Il nuovo ordine gIl nuovo ordine globale. I protagonisti del multilateralismo nelle principali aree continentali. Le principali istituzioni di riferimento in Africa, Americhe, Artico, Asia; Europa a cura di Marco Ricceri (Armando Editore)

Il libro offre al lettore l'opportunità di comprendere la portata dei processi di cambiamento in atto nella scena internazionale, con l'emergere di un nuovo ordine globale contraddistinto da un sistema multilaterale sempre più multicentrico e dal ruolo crescente di nuovi protagonisti nei rapporti tra i continenti, gli Stati, le comunità e le relative dinamiche di sviluppo. Fornisce un quadro esaustivo delle caratteristiche, finalità e programmi dei principali coordinamenti regionali e sub-regionali che operano nelle Americhe (Nord, Centro, Sud e nel contesto omnicomprensivo dell'America Latina), in Africa, Eurasia, Asia del Sud, Artico e Indo-Pacifico.



Questa è l'America. Storie per capire il presente degli Stati Uniti e il nostro futuro di Francesco Costa (Mondadori)

Nell'anno cruciale per la politica statunitense, che ha portato all'elezione di un nuovo presidente, Francesco Costa riflette sulle trasformazioni e i problemi dell'America, quella vera, raccontandoci il doloroso ma inesorabile smarrimento di un paese speciale che diventa ogni giorno più normale.

L'influenza statunitense nei nostri consumi è così longeva che pensiamo di conoscere bene l'America quando in realtà, nella gran parte dei casi, la nostra idea è un impasto di luoghi comuni e poche informazioni concrete. Convinti che gli statunitensi siano tutti armati fino ai denti, non sappiamo, per esempio, che la metà delle armi in circolazione è posseduta dal 3 per cento della popolazione. Discettiamo sulla cultura americana e sul suo concetto di Stato e libertà, senza tener conto che gli Stati Uniti sono un paese molto poco popolato. Leggiamo l'intera politica estera statunitense innanzitutto sulla base del petrolio, e della necessità di trovarlo, ma oggi gli Stati Uniti sono pressoché indipendenti dal punto di vista energetico. L'elenco potrebbe continuare. Allo stesso modo, abbiamo accolto il risultato elettorale più clamoroso in due secoli e mezzo di storia americana, la vittoria del repubblicano Donald Trump alle presidenziali del 2016, a pochi anni di distanza dell'elezione di Barack Obama, primo presidente nero, come la logica e prevedibile conseguenza dei nostri luoghi comuni. Eppure ci sono fatti e cambiamenti profondi e non sempre visibili che spiegano eventi così straordinari.




I complotti della Seconda guerra mondiale. Cospirazioni, sabotaggi ed enigmi degli anni più oscuri del Novecento di Alexander Macdonald (Giunti Editore)

 Verità o mistificazione? Questo volume raccoglie tutti i retroscena del secondo conflitto mondiale, gli episodi noti e le supposizioni più o meno azzardate che ormai da quasi un secolo alimentano una sorta di storiografia parallela. I governi hanno usato tutti i mezzi a loro disposizione per vincere la guerra, da malcelati omicidi a stravaganti missioni segrete fino a insabbiamenti a dir poco scioccanti. Le agenzie di intelligence hanno praticato inganni sbalorditivi, diffuso la disinformazione su larga scala e incoraggiato ogni tipo di diceria. L'improbabile suicidio di Geli Raubal, la nipote cui Hitler era morbosamente legato, l'operazione Valchiria che stava quasi per eliminare il Führer, la vita da film del fisico e spia atomica Klaus Fuchs… Macdonald esamina le prove e dimostra dove sta la verità a un ritmo serrato, con una prosa che cattura. Scorrendo le pagine, prenderanno forma, fra le altre, le domande sulla base segreta nazista nell'Antartico, il bombardamento di Pearl Harbor forse consentito da Franklin D. Roosevelt per coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra o ancora i trucchi escogitati dai britannici, che arruolarono un prestigiatore per “far sparire” il canale di Suez.




Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale. Vol. 64: Storia e storie del petrolio a cura di Storie in Movimento (Mimesis)

 Il petrolio si estrae, si coltiva, si raffina, si trasforma negli oggetti della quotidianità dei più, lo introduciamo nelle nostre case e nei nostri organismi, con tutto ciò che ne consegue. È il trattino di congiunzione tra lo "sviluppo" e il "progresso" di pasoliniana accezione; in definitiva, è potere. Quello di illuminare le nostre città, ma anche di distruggerle. Per tutti i motivi ricapitolati finora, per la densità di eventi, memorie e immaginari che il petrolio mobilita e allo stesso tempo sedimenta, crediamo che l’idea di una monografia à la manière de Zapruder possa concorrere alla ricostruzione e alla discussione di una storia sociale del petrolio come storia del potere che esso reca in seno di innescare conflitto sociale ai livelli più diversi della sua catena del valore, dell’industria culturale, degli equilibri interni e internazionali.




Politica e pensiero. Storie e personaggi dei partiti del Novecento di Andrea Covotta (Marcianum Press)

 Un saggio che ripercorre la storia del pensiero politico italiano dagli inizi del Novecento fino al 1978, anno emblematico con la morte tragica di Moro, l’elezione di Pertini al Quirinale e la particolarità dei tre “Papi”: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Il libro è una sorta di viaggio nelle culture politiche italiane (cattolica, comunista, socialista e della destra) attraverso un ritratto dei suoi principali protagonisti. C’è, inoltre, un approfondimento sui giornali di partito: «Il Popolo» per la Democrazia Cristiana, «l’Unità» per il Partito comunista, l’«Avanti!» per il Partito socialista e sulla storia delle loro sedi. La narrazione di una politica diversa da quella attuale, più inclusiva, con “tessitori” capaci di ricomporre i tanti frammenti sparsi della società. Cattolici, comunisti, socialisti e laici che, dopo aver combattuto nella Resistenza, insieme scrivono la Costituzione. Nasce così quell’idea alta della politica come risoluzione di problemi e mediazione tra interessi diversi.




I luoghi della cultura. Postcolonialismo e modernità occidentale di Homi K. Bhabha (Meltemi)

 In questo volume, Homi K. Bhabha, uno dei maggiori teorici del nostro tempo, ridefinisce la modernità occidentale secondo la prospettiva degli studi postcoloniali. Attraverso una vastità di fonti, l’autore elabora una genealogia della postmodernità partendo dalla constatazione che i testi coloniali e postcoloniali non ci raccontano la storia dello sviluppo ineguale del mondo. Quest’ultima andrebbe riportata alla luce scavando tra le pieghe della storia ufficiale, alla scoperta di quelli che Bhabha definisce i veri “luoghi della cultura”. Ricorrendo allo stile ermeneutico di Derrida e alle metafore semiotico-psicanalitiche di Lacan, due dei suoi principali pensatori di riferimento, l’autore mette così in discussione i termini stessi della nostra cultura occidentale e coloniale. Oggi, in un momento storico in cui il confronto con l’Altro è inevitabile, la riflessione di Bhabha è quanto mai attuale e fondamentale per riuscire a comprendere meglio culture apparentemente distanti. Il risultato è il tentativo di riscrivere la storia della modernità da una prospettiva non eurocentrica.




Il bivio epocale di Cosimo Massaro (Gingko Edizioni)

 Tutto è partito da quel "mondo della rivoluzione" che si è contrapposto al "mondo della tradizione" dando origine all'eterno conflitto esistente tra "Ordine" contro "Caos", cioè tra quell'ordine naturale delle cose creato da Dio e quello del disordine mondiale voluto dall'angelo ribelle. Quando il mondo è stato fermato a causa di una psico-pandemia basata sulla paura della morte e su una comunicazione a bassa frequenza, buona parte dell'umanità, ponendosi nuove domande e mettendo in discussione proprio quel mondo che fino ad allora governava le loro vite, è finalmente riuscita ad uscire dalla "caverna di Platone". Prefazione di Paolo Borgognone.




Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970) di Luigi Giussani (Rizzoli)

Il '68 di don Giussani.


