sabato 31 agosto 2024

L'Africa non è un paese. Istruzioni per superare luoghi comuni e ignoranza sul continente più vicino di Dipo Faloyin (Altrecose)

 Un libro che racconta, descrive, spiega, distingue e smonta le tantissime superficiali e sbrigative semplificazioni con cui viene raccontata e conosciuta l'Africa in Europa


A volte capita di sentir dire: «È scoppiata una guerra in Africa», oppure: «Mi piace la cucina africana», come potremmo dire che c’è stata una nevicata in Spagna o che siamo appassionati di cibo vietnamita. Pensando all’Africa, nelle menti di molti europei affiorano solo immagini stereotipate perché «per molto tempo, “Africa”», scrive l’autore, «è stato sinonimo di povertà, conflitto, corruzione, guerre civili e distese di arida terra rossa dove cresce soltanto miseria. [...] Un grande parco safari, dove leoni e tigri si aggirano liberi intorno alle case e gli africani trascorrono le giornate in tribù di guerrieri che, seminudi, hanno in mano la lancia e vanno a caccia di selvaggina, oppure saltano su e giù al ritmo di un loro rituale in attesa del prossimo pacco di aiuti. Povertà o safari, e in mezzo niente». Ma l’Africa è molto altro, non è una cosa sola, e non è un paese: in questo libro Dipo Faloyin – cresciuto in Nigeria e che vive a Londra dove collabora con diverse testate internazionali – ci offre gli strumenti per conoscere meglio la realtà. Esaminando l’eredità coloniale delle nazioni del continente africano e muovendosi fra i temi più vari – dalla vita urbana di Lagos alla rivalità su chi cucini il miglior riso jollof – Faloyin smonta sarcasticamente la superficialità dell’Occidente che tratta l’Africa senza tenere conto delle differenze – culturali, sociali, economiche – e delle singolari condizioni di ciascun paese. Tra racconti storici e personali, Dipo Faloyin rimette in ordine dinamiche comuni e vicende particolari che, alla fine della lettura, attenuano un po’ la nostra ignoranza.



Il potere della menzogna. Comunicazione e politica nella società digitale a cura di Jacopo Marchetti (Il Mulino)

Disinformazione, fake news, deep fake, big data, cybersecurity, hate speech rappresentano ormai strumenti e modelli comunicativi che sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Di essi vengono spesso sottolineate le inedite potenzialità quanto i presunti pericoli. Siamo davvero di fronte a un nuovo modello organizzativo delle forme di comunicazione e partecipazione politica, in grado di cambiare il modo di fare (e di pensare) alla politica? Il volume intende tracciare una panoramica dei fenomeni connessi alle forme di partecipazione politica all'interno di questi ecosistemi che, in pochi anni, hanno visto una radicale trasformazione. I contributi al suo interno offrono una riflessione sui grandi problemi del nostro tempo che hanno ridefinito i confini della fiducia nelle istituzioni e nei tradizionali modelli di comunicazione politica e scientifica: da Brexit alle fake news, dall'esperienza della pandemia al conflitto russo-ucraino.



Sulla fine ...

Dopo il mio intervento , l’ultimo , sulla fine, il declino della deterrenza dell’Occidente allargato, e nello specifico dell’esercito israeliano, la forza militare più importante del Medio Oriente, oltre a essere il più grande, e fidato , alleato USA,  è avvenuto l’attacco , preventivo, dell’aviazione , alle basi Hezbollah , nel sud del Libano.

Netanyahu , con tono trionfalistico, dice che l’operazione aerea ha distrutto svariate migliaia di siti lancio di  Hezbollah.

E’  da notare però che,  c’è stata una risposta, immediata, con il lancio di droni e razzi dal sud Libano, verso Israele.

Hanno usato, le milizie sciite, armi economiche che però hanno messo in crisi , il favoleggiato, e costosissimo sistema di difesa aerea israeliano, in sostanza saturandolo, cioè facendolo utilizzare in maniera massiva.

Tutto ciò è stato fatto con 350 razzi e droni ,che costano poche migliaia di dollari.

