domenica 30 marzo 2025

La Russia contro la modernità di Alexander Etkind (Bollati Boringhieri)

Sezionando i meccanismi politici che stanno alla base della strategia russa, le fulminanti e rigorose analisi di Etkind sulla struttura sociale di quel paese, sulle sue dinamiche culturali e sui suoi modelli familiari rivelano i motivi profondi che guidano la guerra russa contro la modernità.

«Il più stimolante tra i nuovi libri sulla guerra in Ucraina è La Russia contro la modernità di Alexander Etkind, rapido e incisivo.» - The New York Times

«Etkind combina la brevità e la giocosità con un grado di erudizione che altre opere sul conflitto russo-ucraino raramente riescono a raggiungere.» - Jon Richardson, Inside Story

«Etkind colloca la guerra di Putin del 2022 nel quadro più ampio della storia russa e del ruolo del paese come uno dei principali produttori di petrolio, in un mondo alle prese con la crisi climatica. Un libro conciso, ma ricco di grandi idee.» - Shaun Walker, The Guardian

«Con i libri di Etkind, con lui in persona, non si incontra solo un importante storico. Fin dalla prima pagina, o dal primo minuto, si dialoga col suo pensiero e con una indiscutibile passione. Si avverte un flusso di idee sottotraccia che gli conferisce coerenza e intensità ininterrotte [...].» - Luigi Zoja


La guerra di Putin è in realtà un’«operazione speciale» contro la modernità. L’invasione è stata diretta contro l’Ucraina, ma la guerra ha un obiettivo più ampio: il mondo moderno della consapevolezza climatica, della transizione energetica e del lavoro digitale. Commerciando petrolio e gas, intervenendo a favore di Trump e della Brexit, diffondendo la corruzione, incrementando le disuguaglianze e l’omofobia, sovvenzionando i movimenti di estrema destra e distruggendo l’Ucraina, Putin mira a sopprimere la trasformazione in corso delle società moderne. Alexander Etkind distingue tra la «paleomodernità» e «gaiamodernità», la prima fondata sullo sfruttamento dei combustibili fossili, la seconda sulla transizione energetica. Gli alleati di Putin hanno usato varie strategie per resistere e sovvertire la modernità, dal negazionismo climatico, all’interferenza elettorale all’estero, alla guerra




sabato 29 marzo 2025

OGGI A LECCE LO SCRITTORE CANADESE BRUCE HUNTER

 Il Fondo Verri di Lecce (associazione culturale e Presidio del Libro) presenta in collaborazione con I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, l’Associazione Horah di Lecce, Multipopolare Lecce, e Dialoghi Scomodi di Leonardo Elia, la Prima nazionale del nuovo libro di Bruce Hunter  dal titolo Nella casa dell’Orso (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno). L’appuntamento è previsto per OGGI  29 marzo 2025 ore 18,00 presso il Fondo Verri in via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce. Introduce la serata l’editore Stefano Donno. Presenta e Dialoga con l’autore il poeta e scrittore Carlo Stasi. Sono previsti gli interventi di Boris Tremolizzo (Multipopolare Lecce), Leonardo Elia (Dialoghi Scomodi – blog), Grazia Piscopo (Presidente Ass.Horah), Enzo Debonis (Custodi Del Bosco D’Arneo)

Hunter ha attinto a piene mani dai suoi sogni, dalla sua esperienza di vita e da una notevole quantità di ricerche per realizzare il superbo Nella casa dell’orso, una storia che segue le vicende di un ragazzo sordo soprannominato Trout e di sua madre Clare. Ha intrecciato fatti e finzione, raccontando una storia che parla di disperazione, perdita, solitudine, ma soprattutto di scoperta e redenzione. È un racconto di formazione che mescola il reale e l’immaginario a un livello tale che separare la realtà dalla finzione è una sfida, poiché ciò che sembra reale è in realtà immaginato, e viceversa. L’efficace sfumatura dei confini è una testimonianza del livello di onestà e di ricerca che Hunter – che, come il suo protagonista Trout, è non udente – ha impiegato per scrivere questo romanzo di 455 pagine. Una combinazione che evidentemente funziona, visto che Hunter ha ricevuto il premio Canadian Rockies battendo 101 opere provenienti da 10 Paesi durante il Banff Mountain Book Festival 2009. – Rob Alexander, for the Rocky Mountain Outlook, Canmore. Alberta

