M. Weber, “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”

« L'odierno ordinamento capitalistico è un enorme cosmo, in cui il singolo viene immerso nascendo, e che è a lui dato, per lo meno in quanto singolo, come un ambiente praticamente non mutabile, nel quale è costretto a vivere. »




O una necessità del fato e un ordine inviolabile ...

O una necessità del fato e un ordine inviolabile, o una provvidenza pietosa, oppure il più ingovernabile disordine del caso. Se una necessità inviolabile, a che opporsi? Se una provvidenza accessibile alla pietà, renditi degno dell’aiuto divino. Se un disordine senza governo, rallegrati d’avere, tu, in tale turbine, in te stesso una mente che ti guida

 Marco Aurelio



sabato 27 gennaio 2024

I Leccesi non sono più quelli - Intervento del Direttore di Leccecronaca.it Giuseppe Puppo

Fu per pochi secondi, una decima di anni fa, ma la scena durò abbastanza tanto da rimanere impressa nella mia mente in un frame indelebile.  Ero in macchina, lato passeggero, con una mia amica che stava per ripartire, su viale De Pietro, seguendo la fila che si era mossa nel traffico, quando all’improvviso avanzò un giovane, forse un uomo, comunque un uomo giovane, che attraversò di prepotenza in mezzo alla strada proprio davanti a noi. La mia amica ovviamente frenò, lui le regalò un sorriso. A tutto tondo. Le fece pure un saluto, che non era nemmeno un gesto di scusa, ma di strafottenza ulteriore. Era vestito tutto elegante, a modo suo, pantaloni stretti e camicia gonfia, e prima di allontanarsi, rischiando di essere investito dalle auto che venivano dal senso opposto, ci fece ancora un gesto di allegro commiato, e un ultimo sorriso.

Io, da allora non ho più visto un Leccese, intendo così, tipico, con quel volto intenso, segnato e scavato in espressioni particolari, con quell’espressione perennemente in bilico fra eleganza e cafonaggine, con quegli atteggiamenti in un guazzabuglio pressoché inestricabile di menefreghismo e gentilezza, e con quel “core presciatu” che batte forte, sempre.

Giovani così, uomini così, me li ricordavo solamente fra quelli che vedevo in giro quando io ero ragazzo, mezzo secolo fa.

Un po’ li invidiavo, per le loro capacità comunicative; un po’ volevo imitarli, almeno nei successi sociali che riscuotevano, comunque, almeno ognuno nel proprio ‘giro’; un po’ avevo da imparare da loro, quanto a fascino, sicurezza, spavalderia, brillantezza, capacità comunicative.

Li ho cercati per mezzo secolo, e non li ho più trovati.

Tranne l’eccezione di cui ho appena detto.

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Io, ringrazio l'editore Stefano Donno dell'invito a intervenire su questo blog sul tema  Lecce e dintorni, ma dirò cose terribili. Se no, che cosa mi avete invitato a fare?

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I Leccesi non sono più quelli.

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Una sera di settembre sono uscito a guardare le ragazze. Sono andato in centro città, per le strade della movida, a cercare  – per il gusto di vederla solamente, eh?!? Non fate troppi pettegolezzi – una che mi piacesse. Come mi piacevano in tantissime ai tempi del liceo e dell’Università. Quei corpi pieni, ma sinuosi, quelle forme marcate, quanto attraenti, ognuna con il suo stile, comunque fosse vestita, quei profumi di lontano, quei retaggi di antichi Messapi e Bizantini acquisiti, quegli occhi neri e il sapor mediorientale, in quei pomeriggi di “posa” in via Trinchese di allora.

Niente. Ne avessi trovata una che mi colpisse. Ho visto giovani donne, signore e signorine, che sembravano replicanti delle partecipanti ai programmi televisivi di Maria De Filippi; caricature di Chiara Ferragni; volti rifatti e strafatti standard, tipo Olgettine.

La metà di loro, erano vestite allo stesso modo: abitino corto, nero, o minigonna nera, e stivaletti pesanti ai piedi.

Tornato a casa, prima di andare a dormire, ho acceso la tv, per le ultime notizie dei tg della notte. Quasi subito è uscito un servizio filmato da New York, una manifestazione dalle parti di Central Park assai frequentata.