Le rivendicazioni di obbiettivi colpiti da tutti e due i contendenti, non sono state confermate da nessuno i, a parte le immagini di una unità navale israeliana danneggiata pesantemente al largo del Libano(una nave militare con la stella di Davide è stata affondata già nel 2004, quando l’esercito israeliano è entrato nel paese dei cedri l’ultima volta, ed è stato costretto a ritirarsi per le perdite subite).

Alcune considerazioni sono obbligate però.

A quanto pare hanno preso il volo un numero elevatissimo di aerei israeliani, e questo perché l’operazione è stata importante, ma anche direi perché a terra potevano essere obbiettivi  della risposta di Hezbollah.

Ucraina insegna.

Loro , le milizie libanesi,  hanno agito da soli, non Iran non l’Asse della Resistenza, quindi senza  contributi siriani, iracheni.

Che si sono complimentati 

Hanno usato le armi più economiche e “ semplici” del loro arsenale, tenendo le più importanti , moderne e letali, ben protette e nascoste.

Quindi a fronte del declino di una deterrenza, se ne sta creando un’altra, che raffredda molto i toni minacciosi della leadership israeliana

Hezbollah sta facendo capire, di non volere l’escalation, ma nel contempo, di essere in grado di colpire. Alcune stime parlano di 250.000 missili e razzi in loro possesso, non toccati dagli attacchi israeliani, perché ottimamente nascosti.

In uno stato come Israele , senza profondità strategica, avrebbero  effetti devastanti, e tutti gli attori dello scacchiere  lo sanno, sia i più esposti, sia chi supporta, come gli USA, e noi.

La cosa veramente nuova, e rivoluzionaria, è che la deterrenza è espressa per la prima volta , da un attore non statale ,da una milizia, radicata, ma sempre milizia.

Allego due contributi da Giubbe Rosse news, un bell’articolo da cui io ho tratto spunto , e   poi uno da un sito in arabo, se volete potete farlo tradurre.

A me basta l’autorevolezza del sito, sempre Giubbe Rosse,  che lo ha proposto.

Vi renderete conto che i  silenzi spesso valgono più di mille proclami. 

(Leonardo Elia)




Questa è Itaca e per lei Ulisse affrontò il viaggio più pericoloso di tutti … di Savino Balzano

Questa è Itaca e per lei Ulisse affrontò il viaggio più pericoloso di tutti. È l'isola che valeva la sfida a Scilla e Cariddi, la discesa nell'Ade per le parole di Tiresia, l'abbandono del calore di Circe e di Calipso.

Doveva tornare a casa da Penelope, da Telemaco, da Argo.

E c'era la sua terra, il suo popolo da salvare: i proci volevano tutti i frutti della sua meravigliosa isola.

Avverse erano le forze più potenti, quelle di Poseidone, che governava il mare che avrebbe dovuto solcare per tornare a casa, per difenderla e proteggerla.

Per certi versi ricorda le vicende del nostro Paese, che è egualmente meraviglioso e pure merita la salvezza.

Anche sul destino del nostro popolo agiscono forze potentissime e anche dalle nostre parti si vedono pretendenti interessati solo a depredare e razziare.

Chi avrà il coraggio di Ulisse e chi vorrà davvero battersi per la nostra terra?

Chi vorrà e potrà raccontare il viaggio che attraversa la tempesta, oggi che tanti sono ricattati e arrestati se non sostengono il racconto dominante, detenuti da chi pretende di rappresentare i valori della libertà e della democrazia?

Tante volte il destino di Ulisse è stato appeso a un filo, tante volte la disperazione lo insidiava e ogni volta seppe reagire.

