sabato 30 marzo 2024

LEGGETE CON ATTENZIONE l’intervista di Mara Gergolet pubblicata dal Corriere della Seria. Intervento di Leonardo Elia

Vi invito a leggere con attenzione l’intervista, di Mara Gergolet , pubblicata dal Corriere, a Sahra Wagenknecht, astro nascente della politica tedesca .

Un ottimo oratore, che raccoglie consensi  sempre più larghi specie nei land orientali , per capirci ex D.D.R.

Piccolo riferimento autobiografico .

Quando ero studente a Perugia, sono stato spessissimo in Germania, ovest, con qualche puntata, a Berlino Est, a vedere quei luoghi “strani” oltre il muro.

Finchè  decisi nel  1991 , di farmi un corso di tedesco a Rostock, sul Baltico, il porto più importante della D.D.R.

Mi accorsi  subito di essere entrato in contatto con un mondo , che, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale,   aveva sviluppato  una consapevolezza del sé, come comunità, come popolo,  della storia, molto differente da quella con cui ero entrato in contatto dall’altra parte del muro.

Comunque  le due Germanie  unite dal rifiuto del Nazismo, ma con una narrazione differente.

Avrò modo di parlarne, non mi va di divagare.

La Wagenknecht ha scritto un libro dal titolo “ Die Selbsterechten” tradotto da Fazi “ contro la sinistra neoliberale”  che però si traduce letteralmente  “ I presuntuosi, gli ipocriti”.

Si riferisce ai liberal ,alla sinistra liberale.

Concordo totalmente.

Ma non voglio parlare  dell’intervista ,la  riporto nel blog, ma delle domande della  giornalista

, facendo un paio di esempi, che mi sembrano emblematici.

“ Ha fondato un partito personale, l’Unione per la ragione e il progresso  Sahra Wagenknecht. Non è questa un’abitudine della destra?”

Oppure

“ Quindi tacciano le armi, e poi vediamo che fa Putin?”

La banalizzazione che emerge dall’approccio della Gergolet  è espressione di una incapacità di capire le esigenze della società schiacciata e maltrattata da un sistema neoliberale che quando non comprende un fenomeno, tende a semplificarlo e banalizzarlo.

Se una persona , giustamente, non accetta la  politica militarista, della EU e della Nato, si vede citato Putin, il pericolo assoluto nell’ Europa di oggi, come se uno critica, giustamente, la politica dirigista della Commissione  europea, viene associato a partiti di destra come, in Germania, AFD, con annesso spettro del populismo.

Atteggiamento ,ipocrita, presuntuoso, pericoloso, che spiega l’altissimo, il 50% in Italia, astensionismo alle elezioni.

Leggete con attenzione l’intervista.






Da Lenin a Putin. Politica e religione Da Lenin a Putin. Politica e religione di Giovanni Codevilla (Jaca Book)

 "Nel 1918 un patriarca si oppose a Lenin che voleva abolire la religione. Nel 2023 un patriarca sostiene Putin in un assordante progetto imperiale. Il mondo slavo orientale affonda le sue radici nella tradizione bizantina, nella quale si afferma il principio della "sinfonia" tra potere politico e religione. Ma la rivoluzione bolscevica spezza la pretesa "sinfonia": viene avviata una lotta cruenta contro la religione che perdura sino alla Seconda Guerra mondiale, quando Stalin si appella alla Chiesa, vista come incarnazione dello spirito patriottico, per sconfiggere l’aggressore nazista. Dopo il crollo del sistema bolscevico si garantisce la libera professione della fede e si riafferma l’unione tra religione e politica, che si tramuta ben presto in una nuova singolare sinfonia, nella quale l’Ortodossia, tutelata dal regime, fornisce allo Stato la legittimazione della politica espansionista volta alla ricostituzione dell’antica Russia imperiale. Oggi, il patriarca Kirill non solo appoggia la politica espansionistica di Putin, ma ne è la fonte ispiratrice. Il libro si avvale anche di un intervento di Stefano Caprio, fra i massimi esperti oggi di storia russa contemporanea."




Scomode verità. Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza di Alessandro Di Battista (PaperFIRST)