La metà delle donne, signore e signorine, riprese in quei minuti, erano vestite allo stesso modo: abitino corto, nero, o minigonna nera, e stivaletti pesanti ai piedi.

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Poi, uomini e donne leccesi, parlano ormai tutti allo stesso modo: quell’italiano televisivo senza identità. Non scandiscono, non declamano, non sanno più porgere, alla leccese, le frasi, come avveniva fino a qualche decennio fa, si sta perdendo quella capacità di atteggiarsi, anche nel parlare, che avevano allora. Un lessico famigliare/territoriale che sta scomparendo. Resiste al massimo la zeta dolce. I termini dialettali, sostituiti dal vocabolario mutuato dall’inglese internazionale.

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Ora, non voglio fare sociologia all’acqua di ciclamini e politica alla maionese. Di Pier Paolo Pasolini ce n’è già stato uno e rimarrà ineguagliabile. Ma voglio mettere qualche puntino sulle u, voglio testimoniare l’avvenuto compimento della lucida profezia che a metà degli anni Settanta l’impareggiabile polemista articolò in alcuni dei suoi ultimi scritti: la modificazione antropologica degli Italiani.

Certo, un fenomeno che riguarda più o meno tante zone d’ Italia, ma che in nessun’ altra è riuscito meglio – ahimè, volevo dire peggio – che a Lecce città.

La mutazione antropologica è avvenuta su un duplice versante, chiaramente visibile però da entrambi: la trasformazione sociale è una convergenza parallela a quella somatica.

E’ avvenuta una involuzione di cui hanno dettato tempi e modi la globalizzazione, la speculazione finanziaria, l’affarismo, il consumismo esasperato, lo sfruttamento delle multinazionali, la devastazione del territorio con i veleni della chimica, degli scarichi industriali, dei rifiuti tossici, con la gran quantità di malattie, fisiche e mentali, che hanno provocato,

Io, questa involuzione regressiva omologante, la vedo nella fisiognomica dei volti, nella postura dei corpi, nella standardizzazione degli atteggiamenti.

Così come la vedo allo stesso modo nelle idee livellate; nelle coscienze manipolate; nel conformismo sostanziale di adesione, sia, politicamente parlando, nel centro sinistra, sia nel centro destra, in un partito unico dominante che accomuna tutti e due gli schieramenti; in un mainstream dalle cinquanta sfumature di grigio e dalle centocinquanta sfumature di squallore.

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Il ceto medio a Lecce non esiste più. Rimane qualche salotto buono e qualche loggia massonica, dove si pigliano le decisioni di pochi, pochissimi, a nome e per conto di tutti.

Non esistono più i valori del ceto medio positivi, quelli di decoro, arte, ingegno, originalità, che si trasmettevano per osmosi naturale – o era l’inverso? comunque questo era – a quelli popolari.

Lo scalpellino, l’artigiano della cartapesta o del ferro battuto, il rappresentante di commercio, il professore, l’esercente, hanno perso grinta, inventiva e aggressività.

La mobilità sociale, garantita dalla scuola statale, è scomparsa.

Il turismo, è stata un’occasione sostanzialmente perduta, risoltasi in speculazioni edilizie e commerciali, a vantaggio di una parte residuale della popolazione, mentre avrebbe dovuto essere un’occasione per tutti quanti, se solo ci fosse stato un modello di distribuzione originale capace di abbracciare ogni settore sociale. Quel modello poteva e doveva essere il turismo culturale, sotto l’egida delle vestigia messapiche e romane, e di personalità quali Tito Schipa e Carmelo Bene.

Ma che farci? Se nel frattempo è sopravvenuta per questo e per il resto intero la Černobyl culturale prodotta dalle televisioni, cioè dai falsi bisogni indotti e dai modelli distorti veicolati, e dalla Fukushima sociale prodotta dai telefonini, dalle cosiddette app e dai social.

Allo stesso modo, i contadini hanno dovuto trascurare il lavoro nei campi, schiacciati dalle nuove logiche commerciali imposte, quelle sopraffattrici della grande distribuzione e dell’Unione Europea; quelle dei veleni e dei rifiuti, che hanno provocato il nostro triste record che deteniamo qui nel Salento, in assoluto, della desertificazione del territorio.