Nella casa dell’orso è un avvincente romanzo di lotta, amore e speranza per la terra che è la casa di indigeni e non indigeni. L’intelligenza empatica e l’abilità stilistica di Bruce Hunter si combinano per mettere il lettore direttamente in contatto con personaggi ben caratterizzati nel territorio ricco e roccioso delle loro vite e del loro tempo. Ambientato nella Calgary operaia e nelle Kootenay Plains dell’Alberta centro-occidentale, Nella casa dell’orso alterna la storia di una madre (raccontata intimamente in prima persona) a quella di un figlio sordo alle prese con un difficile percorso di crescita. Hunter cattura le complessità della cruda vita familiare, oltre a dare un vivido ritratto del progetto della diga di Bighorn del 1972, che non tenne in alcun conto i costi umani e ambientali. Finemente osservato, abilmente dettagliato e raccontato in modo toccante, Nella casa dell’orso è un racconto senza tempo sulle urgenze personali, sociali e ambientali. Un romanzo di profonda umanità per tutti i tempi.

Elana Wolff, autrice di Faithfully Seeking Franz Everybody Knows a Ghost

Bruce Hunter si avvale del suo straordinario talento di poeta per creare immagini e dettagli perfettamente affinati in ogni pagina del suo romanzo Nella casa dell’orso, un racconto di formazione che accompagna un giovane sordo nel suo trasferimento dalla Calgary della metà del XX secolo a una stazione di ranger isolata sulle Montagne Rocciose. Dalla descrizione di Trout che ascolta sua madre per la prima volta (“Con i suoi nuovi apparecchi acustici, se pronunciato dalla voce di lei, il suo nome era soffice come il pelo sulla pancia del suo gatto”) alla considerazione delle antiche origini delle montagne che si impadroniscono della sua immaginazione (“il relitto del fondale marino del Devoniano che solleva verso il cielo spesse placche di scisto e calcare”), Hunter costruisce sapientemente una narrazione che mantiene un profondo coinvolgimento. Questo romanzo riedito da Frontenac House affascinerà sia i nuovi che i vecchi lettori, che saranno ricompensati dall’immersione nel mondo realistico, ma emotivamente e poeticamente intenso, che Hunter ha saputo creare. – David Martin, Limited Verse

Amo questo libro. Mi piacciono i luoghi in cui è ambientato: la Calgary degli inizi e le pianure di Kootenay. Amo le voci della madre di un bambino sordo, con cui mi identifico, e del bambino stesso che cresce. Bruce Hunter scrive in uno stile chiaro e bello, che non richiede sforzo. Un romanzo classico del West e della disabilità. – Katherine Govier, autrice di The Three Sisters Bar & Hotel

Bruce Hunter continua a essere attivo come autore di diversi generi letterari. È anche editor, conferenziere e mentore. Nel 2023 è stata pubblicata in Italia la sua ultima raccolta di poesie, Galestro, dopo l’uscita nel 2022 di A Life in PoetryPoesie scelte da Two O’clock Creek. Nel 2021 è stato pubblicato il suo saggio di memorie: “This is the Place I Come to in My Dreams”, basato sul suo romanzo semi-autobiografico e sulle sue poesie, che è stato inserito nella shortlist dell’Alberta Magazine Publishers’ awards for essays. Ed è un orgoglioso neononno.