A cura di Davide Prosperi. Negli anni incandescenti del Sessantotto, gli impetuosi venti di cambiamento che agitano la società si insinuano anche tra le fila del «movimento» di Gioventù Studentesca, sorto più di dieci anni prima al Liceo Berchet di Milano: un migliaio di liceali e alcune centinaia di universitari se ne allontanano per aderire al Movimento studentesco. È lo «scossone più grosso» mai subìto dall’esperienza di Gioventù Studentesca, come dirà in seguito il suo fondatore, don Luigi Giussani. Dopo aver lasciato la guida di GS, in quegli stessi anni don Giussani frequenta con assiduità il Centro Culturale Charles Péguy. Fondato nel 1964 a Milano da un gruppo di laureandi, laureati e assistenti universitari, di fatto rappresenterà la prosecuzione dell’esperienza iniziata nelle aule del Liceo Berchet e, al contempo, l’inizio di quella realtà che di lì a poco assumerà definitivamente il nome di «Comunione e Liberazione». Questo volume raccoglie per la prima volta le trascrizioni delle lezioni tenute da don Giussani presso il Centro Culturale Charles Péguy dal 1968 al 1970, nell’arco di tre anni di incontri e riflessioni intorno a una intuizione che sarà gravida di conseguenze: solo nella comunione cristiana possiamo sperimentare la liberazione, cioè l’avvento di un mondo più umano. Attento osservatore della società, Don Giussani guarda al sommovimento politico, sociale e culturale portato dal Sessantotto cogliendo l’istanza profonda che sta alla base del fenomeno – il risveglio del desiderio di autenticità nella vita e di cambiamento nel mondo – e leggendo gli anni della contestazione giovanile come il crinale di un «cambiamento d’epoca» che si stava preparando già da tempo. E la forza della proposta di don Giussani si rivela intatta, se non ancora più dirompente, al giorno d’oggi, in una società segnata dall’individualismo, da un tessuto sociale sempre più logoro e da nuove tecnologie che invece di avvicinarci, nella comunione che il sacerdote auspicava, ci allontanano inesorabilmente gli uni dagli altri.



Le leggi del regno eremita. Come si governa la Corea del Nord di Federico Lorenzo Ramaioli (Mimesis)

La Corea del Nord può essere considerata come uno degli ultimi regni proibiti del mondo, ermeticamente chiusa all’interno dei suoi confini e governata dai suoi riti e dalle sue leggi, che spesso sfuggono alla conoscenza dei più. Si tratta tuttora di un Paese avvolto dal mistero, che si fatica a decifrare, e che ha subito il dramma della divisione e del distacco, che risente delle sue tensioni interne e delle sue contraddizioni irrisolte. Nel ripercorrere la storia di quello che può essere a buon diritto considerato come l’ultimo “regno eremita”, questo libro cerca per la prima volta di gettare nuova luce sul governo della dinastia Kim, spiegandone l’evoluzione e le credenze, le consuetudini sociali e i rituali del potere. Si tratta di un viaggio in una cultura distante, gelosamente custodita dai suoi creatori e perennemente sospesa tra la necessità di guardare al futuro e la volontà di riscoprire i secoli remoti del proprio passato. Il regime di Pyongyang non è infatti solo l’ultimo totalitarismo socialista del mondo, ma è molto di più: è il governo dei leader eterni, e dell’idea di juche, dell’auto-sufficienza, e della riscoperta dell’Oriente nell’illusione di poter bastare a sé stessi, in attesa di una nuova era.



Antonello Trombadori. Una vita partigiana di Mirko Bettozzi (Castelvecchi)

Artefice della Resistenza all’occupazione tedesca di Roma, Medaglia d’argento al valor militare, tra i principali animatori della politica culturale del Partito Comunista Italiano guidato da Palmiro Togliatti: Antonello Trombadori è stato giornalista, critico d’arte, poeta, ma innanzitutto partigiano. Durante gli ultimi anni di vita parteggiò per una riforma “dall’interno” del sistema comunista, favorendo una ricomposizione unitaria con i socialisti. Mirko Bettozzi ne ripercorre l’itinerario biografico e politico sulla base di testimonianze dirette e documenti inediti, facendo emergere la personalità di una figura chiave della cultura dell’Italia democratica del secondo dopoguerra. Prefazione di Paolo Franchi; Postfazione di Duccio Trombadori.



