lunedì 28 aprile 2025

Il corpo di Mussolini. Odissea di un cadavere di Ugo Savoia (Neri Pozza)

 Mentre il ministro dell’Interno Romita muove anche i servizi segreti per scoprire dove si trova la salma, quel che resta del corpo viaggia ancora, in un’odissea degna di un romanzo, che troverà il suo epilogo oltre dieci anni dopo, nel 1957, nella tomba di famiglia a Predappio.


A fine aprile 1945, dopo i fatti di piazzale Loreto, il corpo dell’ex duce del fascismo viene inumato in un campo anonimo del cimitero di Musocco, a Milano. Esattamente un anno dopo, tre giovani nostalgici lo riesumano e di fatto lo rapiscono: chiedono che lo Stato italiano tributi a Mussolini gli onori che, secondo loro, si merita. La notizia piomba nelle redazioni dei giornali italiani e stranieri come una bomba e la stampa sembra fare a gara a chi la spara più grossa. Il cadavere viene segnalato contemporaneamente in vari luoghi del Paese. C’è chi dà per certo che sia stato prelevato per ordine di Churchill e c’è addirittura chi giura di averlo visto vivo aggirarsi per le italiche contrade. In realtà, da quel momento quei resti mortali vagano tra un convento e l’altro della Lombardia, senza che si sappia dove sono nascosti. Il governo della neonata Repubblica, guidato da Alcide De Gasperi, vuole evitare che il luogo della sepoltura si trasformi in una sorta di tempio di fanatica venerazione. I tre protagonisti del trafugamento, guidati da Domenico Leccisi, trovano l’appoggio di padre Enrico Zucca, superiore del convento dei frati cappuccini di piazza Sant’Angelo, e di padre Alberto Parini, fratello dell’ex podestà di Milano



domenica 27 aprile 2025

Piccolo manuale antifascista. Argomenti e pratiche di resistenza democratica (Edizioni Clichy). Introduzione di Roberto Saviano

 Un piccolo libro che si propone come un utile vademecum per affrontare questi tempi e si rivolge a chi ha a cuore la libertà e la democrazia. Venti temi che la destra sta manipolando per costruire una nuova narrazione di sé e della storia italiana e mondiale, declinati secondo due direttrici, «cosa dicono» e «cosa pensano», a cui si contrappongono due direttrici contrarie, «che cosa si può rispondere» e «che cosa si può fare», per smontarne il meccanismo ermeneutico e proporre pratiche quotidiane relative a un’etica minima e decente di rispetto e di confronto umano. Senza ricorrere agli schemi novecenteschi del fascismo e dell’antifascismo, in questo piccolo manuale si propongono un «sentimento» e un pensiero che possono rappresentare un nuovo antifascismo possibile o forse indispensabile, quello che contrappone alla violenza e al ritorno indietro un progresso etico, politico, sociale, di crescita tutti insieme




sabato 26 aprile 2025

Guerra nucleare. Uno scenario di Annie Jacobsen (Mondadori)

 «A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, gli Stati Uniti hanno speso migliaia di miliardi di dollari per prepararsi a una guerra nucleare, perfezionando al tempo stesso protocolli dettagliati in grado di mantenere in vita il governo anche nell'eventualità di un apocalittico olocausto nucleare con centinaia di milioni di vittime americane.»


In questo libro, per la prima volta e con sconvolgente precisione, la giornalista Annie Jacobsen, finalista al premio Pulitzer, descrive i 72 minuti che seguirebbero il lancio di un missile balistico contro gli Stati Uniti. Basato su decine di documenti, alcuni dei quali recentemente desecretati, e interviste esclusive a consiglieri presidenziali, membri del governo, ingegneri esperti di armi nucleari, scienziati, militari, piloti, operatori specializzati, agenti dei servizi segreti, specialisti nella gestione delle emergenze, esperti di intelligence, funzionari pubblici e altri ancora, Guerra nucleare è la ricostruzione adrenalinica e angosciante di quel che accadrebbe se d'un tratto venisse meno la dottrina della deterrenza - quella per cui ogni potenza s'impegna a non usare i propri ordigni nucleari a meno di non essere costretta a farlo -, e tutte le procedure, le regole e le convenzioni internazionali messe a punto in decenni non valessero più nulla. Jacobsen svela i protocolli segreti che guidano le decisioni più critiche in caso di attacco, mostrando minuto per minuto la catena di comando, le risposte automatiche, i meccanismi di difesa. È possibile che la guerra nucleare ipotizzata da Jacobsen inizi domani. O anche oggi. Se così fosse, «il mondo potrebbe finire in un paio d'ore». Lo scenario descritto in queste pagine è la conferma della terrificante previsione di Nikita Chrušcëv, per il quale, alla fine di un confronto nucleare, «i sopravvissuti invidieranno i morti»



venerdì 25 aprile 2025

MillenniuM (2025). Vol. 89: Il 26 aprile: Ottant'anni fa, il giorno dopo la liberazione: Storie di fascisti impuniti riciclati e in carriera