Nato a Calgary, Alberta, Canada, Bruce è diventato sordo da piccolo e ha sofferto di ipovisione per gran parte della sua vita adulta. È cresciuto nel quartiere operaio di Ogden, all’ombra della raffineria Imperial Oil della Esso e degli ormai dismessi Ogden Shops della Canadian Pacific Railway (C.P.R.). Nella prima adolescenza Bruce ha scoperto la scrittura come mappa per navigare in un mondo caotico usando la poesia come bussola. Era nella poesia che poteva sentire tutto – ed essere ascoltato. Dopo la scuola superiore, ha lavorato per dieci anni come manovale, operatore di macchinari, autista di Zamboni e ha completato la sua formazione tecnica (Olds e Lakeland Colleges) e l’apprendistato come giardiniere e arborista. A quasi trent’anni, le poesie pubblicate gli valgono una borsa di studio alla Banff School of Fine Arts per studiare con il romanziere W.O. Mitchell e il poeta Irving Layton. Da lì è passato alla York University per studiare cinema e letteratura e ha insegnato nel dipartimento di scrittura creativa con Don Coles prima di ottenere una cattedra al Seneca College. Bruce ha insegnato per venticinque anni al Seneca, dove ha creato i laboratori di poesia e spoken word basati su un programma di studi panculturale. Ha anche sviluppato e gestito due centri di apprendimento nel campus per supportare le esigenze speciali e il linguaggio attraverso il curriculum. Le sue poesie, la sua narrativa e la sua saggistica creativa sono apparse in oltre 80 blog, riviste e antologie internazionali in Italia, Canada, Cina, India, Romania, Regno Unito e Stati Uniti. Bruce è autore di sette libri di poesia e della raccolta di racconti Country Music Country, best-seller prodotto dalla CBC Radio nel 1996 (la terza edizione, Reboot, è apparsa nel 2018). Il romanzo di Bruce del 2010, In the Bear’s House, che racconta di un giovane sordo cresciuto in mezzo alla natura, ha vinto il premio Canadian Rockies al Banff Mountain Book and Film Festival. Nel 2010, il suo libro Two O’clock Creek – poesie nuove e scelte, ha vinto il premio Acorn-Plantos Peoples’ Poetry Award per il Canada.

Bruce è stato l’autore in residenza del 2017 per la Biblioteca pubblica di Calgary. Le sue residenze e presentazioni passate includono il Banff Centre, il Camosun College, Deaf and Hear Alberta, la Richmond Hill Public Library, l’Università di Toronto, il Sir John Abbott College, la Mount Royal University e molti altri in tutto il Canada. Bruce è membro a vita della Canadian Hard of Hearing Association (C.H.H.A.) e del Canadian National Institute for the Blind (C.N.I.B.), nonché membro di lunga data della League of Canadian Poets, della Writers’ Union of Canada e della Writers’ Guild of Alberta. Il 26 settembre 2024 la sua lunga poesia ecologista “Dark Water” tratta dalla raccolta Galestro si aggiudica l’oro nei premi organizzati dall’associazione degli editori delle riviste dell’Alberta.

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno –

 https://www.quadernidelbardoedizionilecce.it/

Fondo Verri

Info - 327 324 6985




Sono senza parole ... ! Intervento di Leonardo Elia

 Ventisei anni fa come oggi iniziava l’operazione l’Allied Force, l’attacco alla Serbia di Miosevic, 78 giorni di attacchi aerei,  con migliaia di morti, civili, e il nostro attuale presidente della Repubblica , ministro della Difesa.

Dimenticavo , azione della Nato, senza mandato ONU.

Sono ricominciate le operazioni militari israeliane a Gaza, le più brutali, ma non solo, anche in Cis Giordania e in Libano.

Solo a Gaza il primo giorno di attacchi aerei sono state uccise centinaia di persone, moltissimi donne e bambini.

Mi rivolgo all’opposizione, il governo è notoriamente allineato alle posizioni, che non mutano , col cambiare l’inquilino della Casa Bianca.

Perché nessuno alza il ditino per protestare contro un genocidio, le uccisioni di massa attuate da Israele nella striscia di Gaza? Abbiamo superati i 50.000 morti sotto i bombardamenti.

Sono stati bombardati ospedali , scuole,  aree dove si erano concentrati gli sfollati.

Le opposizioni perché non si sono mobilitate per questa strage, opposizioni che sono in grado di indire manifestazioni per l’Europa, e il suo riarmo, e tacciono su quello che succede in Palestina.

E  perché non parlano dei molti giornalisti assassinati, oltre 200, assassinati perché testimoniano questo scempio?

I giornalisti  sono diventati un obbiettivo!

Gli assedi , da quelli medioevali, a quello  di Leningrado, cercano di far cadere una città, per fame , per sete, per le malattie, e che è quello a cui stiamo assistendo a Gaza, quando si impedisce agli aiuti umanitari di aiutare i civili? Vecchi donne e bambini?

I vari Schlein, Bonaccini, Bonelli, Fratoianni, si accapigliano con la Meloni e sodali, per caz**te, e non pensano  a testimoniare , ad amplificare il grido di dolore che arriva dalla Palestina.