Ci teniamo però come fossero preziose, mentre sono mortifere a tal punto da intaccare i feti dei nascituri nei grembi materni, le ceneri di Cerano, le particelle dell’Ilva, gli impianti di Cavallino, le trivelle nei due mari, le discariche di Burgesi e di chissà quante altre schifezze di cui nemmeno siamo a conoscenza, i gasdotti, e gli elettrodotti e gli impianti eolici in mare che stanno per arrivare.

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Questi modelli imposti da un potere sostanzialmente immutato negli ultimi decenni chiamano indistintamente ad adeguarsi, tutti e subito.

Pena l’esclusione, l’emarginazione, l’abbandono.

 

Nelle facce dei contadini di Frigole, dove da bambino mi portavano i miei genitori, a prendere le uova fresche, l’olio buono, le verdure, io vedevo la felicità.

Quella stessa felicità che vedevo nei volti dei miei coetanei mentre giocavamo con le palline o con le figurine, addentato beati una rosetta con la mortadella.

La nostra droga erano una Canadese e un calzone, quando potevamo permetterceli.

Adesso la droga a Lecce dilaga, anche fra i ragazzini delle Scuole Medie e rovina tantissimi giovani e le loro famiglie. 

Adesso, a Lecce io vedo solo volti senza Identità, senza Appartenenza, senza Comunità, senza afflati ideali, senza generosità, senza speranza, giorno dopo giorno morire lentamente fra invidia, egoismo, ansia, paura, pressappochismo, onanistico individualismo e miseria intellettuale, in una città globalizzata, problematica, anonima, ipocrita, indifferente, disperata e disperante. 

(Intervento del Direttore di Leccecronaca.it Dott. Giuseppe Puppo)




L'internazionale del trattore

Vi invito a ri- vedere , su questo blog gli interventi di Ivano Gioffreda sul superintensivo e sulla PAC , sulla biodiversità, sugli OGM del professore Ceccarelli

 



Gli italiani e la soluzione finale. Chi si oppose ai nazisti? E come? di Christian Jennings (Longanesi)

 Attingendo a materiali d'archivio inediti in Italia, Germania, Vaticano, Svizzera, Regno Unito e Usa, questo libro racconta la storia di chi ha rischiato la propria vita per salvare quella di centinaia di persone.


Italia, Seconda guerra mondiale. Quando Hitler diede l'ordine ai suoi ufficiali di attuare la «soluzione finale della questione ebraica», furono molti gli italiani – spesso ingiustamente dimenticati – che con incredibili azioni di ingegno e di coraggio garantirono la salvezza a centinaia di persone. Christian Jennings si è messo sulle tracce di queste persone e ha scoperto i loro nomi e le loro storie: il primario del Fatebenefratelli di Roma, Giovanni Borromeo, che ha inventato un'inesistente malattia infettiva altamente contagiosa, la Sindrome K, per salvare centinaia di ebrei dalla deportazione; il ciclista Gino Bartali, che consegnava messaggi ai partigiani tenendoli nascosti nella canna della sua bicicletta; don Francesco Repetto, che ha offerto riparo a centinaia di ebrei nelle case, nelle chiese, nei conventi dei paesi liguri; l'adolescente Ernestina Madonini, che ha salvato dalla deportazione la coetanea Eugenia Cohen nascondendola nella soffitta della sua casa nel cremonese.

Povera Lecce mia. Non ti riconosco più! Intervento della Senatrice Adriana Poli Bortone

