A Washington c’è un nuovo sceriffo ... Intervento di Leonardo Elia

“  A Washington c’è un nuovo sceriffo” con Trump.

Credo che può bastare come incipit del discorso di Vance a Monaco

Che dire  del suo intervento ? E delle sue conseguenze chiaramente.

Il vicepresidente americano ha marcato, è chiaro a tutti , una soluzione di continuità della politica del suo paese con l’Unione Europea, in maniera così netta da provocare un vero e proprio “zeitenwende”, come direbbero i tedeschi, un punto di svolta, nelle relazioni con l’Europa.

Apparentemente annunciando il disimpegno degli Usa dallo scacchiere europeo, incluso il conflitto ucraino.

Trump che definisce Zelensky “dittatore e comico mediocre”, la dice lunga, non ricordo la risposta del presidente ucraino, perché le parole dell’americano  hanno un peso molto  maggiore.

Ma  è il vicepresidente “cow boy”  durissimo con l’Europa, che accusa di aver dimenticato i suoi valori fondanti.

 Vance è andato giù pesante e mirato! Da notare che i valori condivisi traditi dall’ Europa, censura, pandemia, immigrazione incontrollata, Ucraina,  almeno in parte, giustificano il forte astensionismo elettorale dalle nostre parti. Una sponda importante, per l’area del dissenso in Europa, specie quella che si colloca a destra.

Argomenti cari anche alla destra americana, come l’ attacco al diritto di aborto, e all’immigrazione incontrollata, con il Regno Unito, secondo lui , tra pochi anni ,prima nazione islamica d’Europa, colpa attribuita ai laburisti, chiaramente, alla sinistra. Cosa ci sia di sinistra in Starmer , francamente non so.

Si dimentica  comunque che l’immigrazione è stata voluta e incentivata dai governi conservatori precedenti.

Politiche migratorie importanti sono state assolutamente trasversali, in ragione di una  richiesta  di manodopera  a basso costo, servile aggiungerei.

A me sembrano più interessanti però due passaggi  di quello che ha detto Vance, specialmente come li ha gestiti, e quello che ha dimenticato di dire.

Uno sulla illiberalità ,ipocrita, del Digital service Act e l’altro sull’intervento nelle elezioni in Romania.

Il Digital Service Act, è una normativa che istituzionalizza il controllo sulla  rete, e  si basa su commissioni apposite che definiscono quello che è “disinformazione”.  In pratica un blocco di tutte le voci dissenzienti, cosa già vista , anzi che ha preso forma, al tempo della  pandemia , quando chiunque ,anche ricercatore autorevolissimo, avesse dei dubbi sulla sua gestione, veniva emarginato, o peggio reso impossibilitato a comunicare. Stesso clichè che le istituzioni hanno applicato sia per la guerra in Ucraina, sia  nei confronti del  genocidio in atto in Palestina. Le voci dissenzienti sono state emarginate, se non azzittite. O uccise come le centinaia di giornalisti assassinati dagli israeliani, senza che l‘autodefinito Occidente collettivo, dei valori  per intenderci, alzasse  un dito.  E’  memoria corta  ,perché questi  “filtri” erano orchestrati da ambienti legati alle amministrazioni americane precedenti.

Cambiato vento a Washington, Zuckerberg, ha prontamente licenziato i fact checker , protagonisti di questi momenti resi tristi, anche dal carico di menzogne e da colpevoli silenzi.

Altro argomento toccato da Vance,  è l’annullamento delle elezioni in Romania , che vedevano in vantaggio nettissimo Giorgescu, un candidato anti EU, ma anche contrario al coinvolgimento del suo paese nella guerra in Ucraina. Addirittura questo intervento rivendicato da un ex commissario europeo , Thierry Bresson, in maniera esplicita, che alla fine arrivava a minacciare di uguale trattamento i tedeschi, se avesse vinto l’estrema destra di Afd le elezioni del 23 febbraio. Udite , udite! Questo è delirio di onnipotenza. Anzi delirio e basta!