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Allargare l’Unione europea dai Balcani occidentali all’Ucraina di Luca Gori e Nicola Pontara (Luiss University Press)

Se il tema dell’allargamento UE non è nuovo, diverso è lo scenario internazionale in cui oggi se ne parla. Con l’aggressione russa a Kiev, l’allargamento a Balcani occidentali e Trio orientale (Ucraina, Moldova e Georgia) vive un inaspettato rilancio e si pone come tassello di una nuova architettura di sicurezza politica ed economica europea. L’allargamento è diventato scelta di civiltà. La nuova spinta all’integrazione e alla convergenza economica con la UE pone però un delicato dilemma tra le ragioni della geopolitica, che sollecitano un allargamento rapido, e quelle della trasformazione democratica dei candidati, che implicano tempi lunghi. L’Europa sarà più grande solo se riuscirà a trovare un punto di equilibrio sostenibile tra queste due esigenze



L'oro delle mafie e il pentitismo nella ‘ndrangheta. Due studi su mafie e corruzione di Luca Maiotti, Fabio Herold (Pisa University Press)

Il volume raccoglie due elaborati maturati all'interno del Master interuniversitario in analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione. I prodotti di ricerca affrontano temi di interesse e rilievo: l'utilizzo dell'oro quale strumento di riciclaggio di capitali mafiosi e il fenomeno del pentitismo nella ndrangheta. Vengono valorizzate le evidenze empiriche emerse dalla raccolta di un'estesa e originale base dati, attraverso l'impiego di un'accurata metodologia di analisi. Mettendo a profitto un approccio interdisciplinare, gli autori forniscono un contributo significativo all'avanzamento della comprensione dell'evoluzione adattiva delle organizzazioni mafiose



martedì 27 agosto 2024

25 aprile. Una data, la nostra storia a cura di Saulle Panizza (Pisa University Press)

All'interno della rassegna "Ne parliamo in Sapienza", il Centro per l'innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC) dell'Università di Pisa ha promosso nel 2023 un evento dal titolo "25 aprile. Una data, la nostra storia". È stata l'occasione per riflettere su una data che ha posto le premesse per una nuova e diversa Italia, cui avrebbero poi concorso il referendum istituzionale e la Costituzione repubblicana. Il volume raccoglie gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni presenti, un affresco storico di Michele Battini e due dibattiti moderati da Gianna Fregonara con la partecipazione di Simona Argentieri, Stefano Caretti, Aldo Cazzullo, David Cerri, Adriano Fabris, Laura Gnocchi, Gad Lerner, Paolo Pezzino ed Eugenio Ripepe



Costretti a confessare. Un colpo di stato a Bologna nel Rinascimento di Daniele Labanti (Pendragon)

Cercando tra i tesori custoditi nell’Archivio di Stato di Bologna, è stata recentemente fatta una scoperta di grande interesse, che cambia le attuali convinzioni relative all’assassinio di Annibale Bentivoglio, signore di Bologna, avvenuto il 24 giugno 1445 al termine di una funzione religiosa tenuta nella cattedrale di San Pietro. Le coltellate che lo uccisero furono di Bettozzo Canetoli, uno dei capi di una famiglia rivale che, secondo quanto ci è stato raccontato finora, sarebbe stata invidiosa della popolarità dei Bentivoglio. Il “libro delle confessioni” relative a quella congiura, un documento decifrato dopo una lunga e accurata ricerca e qui trascritto integralmente, rivela invece una realtà profondamente diversa: contro Annibale venne organizzato un vero colpo di stato, orchestrato dal duca di Milano Filippo Maria Visconti e da papa Eugenio IV. Per quest’azione essi si servirono delle masse popolari del quartiere di Porta Stiera guidate da alcune famiglie dell’oligarchia bolognese e solo la pronta reazione militare dei loro alleati riuscì a tenere i Bentivoglio al vertice della città. Grazie a queste pagine è quindi possibile ribaltare l’interpretazione storica degli avvenimenti, permettendo la ricostruzione di un quadro più ampio e complesso di quanto finora creduto.