 A ottant'anni dalla Liberazione, il mensile Millennium, diretto da Peter Gomez, racconta che cosa è successo subito dopo. Gran parte dei crimini commessi dai fascisti, soprattutto durante la Repubblica di Salò, sono rimasti impuniti. Non solo. Molti di quelli che li avevano perpetrati, anche da posizioni di rilievo nel regime, hanno continuato a fare carriera nelle istituzioni e negli apparati della neonata Repubblica italiana. Attraverso storie, inchieste, interviste, immagini, Millennium racconta i casi più eclatanti; va in profondità nelle vicende che hanno portato all'amnistia firmata dal ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti, leader del Partito comunista italiano; descrive il clima che ha portato a una frettolosa riconciliazione, i cui effetti si sono dispiegati nei decenni successivi. Basti pensare al ruolo che molti di quei personaggi hanno poi assunto negli anni Sessanta-Settanta nelle trame della strategia della tensione. E proporrà confronti su come Paesi a noi vicini, in particolare Germania e Francia, hanno gestito la transizione in modo diverso




giovedì 24 aprile 2025

Donne che resistono. Le Fosse Ardeatine dal massacro alla memoria (1944-2025) di Michela Ponzani (Einaudi)

 Al centro della narrazione stanno, dunque, le memorie di donne che impararono a resistere, a seppellire i morti e a curare le ferite di figli orfani di padre, che pretesero verità e giustizia, testimoniando contro criminali di guerra portati a processo. Testimonianze sepolte da decenni, cariche di emozioni molteplici, fatte di tensioni ideali, di motivazioni e scelte che segnarono la storia di un luogo destinato a rimanere il cimitero di un lutto privato, capace di costringere a un interminabile rituale del dolore.

Nell’Ottantesimo della Liberazione, una vicenda inedita, ancora attuale, sul coraggio delle donne nella storia. Roma, 8 giugno 1944. Vera Simoni, figlia del generale Simone Simoni, massacrato nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, guida un corteo di donne decise a incontrare il tenente colonnello John Pollock, comandante per la pubblica sicurezza a Roma. Sono vedove, madri, sorelle, figlie delle vittime e chiedono che ai 335 ostaggi massacrati il 24 marzo 1944 sia data degna sepoltura. Non hanno tempo per piangere e vogliono che quel luogo di morte diventi un simbolo: un’area sacra di lutto per ricordare i ribelli chiamati a combattere per la libertà. Michela Ponzani ricostruisce la storia delle donne che trasformarono un massacro in un mausoleo, fino alla memoria dei loro nipoti e alle pietre d’inciampo: un monumento sepolcrale antigerarchico e antiretorico, edificato sul luogo della vendetta tedesca per celebrare i martiri dell’antifascismo. Michela Ponzani da anni raccoglie le memorie dell’Anfim, l’associazione nata per il diritto al riconoscimento di una degna sepoltura, pretesa dai famigliari delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine, efferata strage nazifascista compiuta a Roma il 24 marzo 1944. Famigliari che nel massacro avevano perduto un corpo e un nome. L’autrice ha imparato a custodire le parole di molti dei figli e nipoti di caduti alle Ardeatine; e ha toccato con mano il dolore di quelle vedove, rinchiuse nel silenzio dei loro ricordi che la violenza nazista aveva ferito ma non piegato. Questo libro racconta le vite di donne che rimasero a vivere il lutto di un massacro trasformato in mausoleo, soffermandosi sull’uso pubblico di una strage divenuta monumento nazionale (il primo della storia repubblicana), simbolo dell’eredità sofferta dell’antifascismo, da sempre oggetto di una memoria divisa. Il «nuovo Altare della Patria», costruito per ricordare nei secoli la «guerra del nuovo Risorgimento italiano», divenne nel dopoguerra meta di pellegrinaggio per commemorare lo «sterminio di tutti gli italiani impegnati nella lotta di liberazione nazionale», in un’Italia fortemente accesa da una feroce polemica antipartigiana



mercoledì 23 aprile 2025

Iran Iran Iran ... Intervento di Leonardo Elia

Notizia di qualche giorno fa, dopo le (solite) minacce all'Iran, reo di posizioni anti israeliane, antioccidentali, Trump blocca tutto, e inizia colloqui con diplomatici iraniani, in Oman prima e poi a Roma, presente il presidente della Repubblica Islamica.