Anche qui palese memoria corta, semplicemente perché  la Casa Bianca, inquilino Biden, con i burattinai neocons, era al corrente e appoggiava queste operazioni, come già fatto nel 2014 a piazza Maidan, l’accelerazione di tutti i guai dell’Ucraina. Tutte queste manovre  più o meno coperte, avevano come mandanti agenzie di oltre oceano,  le istituzioni europee davano una copertura e le bandiere dell’Europa da sventolare nei  vari tentativi di rivoluzione colorata degli ultimi anni.

Tutto questo ,provoca sconcerto tra i presenti a Monaco, che culmina , con il pianto , con la commozione del presidente della conferenza, il tedesco Heusgen, che non fa altro che sublimare , pateticamente, uno sconforto diffuso nella platea.

Sconforto da abbandono, come quando in una coppia, uno dei due lascia  l’altro coniuge.

In pratica,  Vance dice : vi abbiamo sempre finanziato, permettendovi spese militari basse, perché ci siamo accollati l’onere della vostra difesa, ora che vi siete allontanati dai valori condivisi,  e quindi da noi, dovrete aumentare le spese militari, le armi sapete dove comprarle , sennò anche l ‘Europa sarà sanzionata, e dovrete fare da soli, con un cattivissimo Putin , con cui noi  comunque ci stiamo accordando, senza la vostra presenza.

Dimenticando che tutto, mi ripeto, dico tutto,  quello che addebita all’ Unione Europea, i valori condivisi traditi, è stato  fatto  in assoluta sintonia , obbligata,  con la passata amministrazione USA, quella di Biden, e anche di Obama,  dei Clinton . Un’adesione  convinta al vincolo esterno.

Vance ci ha fatto fare la figura del servo sciocco.

Tra l’altro un governo non risponde anche dell’operato di quelli precedenti ? Egemonia  vuol dire questo,  scaricare, o tentare di farlo, una crisi, sociale, economica, anche di proiezione di potenza, una crisi importante, sugli altri, sugli alleati.

A questi attacchi, l’Unione Europea risponde facendo quadrato. Ma non cercando, rivendicando un’autonomia nel campo della difesa, nel voler ridiscutere la presenza americana nei nostri territori, principalmente nel mettere in piedi dei trattati di sicurezza che non possono prescindere dalla presenza della Russia nel nostro continente, dal ristabilire rapporti economici con Mosca.

Lasciando stare le baggianate, anche quando le dice Mattarella, che in pratica parlano del rischio dei Cosacchi a Lisbona.

Invece l’Unione Europea  persevera, pretendendo dai governi nazionali un aumento di spese militari, un’ottica bellicista basata sul nulla, che in un momento di crisi economica , generata dalle ripercussioni della crisi ucraina, non fa altro che renderci sempre  più poveri, e dipendenti dagli Usa.

Invece di usare l’arma della diplomazia in cui l’Europa è maestra, e lo ha dimostrato fino a non molti anni  fa,  dove sa muoversi bene, si cerca di esprimere  un atteggiamento guerrafondaio , totalmente autolesionistico, specie se riferito a crisi che si collocano praticamente ai nostri confini. Atteggiamento, mi ripeto, da servi sciocchi.

Gestito da una classe politica di livello bassissimo.

Le parole di Vance nella loro durezza, nascondono debolezze, che si paleserebbero  se gli uomini e le donne che ci rappresentano  avessero lungimiranza politica, ma forse è chiedere troppo.

Come aspetto  di sapere , quello che diranno i russi, che per ora non parlano, del procedere dei  colloqui con gli americani.

Consci dei rapporti sempre più stretti con la Cina, della presenza dei Brics, del percorso di dellorarizzazione, che iniziato, tra mille difficoltà sta procedendo, e suscita preoccupazioni oltreoceano.

Dimenticavo  Putin accetterebbe l’Ucraina in EU, la patata bollente ce la lascia. Giustamente è inflessibile sul suo ingresso nella Nato. Ammesso che quest’ultima  continui  ad esistere  in futuro.