Il lavoro della giustizia. Persone e comunità alle prese con deviazioni e composizioni dei legami di Mario Schermi (Castelvecchi)

La cura della giustizia è affidata a una molteplicità di istituzioni e professionisti – forze dell’ordine, magistrati, avvocati, operatori psico-socio-educativi – che, talvolta intrappolati nella propria specializzazione, non colgono il lavoro della giustizia nella sua complessità e ne smarriscono sensi e occasioni. Per evitare la frammentazione degli interventi specialistici e quindi la loro scarsa efficacia, è necessaria una collaborazione tra i vari attori nel perseguire un risultato corale. Attraverso numerose esperienze di reinserimento sociale, inclusione e comunità, Mario Schermi indaga la genealogia e la composizione della convivenza civile, con l’auspicio che l’attenzione per coloro che sono toccati dall’ingiustizia si traduca in nuovi legami sociali. Perché una società civile non può prescindere dalla dignità degli individui e dal valore del giusto. Prefazione di Ivo Lizzola.



sabato 24 agosto 2024

Sun Tzu e ... un grande Enrico Tomaselli!

“Il generale esperto logora il nemico tenendolo costantemente sotto pressione. Lo fa correre dappertutto adescandolo con vantaggi illusori”.

Bellissimo e significativo incipit dell’articolo del bravo Enrico Tomaselli che vi invito a leggere per intero, per questo ne ho pubblicato il link.

E’ doveroso fare considerazioni però, principalmente per le conseguenze di ciò che sta avvenendo, in Medio Oriente.

Israele ha sempre basato l’azione militare, sulla velocità, sulla sua incisività , frutto di una superiorità tecnologica, e della maggior preparazione delle sue forze armate, sia livello di stati maggiori, sia  della truppa.

Così ci si spiega facilmente l’esito delle quattro guerre arabo-israeliane, 1948 1956 1967 1973, risolte in pochi giorni.

Questo ha attribuito alle forze armate israeliane una sorta di “aura” di invincibilità.

Non posso dimenticare quello che mi disse un caro amico, pilota militare, pilota di F 104: i piloti migliori al mondo sono sicuramente gli israeliani.

Quelle citate prima sono sicuramente guerre “simmetriche”, quindi tra avversari  comparabili ,sia come forza sia come idea di guerra.

Dopo il 1989, con il collasso dell’ Unione Sovietica, i conflitti in tutto il mondo,  sono stati caratterizzati, come ha giustamente detto nel suo articolo Tomaselli , dalla asimmetria.

Cioè ,il più forte, l’occidente allargato, USA ed alleati, superiori  tecnologicamente, in breve tempo mettono  in ginocchio il molto più debole avversario, quello che ha fatto sempre Israele con le sue puntate in Libano e nella striscia di Gaza.

Superiorità aerea schiacciante , “shock and awe”, colpisci e terrorizza.

Non faccio esempi, sono già nell’articolo.

Da qui il concetto di deterrenza, in pratica, ti infliggo danni importanti, con attacchi massicci, non subisco praticamente perdite, ti obbligo alla resa.

L’etimologia può aiutare: deterrente , participio presente di deterrere ,   che fa distogliere dall’agire, chiunque  voglia ledere gli interessi della potenza egemone, quindi l’occidente allargato, quindi “noi”.

Il tutto condito con un’allegra interpretazione del diritto internazionale, con allegati doppi standard, e facke come quella , colossale, sulle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam.

Giustificazionismo accattone che però dava consenso, l’opinione pubblica, noi, non ci siamo opposti a tali azioni scellerate.

Torniamo a noi.

Al governo in Israele c’è un gruppo di pazzi scatenati,  che ha come obbiettivo  una guerra regionale  con l’ Iran.

Il motore del loro agire sono i problemi con la giustizia del capo del governo , Nethanyahu, unito alla visione messianica, da Vecchio Testamento , di alcuni ministri, come Ben Gvir.

Quindi pulizia etnica a Gaza, insediamenti, illegali in Cis Giordania, allontanare i  palestinesi una volta per tutte, arrivare al Giordano.

Spostare il confine oltre il fiume Litani. Purtroppo per loro lì ci sono gli Hezbollah, milizia sciita, che siede nel parlamento libanese, legata, e armata dagli iraniani, addestrata e,  armatissima, che già nel 2006 diede filo da torcere, e in pratica scacciò l’esercito israeliano.