Agitando il governo di Netanyahu, che preme per un azione militare, aerea, congiunta israelo americana per rallentare e rimandare, a suo dire,  il processo di arricchimento di uranio a scopi civili e militari.

Perché Teheran non vuole la bomba atomica, questa è solo nei sogni malati dei governi estremisti israeliani.

Ma questo stop che significa? 

Per me si evidenzia una spaccatura, una delle spaccature, dell'amministrazione americana, strapiena di iper sionisti, ma anche con qualcuno che ragiona come la Gabbard.

Principalmente perché a Whaschington , c'è la consapevolezza che l'Iran ,ammesso e non concesso che voglia la bomba, sarebbe un boccone troppo grosso, molto più grosso degli obbiettivi perseguiti senza successo da americani, inglesi e israeliani nello Yemen, dove questa "allegra " compagnia di bombardieri, oltre a uccidere civili, cosa di cui purtroppo non si interessano, e distruggere infrastrutture, non è riuscita a limitare gli attacchi missilistici a naviglio  nel mar rosso. L'Iran è molto più potente, enormemente più grande, e qualcuno sa oltreoceano ,  che un tassello, così grosso così importante, di quella che il compianto e preveggente Papa Francesco ha chiamato molti anni fa la "guerra mondiale a pezzi", metterebbe in seria difficoltà gli Usa, coinvolgendoli in una guerra di grande portata, solo per assecondare la parte della politica israeliana più estremista.

 Questo stop and go, go con cambio di direzione , nasce direttamente  dalla crisi economica e sociale americana, con le forze armate che non riescono più a reclutare un numero sufficiente di giovani. Questo spiega il non voler, poter, soddisfare la follia delle lobbies sioniste e proto evangeliche finanziatrici delle campagne elettorali  di tutti i presidenti Usa, che  per esempio spingono nell'appoggio al genocidio dei palestinesi perpetrato dagli israeliani.

Ma c'è anche di più, perché oltre a essere militarmente autolesionista, passare dalle parole ai fatti, attaccare  con Israele l'Iran, porterebbe direttamente gli americani a essere responsabili del blocco del Golfo Persico, con relativo schizzare del prezzo del petrolio. E questo creerebbe grossi problemi economici a Trump, acuirebbe quelli che già ha e gli toglierebbe consenso interno, ma anche gli alienerebbe simpatie di tutti gli alleati.

Cercare di capire come va il mondo, non è disquisire sul sesso degli angeli, ma serve per comprendere le ripercussioni di scelte che ci possono sembrare lontane, possono sembrare lontane a noi soffocati da un mare di stimoli che non servono a nulla, servono solo a distrarci, ma che invece hanno ripercussioni nel nostro quotidiano, oltre a stimolarci a considerare i costi umani che comportano, a risvegliarci un'umanità dormiente , ricordandoci le parole sulla guerra e la sopraffazione sempre ripetute da Papa Francesco, unica voce lucida in un'epoca di barbarie.

Per inciso al messaggio di cordoglio per la morte del papa del presidente israeliano, si contrappone il gelo di Netanyahu, e le prese di posizione non unitarie dei rappresentanti delle comunità israelitiche italiane.

 


martedì 22 aprile 2025

Oltre i limiti. Lo sport come metafora della vita di Francesco (Jorge Mario Bergoglio) edito da Solferino e disponibile dal 6 maggio 2025