Dico così perché a Gaza, c’è un vero e proprio genocidio, ma l’intervento israeliano, la pressione israeliana sta rapidamente aumentando in Cis Giordana, dove i villaggi palestinesi sono attaccati dai coloni israeliani, uomini che si alimentano da un sionismo estremista che pensa ancora alla grande Israele, che si permettono di aggredire il co-regista, palestinese, Hamdan Ballal, del documentario premio Oscar “ no other land”, di produzione indipendente israelo palestinese.

Il povero uomo, prima viene praticamente linciato, da uomini mascherati, poi viene prelevato dalla ambulanza che lo stava soccorrendo, dall’esercito israeliano, che lo arresta e lo porta via.

E le anime pie, ormai la sinistra è costituita da anime pie, non fanno nulla.

Come le stesse anime pie, tutte felici per la deposizione di Assad, il macellaio, non muovono un dito  per le esecuzioni sommarie nella parte costiera della Siria ai danni degli Alawiti e dai cristiani, questi ultimi comunque perseguitati anche  dai sionisti.

Perché i liberal di tutta Europa incluso i nostri, si sbracciano , come la destra tra l’altro, ad appoggiare Israele come il fondamentalista islamico che ora comanda  in Siria, che non dà  neanche la mano alla ministra degli esteri  tedesca ,in quanto donna , che è andata lì in una delegazione europea.

Che dire del “solito” Mattarella, che riceve il presidente israeliano Herzog, quello che diceva che a Gaza non c’erano civili innocenti!

Sono sempre più senza parole




lunedì 24 marzo 2025

L'Europa in fiamme - Intervento di Leonardo Elia

Niente paura, non è così, lo spero proprio.

Ma di fronte al Rearm  Europe della Von der Leyen, una persona con un attimo di spirito critico , rimane senza parole.

Come sono rimasto senza parole quando ho visto chi ha votato a favore nel parlamento europeo, sia come gruppi politici italiani, sia come parlamentari. Chiaramente non dico che penso dei partiti  che appoggiano questa politica.

Di fronte ad una chiarificazione degli obbiettivi statunitensi, che non esprimono un cambiamento sostanziale, c’era da aspettarselo, ma solo formale , l’Europa ha risposto, come ci ha abituato la classe politica del vecchio continente, che tra l’altro ci meritiamo , nella maniera solita , più lealista del re.

A fronte del  ritiro sbandierato da Trump, che ritiro non è, solo riposizionamento, i nostri eroi di Bruxelles e Strasburgo, pensano di compensare  questa “mancanza” , con investimenti imponenti nel campo della difesa. Per la maggior parte investimenti del singolo paese, però, anzi è conferma di questi giorni, indirizzando il risparmio privato per finanziare l’acquisto di armi (americane). Oro alla patria!

Denaro , almeno per noi italiani, per la maggior parte preso in prestito , coinvolgendo i fondi tentacolari come  Black Rock, che finiranno per colonizzarci definitivamente.

Se l’automotive  poi ha intenzione di riconvertirsi al militare , come dicono di voler  fare  Wolkswagen e Stellantis, c’è da preoccuparsi.

Loro quando c’è odore di profitti facili, vedono lontano, e i soldi facili attirano i pescecani , come venivano chiamati i profittatori di guerra un secolo fa.

Ripeto sempre che Trump per me non è pazzo, ha solo cambiato  forma  all’utilitarismo  americano.

 Diceva Kissinger, gli Usa non hanno nemici, hanno interessi. Lo diceva anche Carl Schmitt.

Il sistema basato sulle regole, la autoproclamata superiorità dei sistemi democratici occidentali, non era più difendile, con guerre infinite, il  “caos creativo” di Condoleeza  Rice”  , ha prodotto solo caos , ed è stato per loro solo una voragine di denaro, e di credibilità internazionale

E ora si vuole formare l’ennesima coalizione dei “volenterosi” , guidata dalla Gran Bretagna, il proconsole Usa nel vecchio continente, da una parte per dimostrare fedeltà ad una  visione, le democrazie contro le autocrazie, dall’altra sembrare di volersi  rendere indipendenti dall’ombrello americano.

Il problema è che l’ Ucraina sancisce la sconfitta della Nato. E quest’ultima non sa come uscirne.

Sconfitta sul terreno, sconfitta come complesso militar industriale.