Di certo Trump vuole, come crediti di guerra,  avere la disponibilità sulle cospicue risorse ucraine, e per centinaia di anni. Un’occasione permettere in ginocchio Kiev, e renderla  dipendente, per sempre.

In un prossimo intervento parlerò di quello che ha detto Vance sull’ AI.

 




 

 

presentazione del libro “Europa, NATO e… la guerra continua”

Promosso da ANIEF, COBAS, PeaceLink e I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

Con il Patrocinio del Comune di Lecce, Regione Puglia, Biblioteca Bernardini, Polo Biblio Museale di Lecce, Provincia di Lecce, Puglia Culture


Martedì 25 Febbraio 2025, alle ore 18.00, alla Biblioteca Bernardini, in Piazzetta Carducci, a Lecce, in occasione della presentazione dei libri di Fabio Mini, “L’Europa in Guerra” e “Ucraina, la guerra e la storia” di Fabio Mini e Franco Cardini editi da PaperFirst, si terrà l’incontro  “Europa, NATO e… la guerra continua” con il Generale FABIO MINI (Generale di Corpo d’armata, già capo di Stato Maggiore del Comando Nato per il Sud Europa), uno dei maggiori esperti di Geopolitica in un confronto franco e riflessivo con ALESSANDRO MARESCOTTI, Presidente di Peacelink, impegnato da anni per la Pace e la smilitarizzazione.

Modera e coordina la giornalista Alessandra Lupo, dialogano l’avvocato Maurizio Buccarella, il dottor Leonardo Elia, Diletta Mili del GT Lecce M5S, Mina Matteo, COBAS scuola.

L’Europa è sempre più smarrita, umiliata. È cambiata la sua narrazione, quella di un soggetto che si voleva pacifico, unitario e solidale, ora appare sempre più diviso e frammentato, senza una politica estera comprensibile. Oggi parla il linguaggio della corsa al riarmo, alla militarizzazione in nome della sicurezza, fino all’escalation nucleare. E mentre cambiano gli scenari, le alleanze, le minacce, procediamo di guerra in guerra: economica, commerciale, militare, digitale, spaziale.

Anche il paradigma della NATO è cambiato, sempre più estesa, allargata e da difensiva è divenuta aggressiva, pronta all’attacco. Per far fronte a sempre nuove minacce, vere o presunte, ai 32 paesi membri chiede più spese e investimenti in armamenti. Intanto, il depotenziamento militare della Russia, dopo la fine del conflitto con l’Ucraina – che speriamo a breve -, e il crollo economico dell’Europa, si aprono scenari geopolitici inediti e preoccupanti.

Come incerto e sempre più disperato appare il destino del popolo Palestinese abbandonato da tutti e privato, dopo un genocidio, anche della sua terra. 

(Generale FABIO MINI - nella foto)




domenica 23 febbraio 2025

Sulla linea del colore. Razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo di William E. Du Bois (Il Mulino)

 Definito da Martin Luther King un «gigante capace di esplorare le frontiere del sapere», William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963) è stato uno dei più grandi intellettuali statunitensi del Novecento. Storico e sociologo, teorico politico e romanziere, Du Bois fu anche un militante politico, tra i fondatori della più importante organizzazione americana per i diritti civili e padre del movimento panafricano. A lui si devono concetti di uso ormai comune negli studi sociali e culturali del mondo anglosassone, da quello di «doppia coscienza» a quello di «linea del colore». Il volume offre un'ampia raccolta degli scritti politici del sociologo afroamericano, che documentano lo sviluppo del suo pensiero lungo l'intero arco di vita. A guidare la lettura, l'introduzione di Sandro Mezzadra, che colloca l'opera e l'azione politica di Du Bois nel contesto della storia afroamericana del XX secolo




Governare le fragilità. Istituzioni, sicurezza nazionale, competitività di Roberto Garofoli, Bernardo Giorgio Mattarella (Mondadori)

 Per ciascun settore il libro esamina le fragilità italiane, le ragioni per le quali è necessario oggi governarle, le politiche e gli adattamenti istituzionali da valutare.