I profeti dell'Apocalisse. La civiltà occidentale sta distruggendo il mondo? di Giancarlo Genta, Paolo Riberi (Lindau)

Dall’inizio del Novecento sono decine le apocalissi annunciate in Occidente: apocalissi nucleari, tecnologiche, climatiche, per citarne solo alcune. Ma quante se ne sono poi effettivamente realizzate? Gli autori di questo volume analizzano con dovizia di dati e dettagli nove previsioni catastrofiche − tra le altre, la sovrappopolazione mondiale, la mancanza di risorse, le epidemie, la fine del capitalismo − arrivando alla conclusione che in realtà si tratta di «apocalissi percepite», ovvero «rappresentazioni soggettive che gli uomini di oggi formulano e divulgano in merito alla fine del loro mondo». Questo non significa naturalmente che tutto stia andando per il meglio, ma che i problemi, quando esistono e sono seri, hanno caratteristiche assai diverse da quelle soltanto «immaginate» e richiedono soluzioni che spesso non sono affatto quelle prospettate. È dunque davvero necessario – come spesso si sente dire – stravolgere il nostro stile di vita e cancellare le più profonde radici della nostra civiltà? Una seria riflessione si impone. «I pericoli ci sono e i disastri possibili ci sono stati e sono sempre dietro l’angolo. Ma anziché ingigantirli e dichiararci impotenti, se non regredendo e rinunciando alle nostre conquiste, dobbiamo affrontarli con raziocinio e intelligenza. Che sono da sempre le nostre armi migliori. Non esistono catastrofi decisive, ma sfide». (dalla Prefazione di Chicco Testa)




Mercenari. Dall'epoca coloniale al gruppo Wagner di Christopher Kinsey (Mondadori)

Dall'epoca coloniale al Gruppo Wagner.


Dalla Rivoluzione francese in poi, con l'ascesa degli eserciti nazionali, i mercenari sono stati visti come individui malvagi e attori marginali nel campo delle relazioni tra Stati. Il documentatissimo saggio di Christopher Kinsey sfata questo luogo comune, dimostrando invece che, sebbene siano rimaste per lo più lontane dai «grandi giochi», in realtà le armate di professionisti remunerati hanno svolto un ruolo cruciale e sono state uno strumento di politica estera fondamentale nelle mani del potere. E oggi sono tutt'altro che uscite di scena. Mercenari colloca in una prospettiva storica l'attuale tendenza a privatizzare le guerre, con uno sguardo geografico non eurocentrico ma di portata davvero globale che inquadra in primis Russia, Cina, Africa e Medio Oriente: un contributo di inedita profondità spazio-temporale al dibattito geopolitico contemporaneo.




mercoledì 10 luglio 2024

Rimbambiden. Strafalcioni, svarioni e cantonate dell'uomo più potente del mondo di Roberto Zanni (PaperFIRST)

"Rimbambiden" è un viaggio surreale nella presidenza di Joe Biden, cominciata con grandi propositi il 20 gennaio 2021. Un mosaico realizzato usando i momenti più controversi, a volte incredibili, che hanno caratterizzato più di qualsiasi altra cosa la sua presenza alla Casa Bianca (e la sua assenza, visto che ha trascorso circa il 40% del suo mandato in vacanza). Questo diario vuole ripercorrerne gli episodi più salienti e assurdi, spesso volutamente ignorati dai media mainstream. Dalle cadute sulla scaletta dell'Air Force One alle scarpe speciali per tenerlo in piedi, dalle innumerevoli versioni dell'incendio della sua casa fino alla costruzione di una ferrovia sull'oceano, dai commenti equivoci che il suo staff deve sempre correggere alle continue richieste di "non saltare" a chi assiste ai suoi interventi. Senza dimenticare le tante versioni che il presidente dà di se stesso: il Biden afroamericano, portoricano, polacco e greco. C'è davvero di tutto, compresi i colloqui con i leader defunti degli altri Paesi. E, per concludere la visione pre-elettorale statunitense, 45 giorni di messaggi dell'acerrimo nemico Donald Trump agli elettori, mentre era sotto processo e fino alla sua condanna nel tribunale di Manhattan.