Da qui continue provocazioni ,come l’attacco all’ambasciata iraniana a Damasco, l’assassinio di Hanyeh a Teheran, assassini di dirigenti hezbollah in con corollario di morti di civili, El Aviv se ne infischia del diritto internazionale.

Israele non può  fare questo senza l’appoggio di tutto l’occidente allargato a guida USA, non avendo un apparato industriale in grado di supportare questo sforzo.

Ma anche non avendo profondità strategica, stato poco esteso, con pochi abitanti.

Quindi interventi rapidi, superiorità  aerea , e tecnologica, durata breve e risolutiva. Shock and Awe.

Quindi deterrenza.

Con consenso , orchestrato dai soliti noti, sul concetto dell’autodifesa, Israele fa questo per difendersi, sempre secondo la narrativa “ufficial” , da noi.

Tirando sui bambini di Gaza, brutalizzando i prigionieri palestinesi, spesso minorenni, attaccando con armi da fuoco i villaggi arabi, in Cis Giordania.

Ma il mondo è cambiato.

Come dice il professor Carlo Rovelli, eminente fisico che vive e opera in Francia, le narrazioni che ci facciamo noi occidentali vanno bene solo a casa nostra, la maggior parte del mondo non  le crede.

Avete notato, che tutti si aspettavano un risposta iraniana all’omicidio di Hanyeh e non c’è stata.

Una risposta adeguata degli hezbollah libanesi ai continui bombardamenti  , in profondità in Libano, non c’è stata.

Come l’attacco di aprile ,attacco telefonato , sono solo azioni che saggiano le difese di Israele, e sono più avvertimenti, ben compresi da chi deve comprendere.

E’ finita la deterrenza comunque.

E questo lo si vede dall’affannoso spostare flotte da parte degli USA nell’indo Pacifico, nel Mediterraneo orientale, per mostrare i muscoli, per mostrare appoggio ad Israele , senza che in pratica Iran e alleati abbiano mosso un dito se non proclami. Pensate alla frase di Sun Tzu che ho messo in apertura, il costo di spostamenti di portaerei,  riposizionare in Galilea ,a ridosso del confine libanese e del Golan di costosissime batterie anti missile , IRON DOME, messe in crisi da droni e razzi, usati anche  a Gaza che costano poche migliaia di euro.

L’annuncio porta confusione, e la confusione non fa bene a chi la confusione la subisce.

Spese enormi per sposare giganteschi apparati militari ,a stelle e strisce, sia con la stella di Davide, a seguito di proclami che non hanno seguito.

Semplicemente  perché gli accortissimi iraniani non vogliono l’escalation.

E la confusione indotta gioca grandemente a favore di questi ultimi.

I bombardatissimi  Houti  hanno bloccato il traffico nel mar rosso e canale di Suez, usando armi veramente economiche.

Mettendo in crisi la globalizzazione, il commercio internazionale.

Con flotte nato che sono state ritirate perché non sono riuscite a combinare nulla

Con l’immagine di Israele sprofondata in una voragine che può costarle l’esistenza stessa.

E noi allineati. Il mondo non ci capisce più, non ci accetta, e ha capito come metterci in crisi.

A parte la tecnologia , che non ci vede più protagonisti, assoluti e solitari, ogni cultura si basa su un concetto suo di tempo,  e il nostro tempo, lineare  e senza ampio respiro,  non riusciamo più a imporlo  agli altri abitanti del pianeta.

La deterrenza  si infrange per  lento stillicidio, lento e costoso, per noi.

Come dice il professor Rovelli tutto ciò sta producendo un fossato tra l’ occidente e la restante parte della popolazione mondiale.

 Perché noi crediamo di essere i migliori.

L’altra faccia del colonialismo. Ipocrisia pura.

Come chiosa riporto quello che ho letto da qualche parte e  mi sembra significativo.

I Talebani dicevano agli americani: voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo.

E gli “altri” ci stanno imponendo i loro tempi, la loro concezione del tempo, a cui noi non siamo preparati..

E’ finita definitivamente il periodo della politica delle cannoniere.