 "Oltre i limiti" è un viaggio spirituale che ci sprona a superare tutti gli ostacoli, dentro e fuori dal campo, per affrontare al meglio lo sport e la vita grazie alle indicazioni e ai suggerimenti di un allenatore d’eccezione: Papa Francesco. Con uno stile semplice e diretto, il Pontefice si rivolge agli atleti – grandi campioni, donne e uomini con disabilità, ma anche giovani e bambini – per sottolineare l’importanza dello sport in tutte le sue forme. Lo sport inteso come educazione, mezzo per esprimere «il proprio talento, messaggero di pace nei grandi eventi, simbolo di accessibilità e inclusività». Campioni, artisti e scienziati dimostrano che i grandi traguardi non si raggiungono all’improvviso. E se questo vale per lo sport, l’arte e la cultura, tanto più è vero per gli aspetti fondamentali della vita: l’amore e la fede. E per crescere nell’amore e nella fede, dobbiamo avere perseveranza e continuare ad andare avanti, sempre. Il libro è arricchito dal prezioso contributo dei curatori Mons. Dario Edoardo Viganò, Vicecancelliere delle Pontificie Accademie di Scienze e Scienze Sociali della Santa Sede, e Valerio Alessandro Cassetta, giornalista e scrittore




lunedì 21 aprile 2025

La NATO in guerra. Dal patto di difesa alla frenesia bellica di Fabio Mini (edizioni Dedalo)

 Come si è arrivati a questo punto? Se la NATO è in guerra lo deve alla sua sistematica violazione delle proprie regole e del Trattato costitutivo. Con la fine dell’Unione Sovietica, ha cominciato a “giocare” con le parole del Trattato, poi a mistificarle e infine a tradirle. Ora la NATO non ha limiti di territorio e non ha un solo nemico. Ne ha molti, scelti con cura rispettando le priorità americane. E così ogni Stato membro deve vedersela con la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, l’India, i BRICS, gli Stati nuclearizzati, i terroristi, i criminali, gli scafisti, le organizzazioni umanitarie e perfino i pacifisti. Questo libro individua i metodi, i pretesti e i trucchi che hanno portato la NATO e l’Europa alla frenesia bellica e verso l’autodistruzione, con l’auspicio che si torni a ragionare




sabato 19 aprile 2025

L'aquila nera. Una storia rimossa del fascismo in Albania di Anita Likmeta (Albania)

«Non ricordo chi fu il primo a vederlo, se mio cugino Armand o sua sorella Xhixhja. Ricordo però che facemmo subito capannello intorno a quello strano ritrovamento. Un lungo osso bianco era affiorato dalla terra e se ne stava lì, mezzo dentro e mezzo fuori, come la radice di un albero.»


Fine estate 1994. A Rrubjekë, un villaggio con le case basse di pietra e i campi che si estendono a perdita d’occhio, una banda di ragazzini in cerca di avventure si imbatte nei resti di alcuni soldati italiani. Anita è la più piccola del gruppo, ma percepisce tutta la drammaticità di quel momento in cui la morte si rivela ai suoi occhi nell’uliveto non lontano dalla casa dove vive con i nonni. È allora che comincia a farsi domande che la porteranno a decidere di raccontare una storia dolorosa condivisa tra le sue due patrie: quella natale, l’Albania, e quella d’adozione, l’Italia. Tra legami profondi e ferite aperte, tra cronaca familiare e tragedia collettiva, Likmeta sottrae all’oblio una vicenda complessa che si snoda su più piani temporali, dagli anni trenta agli anni novanta del Novecento, fino ai giorni nostri. Scoprirà così che l’Italia non è stata solo quella degli invasori, delle navi che riempirono il porto di Durazzo il 7 aprile 1939, delle uniformi per le strade di Tirana, dei manifesti con il volto di Mussolini, dell’italiano imposto come lingua del potere. Un’altra Italia non si era limitata a eseguire ordini e, nel caos dell’8 settembre 1943, aveva scelto. Di quelle testimonianze diventa urgente ritrovare e custodire la memoria. Soprattutto oggi, nella consapevolezza che «il fascismo non è un ricordo del passato. L’invasione dell’Albania non è un fatto archiviato nei manuali. Raccontarla significa strapparla alla retorica e alla neutralità. Significa dire che dietro le manovre politiche, le leggi, i trattati, c’erano volti, mani, terre spaccate e storie che si sono spezzate».



venerdì 18 aprile 2025

Il prezzo della libertà. 40 vite spezzate dal fascismo (1919-1945) di Marcello Flores, Mimmo Franzinelli (Laterza)

 La Resistenza al fascismo non comincia nel 1943 ma inizia sin da subito, nel 1919. È una Resistenza armata e civile, maschile e femminile, contadina e cittadina: uomini e donne che per ventisei anni combatterono contro il fascismo e morirono per opporsi al regime. Che cosa li spinse a tanto? Il trionfo della libertà sulla dittatura ci sarebbe stato anche senza il sacrificio delle loro vite?