Le giovani regine. Caterina de' Medici, Elisabetta di Valois, Maria Stuarda e il prezzo del potere di Leah Redmond Chang (Mondadori)

Quando nell’estate del 1559 Enrico II, re di Francia, morì in un terribile incidente, Caterina de’ Medici, la regina consorte, volle al suo fianco la figlia maggiore Elisabetta di Valois, da poco sposata con Filippo II di Spagna, e la nuora Maria Stuarda, regina di Scozia. Tre donne che per oltre un decennio erano vissute insieme a corte, legate dall’affetto e dall’amicizia, oltreché dai vincoli del sangue e del matrimonio, si ritrovavano unite nel dolore per una perdita che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Da quel momento, infatti, tutte e tre avrebbero affrontato, in paesi diversi e con temperamenti diversi, le sfide del potere. In un’Europa dilaniata dalle guerre di religione e alla vigilia di profondi cambiamenti, seppero farsi carico del peso delle responsabilità che il destino aveva riservato loro, muovendosi sulla scena politica internazionale con passione, coraggio e determinazione. Le giovani sovrane esercitarono il potere ai massimi livelli, promulgando leggi, organizzando eserciti, occupando un posto di primo piano nella conduzione degli affari di Stato, avvalendosi di capacità e facoltà che avevano acquisito con gli anni e affinato per necessità. Caterina fece della maternità il proprio punto di forza e, accorta e intelligente, imparò in ugual misura a comandare e mediare. Elisabetta fece affidamento soprattutto sul proprio carattere dolce, sul dono della diplomazia e sulla guida di sua madre. Maria si servì di fascino e bellezza, che coniugò con un radicato senso dello ius sanguinis . Non furono certo le uniche donne potenti dell’Europa rinascimentale. Eppure, in un mondo che giudicava le donne fisicamente e intellettualmente inferiori, la loro autorità, al pari dei loro regni, fu sempre considerata precaria, vulnerabile. E soprattutto condizionata dal loro ruolo di mogli e di madri. Consapevoli di ciò e dei limiti imposti dal genere, cercarono di destreggiarsi meglio che poterono entro i confini stabiliti dalla cultura e dalla società del tempo. E tuttavia, vestendo i panni della sovrana, della regina consorte o della reine-mère, trovarono il modo di far sentire la propria voce ed estesero il loro raggio d’azione ben al di là di quanto potessero immaginare, inaugurando un’epoca di potere femminile senza precedenti, come queste pagine dimostrano magistralmente.




Via Crux. Contro il politicamente corretto di Giuseppe Cruciani (Cairo)

«L’egoismo è il motore del mondo. Senza l’egoismo per la propria famiglia, senza l’egoismo per i propri interessi economici, senza l’egoismo che ogni giorno pratichiamo, non ci sarebbero sviluppo e progresso. Diffidate dei buoni samaritani che dicono di agire per il bene comune. Sono spesso degli impostori.»


Partendo da questo assunto, Giuseppe Cruciani, da sempre voce di rottura fuori dal coro, conduce la sua battaglia contro il politically correct imperante che, a suo dire, sta avvelenando la società di oggi. Un vero e proprio manifesto libertario che affronta temi di grande attualità: la «cultura della cancellazione» e l’inclusione, le parole proibite, la dittatura LGBT, il nuovo femminismo, l’immigrazione, l’ambientalismo estremo, la prostituzione. Perché il politicamente corretto rappresenta il nemico assoluto della libertà di espressione, una gabbia all’interno della quale rischia di morire la creatività, ma soprattutto l’individualità. E l’ossessione di non ferire nessuno finisce col renderci tutti uguali e falsi inquinando l’autenticità e la spontaneità dei rapporti umani. Da qui la sua lotta in nome del diritto inviolabile di ciascuno di dire ciò che pensa senza che qualcun altro stabilisca quello che si deve dire, come si deve dire e quello che non si può dire. Con il solo obiettivo di essere ascoltato, e senza la minima intenzione di fare il guru o il predicatore. Solo per opporsi a chi, esercitando il controllo sulle parole, vuole controllare anche le nostre vite. Perché le parole sono libertà. E cercare di reprimerle, provare a modificarle, punire chi non si adegua, è una forma di tirannia. Una forma di totalitarismo insidiosa poiché velata e mascherata di buone intenzioni.




Molto più di un mercato. Viaggio nella nuova Europa di Enrico Letta (Il Mulino)

Siamo stati fortunati a nascere in Europa nel secolo giusto e dobbiamo fare di tutto per non sprecare il destino che abbiamo ricevuto in eredità. Questo libro è un inno all’Europa e una chiamata all’azione per essere degni della sua grandezza.