 «Israele è una democrazia e ha il diritto di difendersi». Questa è la puerile argomentazione utilizzata da buona parte di politici e giornalisti per affrontare il conflitto in Palestina. Chiunque osi raccontare quel che è avvenuto negli ultimi decenni viene descritto come filo-Hamas, come un giustificazionista. Stesso schema utilizzato dalla propaganda del blocco occidentale alla vigilia dell'intervento in Afghanistan quando chi si opponeva a quella guerra veniva descritto come filo-talebano. Per non parlare della narrazione bellicista portata avanti dal sistema politico e mediatico d'establishment sulla guerra in Ucraina. Chi chiedeva un negoziato, chi era contrario all'invio di armi, chi ricordava i morti dal 2014 al 2022 veniva insultato: “putiniano d'Italia, collaborazionista del Cremlino, pacifinto”. Mai abbiamo assistito ad un appiattimento politico e culturale come quello che caratterizza i nostri giorni. Il pensiero critico va disinnescato. Il dissenso (anche quando è maggioritario nel Paese) va denigrato. La Storia non va considerata. Eppure c'è stato un tempo in cui la politica non aveva così paura di prendere posizione, un tempo in cui gli intellettuali erano pronti a schierarsi, un tempo in cui atlantismo ed europeismo erano cose diverse. Un tempo in cui il conformismo esisteva sì, ma non ne eravamo circondati al punto da non poter più respirare. Prefazione di Piergiorgio Odifreddi.




mercoledì 27 marzo 2024

Discorso sulla servitù volontaria di Etienne de La Boëtie (Feltrinelli)

 Talismano dei disobbedienti, manifesto segreto di ogni libertario: il Discorso della servitù volontaria è un capolavoro clandestino che non perdona. Intrattabile e senza fissa dimora dal giorno in cui vide la luce, contiene la resa dei conti di un giovane e di un nobile, Étienne de La Boétie incarna entrambe le qualità, con le passioni collettive più enigmatiche da decifrare: la paura della libertà e l'ansia della dipendenza. L'oppressione si regge infatti anche sulla connivenza delle vittime, uomini che amano le proprie catene più di se stessi.




Oltre la giustizia climaOltre la giustizia climatica. Verso un’ecologia della rivoluzione di Jason W. Moore (Ombre Corte)

 La ricerca che Jason W. Moore propone da circa due decenni, all’interno del World-ecology research network, ha l’obiettivo di comprendere i processi storici e strutturali che hanno portato alla formazione dell’ecologia-mondo capitalistica e alle relative disuguaglianze socioecologiche, devastazioni ambientali e dinamiche di svalorizzazione economica e culturale. I saggi qui raccolti pongono il problema di come affrontare la crisi climatica ed ecologica in un orizzonte di giustizia planetaria, in modo che a pagarla non siano ancora una volta le popolazioni umane ed extra-umane già sacrificate da secoli di dominio capitalistico e degrado della natura a merce a buon mercato. In altre parole, Jason W. Moore approfondisce e politicizza ulteriormente l’analisi del cambiamento climatico e delle sue conseguenze – non solo ecologiche, ma anche e inseparabilmente economiche, politiche e sociali –, sottolineando le opportunità di una via d’uscita anticapitalista dall’inferno planetario. Questa possibilità si può pensare e praticare solo mettendo in discussione i rapporti di sfruttamento e di appropriazione che riguardano l’intera rete della vita, aprendosi a una prospettiva che coinvolge l’insieme delle forme di vita, federando le lotte per la liberazione dal sessismo, dal razzismo e dalle logiche che in generale dominano l’idea di una infinita accumulazione capitalistica.




Nazione Europa. Perché la ricetta sovranista è destinata alla sconfitta di Claudio Tito (Piemme)

 «L'Europa sarà forgiata nelle crisi», diceva Jean Monnet, e in effetti le ultime crisi sembrano aver dato una svolta decisiva all'Unione, che per affrontare la pandemia, le gravi difficoltà economiche e poi la guerra in Ucraina ha rovesciato alcuni dei dogmi che la frenavano da decenni. L'UE, forse più per necessità che per scelta, ha accettato la formazione di debito comune con il Recovery fund, ha agito coesa in ambito sanitario con gli acquisti collettivi dei vaccini, ha inserito elementi sovranazionali di organizzazione della Difesa soprattutto con la condivisione degli aiuti militari all'Ucraina. Questi sviluppi segnano una strada senza ritorno. I burrascosi anni del Covid hanno piantato nella terra del Vecchio Continente il seme della sovranità europea, della Nazione Europa. Un seme che ha ora bisogno di crescere e diventare un albero robusto, per un'Unione che abbandoni progressivamente gli accordi e i veti tra gli stati trasferendo poteri verso le istituzioni condivise; e che ripensi la governance della moneta unica dotandosi di un bilancio comune. Il rischio di un ritorno agli steccati nazionali è ancora forte, anche in vista delle Elezioni europee di giugno 2024. Ma se da un lato la retorica sovranista è un efficace strumento di propaganda per le destre, dall'altro le sue ricette si rivelano impraticabili al governo. Perché alla fine tutti devono fare i conti con l'irreversibilità del processo comunitario.