Sconfitta  anche come portatrice di valori “superiori”, valori democratici contro dittatura.  Prego chiedere a  Georgescu in Romania.

A ‘ste cose non ci crede più nessuno, credo neanche chi le dice.

Trump è il prodotto di un’insostenibilità. Prodotto di una crisi statunitense gravissima, sociale come economica, e  di leadership globale, il sistema neoliberista a guida anglosassone  dà segni di cedimento.

Lui  con un atteggiamento “antipolitico” prende, apparentemente le distanze dalle amministrazioni precedenti, e dalla loro filosofia.

Donald ha un approccio completamente nuovo, battute a effetto, sconfessate   il  giorno dopo.

Non bisogna dimenticare che prometteva di far terminare la guerra il primo giorno del suo insediamento. Sono passati due mesi e la Russia continua ad avanzare .

Stesso dicasi per la Palestina.

La tattica di Trump è quella di creare confusione, false aspettative, è come se cambiasse maschera ogni volta.

 Questo  crea  sconcerto nella pubblica opinione, ne  svia l’attenzione, non la fa pensare.

Il nuovo inquilino della Casa Bianca dice che l’Europa deve potersi  difendere da sola.

Dice di voler diminuire il contingente Usa  di stanza in Germania,  ma  molto probabilmente per spostarlo in Polonia .

Tratta con i russi, e la sua loquacità , stride con la  comunicazione misurata del Cremlino.

Tratta con i russi e con l’ Ucraina, separatamente, senza coinvolgere l’Europa, mai.

L’atteggiamento dell’Europa è a prima vista delirante.

Per me è delirante, voler mantenere gli impegni assunti , quando si agiva  di concerto con l’amministrazione Biden.

L’azionista di maggioranza vuole, dice di volere, ritirarsi, e quello di minoranza rimane con il cerino in mano.

La von der Leyen  si fa portavoce di una corsa al riarmo europeo di 800 miliardi di euro. Con dei distinguo però.

Perché  non si preme per una difesa comune europea,  improponibile , e tutti lo sanno, perché l’Unione non è una realtà politica. Un esercito ha bisogno della politica, di direttive politiche.

 La commissione  vuole che i paesi europei , guidati dalla gran Bretagna aumentino la spesa militare. Come ho già detto questo porterà ad  indebitamento pesante  , chi più, chi meno e una militarizzazione della società, tendenza già apparsa durante la pandemia, ricordate i giornali , le tv che ripetevano “siamo in guerra”.

In una società in crisi l’importante è trovarsi un nemico, qualcosa di esterno negativo,  insieme alla comunicazione manovrata , dà consenso a chi comanda.

Il pretendere un aumento delle spese militari, acquistando americano, non denota disinteresse nei confronti dell’Europa, da parte dei nostri amici d’oltre oceano, fa capire che l’interesse continua , solamente declinato in termini molto più crudi.

Perché come non mi stanco di dire, l’acquisto di sistemi d’arma avanzati, rende dipendenti da chi te li vende.

Per spiegarmi meglio, gli F 35 , di cui ho già parlato, dipendono da software americani  “ revocabili”. Questo per tutti gli operatori, escluso che per Israele, unico stato che può istallare software nazionale, che controlla direttamente.

Pensate alla Turchia che ci ha scalzati dalla Libia, il trattato tra Berlusconi e Gheddafi lo ricordate?

Sta  sviluppando  un’industria militare autonoma, droni e quant’altro, per cercare di proteggersi da  pressioni esterne, visto la politica spregiudicata che conduce.

Secondo il rapporto di Nuclear Ban Monitor su 100 testate nucleari americane presenti in Europa  45 sarebbero stoccate in italia, a Ghedi , 10 o 15, a Aviano 20 o 30. Quindi quasi la metà di quelle presenti nel nostro continente. Se si aggiunge l’acquisto della rete Tim da parte del fondo KKR, generale Petreus, ex Cia, e le trattative per le comunicazioni satellitari, che il governo italiano sta conducendo con Star Link, beh…l’interesse  per il nostro paese c’è e si vede.

Tutto questo fa capire l’importanza del nostro territorio, all’interno di una visione egemonica, in cui noi italiani perdiamo pesantemente autonomia in settori strategici, come la difesa e le comunicazioni.

