Premio Nobel per la Letteratura 2015.
"Per me non è tanto
importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando
via ti volti a ouardare la mia casetta, e non una ma due volte". Così si
è rivolta a Svetlana Aleksievic, congedandosi da lei sulla soglia della
sua chata, quella contadina bielorussa. La speranza di avere affidato
il racconto della sua vita a qualcuno capace di vero ascolto non poteva
essere meglio riposta. Far raccontare a donne e uomini, protagonisti e
vittime e carnefici, un dramma corale, quello delle "piccole persone"
coinvolte dalla Grande Utopia comunista, che ha squassato la storia
dell'URSS-Russia per settant'anni e fino a oggi, è il cuore del lavoro
letterario di Svetlana Aleksievic. Questo nuovo libro, sullo sfondo del
grande dramma collettivo del crollo dell'Unione Sovietica e della
tormentosa e problematica nascita di una "nuova Russia", costituisce il
coronamento ideale di un lavoro di trent'anni: qui sono decine i
protagonisti-narratori che raccontano cos'è stata l'epocale svolta
tuttora in atto: contadini, operai, studenti, intellettuali, dalla
semplice militante al generale, all'alto funzionario del Cremlino, al
volonteroso carnefice di ieri forse ormai consapevole dei troppi orrori
del regime che serviva. Nonché misconosciuti eroi sovietici del tempo di
pace e del tempo di guerra, i quali non sanno rassegnarsi al tramonto
degli ideali e alle mediocri servitù di un'esistenza che, rispettando
solo successo e denaro, esclude i deboli e gli ultimi.
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