Nonostante i suoi importanti punti di forza l'Italia presenta fragilità che, oggi più che mai, rischiano di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale, la competitività, i livelli di benessere. Le guerre, gli squilibri geopolitici, la frammentazione dell'economia globale, le grandi transizioni in atto - digitale e ambientale - hanno infatti mutato profondamente lo scenario, amplificando gli effetti di alcune storiche debolezze del Paese. Se alcuni divari rispetto ad altre aree del mondo esigono misure europee, ancor più urgenti dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, altri vanno governati a livello nazionale con nuove politiche. Alcune sono state messe a punto, in particolare con il Pnrr, altre vanno definite. Tutte richiedono, però, un tempo di attuazione spesso più lungo di quello «della politica e dei governi». In questa prospettiva, Roberto Garofoli e Bernardo Giorgio Mattarella mettono in luce quanto sia decisivo poter contare su un sistema di governo rafforzato e su una macchina amministrativa più efficiente, all'altezza delle sfide da condurre e in grado di dare continuità alle riforme necessarie. Una riflessione che gli autori sviluppano per i principali settori da cui dipendono sicurezza e competitività: politica estera, per consolidare la grande vocazione italiana all'export, attrarre investimenti, importare materie prime strategiche; politiche energetiche, per ridurre la dipendenza dall'estero, oltre che i prezzi, tra i più alti in Europa; misure per l'approvvigionamento idrico, indifferibili a fronte di sprechi di acqua non più tollerabili; difesa e sicurezza nazionale, per fronteggiare le crescenti minacce; politiche per il sistema industriale, comprese quelle volte a regolare il rapporto tra Stato e mercato, a coinvolgere i privati nella realizzazione delle infrastrutture critiche, a proteggere gli asset strategici del Paese; politiche economiche, dirette fra l'altro a rafforzare il contrasto all'evasione e a razionalizzare la spesa pubblica, anche nel sistema sanitario, afflitto da perduranti inefficienze oltre che da diseguaglianze profonde; politiche educative, ancor più essenziali in una fase in cui i lavori cambiano repentinamente. Non meno rilevanti alcuni fattori trasversali: produzione e attuazione delle leggi, funzionamento e digitalizzazione dell'amministrazione, giustizia



giovedì 20 febbraio 2025

Gaza. Odio e amore per Israele di Gad Lerner (Feltrinelli)

 Un libro sincero e necessario per non finire arruolati negli stereotipi delle opposte fazioni, preludio di ogni guerra.

"Si può vivere in paradiso sapendo di avere l’inferno accanto?”


“Muori Sansone con tutti i filistei!” È a Gaza che la Bibbia colloca il celebre episodio in cui il guerriero ebreo perde la vita fra le macerie insieme ai nemici: il popolo dei filistei che dà il nome alla Palestina moderna. È da Gaza che il 7 ottobre 2023 hanno sconfinato le milizie di Hamas per compiere in Israele il più terribile massacro di ebrei dal tempo della Shoah. È sugli abitanti di Gaza che il governo Netanyahu ha scatenato una sanguinosa offensiva militare con il risultato di screditare la reputazione di Israele e isolarlo come mai prima d’ora. Gaza, insomma, oltre che un luogo è diventata il simbolo di una contesa che assume nel mondo dimensione culturale e morale. Gad Lerner si misura con il fanatismo identitario che ha contagiato i due popoli in guerra. Da ebreo per il quale Israele ha significato salvezza, deve fare i conti con l’esclusivismo e il tribalismo della destra sionista. Le spaccature della società israeliana, il rinchiudersi in se stesse delle Comunità ebraiche della diaspora, che si sentono incomprese e lanciano accuse di antisemitismo a chi solidarizza con i palestinesi, lo riportano alle domande cruciali che già si poneva Primo Levi: che futuro può avere questo Israele? Che funzione può esercitare il filone ebraico della tolleranza?