Se aggiungiamo la possibile riapertura del Nord Stream 2,  e l’interesse americano ai gasdotti  ed oleodotti che attraversano l’Ucraina per rifornire l’Europa , ventilata  in questi giorni, ci rendiamo facilmente conto, come i nostri spazi di manovra “autonomi” si sono molto ristretti.

Ci potrebbero chiudere il gas se avessimo politiche non allineate ai guardiani dei tubi .

La politica estera della prima repubblica ,di Moro, di Craxi di Andreotti, di Fanfani, non sono più di un ricordo.

Il  Rearm Europe  non significa autonomia, va interpretato in un quadro di maggiore dipendenza dal nostro “alleato” di oltre oceano.

Trump e la sua amministrazione continua a dire che i colloqui con i russi sono proficui , ed è vero , perché con l’amministrazione Biden i contatti con Mosca si erano interrotti.

Ma di fronte ad una amministrazione americana che vuole dare una svolta, perché ha capito che l’Ucraina è

 periferia ed è una sconfitta, Putin, scacchista , concede qualcosa, ma sicuramente chiede altro, per esempio  blocco della coscrizione forzata, fine degli attacchi in profondità in Russia, fine degli aiuti militari, e fine dell’intelligence occidentale, per impedire il riarmo di Kiev.

È stanno sicuramente parlando di altro, come l’Artico, l’Iran etc.

Senza di noi europei.

Intanto  sia intelligence occidentale , sia aiuti  militari continuano ad arrivare, in Ucraina.

La guerra  , secondo Clausevitz, è il proseguimento della politica con altri mezzi, ma la diplomazia, e ora ne stiamo vivendo un esempio da manuale, è guerra combattuta senza spargimento di sangue, ma ugualmente crudele, che risponde a precisi rapporti di forza .

La Russia non può fermarsi perché sta vincendo, e sta, almeno in parte sanando il vulnus di aver perso l’Ucraina nel 2014, come la Nato non può accettare di stare perdendo la guerra.

Le due superpotenze nucleari si stanno accordando, in un mondo che si sta modificando molto velocemente, anche di conseguenza agli eventi  che sono in corso. Parlo dei Brics , dedollarizzazione ,e sanzioni.

Della sofferenza inflitta al popolo Ucraino  non importa a nessuno, men che mai a chi ha provocato tutto ciò.

Su tutto questo , svetta la piaggeria di un Europa, che non si riesce a svicolare da un racconto  che la sta portando al suicidio, un racconto , che i popoli hanno capito, ma chi li governa sembra di no.

Succede che in Italia , sabato 15 marzo, c’è stata una manifestazione per l’Europa, organizzata dai partiti dell’opposizione , pagata dal comune di Roma, ispirata da Michele Serra.

In pratica per appoggiare la corsa al riarmo. E per supportare questa “ chiamata alle armi”, si sono avvicendati sul palco , intellettuali, che con discorsi francamente imbarazzanti,  si sono  messi a disposizione dell’evento. Erano lì per dare spessore .

Che dire di Scurati, con la sua riscoperta delle virtù guerriere, per lui  messe in ombra, affievolite da 80 anni di pace, o Vecchioni che parla da suprematista europeo, portando argomentazioni  che alla fine dell’800 giustificano l’”epopea” coloniale, la civilizzazione  dei selvaggi di mezzo mondo da parte di noi europei. Per delicatezza non parlo di Benigni e della sua valutazione degli ultimi 5000 anni di storia dell’umanità.

Gli interventisti della prima guerra mondiale, correvano ad arruolarsi , come Ernst Junger, e Benito Mussolini, quelli di oggi vogliono spingere gli altri a farlo.

È non mi si venga a parlare  dei tanti distinguo alla Fratoianni maniera,  perché essere lì voleva dire di essere d’accordo con le politiche della commissione europea , e quindi con il riarmo.

Una sinistra allineata al vincolo esterno, come è stata allineata alle politiche monetariste che ci hanno strozzato, la stessa sinistra che non sta muovendo un dito sul genocidio sionista in Palestina, concorde , di fatto con le idee espresse dal ministro degli esteri Tajani.

Uniformità con il governo .

Che riscopre i suoi doveri di opposizione, con la bagarre in aula , dopo le parole di Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene .

Una “false flag” rassicurante per tutti, che offre una ragione di esistere all’opposizione,  solo sulle ca**ate.