Quel che resta del caso Moro di Stefania Limiti (Interlinea)

 "Esterno notte" di Marco Bellocchio, l'ultimo film uscito su Aldo Moro, riaccende la discussione sulla discrepanza tra un'opera di carattere biografico e la storia, ricostruita attraverso i verbali dei processi e le voci dei protagonisti. Stefania Limiti racconta il caso Moro ponendo l'accento su quanto ancora la verità dei fatti sia offuscata anche a distanza di così tanti anni. E si domanda quanto l'immagine di Aldo Moro restituita dai film corrisponda alla realtà e quante reticenze ancora persistano nel parlare di questa storia, ferita aperta per il nostro Paese.




venerdì 22 marzo 2024

SCIOPERO FERROVIE 23 e 24 marzo 2024

La mobilitazione, che inizierà alle 21 di sabato 23 fino alle ore 21 di domenica 24, comporterà cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni Regionali di Trenitalia. Sciopero treni 23 e 24 marzo 2024, weekend difficile per chi si mette in viaggio

Sopravvivere al XXI secolo di Noam Chomsky, José «Pepe» Mujica, Saúl Alvídrez (Ponte alle Grazie)

Colloquio fra due punti di riferimento mondiali del pensiero contemporaneo

Sopravvivere al ventunesimo secolo è un'occasione unica:

fermarsi ad ascoltare Chomsky e Mujica è istruttivo, e bellissimo.


Questo libro racconta l'incontro fra «l'intellettuale vivente più influente del mondo» e «il politico più amato del pianeta», orchestrato e diretto dal giovane attivista e documentarista messicano Saúl Alvídrez. Ne scaturisce un dialogo appassionato, e appassionante, sui grandi temi del mondo di oggi: dai cambiamenti climatici alle guerre, alla crisi del capitalismo e alle sue mutazioni, alla corruzione sistemica, alla diffusione dei populismi e al degrado generalizzato della politica istituzionale. Ma oltre ad affrontare singole rilevantissime questioni contemporanee, Chomsky e Mujica, il saggio del Nord e il saggio del Sud, come li definisce affettuosamente Alvídrez, nella seconda parte del volume tracciano una mappa dei valori che devono guidare l'umanità nel ventunesimo secolo. Valori che è necessario seguire perché un futuro possa ancora esistere; valori che rappresentano tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta



Il caso Credit Suisse di Mathilde Farine (Guerini e Associati)

 Violazione delle sanzioni internazionali contro Iran e Sudan, delle norme sul Covid, malversazione, episodi di corruzione in Africa, spionaggio, frodi fiscali, riciclaggio, coinvolgimento in traffici di stupefacenti: la sequenza di scandali che hanno coinvolto il colosso bancario elvetico Credit Suisse è impressionante. Questo è il resoconto minuto, accurato e preciso di quanto accaduto all’istituto bancario che ha fatto tremare il sistema finanziario globale. Una architettura marcia in cui la bolla è la regola e in cui la maschera di facciata può cadere da un momento all’altro.

La Repubblica sotto processo. Storia giudiziaria della politica italiana 1994-2023 di Goffredo Buccini (Laterza)

 La storia d’Italia degli ultimi trent’anni si è fatta più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari. Da Mani pulite agli scandali del Csm: come è nato il conflitto tra politica e magistratura e perché si è trascinato così a lungo?


Attraverso il conflitto tra partiti e toghe, una delle firme di punta del “Corriere della Sera” racconta gli ultimi trent’anni di storia del nostro Paese. La prima vittoria elettorale di Berlusconi e il processo Andreotti, il braccio di ferro tra il Cavaliere e i magistrati nella stagione delle leggi ad personam, le scalate bancarie dei primi anni Duemila e il tramonto di Di Pietro. E ancora: la piazza del ‘vaffa’ e l’odio per la casta, il grillismo giudiziario, gli scandali sessuali e la fine del berlusconismo, l’avventura di Matteo Renzi e il crollo del Pd, il processo sulla Trattativa e lo scontro con Napolitano. Infine, la stagione dei populismi, da Salvini a Giorgia Meloni; gli scandali del Csm, da Palamara ad Amara; gli scontri tra vecchi sodali, come Greco e Davigo; la morte di Berlusconi, che non chiude lo scontro.



La Russia che si ribella. Repressione e opposizione nel Paese di Putin di Maria Chiara Franceschelli, Federico Varese (AltrEconomia)

 Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina molte persone si sono chieste "perché i russi non si ribellano?". Il dibattito pubblico ha spesso invocato un'atavica apatia del popolo russo, assuefatto a secoli di oppressione e impantanato in un Paese che ha conosciuto solo autoritarismo, eppure i russi non corrispondono affatto a quell'immagine diffusa. Questo libro ripercorre la storia dell'opposizione a Putin dal momento del suo insediamento nel 2000 a oggi. Franceschelli e Varese danno la parola a cinque testimonianze, cinque storie, che raccontano forme diverse di repressione e opposizione. Ogni intervista getta luce su un aspetto specifico della società e della politica russa: il culto della Seconda guerra mondiale, costruito ad arte dal regime; il ruolo della Chiesa ortodossa; quello della società civile e dei sondaggi di opinione; lo stravolgimento dei più basilari principi del diritto; la complicità delle università nel soffocare il pensiero critico. Arricchito da una cronologia dell'opposizione e da un glossario della resistenza, "La Russia che si ribella" ha un valore eccezionale nel fornire una panoramica dettagliata e articolata della complessa realtà politica e sociale russa.