Accà nisciun’ è fess..

Mi sembra che noi siamo seduti dalla parte sbagliata, purtroppo.

Enrico Mattei e non solo lui in Italia aveva capito tutto. (LEONARDO ELIA)




 

 

Demagonia. Dove porta la politica delle illusioni di Mario Monti (Solferino)

 In Italia, in vari paesi europei e negli Stati Uniti, la democrazia di stampo liberal-democratico pare entrata in una fase di crisi profonda, assimilabile a un’agonia. Si deve ormai parlare di Demagonia. È la conseguenza di troppi anni di governi molli, che hanno inseguito il consenso immediato e facile, accantonando i problemi e rinviando le scelte impegnative. La demagonia, però, non è irreversibile. Per arginarla e respingerla occorre una politica seria, fatta da politici responsabili, disposti anche a perdere le elezioni. Occorre che i cittadini-elettori siano più consapevoli ed esigenti. Pie illusioni, sogni? No di certo! Si tratta invece di condizioni essenziali per la sopravvivenza dell’Europa e dell’Italia. Nel nuovo contesto geopolitico, se la politica continuerà a creare e cavalcare illusioni, a operare per i propri interessi e non per quello generale, l’Italia e l’Europa diventeranno periferie di stati totalitari, perdendo indipendenza, sicurezza, libertà, valori, identità, benessere. Sulla base delle sue esperienze di governo – prima di una grande università, poi come Commissario europeo e infine come Presidente del Consiglio italiano in un momento particolarmente critico per il nostro Paese – Mario Monti offre il suo contributo di esperienza e di visione in una fase di sfida decisiva per il futuro delle nostre società e delle prossime generazioni.




Zero al Sud. La storia incredibile (e vera) dell'attuazione perversa del federalismo fiscale. Nuova ediz. di Marco Esposito (Rubbettino)

Per quindici decenni si è discusso della Questione Meridionale. Ma con il federalismo fiscale il quadro è cambiato. Lo Stato ha misurato, Comune per Comune, fabbisogni, costi e servizi con l’obiettivo di attribuire a ciascun territorio le risorse corrette. I conteggi hanno dato un risultato inatteso: si pensava di far emergere la cattiva spesa del Sud e ci si è trovati davanti al dettaglio del profondo divario tra le Due Italie. L’uguaglianza ha un costo miliardario e così si è imboccata la scorciatoia di piegare le regole in modo da attribuire al Sud meno diritti e meno soldi. Lo Stato invece di costruire gli asili nido o i binari dove mancano ha stabilito che, nei territori di tipo “B”, il fabbisogno è zero. Ha dimezzato la perequazione dove la Costituzione garantiva che fosse “integrale”. Si è aperta la strada al federalismo differenziato, con maggiori autonomie, risorse e diritti nelle Regioni ricche. Il saggio offre gli elementi per aprire, finalmente, il dibattito pubblico. Prefazione di Gianfranco Viesti.



Verità nascoste del conflitto Israelo-Palestinese. Ostilità, pretese, equivoci, spropositi e speranze di Corrado Pirzio-Biroli (Gaspari)

 Questo libro presenta un quadro rigoroso del conflitto Israelo-Palestinese, dal 1916 allo scontro tra l’etica giudaico-cristiana e il movimento di rinascita mussulmana. Traccia i principali eventi bellici tra le parti, analizza le responsabilità - incluse quelle degli alleati -, e le ragioni per le quali non si è rispettata la risoluzione O.N.U. di uno Stato palestinese accanto a quello d’Israele.




domenica 11 agosto 2024

Il ministero della paranoia. Storia della Stasi di Gianluca Falanga (Carocci)