Otto mesi di viaggio nei 27 paesi europei, 65 città e 400 incontri. Incaricato dal Consiglio UE e dalla Commissione di preparare il piano di rilancio dell’integrazione economica, Enrico Letta ha attraversato l’Europa incontrando rappresentanti dei governi nazionali, delle istituzioni, della società civile, delle università, dei think tank. Questo libro è un lungo viaggio da Tallinn a Bilbao, da Liegi ad Atene volto non solo a costruire il «Rapporto sul futuro del Mercato Unico Europeo» – riportato in sintesi in queste pagine – ma anche a raccontare le idee al cuore dell’integrazione. Proposte operative per gestire con efficacia gli snodi cruciali di questo passaggio d'epoca: dalla transizione verde alla minaccia alla democrazia europea e alla pace. Fino al potenziale rivoluzionario quinta libertà, quella dell’innovazione e della conoscenza. Un racconto arricchito di storie e foto di viaggio per conoscere bene l’Europa di oggi e costruire



Arte e fascismo di Vittorio Sgarbi (La nave di Teseo)

Vittorio Sgarbi racconta come mai prima d'ora l'arte durante il Fascismo: vent'anni di grandi maestri e capolavori nascosti che Sgarbi recupera dall'oblio distinguendo gli artisti dalla tragica parabola politica che li ha accompagnati. Una lectio appassionata sull'arte che è più forte di qualsiasi regime, e che rappresenta da sempre la sfida più libera alle derive del potere.

«Il Fascismo è l’opposto dell’Arte, ma non c’è Arte che il Fascismo possa limitare. L’artista può fare qualunque cosa gli chieda il potere, ma la sua idea sarà più forte di quel potere.»


“Un ventennio. Vent’anni del Novecento, dalla marcia su Roma nell’ottobre 1922 al drammatico epilogo della seconda guerra mondiale nel 1945, che sono stati giudicati dalla storia come il momento più triste del secolo che abbiamo alle spalle. Gli stessi anni, nell’arte, sono il tempo di ‘Valori Plastici’, di ‘Novecento’, del gruppo di artisti che si raccoglie attorno a Margherita Sarfatti. Una tale ricchezza di esperienze, autori, circoli che ha fatto dire a una grande studiosa, Elena Pontiggia, che ‘gli anni trenta non sono un decennio, mi fanno pensare a un secolo’.” Vittorio Sgarbi segue il filo dell’arte in una storia che inizia prima del Fascismo, che dentro il ventennio cresce, e dopo il Fascismo viene spazzata via insieme alla naturale condanna del regime. Sgarbi distingue l’espressione artistica dal potere e per questo, a fianco di de Chirico, Morandi, Martini, salva dall’oblio Wildt, Guidi, la grande stagione dell’architettura e della grafica, ma anche Depero, il Futurismo e oltre, fino alla rivelazione di due scultori formidabili mai apparsi all’onore della critica, Biagio Poidimani e Domenico Ponzi. “Un crocevia di dimenticanze e di rimozioni ha reso difficile la ricostruzione dello stato dell’arte durante il Fascismo. Ci sono voluti decenni, ma alla fine la verità storica si impone. Per capire chi siamo stati, come siamo stati e a quale storia apparteniamo.” (Dalla prefazione di Pierluigi Battista)




Lecce ha il nuovo sindaco ... Intervento del Dott. Leonardo Elia

Elezioni amministrative

Lecce ha il nuovo sindaco, la senatrice Adriana Poli Bortone, e a breve si insedierà il nuovo consiglio comunale, e la nuova giunta.

Battuto di misurissima  Carlo Salvemini, dopo una campagna elettorale acre, nervosa, che a me personalmente non è piaciuta per nulla.

I toni sono stati grevi, con attacchi personali e quant’altro.

Una città spaccata a metà.

Auguro alla senatrice un sincero buon lavoro, attendiamo tutti noi cittadini di conoscere  qual è il progetto che la nuova amministrazione ha in serbo per la nostra città.

Con una preghiera però , di non buttare alle ortiche tutto quello fatto dalla precedente giunta .

Mi spiego meglio.

La visione di Carlo Salvemini della nostra città, è una visione alta, indubbiamente.