venerdì 15 marzo 2024

Controversie per un massacro. Via Rasella e le Fosse ardeatine. Una tragedia italiana di Dino Messina (Solferino)

 «Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca in transito per via Rasella. In seguito all’imboscata, trentadue uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. Il comando tedesco ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato siano fucilati dieci criminali comunisti badogliani.»


Questo comunicato degli occupanti nazisti è l’inizio della storia ufficiale di uno degli episodi più clamorosi della Resistenza italiana e della più feroce rappresaglia fino ad allora mai compiuta dai tedeschi contro la popolazione civile in una città dell’Europa occidentale, quella delle Fosse Ardeatine. Un sacrificio che avrebbe richiesto una narrazione corale ma che ha registrato invece nel corso del tempo un fitto intreccio di polemiche e liti giudiziarie iniziate dopo gli avvenimenti e proseguite fino ad oggi. Ma chi svolse e decise l’azione partigiana? Come si schierò il Cln? La rappresaglia fu inevitabile? Perché nessun partigiano si consegnò? Pio XII ne fu informato? Perché non intervenne? A ottant’anni dagli eventi, Dino Messina ricostruisce anche sulle base di nuove testimonianze l’intera storia, i processi ai responsabili della rappresaglia, Kesselring, Mälzer, Mackensen, Kappler e Priebke. E le dispute politiche ancora scottanti, dall’intervento di Norberto Bobbio negli anni Settanta alle più recenti dichiarazioni di esponenti della maggioranza di governo.




Tradire il Grande Fratello. Il risveglio femminista in Cina di Leta Hong Fincher (ADD editore)

 Tradire il Grande Fratello è il racconto di come il movimento contro il patriarcato potrebbe riconfigurare la Cina e il mondo intero.

«Fincher sostiene che la misoginia sia al centro del regime autoritario cinese e che il movimento femminista potrebbe rivelarsi il più trasformativo del Paese.» - Emily Steel, New York Times


Alla vigilia della Giornata internazionale della donna del 2015, il governo cinese arresta cinque attiviste femministe e le detiene per trentasette giorni. Sono le Feminist Five, diventate un caso internazionale, sostenute da attivisti e attiviste di tutto il mondo che hanno inondato i social media con l’hashtag #FreetheFive. Ma questa è solo la punta dell’iceberg di un movimento molto più ampio di avvocate, attiviste, artiste e combattenti che stanno risvegliando le coscienze. La giornalista e studiosa Leta Hong Fincher sostiene che questo movimento rappresenti oggi la sfida più grande per il regime autoritario cinese e traccia l’ascesa di una nuova coscienza femminista che ora trova espressione nel movimento #MeToo.



Giacomo Matteotti. Un italiano diverso di Gianpaolo Romanato (Bompiani)

 Se non si può aggiungere nulla a quanto è già stato scritto sul delitto Matteotti, molto si può dire invece sul ruolo che ebbe nella politica del tempo e sul suo lato umano, che in pochi conoscono. Questa biografia prende le mosse dal corpus epistolare tra Giacomo e l'amata moglie Velia, una testimonianza finora ingiustamente trascurata ma di enorme valore storico, una corrispondenza fittissima che si estende dal 1912 al 1924, anno della morte di lui.


Attraverso le loro parole intime e accorate leggiamo in filigrana la storia di un Polesine povero e marginale al volgere del secolo e dell'Italia agli albori del fascismo. Documenti che gettano luce sulla forza interiore del deputato socialista ma anche sulle fragilità e le contraddizioni nascoste dietro un'energia e una volontà incrollabili: soltanto queste lettere rivelano la sua solitudine, i giudizi taglienti su alcuni compagni di partito e sulla fallimentare politica dei socialisti nel primo dopoguerra, la stima per qualche avversario, i sacrifici che impose alla famiglia e i dubbi che oscuravano le sue granitiche certezze. Matteotti fu un uomo duro, intransigente, mai disponibile al compromesso, un politico spesso settario che non faceva sconti a nessuno, neppure a se stesso, che suscitava scarse simpatie anche nel suo partito, probabilmente amato soltanto dai poveri contadini polesani dei quali aveva sposato la causa. Andò contro i suoi stessi interessi e contro la sua classe sociale, che non gli perdonò mai il tradimento. Il mito che nacque già all'indomani del suo assassinio non deve trarre in inganno: in vita Matteotti fu un uomo profondamente divisivo. Ma fu anche un combattente intrepido, un osservatore lucido che comprese la natura del fascismo prima e meglio di tutti, l'unico che in parlamento non smise mai di parlare e che per questo pagò un prezzo crudele.