Notizia di oggi, la Linke, partito di sinistra tedesco non ha fatto mancare i suoi voti al Bundesrat  per far passare la politica di riarmo in Germania .

Questa è la sinistra in Europa. A questo si è ridotta .

Sara Wagencnecht, e il suo partito non lo avrebbe fatto. Purtroppo per un pugno di voti non è entrata nel parlamento tedesco.




Il lato oscuro dei social network. Come la rete ci controlla e manipola di Serena Mazzini (Rizzoli)

«All'origine di Internet c'era un'idea, o forse un'illusione: creare un ambiente sempre più ampio in cui gli utenti potessero comunicare tra loro, svolgendo un ruolo attivo nella produzione e nel consumo di contenuti [...] ogni piccolo progresso aveva lo scopo di fornire uno spazio di discussione sempre più ampio e stratificato.»


Con la nascita dei social network, che hanno trasformato la visibilità in una competizione continua, il confine tra pubblico e privato si è assottigliato, e siamo finiti in un sistema che premia il contenuto più estremo, amplifica le emozioni più forti e ci spinge a condividere sempre di più, sempre più in fretta. Dietro quegli schermi luminosi che catturano la nostra attenzione si nasconde un fondale oscuro, ansioso di inghiottirci. Non è informazione, ma manipolazione. Non è libertà, ma seduzione e assoggettamento. Questo libro è la confessione di una professionista della comunicazione digitale che ha visto da vicino come funziona il gioco, e vuole svelarne i meccanismi nascosti. È anche un viaggio nella cruda realtà dei social network per ripensare il nostro rapporto con essi, per immaginare insieme un futuro in cui la tecnologia sia al servizio delle persone e non del marketing o di interessi inconfessabili. Casi esemplari mostrano con chiarezza la distorsione di questo sistema: dalla sovraesposizione mediatica dei bambini Ferragnez a Ruby Franke, star dei family vlogging condannata per maltrattamenti sui suoi bambini, fino a MrBeast, un mercante di emozioni diventato miliardario grazie a un intrattenimento costruito sulla beneficenza. E poi ci sono genitori che trasformano i figli in star per trarne popolarità e profitto, i malati che tramutano la sofferenza in trend, i pedopornografi che sfruttano immagini nate per tutt'altri scopi, e i tecnocrati capaci di influenzare le decisioni politiche globali con il loro potere digitale. Se non ci opponiamo, non siamo solo vittime, ma complici. È ora di costruire, insieme, la lotta per la liberazione dai social.





L'influencer di Matteo Renzi (Piemme)

"Questo libro parla dell’Italia del 2025. E prova a rispondere alla domanda: Giorgia Meloni è una leader capace di fare la differenza? Di avere una visione? Di condividere un sogno e non ossessioni, complotti, vittimismo? In questo Paese c’è ancora qualcuno che ritiene che no, che Giorgia Meloni non sia una leader ma una influencer che cerca il consenso nell’immediato ma non costruisce speranza, benessere, futuro. È una influencer perché pensa ai sondaggi, non alla pressione fiscale o al rapporto debito/PIL. È una influencer perché manda i video sui social, perché si accontenta dei like facili, non dei progetti difficili. È una influencer perché punta “ai cuoricini” su Instagram. Che non racconta come vuole uscire dalla crisi geopolitica ma solo come vuole uscire sui TG della sera. Questa è l’amara verità. Io non ho paura, mai avuta. Se c’è da fare una battaglia controcorrente, la faccio. Quando vedo ciò che sta facendo il governo dell’Influencer mi dico che non posso tacere. Che non posso girarmi. Che non posso far finta di non aver sentito. Allacciate le cinture. Qui trovate le cose che gli altri non hanno il coraggio di dire. Ma anche le proposte che Giorgia non trova il tempo di ascoltare». Con un’analisi spietata e documentata, ricca di particolari e rivelazioni su alcuni dossier “molto caldi”, Matteo Renzi non fa sconti all’attuale presidente del Consiglio, al suo governo e al suo partito. Un atto di accusa che rimette la verità al suo posto e che controbatte con forza alla narrazione dominante di questi tempi e a quello che la sorella della Garbatella vuole farci credere attraverso lo strumento che padroneggia meglio: lo storytelling."



domenica 16 marzo 2025

“A cena con Joe DiMaggio” a cura di Germana Valentini e con la traduzione di Giovanna Ciracì ( I Quaderni del Bardo Edizioni )