mercoledì 19 febbraio 2025

Pensare dopo Gaza. Saggio sulla ferocia e la terminazione dell'umano di Franco «Bifo» Berardi (Timeo)

 Gaza è solo l’ultima ferita nell’illusione che è stata l’umanità. Una ferita da cui ora trabocca l’orrore di un reale privo di senso, dinanzi al quale non sappiamo più nemmeno cosa provare. «I sentimenti», dichiara Bifo, «non sono più possibili». E forse non solo per l’individuo – forse il mondo interno è immobilizzato da un trauma che non riesce a elaborare. In una vertiginosa anamnesi delle atrocità della storia recente, Franco Berardi vuole metterci di fronte a un’ineluttabile evidenza: il silenzio della comunità internazionale di fronte al genocidio, la spietata polarizzazione del dialogo, in breve, l’impasse dell’Occidente non è solo politica, ma psichica, cognitiva. Non è possibile capire, perché la storia rifugge la ragione – quanto accade oggi in Medio Oriente è una profonda, incontrollata reazione traumatica. L’ultimo anello di una «catena psicotica» che si inabissa nella nostra psiche collettiva fino a far svanire la relazione fra vittima e carnefice. Perché un trauma come l’Olocausto può riverberarsi per secoli, giacere latente e d’un tratto riaffiorare congelandoci in un’immobilità emotiva in cui tutto ciò che ci circonda è una minaccia. L’unica risposta diventa allora




martedì 18 febbraio 2025

La donna che sfidò la jihad. Noi siamo le nostre scelte di Esther Ahmad, Craig Borlase (Il Pellegrino)

La donna che sfidò la jihad" è la storia vera di una ragazza cresciuta sotto il dominio islamico radicale, addestrata a credere che il suo scopo ultimo fosse servire Allah morendo come jihadista. Una ragazza che, due notti prima di “partire per sempre”, fa un sogno che cambia definitivamente il suo futuro. Contro ogni previsione, dopo quel sogno, Esther si converte al cristianesimo, anche se lasciare l’islam significa firmare la sua condanna a morte. Invece di ucciderla, il padre la sfida a una serie di dibattiti pubblici con studiosi musulmani: la Bibbia contro il Corano. Il prezzo della sfida è la sopravvivenza: se Esther vincerà il dibattito sarà libera, ma se vinceranno gli studiosi musulmani rinuncerà alla sua fede cristiana. Questo libro è la storia della decisione radicale di una donna e di quella sfida; ma è anche, e soprattutto, il racconto di ciò che accade nelle comunità fondamentaliste, di come vengono cresciuti e formati i futuri terroristi: un’incredibile storia vera di una battaglia personale che diviene insieme storica, politica e sociale



Il mondo dopo Gaza di Pankaj Mishra (Guanda)

Molto è accaduto nel mondo negli ultimi anni: guerre, catastrofi naturali, crisi finanziarie, terremoti politici. Eppure niente sembra paragonabile a Gaza: niente suscita in noi uno sgomento e un senso di impotenza così insopportabili. Ecco perché esisterà un prima e un dopo Gaza, e la reazione a questa tragedia sarà per una generazione che non ha visto né vissuto gli sconvolgimenti del Novecento la base per costruire una nuova coscienza politica.

«Un potente contributo alla storia morale del mondo.» - Andrew O’Hagan

«Il mondo dopo Gaza fa ciò che la grande scrittura dovrebbe fare: ricordarci cosa significa essere umani, oltre le trincee di razza, colore e religione.» - William Dalrymple

«Un'opera importantissima che trova Mishra, una delle nostre penne più audaci e acuminate, al suo meglio. La sua indignazione è difficile da ignorare.» - Hisham Matar

«Determinato a trovare una via d'uscita dal circolo vizioso di atrocità che si sono ripetute all'infinito, Mishra conduce i lettori alla ricerca di un senso negli episodi più oscuri della storia contemporanea. Un libro raro e coraggioso, rigoroso e colto, che allarga gli orizzonti del nostro pensiero.» - Naomi Klein