Non esiste in natura la perfezione, e questa visione sconta degli errori, specialmente se si applica ad una città difficile, stratificata, intimamente “periferica “ come Lecce.

Se di visioni si parla, e di metterle in pratica, io auspico una collaborazione,  un’apertura, da parte del nuovo sindaco, nei confronti dell’opposizione.

Francamente spero in un dialogo tra le due parti, non sono però  assolutamente  sicuro  che ciò avverrà.

Ma perché il centro sinistra, ha perso?

Perché si è creato tanto scontento, in città, da spostare il consenso verso le opposizioni che poi di fatto hanno vinto le amministrative del 2024?

La città è spaccata, con il sindaco in carica che ha la maggioranza nelle aree “urbane” in senso stretto, aree centrali e semi centrali , che riesce quindi  a raccogliere  il consenso della borghesia cittadina, ma perde il voto delle marine, e perde nelle sezioni del Grazia Deledda, quindi accusa il colpo anche nelle periferie.

Inoltre il dottor Ciucci e il dottor Siculella, banalizzati dai mezzi di informazione, come “outsiders” ,hanno  contribuito , spostando di poco ma spostando quel tanto che basta, alla vittoria del centro-destra.

Anche le loro liste , è bene saperlo , hanno rappresentato un voto di “ protesta”.

 Mi spiego meglio,  tornando a parlare di “geografia” del consenso, senza questi  flussi elettorali importanti ma definiti “ topograficamente” al centro destra, Carlo Salvemini avrebbe vinto ma di misura .

D’altra parte stiamo parlando di poche centinaia di voti,  e una conferma del sindaco in carica con uno scarto così esiguo, per me equivale, quasi ad una sconfitta.

 Comunque  la storia non si fa con i se e con i ma, e la politica idem.

 Per me molto semplicemente, la vecchia amministrazione, non è riuscita a comunicare, non è riuscita a comunicare la sua  visione della città, non è riuscita ha porsi in rapporto dialettico con la cittadinanza tutta , per arrivare ad una giusta sintesi.

Tale  rapporto con il corpo elettorale, è stato visto come verticalismo, come forzatura, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, i risultati elettorali parlano.

Ha peccato di autoreferenzialità.

Se la sinistra non comunica , non si confronta con le collettività che amministra, non spiega le ragioni del suo operare, i risultati elettorali sono e saranno fallimentari .

Questo, mi duole dirlo è un problema, è il problema fondamentale del centro sinistra, del centro sinistra “ liberal”.

A lecce, in Italia, in Europa, in tutto l’ Occidente.

Quindi vi invito ad ascoltare l’intervista di Diego Bianchi, ad Antonio Albanese,  in una puntata di Propaganda Live, di qualche mese fa.

Ascoltatela , forse può risultare ingenerosa , troppo estrema, se rapportata alla politica di Lecce, ma esprime  spunti di riflessione importanti.

Per concludere parlo di cultura.

Spero , anzi ne sono sicuro, che il nuovo sindaco, continui la politica culturale portata avanti dalla precedente amministrazione,  perché in un gioiello come Lecce, un contenitore così importante si  riempia di contenuti degni.

Non si parli solo di contenitori ma anche e principalmente  di contenuti.

Quando si toccano i contenuti si fa politica, si da una interpretazione della realtà, una lettura della realtà.




 

L'occhio del barracuda. Autobiografia di un comunista di Saverio Tutino (Terre di Mezzo)

 Saverio Tutino, prima di fondare l’Archivio Diaristico Nazionale, aveva già vissuto molte vite. Partigiano, comunista, giornalista militante, intellettuale, è testimone di eventi epocali che hanno cambiato il volto del Novecento. E li racconta con una scrittura avvincente e precisa. Dopo le intense pagine della Resistenza e i primi viaggi nella Cina di Mao e nella Russia di Stalin, inizia la carriera di inviato a Parigi durante la guerra di indipendenza algerina. All’indomani della rivoluzione castrista si trasferisce a Cuba, da dove segue le vicende che caratterizzano l’America Latina tra gli anni Sessanta e Ottanta. In questa memoria, che non fa sconti sulle proprie debolezze, Tutino mostra un mondo in rapida e profonda trasformazione, gettando luce su avvenimenti che ancora oggi sono appena accennati nei libri di storia. Prefazione di Marcello Flores.