L'Occidente e il nemico permanente di Elena Basile (PaperFIRST)

Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Le due crisi presentano il rischio di trasformarsi in guerre globali e nucleari, e i loro resoconti mediatici si basano sulla stessa narrativa dominante, sebbene gli scacchieri internazionali siano molto diversi: prevale un approccio di stampo etico e religioso, lo scontro tra il bene e il male, rispetto a un’analisi razionale e storica. Come mai? Non è una coincidenza. L’autrice illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare e relegando in un angolo diplomazia e mediazione: si allontana così l’idea di un Occidente sano, possibile protagonista del nuovo riformismo, e si alimenta il bisogno di un nemico permanente, che è ormai dato per scontato dai governanti occidentali. Prefazione di Luciano Canfora. Postfazione di Alberto Bradanini.




Stati Uniti d'Europa. Un'epopea a dodici stelle di Gianluca Passarelli (EGEA)

 L’Unione europea è un progetto, un ideale; per qualcuno un sogno, per altri una speranza, per taluni un pericolo; sicuramente una costruzione e una sfida. Ma soprattutto è un caso unico nella storia: Stati che decidono – liberamente – di concedere sovranità a un soggetto politico e condividere materie di governo per secoli appannaggio nazionale. Passarelli ne ricostruisce le accidentate vicende con un approccio insieme storico, culturale e politologico, coniugando grandi doti divulgative e la capacità di riconnettere le questioni più attuali a radici che affondano nel passato. Categorie interpretative anche complesse (modello funzionalista/federalista, Stati nazione e Stati membri, politiche intergovernative e sovranazionali) si trasformano nelle sue pagine in concetti accessibili con cui far luce su molti dei temi al centro del dibattito politico e degli equilibri internazionali. Senza apologia né retorica, il libro analizza i problemi, le prospettive e le azioni da intraprendere per giungere agli Stati Uniti d’Europa.




Destra, sinistra e viceversa. Catalogo breve delle virtù nascoste dei progressisti di Antonello Caporale, Salvatore Merlo (Marsilio)

 Un incalzante canto-controcanto in cui si mescolano passione e moderazione, pragmatismo e ideali, critiche e proposte, nella convinzione che «ogni democrazia avrebbe bisogno di una sinistra progressista, riformista, anche radicale nelle scelte, e di una destra liberale e aperta al mondo, rigorosa nei suoi riferimenti costituzionali».


Destra e sinistra ormai pari sono? O restano due visioni alternative del mondo? E quali battaglie ciascuna dovrebbe portare avanti per il bene dell’Italia? Due elettori riluttanti e apolidi dialogano l’uno con la destra e l’altro con la sinistra, spronandole a mettere a frutto quelle che individuano come occasioni. Salvatore Merlo vede nella prova di governo l’opportunità per sviluppare in Italia una destra conservatrice moderna, mai esistita prima. Antonello Caporale invoca un campo progressista capace, proprio perché all’opposizione, di recuperare il rapporto con le persone, per cambiare passo e svoltare finalmente a sinistra. Adottando una «prospettiva rovesciata» – letteralmente – su problemi e punti di forza del Paese, invitano ad abbandonare i fantasmi del passato, indicano programmi da attuare e bisogni urgenti a cui rispondere.



Il femminismo non è un brand di Jennifer Guerra (Einaudi)

Negli ultimi dieci anni il femminismo è tornato a essere un fenomeno di massa, colorando di rosa i simboli dell’emancipazione femminile e delle nobili cause a essa associate. Spesso però sotto questo colore si nascondono operazioni opache. Un femminismo addomesticato, affine agli interessi di politici e aziende, è davvero femminismo? Ma soprattutto questa versione mainstream è una variante del femminismo o una strategia del capitalismo?