40 vittime del fascismo. Donne e uomini, spesso molto giovani, che hanno sacrificato la propria vita per combattere il totalitarismo fascista, dalla nascita dei Fasci di combattimento, nel 1919, alla caduta della Repubblica sociale nel 1945. Dal racconto di coloro che hanno scelto la libertà e rifiutato di sottomettersi alla dittatura, emerge il variegato arcipelago di un’opposizione che non si è mai arresa, nemmeno negli anni più bui, quando parte significativa della società inneggiava al duce, e ha poi trovato nella Resistenza (armata e civile, maschile e femminile, contadina e cittadina) l’esperienza collettiva che ha segnato il riscatto del popolo italiano. L’opposizione ha coinvolto tutte le generazioni, ha trovato volontari in ogni ceto e regione: il racconto di chi ha sacrificato la propria vita in questa lunga battaglia è una sorta di staffetta durata ventisei anni, in cui il testimone della libertà è stato raccolto da chi subentrava alle vittime con nuovo slancio e ne onorava l’esempio. Dall’operaia ventenne Teresa Galli, la prima vittima dello squadrismo il 15 aprile 1919 a Milano, fino a Roberto Lepetit, morto nel Lager di Ebensee il 4 maggio 1945: 40 itinerari di donne e uomini che ci raccontano cos’è stato il fascismo e come lo hanno contrastato minoranze indomite. Una scelta di libertà per noi tutti, da conoscere e onorare a ottant’anni dalla Liberazione



Gli artigli del Condor. Dittature militari latino-americane, CIA e neofascismo italiano di Marina Cardozo, Mimmo Franzinelli (Einaudi)

Gli artigli del Condor si occupa dell’offensiva sovranazionale sferrata contro le sinistre latino-americane, intrecciando la storia degli apparati repressivi con la ricostruzione delle principali operazioni sul campo, segnalando le complicità ottenute e le difficoltà incontrate.


Le inquietanti connessioni tra dittature latino-americane e neofascismo italiano nello sviluppo istituzionale di violenza e criminalità politica internazionale contro gli avversari e la democrazia. Il “Plan Cóndor”, intesa operativa ufficializzata nell’Academia de Guerra del Ejército, a Santiago del Cile, a fine novembre 1975 tra i rappresentanti degli organismi militari di spionaggio di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia, con le successive adesioni di Brasile, Ecuador e Perù, costituisce un passaggio-chiave nel terrorismo di Stato contro movimenti di sinistra e personalità politiche progressiste latino-americane. Mente politica del Piano Condor è Augusto Pinochet, direttore organizzativo e coordinatore il colonnello Manuel Contreras, capo della Direccíon de Inteligencia Nacional (DINA). Dalla primavera 1976 cresce esponenzialmente il ruolo dell’Argentina, sottoposta alla dittatura della Giunta militare del generale Videla. Questo libro, tra l’altro, ricostruisce su fonti inedite l’apporto fornito al Piano Condor dai neofascisti italiani, affiancatisi alle polizie politiche di Cile e Argentina nella caccia agli oppositori e diventati spietati collaboratori dei generali boliviani, sia quali addestratori di reparti scelti sia nella gestione del narcotraffico con cui quella dittatura si finanziava. “Gli artigli del Condor” si occupa dell’offensiva sovranazionale sferrata contro le sinistre latino-americane, intrecciando la storia degli apparati repressivi con la ricostruzione delle principali operazioni sul campo, segnalando le complicità ottenute e le difficoltà incontrate. E considerando la prospettiva delle vittime designate: non solo dirigenti e militanti, ma anche le loro famiglie e – non da ultimo – i loro bimbi, divenuti essi stessi oggetto di depredazione. Il Piano Condor, intesa operativa ufficializzata a Santiago del Cile a fine novembre 1975 tra i rappresentanti degli organismi militari di spionaggio di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia, con le successive adesioni di Brasile, Ecuador e Perù, costituisce un passaggio chiave nella repressione contro movimenti di sinistra e personalità politiche progressiste latino-americane. Il libro esamina l’apporto fornito dai neofascisti italiani al Piano Condor, in un contesto d’impunità, dall’attentato romano all’esule democristiano Bernardo Leighton (6 ottobre 1975) alla «fase sudamericana», affiancatisi alle polizie politiche di Cile e Argentina nella caccia agli oppositori e diventati nel 1980-81 spietati collaboratori dei generali boliviani, sia quali addestratori di reparti scelti sia nella gestione del narcotraffico. Le politiche repressive delle dittature del Cono Sur hanno così adempiuto al proprio obiettivo di moltiplicatore istituzionale di violenza e criminalità politica internazionale contro gli avversari, condizionando la politica sudamericana sino agli anni Novanta.