«Com'è possibile che Israele, un paese costruito per ospitare un popolo perseguitato e senza patria, sia giunto a esercitare un potere di vita e di morte così terribile su un'altra popolazione di rifugiati?» Lo scrittore indiano Pankaj Mishra analizza la nascita e lo sviluppo dello Stato di Israele, e il ruolo che la memoria della Shoah ha avuto nell'immaginario dal dopoguerra in poi. Dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e il conflitto in Medio Oriente che ne è derivato, Mishra riconsidera le due letture concorrenti del secolo scorso: se da un lato si è celebrato il trionfo dell'Occidente sui totalitarismi, lo stesso rilievo non è stato attribuito alle lotte per l'indipendenza dei paesi del Sud del mondo. Mentre le vecchie pietre di paragone si sgretolano, è di fondamentale importanza rispondere alle domande nate dalla crisi attuale: perché alcune vite sembrano contare più di altre? La narrazione di sofferenza scaturita dalla Shoah impedisce di riconoscere gli stigmi del colonialismo nella vicenda del popolo palestinese?




domenica 16 febbraio 2025

Il fascismo eterno di Umberto Eco (La Nave di Teseo)

“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco



sabato 15 febbraio 2025

Grande da morire. Come evitare l'esplosione dell'Europa di Sylvie Goulard (Il Mulino)

 Allargare ancora l'Unione Europea?

Come la rana vanitosa della favola di Esopo, potrebbe esplodere.


È giunto il momento di porsi domande molto più profonde su cos'è l'Unione e su ciò che dovrebbe diventare I leader europei hanno deciso: l'Ucraina, la Moldavia, la Georgia e tutti i paesi dei Balcani occidentali entreranno nell'Unione europea. Le buone argomentazioni non mancano ma, di fronte a Putin determinato a distruggere tutto ciò che rappresenta, l'UE non ha margine di errore, soprattutto dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Tuttavia il processo è stato avviato senza un piano preciso né un accordo sugli elementi essenziali. Lungi dal rafforzare l'UE, questa decisione potrebbe ostacolarne l'azione, privandola al tempo stesso della sua efficacia. È una corsa a capofitto mentre l'Europa non ha ancora una politica estera, una difesa unificata, un bilancio degno di questo nome. Inoltre, questi leader non hanno imparato nulla dall'illusione turca vent'anni fa o dalla Brexit? In Europa nulla è mai scontato, soprattutto quando il nazionalismo ritorna prepotente. Non è più il momento di fingere che l'unione fa la forza senza prima occuparsi di creare unità




domenica 9 febbraio 2025

Fratelli di chat. Storia segreta del partito di Giorgia Meloni di Giacomo Salvini (PaperFIRST)

 Una ricostruzione top secret e inedita sul partito della fiamma riuscito a issarsi sulla bandiera più alta, quella di Palazzo Chigi.


La storia mai raccontata del partito di Giorgia Meloni attraverso le chat dei parlamentari, ministri e dirigenti di Fratelli d’Italia. Dalla guerra a Matteo Salvini al parricidio nei confronti di Silvio Berlusconi fino ai litigi tra compagni di partito a colpi di insulti, tradimenti e “infami” che passano le notizie ai giornali. Ma anche i retroscena inediti sulla caduta di Mario Draghi e la formazione del governo di destra nel 2022, le giravolte sulla guerra in Ucraina e il rapporto con Ursula von Der Leyen e con gli Stati Uniti di Donald Trump. Com’è stato possibile che il partito di Giorgia Meloni in pochi anni sia passato dal 4% al potere? Prefazione di Marco Travaglio



giovedì 6 febbraio 2025

Tutti parlano del canale di Sicilia , strozzatura del Mediterraneo centrale, ma ... Intervento di Leonardo Elia

Tutti parlano del canale di Sicilia , strozzatura del Mediterraneo centrale, ma pochi ragionano sul canale d’Otranto, che sta diventando sempre più importante.