Oggi a un’adolescente basta aprire Instagram per imbattersi in riflessioni femministe (o pseudofemministe), risparmiandosi la necessità di unirsi a un collettivo o a un gruppo di autocoscienza. Brand di abbigliamento si improvvisano femministi e producono magliette in serie con frasi inneggianti al girl power. Pagine social e piattaforme digitali graficamente accurate alternano post o storie motivazionali a inserzioni pubblicitarie. Innumerevoli servizi immateriali propongono corsi sull’empowerment, sulla valorizzazione femminile, su come rendere più women friendly il proprio business. Inoltre l’ossessione recente per le celebrity femministe promuove l’idea che un certo tipo di femminismo sia da mettere in soffitta per fare spazio a un femminismo nuovo, egemonico, che nasconde sotto il tappeto i pensieri più radicali e si fa portatore di valori positivi, anche se profondamente contraddittori. Come scrive Jennifer Guerra in questo saggio acuto, la recente riemersione del soggetto politico femminista in un paradigma economico che non si fa scrupoli a capitalizzare i temi sociali in nome del profitto ci pone di fronte a delle sfide nuove. Il primo nodo da sciogliere è se le aziende e i marchi si meritino il «patentino» del femminismo e il secondo, forse più impegnativo da sbrogliare, riguarda l’influenza che la nuova postura della brand identity esercita sulla pratica femminista. Per tentare di dare una risposta a queste domande, è necessario capire come si è arrivati a questo punto.





L'ultima DC. Il cattolicesimo democratico e la fine dell'unità politica (1974-1994) di Daniela Saresella (Carocci)

 Il volume prende in esame una componente finora poco analizzata degli ultimi anni della Democrazia cristiana, cioè quei settori cattolico-democratici che cercarono di rinnovare il partito o comunque intesero individuarne una nuova collocazione politico-culturale: furono loro tra i protagonisti della diaspora che portò alla fine dell'unità politica dei cattolici. Il referendum sul divorzio, nel 1974, costituì per molti l'avviso che la DC non era più adatta a rappresentare unitariamente la posizione dei cattolici. Si guardò al PCI e al rinnovamento che stava vivendo con la segreteria di Berlinguer, e non mancò chi, in occasione delle elezioni del 1976, si candidò pur da indipendente nelle sue liste; altri diedero vita all'esperienza della Lega democratica, che tenne insieme personaggi della cultura cattolico-liberale come Scoppola, Ruffilli e Lipari – fiduciosi di un possibile rinnovamento della DC – e credenti vicini alla cultura cattolico-sociale come Ardigò, Paolo Prodi e Paolo Giuntella – convinti della necessità di creare invece un nuovo soggetto politico. La disillusione per come De Mita dirigeva il partito andò crescendo negli anni Ottanta, mentre Leoluca Orlando inaugurava, con l'appoggio di Sergio Mattarella, l'esperienza della “Primavera di Palermo”. La fondazione del movimento della Rete, nel quale confluirono molti giovani, fu poi tra i primi segnali della fine prossima dell'unità politica dei cattolici, che si sarebbe esplicitata in occasione delle elezioni del 1994. Non si trattava certo della conclusione del cattolicesimo politico, ma dell'inizio di un suo nuovo protagonismo all'interno della più vasta cultura progressista avviata da Romano Prodi, che aveva avuto il suo esordio politico proprio nella Lega democratica e che nel 1996 diede vita all'Ulivo.


Disordine mondiale. Perché viviamo in un'epoca di crescente caos di Manlio Graziano (Mondadori)

 Il moltiplicarsi di conflitti a cui assistiamo da tempo sembra sfociato in un tragico disordine globale. Una guerra in piena Europa e il drammatico riacutizzarsi della crisi in Medio Oriente hanno contribuito alla percezione che la realtà che ci circonda sia sempre più caotica e incontrollabile. Ma è mai esistito nella storia un momento di pace, ovvero di totale assenza di conflitti? E un «nuovo ordine mondiale» che porti benessere e stabilità è possibile o è solo un'evocazione con cui si cerca di placare l'ansia e la paura provocate dal pericolo di una possibile terza guerra mondiale? Manlio Graziano, esperto di geopolitica e professore a SciencesPo e alla Sorbona, esplora queste domande tracciando paralleli illuminanti tra l'attualità e alcuni momenti chiave della storia moderna. Dalla Guerra dei t rent'anni conclusa con la pace di Westfalia, alle guerre napoleoniche suggellate dal Congresso di Vienna, fino alla Seconda guerra mondiale e al successivo bipolarismo garantito da Stati Uniti e Unione Sovietica, la «pace» non è stata altro che l'ordine imposto dalle potenze vincitrici agli sconfitti. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del ventunesimo secolo, tuttavia, la dissoluzione dell'Unione Sovietica, combinata all'ascesa della Cina e di altri paesi in via di sviluppo, ha spalancato le porte al multipolarismo: un sistema per sua natura instabile, caratterizzato dal costante slittamento dei rapporti di forza tra i vari attori internazionali. Gli Stati Uniti stanno oggi perdendo quel che resta della loro egemonia stabilizzatrice, e nessuno può sperare di prenderne il posto senza alimentare, estendere e approfondire il disordine che ormai dilaga sotto i nostri occhi. Il carattere caotico e conflittuale della politica mondiale è dunque destinato a durare. Solo con questa consapevolezza possiamo affrontare le sfide che ci attendono negli anni a venire.






Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia di Gino Cecchettin, Marco Franzoso (Rizzoli)

 Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere.


Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
«Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».





martedì 5 marzo 2024

PAOLO PAGLIARO: LA MIA ATTIVITÀ POLITICA FRUTTO DELL’AMORE PER IL MIO SALENTO

 La passione e l’amore per la mia terra animano ogni mia azione. Ho deciso di impegnarmi in politica perché ho sentito il bisogno di dare il mio contributo in maniera sostanziale e continua, e di entrare nel vivo dei problemi del Salento.

Ho scelto la strada del civismo, quello vero, il civismo di centrodestra, il civismo che non nasce e muore in una tornata elettorale ma che investe tempo ed energie per la gente, per il territorio, ed è sempre dalla parte dei cittadini.
Ho risposto presente quando i militanti del Movimento Regione Salento di cui sono presidente, mi hanno chiesto di candidarmi come Consigliere regionale. Sostenuto da quasi 10mila consensi sono diventato Consigliere regionale come presidente del gruppo consiliare La Puglia Domani.
In questi tre anni e mezzo da Consigliere regionale sono stato il pungolo del Governo Emiliano: ho lavorato evidenziando criticità e problemi, sempre con piglio deciso ma propositivo, indicando soluzioni.
Sono sceso in campo per i grandi temi del mio territorio: dall’alta velocità fino alla battaglia contro l’eolico offshore al largo della costa più bella d’Italia che abbraccia il Canale d’Otranto, e poi il completamento della metropolitana di superficie, il potenziamento dell’Aeroporto del Salento, il completamento e la messa in sicurezza delle Statali 275 e 274, il raddoppio da 2 a 4 corsie della statale 7/ter Bradanico-Salentina da Lecce a Taranto, il dragaggio e consolidamento della darsena di San Cataldo a Lecce, il potenziamento del trasporto su ferro e gomma, e poi ancora le battaglie per servizi sanitari efficienti, ospedalieri e territoriali. Ho iniziato un tour di ispezioni nelle strutture della Asl di Lecce, portandone gli esiti all’attenzione della Commissione Sanità del Consiglio regionale: un’audizione dopo ogni ispezione. Al termine di questo tour ispettivo scriveremo un libro bianco dove evidenzieremo tutto.
Oltre che negli ospedali, sono andato ovunque la gente mi abbia chiamato, dalle case popolari ai mercati. E così ho denunciato ogni disservizio, ogni spreco, sempre con spirito costruttivo, prospettando e sollecitando soluzioni. 
Sono molto fiero delle leggi che ho studiato e redatto e che sono state approvate dal Consiglio regionale: per il fermo pesca dei ricci di mare; per l’istituzione della Fondazione Tito Schipa; per la valorizzazione del legno degli ulivi colpiti da xylella.
E molte altre sono in via di discussione. Numerose, e sempre a difesa del Salento, anche le mie mozioni approvate all’unanimità.

Qui di seguito l’elenco completo delle mie mozioni e delle mie proposte di legge approvate.


ELENCO MOZIONI APPROVATE
• Realizzazione alta velocità ferroviaria fino a Lecce (approvata il 23 marzo 2021)
• Candidatura a fondi PNC per la realizzazione alta velocità ferroviaria fino a Lecce (approvata il 14 settembre 2021)
• Completamento S.S. 7-ter Bradanico-Salentina (approvata il 5 luglio 2022)
• Attivazione Centro residenziale per il trattamento dei DCA nel Dipartimento di salute mentale dell’ASL Lecce (approvata il 5 luglio 2022)
• Cittadella di Oria, avvio procedimento dichiarazione di interesse eccezionale, ai sensi degli articoli 14 e 104 del d.lgs. 42/2004 (approvata l’8 febbraio 2022)
• Ammodernamento e messa in sicurezza S.S. 274 Salentina Meridionale Gallipoli - S. Maria di Leuca (approvata il 6 luglio 2022)
• Dialisi per turisti su tutto il territorio dell’ASL Lecce (approvata il 13 luglio 2022)
• Dotazione Robot da Vinci nelle strutture sanitarie pubbliche delle ASL di Lecce, Brindisi e Taranto (approvata il 6 luglio 2022)
• Potenziamento del personale in servizio presso l'Ufficio anagrafe assistiti di Lecce (approvata il 17 gennaio 2023)
• Esecuzione prioritaria per la metropolitana leggera di superficie del Salento (approvata il 6 luglio 2022)
• Esproprio porzioni in abbandono delle mura di Acaya (approvata il 5 aprile 2022)
• Riconoscimento grotte preistoriche salentine patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO (approvata il 15 novembre 2022)


ELENCO PDL APPROVATE

•  ISTITUZIONE FONDAZIONE TITO SCHIPA (N. 253 – approvata il 26-07-2022)
•  VALORIZZAZIONE LEGNO D'ULIVO (N. 218 – approvata il 30-01-2024)
•   FERMO PESCA RICCI DI MARE (N. 591 – approvata il 28-3-2023)