Povera Lecce mia. Non ti riconosco più. Traffico impazzito, strade ristrette da invadenti (quanto attualmente inutili) piste ciclabili, paletti dappertutto, panettoni di plastica bianco e rossi a delimitare zone importanti della città, marciapiedi dissestati, basolato sconnesso, erbacce dappertutto. E tanto senso di tristezza in giro, una tristezza e una assenza di gusto accentuatasi in periodo natalizio, quando il confronto fra Lecce e Ostuni, Fasano, Locorotondo, Alberobello (per rimanere in Puglia) è stato impietoso. Ma io sono di parte! Ed essendo di parte noto solo i difetti. e peggio ancora, sono stata Sindaco.! E l’amarcord, per quanto tenti di scacciarlo, tende sempre ad occupare la mia mente. E  rivedo il  piano urban ( miracolosamente recuperato dopo l’esclusione dei finanziamenti ) con le sue 52 botteghe artigiane che animavano di cultura e tradizione il centro storico; a palazzo Torrisi dedicato agli immigrati col loro sportello informativo e la biblioteca multiculturale;  ai Teatini vocati alla valorizzazione dell’artigianato locale (ed oggi ridotti ad ufficio comunale!); Ad itinerario Rosa che partendo dal conservatorio di Sant’Anna occupava spazi fisici e temporali per mesi valorizzando la creatività femminile; alle tangenziali, oggetto di contenzioso per anni, che avevano tanto snellito il traffico in città ed oggi sono in parte ricettacolo di rifiuti;  alla rassegna “Mediterranea“ che occupava l’intera estate spettacoli per tutti i gusti e tutte le età; agli incontri culturali al castello (e non solo)  che videro la presenza di Luttwark, di Galli della Loggia, dei ministri dell’ambiente di tutto il mondo; ai dipinti generosamente donati da Ercole Pignatelli oggi “cacciato “dalle stanze del castello Carlo V; ai bambini “sceriffi ecologici “così preziosi nel rilevare comportamenti scorretti degli adulti; alla villa comunale restituita alla città nella sua dignitosa e preziosa fruizione, oggi priva di guardania e abbandonata all’inerzia, alla devastazione dei servizi ed  all’occupazione abusiva degli immobili.  E potrei andare avanti a ripercorrere quei nove anni così intensi  , ricchi  di emozioni, di contatti continui con la gente. Gli anni più belli della mia vita politica.  Mi sentivo utile alla città per la quale avevo anche fatto una legge speciale per il barocco leccese: 500.000 € annuali per 15 anni!  Ma dopo il recupero di Sant’ Irene, di Palazzo Vernazza, di San Cataldo, dell’attuale Must (già convento delle Clarisse ) la legge rimase inattiva con grave perdita per la città!. Già, ma io sono di parte! E per tentare di non esserlo ricordo anche il filobus, con i suoi fili, così devastante per l’estetica della città! Quel filobus che oggi si invita ad usare, perché il mezzo pubblico deve sostituire l’uso delle macchine  !. Ma guarda!!! Sono occorsi vent’anni per farlo capire! E poi   quei fili quanto ha carenza di estetica se la contendono molto con i panettoni e bianco e rossi di plastica, le piste ciclabili con i loro cordoli, l’erbacce  marciapiedi e strade dissestate! Eppure quella Lecce con i fili del filobus ebbe l’onore di avere la presenza di diversi ministri e personalità e di ben due Presidenti della Repubblica.! E adesso che sugli orribili fili non si potrà più fare polemica quale sarà il mantra della prossima campagna elettorale? Vedremo! Io sono di parte e della mia parte non mi allontano! (Sen. Adriana Poli Bortone)


 

 

Una storia sbagliata. David Rossi & Mps, un mistero di Pierangelo Maurizio (Maurizio)

 “Il capo comunicazione del Monte dei Paschi muore dopo essere precipitato da una finestra di Rocca Salimbeni a Siena la sera del 6 marzo 2013. E diventa subito il ‘caso David Rossi’. Un giallo segnato da errori e lacune. Suicidio, omicidio, incidente? Tutta la verità forse non la sapremo mai. Ora abbiamo un dovere: capire perché. Secondo le ultime rivelazioni per i Ris dei carabinieri, nella maxiperizia per la Commissione parlamentare d’inchiesta, David appeso alla sbarra della finestra si è lasciato cadere. Ma sei ferite al volto e tre alle braccia non sono compatibili con la caduta e molto probabilmente sono state inferte da terzi. Una verità mai approfondita e descritta con largo anticipo in questo libro. David nelle ultime due ore della sua vita avrebbe subito un’aggressione. La ferita sul labbro combacia con le macchie di sangue sui fazzoletti trovati nell’ufficio e distrutti ad indagini ancora aperte. La chiave del giallo, una delle chiavi, è con ogni probabilità tutta qui…”.