mercoledì 16 aprile 2025

Antifascista. Pensare, vivere, agire per la democrazia di Francesco Filippi (Piemme)

Una lezione di storia, accessibile e illuminata, utile per tutti, giovani e adulti e per le generazioni che hanno vissuto nei ricordi delle loro famiglie il fascismo e la dittatura. Fondamentale per capire il presente e il futuro di questo Paese in cui i fantasmi del passato tornano a bussare prepotentemente alle porte delle nostre società.


«La creatura di Mussolini, come fenomeno politico e culturale, è uno dei prodotti originali del made in Italy col maggior successo globale. L'antifascismo, vale a dire l'insieme di valori, culture e pratiche che si oppongono al fascismo, ne segue necessariamente la parabola e le (s)fortune. Una parola, antifascismo, che acquista e perde significati nel corso del tempo a seconda dei luoghi in cui viene utilizzata, ma che è sempre rimasta legata a doppio filo con la volontà di opporsi a un atteggiamento brutale e prevaricante di chi vuole portare avanti i privilegi di pochi a discapito dei diritti di tutti». Attraverso analisi storiche, simboliche e semantiche ed esempi tratti dagli avvenimenti del secolo scorso e di quelli più recenti, Francesco Filippi, autore del bestseller Mussolini ha fatto anche cose buone, ci racconta le tante sfaccettature e definizioni dell'antifascismo, non solo come forma di resistenza politica o di critica all'esistente e al potere, ma anche come pratica e faro costituzionale e culturale, scardinando la retorica che lo vorrebbe per sempre fuori dal dibattito pubblico.



domenica 13 aprile 2025

Mare aperto. Storia umana del Mediterraneo centrale di Luca Misculin (Einaudi)

La storia millenaria del Mediterraneo raccontata per quella che è: una grande epopea umana. Dai Neanderthal alle misteriose civiltà dell’età del bronzo, dagli imperi in guerra fino al mare di oggi, è qui che decidiamo chi diventare.

Per gran parte della storia umana il mare ha suscitato una sensazione precisa: la paura. Persino in un posto come il Mediterraneo centrale, dove Europa e Africa si guardano a poca distanza. La storia di questo pezzo di mondo, di un mare che può essere un ponte ma anche una barriera invalicabile, dice molto di noi.

Dagli uomini preistorici che dalle sue sponde osservavano quelle acque oscure e minacciose senza mai trovare il coraggio di attraversarle, alle popolazioni che per prime intagliarono un tronco e lo misero in acqua; dai mercanti di ossidiana e i loro riti perduti, alle misteriose civiltà dell’età del bronzo; e ancora: le conquiste degli imperi, le scorribande dei pirati, i flussi migratori che da nord andavano verso sud, come gli italiani che furono spediti in Libia dal regime fascista, o quelli che da sud vanno verso nord, come le migliaia di persone che oggi si affidano a traversate rischiosissime in cerca di una nuova vita o anche solo della sopravvivenza.

Luca Misculin fa un vero e proprio carotaggio storico, raccontando la stratificazione di popoli, uomini e miti che si sono succeduti nel corso dei secoli. E allo stesso tempo racconta il Mediterraneo di oggi, le sue isole e i suoi porti, i suoi uccelli migratori e i cavi sottomarini che lo attraversano, i suoi luoghi più inaccessibili, come basi militari abbandonate o piattaforme petrolifere.

Muovendosi fra le coste libiche e tunisine, Pantelleria e Linosa fino a Lampedusa, Misculin ci fa conoscere un mare tutt’altro che nostrum, mostrandoci il Mediterraneo come fosse la prima volta, con tutte le sue contraddizioni, la sua severa spietatezza, la sua straordinaria profondità storica e umana




venerdì 11 aprile 2025

La politica. Pensare e agire per trasformare la società di Sandro Frisullo (Esperidi)