PDL DA DISCUTERE

•  QUORUM FUSIONI DI COMUNI (N. 165 – presentata il 22-04-2021)
•  FONDO FIGLI VITTIME DEL LAVORO (N. 288 – presentata il 04-10-2021) 
• VALORIZZAZIONE PENSIERO E OPERE COSIMO DE GIORGI (N. 429 – presentata il 24-2-2022)
•   PROMOZIONE MOTOTURISMO (N. 780 – presentata il 26-04-2023)
•   PROGETTO VIGILE DI QUARTIERE (N. 986 – presentata il 01-12-2023)
•   DISICPLINA E VALORIZZAZIONE IDE.CO (N. 1014 – presentata l’11-01.2024) 
•   MISURE SOSTEGNO EDICOLE (N. 1017 – presentata il 06-02.2024)

(INTERVENTO DI PAOLO PAGLIARO - CONSIGLIERE REGIONALE PUGLIA)












Le lotte di classe in URSS. Vol. 1: 1917-1923 di Charles Bettelheim (Pgreco)

 Il primo volume di Le lotte di classe in URSS di Charles Bettelheim è l’inizio di un lavoro molto articolato, suddiviso in quattro tomi, di cui due inediti in italiano, in cui l’economista francese tenta di ricostruire, con un approccio marxista, la transizione al socialismo in Unione Sovietica. Bettelheim analizza gli anni compresi tra il 1917 e il 1923 concentrandosi sulle trasformazioni avvenute nelle campagne, nelle fabbriche e nello Stato e facendo emergere la capacità analitica del marxismo rivoluzionario di Lenin in ogni battaglia condotta in seno al partito per definire una linea politica correttamente rivoluzionaria. Solo in questo modo è possibile condurre un’analisi oggettiva dei rapporti di produzione vigenti e contribuire alla loro trasformazione. Tuttavia, solo dentro un partito che permette ad una posizione di minoranza di diventare maggioritaria è possibile portare a termine questo compito. Gli anni compresi tra la rivoluzione del 1917 e gli errori del comunismo di guerra sono la dimostrazione dell’importanza di tutti questi elementi che verranno progressivamente soppressi a causa delle trasformazioni nell’ideologia dei bolscevichi e dell’indirizzo della lotta di classe nel paese.




Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico di Mimmo Franzinelli (Mondadori)

 Un testo documentato e avvincente, che si leva al di sopra dei cliché sulla tragica fine del deputato socialista e dal quale emergono le variegate sfaccettature della personalità di Giacomo Matteotti, un politico che guardava all'avvenire e il cui insegnamento conserva aspetti di persistente attualità.


A un secolo dal delitto Matteotti, il ricordo del deputato socialista rischia di rimanere confinato alle terribili modalità della sua morte, che hanno fatto di lui un'icona del martirio. A ciò si è aggiunta l'evocazione di una poco convincente pista affaristica sulle ragioni dell'omicidio, che in realtà fu la risposta di Mussolini all'intollerabile sfida di quel tenace e inflessibile avversario che in Parlamento lo contrastava efficacemente. È dunque rimasto trascurato e poco conosciuto il vero Matteotti: il politico animato da un intransigente progetto riformista, il coerente assertore di una lungimirante visione internazionalista, il leader che si espone anche per i tanti compagni defilatisi quando la lotta diviene senza risparmio di colpi. Questo libro, frutto di una lunga ricerca su documentazione d'epoca, ricostruisce fin nei dettagli la figura di Giacomo Matteotti nella dimensione famigliare, nell'affermazione sulla scena nazionale quale implacabile oppositore dell'illegalismo fascista e – prima ancora – del massimalismo socialista. Ma non solo. In parallelo, quasi in un gioco di specchi, il volume illustra i significativi intrecci personali e politici con l'itinerario di Benito Mussolini, dall'iniziale collocazione in area socialista e dalle comuni pulsioni antimilitariste, e poi nelle diversificazioni dinanzi alla Grande Guerra, con una contrapposizione costante e irreversibile sino al tragico epilogo. La ricostruzione di Franzinelli va ben oltre l'arco temporale della vita di Matteotti: segue infatti le tracce degli assassini, approfondisce personalità e ruolo di esecutori e complici, individua i solerti depistatori ed esamina la (momentanea) disgregazione del blocco mussoliniano provocata dallo sdegno per il delitto, spiega le modalità di superamento della più grave crisi politica del Ventennio, svela le mistificazioni del processo alla «Ceka del Viminale» e porta alla luce il persistente legame tra il duce e il gruppo criminale cui commissionò l'eliminazione di quel suo nemico giurato.