Gerusalemme la città impossibile. Chiavi per comprendere l’occupazione israeliana. Nuova ediz. di Meir Margalit (TS - Terra Santa)

 Una lucida indagine sul campo per comprendere gli intricati meccanismi che regolano – da oltre otto decenni – il sistema israeliano di occupazione dei territori palestinesi oltre i confini stabiliti dagli accordi internazionali. A firma di un ebreo-israeliano, cittadino di Gerusalemme – militante politico, funzionario pubblico e attivista per i diritti umani – il saggio racconta le barbarie che il governo di Israele sta perpetrando nei territori e nei quartieri di Gerusalemme fin dal 1948. Una denuncia storicamente circostanziata nei fatti.




Il fascismo eterno di Umberto Eco (La Nave di Teseo)

 “Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco




Dialoghi sul diritto di cittadinanza di Insaf Dimassi, Antonio Salvati (Le Lucerne)

 Cosa vuol dire, oggi, essere cittadini italiani? È necessario che il concetto di cittadinanza sia ancorato a dei valori? E quali sono il compito e i limiti della legge nel disciplinare un campo così delicato?Su questi temi si interrogano Insaf Dimassi, giovane studiosa italo-tunisina, e Antonio Salvati, magistrato, toccando tematiche scottanti di attualità, diritto e politica.Lei è la voce di chi vive sulla propria pelle la dolorosa esperienza di essere cittadina di uno Stato che ancora non la riconosce; lui rappresenta le istanze del diritto e della sua logica formale e astratta. Insieme, intessono un dialogo lucido, aperto e appassionato sulla Legge 91/92 che regola la concessione della cittadinanza in Italia e sulla proposta, accanto e al di là dello ius sanguinis e dello ius soli, di uno ius culturae. Ne emerge un caleidoscopio di spunti, analisi, riflessioni e – perché no – anche domande aperte sul concetto di cittadinanza e di identità, sull’incontro tra culture diverse e le contraddizioni della legge, sul ruolo dell’educazione e la necessità di guardare la società con occhi nuovi. Tematiche quanto mai attuali, che invitano tutti noi a unirci a questo dialogo.




Gli alpini. Una storia di audacia, sacrifici e lealtà di Giovanni Punzo (Diarkos)

 Fondate nel 1872, dopo il Risorgimento, le truppe alpine da più di un secolo e mezzo rappresentano un capitolo unico ed eccezionale della storia d’Italia. Costitute originariamente per la difesa dei confini e la guerra tra le cime e le valli, ben presto si trovarono a combattere in Africa, prima in Etiopia e poi in Libia, e nelle trincee ad alta quota della Prima guerra mondiale, nel cui fango innevato nacque il loro mito. Le Penne nere si distinsero poi in Etiopia, tra 1935 e 1936, e durante la Seconda guerra mondiale si sacrificarono nei Balcani e soprattutto sul Don, tra le steppe russe, in cui ancora oggi risuona la loro memoria. Oggi impegnati nelle missioni all’estero, il reclutamento degli alpini dalle regioni delle Alpi progressivamente si è esteso ad ampi settori del Paese: non solo quindi genti di montagna, ma anche uomini delle pianure e delle città, che hanno contribuito a narrare e portare in alto i valori del corpo in tutti gli aspetti della vita nazionale. Il forte senso identitario e un radicato “spirito di corpo”, sotto forme diverse, proseguono tuttora l’impegno a favore della comunità, anche tra coloro i quali non vestono più l’uniforme. Ripercorrendo le tappe dell’audace storia degli alpini non si incontrano dunque solo cruenti e drammatici episodi bellici, ma anche vicende e protagonisti legati al racconto dell’Italia intera.




Il conflitto senza fine. Dieci domande sullo scontro che infiamma il Medio Oriente a cura dell'ISPI e Paolo Magri (Mondadori)

 Dieci domande, dieci analisi per provare a capire un conflitto complesso, violento, sfaccettato, che dura da anni e sembra destinato a non avere fine.


