è violenza non è amore. È reato di Cathy La Torre (Feltrinelli)

 Un “bignami” capace di fornirci gli strumenti necessari per coltivare l’amore senza cercare di compiacere gli altri e annullare noi stessi, e soprattutto per non confonderlo con ciò che è reato. La violenza ha molti volti. Nessuno è accettabile.


Questo libro nasce dall’esigenza di ribadire che non è normale avere il telefono sotto controllo. Non è normale essere bersagliata di messaggi e chiamate da un ex. Non è normale ricevere avance sessuali senza aver dato il consenso. Non è normale subire pressioni su scelte e desideri personali. Insieme a Cathy La Torre impareremo a riconoscere quante e quali sono le (molte) facce della violenza, come fronteggiarle legalmente, a chi rivolgerci e come agire se pensiamo di essere vittime o testimoni di un abuso.



Da Hegel a Tik Tok. Metafisica e geopolitica del capitalismo digitale di Giuseppe De Ruvo (EBS PRINT)

 Cosa c'entra Hegel con il digitale? Perché TikTok è improvvisamente finito al centro delle dinamiche geopolitiche tra le grandi potenze? Queste sono le domande a cui questo libro cerca di dare una risposta. Internet non è semplicemente un prodotto tecnico, ma è la più incredibile realizzazione di un modo di pensare che caratterizza la metafisica occidentale. Ma, se le nostre vite sono sempre più mediatizzate, allora è su di esse che si svolgeranno i conflitti geopolitici che segneranno i prossimi decenni. Dietro al caso TikTok, infatti, si nascondono tutta una serie di dinamiche culturali, strategiche, tecnologiche e geopolitiche che questo libro si propone di mettere in luce, mostrando come - dietro al social più usato dai giovanissimi - si nascondano interessi concretissimi e decisivi per la corsa al potere globale.




Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell'estrema destra globale di Leonardo Bianchi (Solferino)

 Leonardo Bianchi indaga sulle reti liquide della nuova Internazionale Nera, perlustra le pieghe più oscure del web inseguendo l’eco della propaganda incendiaria, analizza l’avvento della destra americana di ultima generazione, svela i processi di normalizzazione delle teorie di morte in voga dall’Ungheria di Orbán all’Italia del nazional-sovranismo, indica la minaccia letale che grava sull’Occidente. Perché la tempesta infuria già.


È il maggio del 2012. Un uomo è solo in una stanza e sta scrivendo a una scrivania. Quella, però, non è una normale scrivania: è un tavolo imbullonato al muro bianco. Quella stanza è la cella di una prigione. E quell’uomo non è come gli altri. Otto mesi prima ha colpito a Oslo e sull’isola di Utøya. Ha ucciso settantasette persone in nome di una sola fede: il nazismo. L’uomo verga veloce le ultime righe di una lettera. «Siamo le prime gocce della tempesta purificatrice che sta per abbattersi sull’Europa» scrive Anders Behring Breivik. Comincia da qui, dal carcere di Ila, un’immersione in apnea nell’incubo diventato realtà, un reportage narrativo – sconvolgente e documentatissimo – che racconta la galassia del neonazismo contemporaneo e del terrorismo suprematista bianco. Nelle pagine di questo libro occhi spiritati compulsano manuali dello stragismo fai-da-te; armi sparano come in un videogame contro «diversi», neri, immigrati, musulmani e militanti socialisti; una scia di sangue si allunga da Macerata alla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti alla Norvegia; parole pesanti come piombo inneggiano alla guerra razziale.



Ero roccia ora sono montagna. La mia battaglia per la libertà delle donne in Iran e nel mondo di Nasim Eshqi, Francesca Borghetti (Garzanti)

 «Come leggere o andare in bicicletta, anche la libertà è qualcosa che, una volta appresa, non è più possibile disimparare.»


Nata a Teheran il 21 marzo 1982, primo giorno di primavera, Nasim è cresciuta sotto l'oppressione del governo iraniano nello stesso modo in cui un fiore sboccia nel deserto. D'altra parte il suo nome significa «brezza», e della brezza lei condivide lo spirito indomito e libero. Ero roccia, ora sono montagna è il racconto della sua vita, da bambina ribelle con la passione per le arti marziali e il desiderio di diventare un ragazzo, a giovane donna innamorata della natura e alla costante ricerca della propria identità. Nasim ricorda gli anni dell'infanzia, le prime arrampicate, i divieti e le ritorsioni subite da parte della polizia morale, ma soprattutto ripercorre le molte nuove vie che ha aperto sulle montagne di Iran, Armenia, Georgia, India ed Europa. Dopo le rivolte del 2022 e la stretta del regime, ha deciso di esporsi in prima persona dando voce, attraverso i suoi social network, a tutte le donne vittime di soprusi. Per farlo ha dovuto sacrificare tutto ciò che aveva costruito nella sua terra, ma la forza di credere in sé stessa e nelle proprie possibilità non l'ha mai abbandonata: denunciando gli orrori e le violenze della repubblica islamica, Nasim ha fatto della propria storia un modello di libertà in Iran e nel mondo.