Il suo peggior nemico: il libero pensiero. La sua arma più terribile: l'"Auschwitz delle coscienze", l'annientamento della persona con la violenza psicologica e l'isolamento in carcere. Esercito invisibile al servizio di un regime in guerra col proprio popolo, la Stasi è passata alla storia per l'efficienza operativa e l'ansia paranoica di controllo totale della vita di milioni di cittadini inermi. L'apertura degli archivi riservati permette oggi di guardare oltre il mito e ricostruire l'anatomia di uno dei più impenetrabili protagonisti della Guerra fredda. Come funzionava il sistema del "terrore discreto", sconvolgente realizzazione del Grande fratello profetizzato da Orwell? E quali furono le operazioni top secret che resero la Stasi leggendaria oltre i confini della DDR?




domenica 4 agosto 2024

La solidarietà discreta. L'accoglienza dei rifugiati ucraini in Italia e in Europa a cura di Joselle Dagnes e Massimiliano Demata (Donzelli)

L’accoglienza ha un’anima discreta: al di là del clamore dei media, la solidarietà non discrimina, non fa distinzioni. La guerra in Ucraina ha causato la più grave emergenza umanitaria in Europa dalla fine del secondo conflitto mondiale, con quasi sei milioni di persone costrette alla fuga. Le istituzioni europee hanno reagito tempestivamente in aiuti e supporto alla popolazione travolta dal conflitto; il processo di accoglienza dei rifugiati, in Italia come in molti altri paesi, si è distinto sin da subito per unitarietà dell’azione politica e tentativi di innovazione istituzionale. Anche tra individui e famiglie si è prodotto uno slancio solidaristico da molti percepito come senza precedenti. Una reazione apparentemente molto di-versa rispetto a quanto avvenuto durante altre crisi migratorie, pure recenti, come quella siriana, o quelle che si verificano con i flussi di rifugiati «ordinari», provenienti da Medio Oriente e Africa. Partendo da questa constatazione, un gruppo di ricerca multidisciplinare, composto da sociologi, politologi e linguisti, ha intrapreso uno studio con l’obiettivo di verificare l’effettiva esistenza di questo presunto «differenziale di solidarietà» e capirne le ragioni. Quanto conta la posizione delle forze politiche, in primis i partiti populisti e di destra? Qual è il potere dei media nell’indirizzare l’opinione pubblica o nell’assecondarla? E quanto è rilevante il fatto che alcuni rifugiati ci appaiano – per tratti somatici, per cultura, per vissuto – più simili a noi di altri? L’indagine ha mostrato risultati per certi versi sorprendenti. Se vi sono in effetti differenze significative nei giudizi e nelle percezioni dei rifugiati ucraini ed extra-europei, tali differenze «simboliche» e «rappresentazionali» non si traducono in modo equivalente e meccanico in comportamenti: nelle azioni di solidarietà messe in campo dagli intervistati – dalle semplici donazioni fino all’accoglienza presso la propria abitazione – non si ravvedono particolari differenze tra i due gruppi di rifugiati; non si riscontra una sproporzione di aiuti in favore degli ucraini, come ci si sarebbe potuto aspettare. In tutte queste forme di sostegno, al contrario, si scopre un netto rifiuto per i trattamenti differenziati: esiste dunque, sottotraccia, quotidiana ma tenace, una solidarietà che, pur portata avanti con discrezione, sceglie di non discriminare.



Rivista di politica (2024). Vol. 1: Post-populismo? Le democrazie al bivio tra demagogia e realismo a cura di Chiara Moroni e Massimiliano Panarari (Rubbettino)

 Tra gli interventi di questo numero: Democrazia e autolegittimazione del potere: la storia costituzionale del Brasile Massimo Sciarretta; Il patriottismo prima del nazionalismo: la pedagogia politica nel Regno d’Italia Cristian Leone; Come è cambiata la sinistra populista spagnola: dall’antagonismo sociale al governo politico Marco Damiani, German Setién Escamendi; Il popolo nell’età dell’incertezza politica: le due vie del populismo Luigi Di Gregorio; Individualismo o collettivismo? Ipotesi metodologiche su una falsa alternativa Simona Fallocco; Il populismo contemporaneo tra ideologia e depoliticizzazione: il ruolo della comunicazione Michele Sorice, Mattia Zunino; L’impossibile sovranità e la paura della morte: l’ossessione del potere in Schmitt e Canetti Luca Lualdi.