Il 7 ottobre 2023 un'operazione del Movimento della Resistenza islamica, meglio conosciuto con il suo acronimo arabo «Hamas», insanguina il territorio israeliano. È un attacco senza precedenti, per la violenza con la quale viene condotto, ma anche per il numero di vittime provocate e di ostaggi catturati. Ed è la miccia che fa deflagrare un conflitto mai sopito. La risposta israeliana, infatti, basata su una massiccia offensiva militare, non tarda ad arrivare: la Striscia di Gaza viene pesantemente bombardata e, dopo poche settimane, attaccata via terra con l'obiettivo di estirpare una volta per tutte Hamas. Oltre ad aver suscitato un inevitabile e fortissimo impatto emotivo, questi drammatici eventi pongono interrogativi cruciali che affondano le proprie radici nella Storia e che oggi non si possono più ignorare. Perché la soluzione dei due Stati non ha mai funzionato? Chi parla a nome dei palestinesi? E se si dovessero delineare oggi i confini di uno Stato palestinese, dove finirebbe Israele e comincerebbe la Palestina? Ma non solo: gli interrogativi riguardano anche il ruolo delle potenze occidentali, da Washington a Bruxelles, di Russia e Cina e, ancor di più, il coinvolgimento di Iran e Hezbollah. Senza dimenticare le implicazioni dell'instabilità geopolitica sui mercati e il rischio di una nuova ondata di terrorismo in Europa.



Cybercapitalismo. Fine del legame sociale? di Emanuela Fornari (Bollati Boringhieri)

 Il capitalismo, preso da una pulsione di morte e da un desiderio inconscio di autoannientamento, perde ogni caratterizzazione produttiva, acquisendo sempre più i caratteri del dominio e della violenza simbolica.


Il cybercapitalismo denota una linea d'ombra, una soglia epocale che indica non solo la fine del capitalismo classico, ma anche la crisi dell'odierna economia finanziaria. Questo libro è una genealogia del presente: in un mondo sempre più influenzato dal web e dall'intelligenza artificiale, l'intento è quello di scorgerne gli antefatti, in un lungo tragitto della modernità che prende avvio sin dall'epoca rinascimentale, con quel crollo delle certezze e del senso delle cose che – da Montaigne a Shakespeare, a Donne – viene posto in rapporto con un mondo «acentrico», reso sempre più contingente, precario e imprevedibile dall'irruzione dell'«oro mobile», dalla circolazione di una moneta gestibile tramite il sistema delle banche. Quanto accade oggi è dunque l'esito di una storia antica. Nel dominio del processo di valorizzazione, le parole viaggiano come le merci. E viaggiano tanto più velocemente quando si ha a che fare con la merce di scambio universale: il denaro. Emanuela Fornari parla dunque di metamorfosi. Di una storia del capitale segnata dal divario tra rendita e profitto, proprietà e produttività, interessi e crescita: una storia che i lettori di Jane Austen e Honoré de Balzac conoscono meglio degli esperti di economia. Di un sistema capitalistico segnato, nel corso di tre secoli, da un progressivo passaggio dalla terra al cielo: dalla proprietà agraria al capitale immobiliare, dalla Rivoluzione industriale ai movimenti globali del capitale finanziario. Di un processo di smaterializzazione che ha ridotto sempre di più il denaro a semplice codificazione valoriale e l'economia a mero sistema di segni. Si propone qui una genealogia del presente che mette a confronto – oltre ad autori classici come Karl Marx e Max Weber – figure del pensiero contemporaneo come Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Marcel Mauss, Karl Polanyi e Arjun Appadurai. Tutti accomunati dall'idea di un'intima «innaturalità» dell'economia e della figura dell'homo oeconomicus, e dalla crescente prevalenza della dimensione del politico e della dominazione.



giovedì 11 gennaio 2024

Valentina Sciurti e Orode’ Deoro, spettacolo che consiglio alle Knos

L’anticamera dell’inferno dantesco è abitata dagli Ignavi, coloro che non fecero in vita né il buono né il cattivo e perciò indegni di essere collocati in qualsiasi luogo; condannati corrono perennemente appresso ad un’insegna senza nome, manifesto di terribile neutralità, mentre mosconi e vespe rigan loro di sangue il volto.
Il paesaggio è cucito nel prisma sonoro di una voce invasata dalle figure presenti nel canto. Ogni singola parola, come fosse una nota musicale, diviene possibilità per suonare il senso; le atmosfere elettroniche rendono il viaggio immersivo senza tralasciare momenti lirici capaci di toccare corde piú emozionali.
Sul palco il pittore, come un musicista, colpisce le note col suo gesto e scompare dentro la voce per narrare l’indicibile. La carta è applicata su pannelli di legno amplificati e risonanti, come un vero strumento musicale; i pennelli, i gessetti, i rulli lasciano tracce, percuotono, graffiano, disegnano il tempo che incide sulla carta e nello spazio la propria lingua: Ecco il Concerto.