Noi salentini , abituati , d’estate, a scegliere in base ai venti , su quale litorale di questo  mare meraviglioso ,anche se spesso maltrattato ,farci il bagno ,  non ci rendiamo conto di avere la nostra penisola  affacciata su un passaggio importante, visti gli sviluppi che  sta avendo il Mediterraneo orientale.

Perché l’Adriatico è quello, e c’è una ragione quando importanti esponenti del nostro governo, vanno in India, per incontri ad altissimo livello, per le prospettive che offre il progetto IMEC, Indo Middle –East Europe Corridor, che altro non è che la via del Cotone, in cui il porto di Trieste sarebbe uno snodo importante .

 il Salento  si trova sulla strada,  e a  distanza di secoli, tornerebbe ad essere  spettatore ,anche attivo di qualcosa di importante.

Perché queste iniziative , vengono dopo lo stop alla Belt and Road cinese, preteso dagli americani, per bloccare l’ingresso della  Repubblica Popolare nella gestione del porto giuliano, e quindi in Europa, avendo già il Pireo, e una parte del porto di Amburgo.

Perché questo cambiamento di rotta?

Principalmente perché l’Adriatico è una cerniera importante, tra l’Europa meridionale , quella orientale, centro orientale , fino al Baltico.

Il Mediterraneo che ci bagna ,   noi lo consideriamo un’orizzonte  normale , quasi banale delle nostre vite ,è il punto di arrivo naturale, da tutta un’area, in fortissimo stress geopolitico, area  che si sta ridisegnando i confini dopo un secolo  di fermo.

Dove si affacciano, emergono attori, nuovi o con un nuovo attivismo,  in più zona ricchissima di idrocarburi, alla faccia delle politiche green europee, ma  che vedono il nostro mare  come passaggio obbligato, tra i mercati europei e dell’Indo Pacifico, ambedue, aree di consumo e di produzione.

Quindi noi ci troviamo nel bel mezzo di quello che si chiama il Mediterraneo allargato, ponte tra l’Asia e l’Atlantico.

Per questo , stop ai cinesi  e apertura agli indiani.  Con questi ultimi che fanno affari con tutti seguendo solo il loro interesse.

Con  alcuni tratti  di questo percorso   che stanno attraversando sommovimenti politici importanti, e mancano ancora di una anche apparente stabilità.

E’  collegato a questi ”passaggi”, il Patto di Abramo, che dietro la pacificazione tra i regni della penisola Arabica, e Israele, che aprirebbe una strada  sicura , tra l’india , nazione manifatturiera, in forte ascesa, e l’Europa, al sicuro dalle strettoie del Mar Rosso, infide per le ripercussioni della guerra di Hamas.

Gli americani la vogliono questa strada, e subito il nostro governo risponde.

Con il senatore Dreosto in quota lega,  membro dell’Ufficio di Presidenza della  commissione esteri e difesa,

che dice chiaramente le ragioni , eminentemente geopolitiche, di schieramento, che hanno spinto l’attuale governo, a tirarsi indietro dalla Road and Belt initiative, e aderire alla via del cotone.

C’è il link dell’intervista al parlamentare italiano, che fa capire tutto.

Molto dipende però  dalla moderazione della follia israeliana, auspicabile, ma difficile da ottenere.

I soldi ci sono, ma per investirli ci vuole la pace, chiaramente.

Anche l’instabilità in Siria, non aiuta, essendo il nuovo presidente Al Jolani, e le sue milizie, non in grado di controllare lo stato , o quello che ne rimane, che fu di Assad.

Con l’ex qaedista, prontamente messo in giacca e cravatta, che rischia di subire il ritorno di forze fedeli al vecchio regime. Si stanno moltiplicando le esecuzioni, giustizia sommaria, ai danni di minoranze, da parte dei vincitori. Segno di debolezza, di chi non riesce a imporre un nuovo ordine.