 “Dopo decenni di fiducia acritica nel capitalismo si fa strada una maggiore consapevolezza della necessità della politica per contrastare le conseguenze di una finanziarizzazione dell'economia a scala globale che concentra le ricchezze, acuisce le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, mette in grave sofferenza la democrazia. E oggi, ancor più di ieri, la politica ha di fronte un compito che appare quasi titanico, come ricostruire una relazione conviviale tra gli uomini, scongiurando che la competizione estrema (l'affermazione di sé con ogni mezzo) faccia saltare ogni mediazione e distrugga le relazioni di fraternità e di solidarietà. In un momento così drammatico per la storia dell'umanità, la politica è chiamata a svolgere la sua funzione nella regolazione delle relazioni internazionali e nella definizione di un nuovo ordine mondiale fondato sul multilateralismo, sulla cooperazione e sulla coesistenza pacifica”. Il libro si articola in due parti, la prima inedita, la seconda contiene una selezione di alcuni articoli pubblicati negli ultimi anni sui quotidiani locali e regionali (Il Quotidiano, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Corriere del Mezzogiorno, La Repubblica di Bari).




giovedì 10 aprile 2025

Il protezionismo USA è la risposta sbagliata a un problema esistente ... Intervento del Prof GUGLIELMO FORGES DAVANZATI (UNISALENTO)

 La tesi che si intende qui sostenere fa riferimento al fatto che – sebbene le politiche protezionistiche attuate da Trump non abbiano un fondamento di razionalità né di ragionevolezza (ci si riferisce alla quantificazione dei dazi) – il protezionismo in quanto tale va preso sul serio, sia con riferimento alla sua Storia, sia con riferimento al suo essere risposta ai risultati prodotti dalla globalizzazione negli ultimi trent’anni. In altri termini, il protezionismo USA è la risposta sbagliata a un problema esistente e, contrariamente a una lettuta diffusa, esso ha una base scientifica (non in Trump) e, dunque, un fondamento razionale. C’è poi da ricordare che l’amministrazione Biden, sebbene in misura più ridotta, ha imposto forme di protezione occulata, mediante un ingente programma di sussidi alle imprese USA denominato Inflation Reduction Act.

La decisione di Trump di imporre dazi al resto del mondo costituisce, senza dubbio, la fine della globalizzazione degli ultimi trent’anni e può essere letta alla luce delle teorie economiche del protezionismo che si rilevano nella Storia del pensiero economico. L’autore più noto a riguardo è il tedesco F. List, che, opponendosi alla teoria dei costi comparati di Ricardo (per la quale il commercio internazionale avvantaggia tutti i Paesi che ne prendono parte), teorizzò la necessità per la Germania di imporre misure di protezione (temporanee) per far crescere la sua industria. L’argomento di List si fonda sulla distinzione fra Paesi early startes e Paesi late comer e, per conseguenza, sulla necessità di proteggere le produzioni dei secondi, fino ad arrivare, nel lungo periodo, alla parità dei poteri contattuali e al libero scambio. Gli storici (in particolare, Carlo Maria Cipolla) hanno fatto oservare che quasi sempre l’industrializzazione dei Paesi occidentali si è resa possibile grazie al protezionismo.

La svolta di Trump, inoltre, è finalizzata a porre un argine alla globalizzazione, anche a seguito dei fenomeni di de-globalizzazione dell’ultimi biennio. L’evidenza empirica mostra che la globalizzazione, dalla prima metà degli anni Novanta, si è associata a una significativa riduzione del tasso di crescita delle economie avanzate e, ancor più, a un notevole peggioramento della distribuzione del reddito, sia fra Paesi, sia all’interno dei singoli Paesi.

Occorre, quindi, evitare il rischio di criticare Trump per difendere l’assetto pre-esistente. Occorrerebbe semmai ripensare un modello di sviluppo su scala globale basato su espansioni coordinate della domanda aggregata.

Un contributo del Prof GUGLIELMO FORGES DAVANZATI (UNISALENTO)





Casa Bianca-Italia. La corruzione dell'informazione di uno Stato satellite di Alessandro Orsini (PaperFIRST)

Con la sua prosa chiara e semplice, Orsini pone, ancora una volta, la teoria sociologica al servizio della libertà di critica e di espressione.