Venerdì 12 Gennaio h 21:00
Manifatture Knos di Lecce – Sala Teatro
con il sostegno di Casa131




Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra di Fabio Armao (Laterza)

 Se il delicato equilibrio tra stato e mercato viene meno e un capitalismo senza regole pretende di dettare legge, a rischio sono l’eguaglianza, la democrazia, la pace. Le ultime guerre ne sono la prova: frutto di scelte criminali compiute da leader che perseguono i propri interessi privati o di clan, trovano alimento in un mercato globale che oramai si dimostra perfettamente in grado di gestire in piena autonomia tutte le sfere interessate, finanziaria, produttiva e commerciale.


Dopo il 1989, con il superamento del mondo diviso in blocchi, ci si aspettava il trionfo della democrazia. E invece assistiamo al trionfo di un capitalismo in pieno delirio di onnipotenza, cui fa da contraltare la ritirata dello stato democratico: graduale distruzione del welfare, abbandono delle lotte per i diritti, crescita esponenziale delle diseguaglianze. A un secolo dalle guerre mondiali, l’attacco scatenato da Putin il 24 febbraio 2022 sembra aver riportato il mondo sull’orlo di un nuovo conflitto globale. E altre tragedie si stanno consumando intorno al nodo irrisolto tra Israele e Palestina. Poco o nulla del contesto odierno, tuttavia, ha a che vedere con il mondo del passato; e non si possono interpretare gli eventi odierni appellandosi a vecchie categorie. L’invasione dell’Ucraina, ad esempio, va considerata come una conseguenza della globalizzazione fuori controllo e si inserisce nel filone delle ‘nuove guerre’, che vedono protagonisti – insieme alle forze armate tradizionali – mercenari, terroristi, mafiosi e nelle quali la logica privatistica del mercato si fa gioco delle ideologie. Il tempo è quasi scaduto: le democrazie devono riprendere terreno sul ‘capitalismo di sangue’, consapevoli del fatto che una guerra globale renderebbe inutile il capitalismo stesso.



Codice Ratzinger di Andrea Cionci (Byoblu)

 Attraverso la sua sottile forma di comunicazione logica, il Codice Ratzinger, il papa ci riconcilia con il Logos, la ragione che svela la verità, e fa comprendere la sua situazione canonica che avrà effetti dirompenti. Un libro-inchiesta destinato a laici e credenti, a tutti coloro che sono innamorati della verità.


L'istituto del "papa emerito" - giuridicamente - non esiste e, da nove anni, Benedetto XVI ripete: «Il papa è uno solo»... ma non spiega mai quale sia dei due. Nella Declaratio con cui si "dimise" nel febbraio 2013, autorevoli latinisti individuarono subito errori e imperfezioni di sintassi, ma papa Ratzinger ha affermato, tre anni dopo: «Ho scritto la Declaratio in latino per non commettere errori». Possibile che tutte queste stranezze provengano da un teologo coltissimo e adamantino, nonché raffinato latinista? E se davvero papa Benedetto avesse voluto abdicare, perché continuare a vivere in Vaticano, vestendo la talare bianca, conservando il nome pontificale e altre prerogative da pontefice regnante? Dopo due anni di inchiesta, pazientemente svolta dall'autore attraverso più di 200 articoli sulle testate Libero, ByoBlu, RomaIT, questo gigantesco mosaico è stato lentamente ricomposto, tessera per tessera. Lo scenario che si configura è scioccante, di importanza millenaria, e non è stato smentito da nessuno, nemmeno dal Santo Padre Benedetto XVI in persona. Attraverso la sua sottile forma di comunicazione logica, il "Codice Ratzinger", il papa ci riconcilia con il Logos, la ragione che svela la verità, e fa comprendere la sua situazione canonica che avrà effetti dirompenti. Un libro-inchiesta destinato a laici e credenti, a tutti coloro che sono innamorati della verità.



lunedì 8 gennaio 2024

Il pesce piccolo. Una storia di virus e segreti di Francesco Zambon (Feltrinelli)

 Il ricercatore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha svelato i retroscena del piano pandemico italiano racconta gli errori e le coperture che hanno fatto del nostro paese il grande malato.