Arriva in Italia la storia della leggenda del baseball americano, con all’interno interventi di Lidia Bastianich, Fay T. Vincent e Paolo Masini (Presidente Fondazione Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana)

Nuova pubblicazione di rilievo internazionale per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, con l’uscita del libro “A cena con Joe DiMaggio – memorie di un eroe italo americano” del Dott. Rock Positano e John Positano, trasposizione italiana del best seller “Dinner with DiMaggio”, con la prefazione di Francis Ford Coppola, a cura di Germana Valentini e con la traduzione di Giovanna Ciracì. Il volume ospita un’omaggio inedito a Joe DiMaggio ad opera dell’artista Paola Scialpi

Oltre al famoso regista americano, nel testo ricordano DiMaggio anche Lidia Bastianich, Fay T. Vincent e Paolo Masini (Presidente Fondazione Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana).

Joe DiMaggio non è solo una leggenda del baseball. È un’icona americana, una figura che ha incarnato lo spirito di un’epoca. Ma chi era veramente l’uomo dietro il mito del “Joltin’ Joe”? Un giocatore straordinario, certo, ma anche un uomo con desideri, paure e momenti di grande vulnerabilità.

Il racconto dettagliato della sua vita privata emerge nel libro scritto dai fratelli Positano, di cui Rock Positano è il medico che ha stretto con DiMaggio un’amicizia insolita e profonda negli ultimi dieci anni di vita del campione. Incontratisi nel 1990, quando DiMaggio si rivolse al Dott. Positano per farsi curare un dolore cronico al tallone dovuto ad un infortunio che lo aveva costretto al ritiro poco meno di trent’anni prima, la loro relazione medico-paziente si trasformò rapidamente in una profonda amicizia. Grazie a questo speciale legame DiMaggio, l’uomo sempre impeccabile, elegantissimo, e riservato, iniziò a svelare al giovane amico frammenti della sua vita che pochi avevano mai conosciuto.

Il libro non è solo una biografia di un campione sportivo, ma una finestra sull’anima dell’uomo. DiMaggio era una persona complessa: talvolta esigente, ma anche generosa e incredibilmente leale. Il mito che il pubblico conosceva, sempre al top e preciso in campo, nascondeva una personalità molto più umana e fragile. I suoi rapporti con celebrità come Marilyn Monroe, Frank Sinatra e Woody Allen sono solo una piccola parte della sua vita, ma sono momenti densi di significato, che mostrano un uomo che cercava costantemente equilibrio tra il desiderio di una vita privata tutta sua e le richieste del pubblico.

Il legame tra DiMaggio e Positano ci offre un ritratto intimo e sincero. Non c’è bisogno di essere appassionati di baseball per apprezzare ciò che questo libro racconta, perché le storie trattano temi universali come l’amicizia, la fama, la vecchiaia e la morte. DiMaggio, nella sua essenza più vera, emerge come un uomo che ha dovuto navigare tra le aspettative dei più e il suo bisogno di autenticità, in un mondo che richiedeva costantemente perfezione oltre ogni limite. Non solo, il vissuto dei due protagonisti ed il loro rapporto ci permette di esplorare il mondo degli Italoamericani, la loro storia ed il loro modo di vivere.

Le sue esperienze con i compagni di squadra come Lou Gehrig e Ted Williams, le amicizie con personaggi leggendari come Muhammad Ali e Sandy Koufax, le sue abitudini quotidiane e le sue riflessioni sulla sua carriera offrono uno sguardo inedito su chi era davvero Joe DiMaggio.

Joseph Paul DiMaggio dunque, non era solo un campione sportivo, ma un uomo che ha vissuto intensamente, lasciando un segno indelebile nella storia. Questa intima biografia ci ricorda che anche le leggende, dietro la patina di fama e successo, sono esseri umani, con preoccupazioni e speranze, vittorie e fallimenti. La figura del grande campione italoamericano che emerge da questo libro è senza dubbio più profonda e complessa di quanto potessimo immaginare. Chiunque voglia conoscere il campione, la leggenda, lo sportivo, l’uomo inseguito dai media di tutto il mondo, troverà in queste pagine una fonte inesauribile di ispirazione, un ritratto umano che va oltre le statistiche sportive e i record e i cuori infranti.

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