Alessandro Orsini descrive la corruzione del sistema dell’informazione in Italia sulla politica internazionale e spiega il suo funzionamento. Parlando di Ucraina e Palestina, dei bombardamenti tra Iran e Israele, della caduta di Assad in Siria, del rapporto Meloni-Trump, ma anche del Presidente della Repubblica, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, di "Porta a Porta", "Report", del Festival di Sanremo e di molti altri temi attualissimi come la santificazione di Zelensky e la mostrificazione di Putin, il libro analizza le regole e i trucchi di un sistema dell’informazione corrotto. Orsini mette a nudo il modo in cui i conduttori televisivi e radiofonici più famosi d’Italia, e i loro colleghi della grande stampa, disinformano i cittadini sulla politica internazionale per compiacere il potere politico. La società giornalistica italiana dichiara di essere libera di dire tutto quel che vuole. Orsini, richiamandosi al metodo del sospetto di Marx, Nietzsche e Freud, sospetta che non sia vero. Il capitolo finale ricostruisce la promessa della Nato a Gorbachev di non espandersi verso la Russia. Questo libro è un viaggio dissacrante nell’informazione di uno Stato costretto a dare conto a una potenza straniera di tutto quel che dice



lunedì 7 aprile 2025

La giurista italiana Francesca Albanese è stata riconfermata relatrice dell’Onu per i territori palestinesi fino al 2028 - Intervento di Leonardo Elia

La giurista italiana Francesca Albanese è stata riconfermata relatrice dell’Onu per i territori palestinesi fino al 2028.

Osteggiata scopertamente da  Israele, c’era da aspettarselo ,  ma anche dagli Usa , dalla  Francia, Germania, Olanda  e Gran Bretagna , oltre che dal  governo italiano.

Accusata di antisemitismo , per aver definito senza mezzi termini apartheid la politica degli israeliani nei confronti dei palestinesi, e genocidio quella mattanza che stanno facendo  a Gaza.

Ringraziamo tutti coloro  che  hanno  creduto in lei e l’hanno riconfermata.

Il mondo ha ancora bisogno di Francesca Albanese.

Il silenzio  dell’Unione Europea su  tutto quell’orrore però  è complicità, connivenza.

Silenzio della politica e silenzio ,assordante, dei giornalisti delle testate più importanti, che per nascondere il dramma , si cimentano nel migliore dei casi in giochi di parole, spessissimo funzionando  solo da cassa di risonanza per gli assassini.

L’esercito israeliano, in perfetto stile mafioso o nazista, scegliete voi, giustizia 15  paramedici a Gaza, con i mass media che non danno lontanamente risonanza a quest’atto di ferocia ineguagliabile.

Ecco perché sono contento del successo della manifestazione di Roma del 5 aprile, come anche di

quella di Milano,  manifestazioni, contro il riarmo, contro la guerra e la sua logica, eventi ,tra l’altro praticamente passati sotto silenzio.

La doverosa risposta politica , popolare, alla manifestazione del 15 marzo per l’Europa, indetta da Michele Serra, l’ Europa del riarmo, l’Europa del silenzio sul genocidio sionista, con l’adesione dei partiti della sinistra , o presunta tale, con interventi di intellettuali sul palco francamente inascoltabili, giornata terminata in tv con il monologo di un Benigni inqualificabile, quello dell’Unione europea come la più grande costruzione politico economica degli ultimi 5000 anni. Oddio !!

A questo punto la domanda che pongo ai partiti di opposizione, perché io vengo da sinistra, appartengo come forma mentis da sempre alla sinistra, è perché partendo dalle due manifestazioni popolari, del 5 aprile, non prendano atto delle loro contraddizioni .

La coscienza  di esse dovrebbe portare al loro superamento, ispirandosi a  una grande tradizione di statisti, lucidi e visionari, che nella prima repubblica , ci hanno fatto giocare un ruolo importante nel Mediterraneo e in Europa, pur trovandosi  e subendo  un mondo bipolare. Parlo di Craxi, di Moro, di Fanfani, di Mattei,  e anche di Andreotti.

Se questi partiti non saranno consapevoli della loro separazione dalla realtà , schiavi di logiche che con il nostro comune  sentire, con la nostra identità , con la nostra tradizione non hanno niente a che fare,  beh saranno condannati all’emarginazione politica , ad una posizione ancillare rispetto alle destre.

La politica è partire dal basso, dalla società, dalle sue dinamiche, dalle sue esigenze, per sviluppare una visione. Senza questi passaggi si trasforma solo in un momento autoreferenziale, scollato dai territori, in più  cercando di tacitare le voci dissonanti, non dandogli bastante visibilità.

Cosa gravissima.

Questo scollamento, che indubbiamente è un fatto, si manifesta con il forte astensionismo alle elezioni.

 Perché semplicemente  la gente non va più  a votare perché non si sente rappresentata, non si sente interpretata.

E così ci teniamo la Picierno e le sue esternazioni. Se il suo patito non interviene,  è veramente grave!