Non potevo rimanere in silenzio

Venezia, febbraio 2020. Il carnevale viene interrotto bruscamente e Francesco Zambon, veneziano e funzionario dell’OMS, mentre dalla sua finestra vede i turisti in abiti variopinti correre terrorizzati verso il primo vaporetto disponibile, riceve l’incarico di coordinare le informazioni che arrivano dall’Italia e che possono essere utili al mondo: il Covid-19 non è più un virus esotico, ha fatto irruzione in Occidente. Seguono settimane di lavoro forsennato, per provare a capire cosa stia accadendo nel nostro paese, perché tutti quei contagi, perché tutti quei morti. L’11 maggio il rapporto è finito, approvato dai vertici dell’OMS, stampato e pronto per essere divulgato. Potrebbe salvare molte vite. Ma qualcosa si inceppa e il 13 maggio il rapporto viene ritirato. Perché? Perché conteneva alcuni errori, dicono dai vertici dell’OMS. Ma la ragione è che rivelava un dettaglio fondamentale: il piano pandemico italiano non veniva aggiornato dal 2006, quindi era del tutto inadeguato. Ecco perché tutti quei morti. Ecco perché nessuno doveva sapere. Questa è la storia di un uomo solo, che ha denunciato e pagato in prima persona. Questa è una storia che ha fatto il giro del mondo, su cui le procure stanno indagando e che in queste pagine viene raccontata per intero per la prima volta. Nessuno sa quante vite sarebbero state risparmiate, ma tutti devono sapere quali sono state le omissioni, le coperture, le viltà che hanno reso il nostro paese così colpevolmente fragile.




Berlinguer e il sindacato. Il grande freddo '69-84 di Antonio Maglie (Arcadia Edizioni)

 Questo libro racconta un paradosso tutto italiano. Negli anni Settanta brillò luminosa la stella elettorale del più importante partito operaio italiano, il PCI. Contemporaneamente i sindacati di nuovo uniti, conquistarono il centro della scena politica e socialeottenendo grandi successi, non solo contrattuali ma anche sociali. Poteva essere la premessa di un grande cambiamento; al contrario, fu solo l'inizio di una lunga incomprensione. Il dialogo si fece tra sordi nel momento in cui il PCI di Enrico Berlinguer arrivò nell'area di governo perseguendo l'attuazione del compromesso storico, una strategia "totalizzante", come la definì Giorgio Napolitano, destinata a entrare inevitabilmente in rotta di collisione con le spinte autonomistiche e unitarie che ispiravano il sindacato.




Segreti e misteri del Vaticano. Il lato oscuro di un potere millenario di Antonio Parisi (DIARKOS )

 Il Vaticano, riconosciuto nel 1929 a seguito dei Patti lateranensi, è lo Stato più piccolo del mondo. Esteso per 42 ettari nel centro di Roma, quello che conosciamo oggi è in realtà l’ultima ridotta di un territorio ben più vasto, comprendente diverse regioni italiane, acquisito dal patriarca di Roma nel VIII secolo. Da allora, sono centinaia le verità non dette e i misteri annidatisi tra le sue mura. In quei 42 ettari si sono succeduti secoli di intrighi, di cui la cronaca ha parlato, straparlato, o – il più delle volte – taciuto. Solo negli ultimi cento anni, ricordiamo grovigli politico-finanziari legati alle banche vaticane, l’assassinio (presunto) di papa Luciani e quello (certo) del capo delle Guardie svizzere, le denunce di messe nere per intronizzare il demonio in Vaticano, l’inquietante sparizione di Emanuela Orlandi, tornata in auge nel 2022 grazie a un’acclamata serie tv, per finire con le misteriose dimissioni di Benedetto XVI. Cosa si cela davvero dietro lo sfarzo e la solennità di questo potere millenario? Antonio Parisi, dopo lo scalpore di "E liberaci dal male. I misteri della Terza loggia vaticana" (Aliberti, 2012), torna a varcare le soglie del papato, provando a svelare gli inconfessabili segreti che da sempre macchiano indelebilmente il talare di chi vi dimora.




Seul: l'attentato al leader dell'opposizione

 La scorta poco attenta, come per Shinzo Abe e le altre similitudini tra i due leader. Le prossime elezioni e la rotta della Corea del Sud.

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