A est ci sono i curdi, protetti dagli Usa , che presidiano  i pozzi di  quell’area, sottratti  da sempre al controllo del potere centrale..

E la delicatezza della situazione , la si evince dall’inquietudine che ha portato la notizia, non confermata, di fonte turca, del ritiro delle truppe americane , idea in passato accarezzata da Trump, dall’area in questione,

 più volte oggetto di attacchi da fazioni locali.

Inquietudine dei curdi , che senza gli Usa , sarebbero esposti alla pressione delle milizie filo turche dell’Snf, e anche degli israeliani, che temono frizioni, dirette o per interposti attori, con forze che rispondono ad Ankara, nel sud siriano occupato dalla stella di David, e pericolosamente vicino a Damasco.

Quindi se c’è instabilità, uno si può inventare tutte le vie che vuole, del cotone etc, ma affari non se ne possono fare.

Le ipotesi di lavoro, in questo caso peccano di velleitarismo, non sono  reali.

In più l’adesione a questo progetto , che passa pericolosamente vicino a Gaza, e prevede lo sfruttamento degli idrocarburi che sono al largo della striscia, impone l’accettazione di uno status quo  “israeliano”, che provocherebbe , a dir poco, malcontento negli stati arabi coinvolti, che per esempio hanno espresso totale diniego alla proposta trumpiana  di deportare i palestinesi nel loro territorio. Vedi Giordania ed Egitto.

Quindi progetto che esiste ma , ora , difficilmente attuabile, con molte variabili problematiche, di difficile superamento, almeno a breve.

Solo parole.

Tornando a noi, la Puglia, siamo coinvolti nel corridoio 8 , che dalle nostre coste , via Albania raggiunge Varna, Mar Nero , Bulgaria, coinvolgendo i Balcani sud orientali.

E che dire dell’iniziativa Trimarium?

Trimarium è il collegamento tra il porto di Trieste, Danzica, Polonia , Baltico, Costanza, Romania, mar Nero, che si porta dietro investimenti   nel trasporto , specie pesante, importanti.

Progetto  civile, che vedrebbe tornare il FVG agli splendori asburgici, punto di riferimento allora del commercio imperiale, e ora snodo di nazioni  dell’Europa centrale, che godrebbero di un sistema infrastrutturale di tutto rispetto, che faciliterebbe gli scambi con un’area enorme.

Ma c’è un ma. A molti analisti giustamente il Trimarium  sembra il classico progetto “dual use”, cioè accanto ad obbiettivi civili, commerciali, mostrerebbe, e io sono d’accordo, evidenti ragioni militari.

Contenimento della Russia, quindi  logica militare, o meglio bellica.

Stesso discorso della via del cotone, i commerci non si sviluppano se non  c’è pace.

E per adesso di pace in giro ce n’è poca, viste anche le posizioni che sta prendendo l’Unione Europea, continuando ad alimentare la guerra in Ucraina , sempre fino all’ultimo ucraino, abbassando l’età di leva, e quindi mandando i ragazzini di 18 anni a morire, e l’appoggio incondizionato alle follie sioniste.

C’è bisogno di un cambio radicale di approccio.

Non posso non condividere  quello che ha detto Cazzullo , nella trasmissione di oggi, il suo “ gran finale”, trasmissione dedicata alla scoperta dell’America.

La scoperta del Nuovo mondo , ha fatto sì  che qualcuno venisse dall’altra parte dell’oceano a salvare noi europei  nel ‘900 , da due pericoli mortali, il nazifascismo e il comunismo.

Quest’assimilazione storico politica , tanto amata in Unione Europea, che nasconde e neanche tanto, una ignoranza assoluta della storia del secolo passato. Anzi un utilizzo pretestuoso della divulgazione  storica.

Giacchè  stiamo parlando di aberrazioni leggetevi il link che parla del prelievo di sperma dai  giovani soldati israeliani morti nella guerra condotta a Gaza ,Libano etc. Da usarsi per inseminazioni….

Nella Germania nazista si chiamava Lebensborn