La politica del ribelle. Trattato di resistenza e insubordinazione di Michel Onfray (Fazi)

Onfray riparte all'attacco dei valori della società occidentale con una nuova arma: la ribellione al potere costituito. L'elogio della sovversione potrebbe apparire quasi scontato in un pensatore come lui, sempre controcorrente, ma qui si tratta di una sincera apologia della disubbidienza: per Onfray è una forza insita nell'uomo, un insopprimibile desiderio di rivolta che si fa più impellente in un'era dominata dalla violenza come quella in cui viviamo. Guardando all'ultima grande esperienza di lotta collettiva che l'Europa ricordi, il '68, ci invita a recuperare lo spirito del Maggio francese per abbattere "i bastioni del giornalismo, della televisione, delle gallerie d'arte, dell'editoria". 

 


 

 

 

La fabbrica del consenso. La politica e i mass media di Noam Chomsky e Edward S. Herman (Il Saggiatore)

In un paese democratico l'indipendenza e la libertà di espressione dovrebbero essere le qualità portanti dei giornali e di tutti i media. La realtà è però un'altra: sono le forza politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo. Noam Chomsky e Edward S. Herman svelano come, grazie alla manipolazione delle notizie, l'opinione pubblica viene spinta a sostenere determinati interessi e punti di vista. "La fabbrica del consenso" offre un'analisi precisa su quanto siano veramente strumentalizzati i media e fornisce la chiave per interpretarne i messaggi. 

 


 

La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto di Robert Hughes (Adelphi)

Secondo la dottrina americana del "politically correct" (mai apertamente enunciata ma ferocemente applicata) tutto deve essere "politicamente corretto": dai comportamenti sessuali ai gusti letterari, al modo di parlare, di vestirsi, di scrivere. Esisterebbe dunque un modo "giusto" di fare le cose. Secondo l'autore il pungolo segreto del "politicamente corretto" è l'insofferenza nei confronti di tutto ciò che ha una qualità, e per questo motivo stesso si distingue, operando una discriminazione verso tutto il circostante. 

 


 

La strategia della tensione. Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo di Aldo Giannuli (Ponte alle Grazie)

Questo volume conclude un trentennio di ricerche che Aldo Giannuli ha svolto in decine di archivi, consultando centinaia di migliaia di documenti, anche per conto di diverse Procure della Repubblica. Oltre a far luce per la prima volta su una grande quantità di episodi determinanti del periodo della «strategia della tensione», che qui Giannuli fa cominciare nel 1960 e terminare, o trasformarsi, nel 1975, vengono messi in relazione, con un taglio scientifico e adeguata profondità d'analisi, i vari piani su cui si svolse la battaglia politica. L'architettura di questa ricerca e le grandi novità documentarie consentono una lettura politica innovativa e finalmente completa di quel quindicennio; una lettura che contribuisce a spiegare molti drammatici aspetti del nostro presente: il dilagare della criminalità organizzata, l'esplodere della corruzione, il radicale indebolimento delle istituzioni democratiche. 

 

 


mercoledì 16 agosto 2023

Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia di Marco Damilano (Feltrinelli)

Un racconto in prima persona, un viaggio nella memoria e nei luoghi, un romanzo della Storia che fotografa tutto quello che i giornalisti tralasciano nei loro saggi: le attese, l'affanno, i silenzi, i passi. I materiali inediti dall'archivio Moro.

"Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente" - Lettera di Aldo Moro al deputato Dc Riccardo Misasi

Il sequestro di Aldo Moro ha segnato la fine di una generazione, la sua morte il tramonto della Repubblica. Marco Damilano ha deciso di tornare a quell'istante, per indagare le traiettorie che, a partire da uno dei capitoli più cupi della storia italiana, si sono dispiegate fino a oggi. Con l'aiuto delle carte personali di Moro, in gran parte conservate nell'archivio privato di Sergio Flamigni e non dallo stato, e rimaste inedite, getta luce sul punto in cui la drastica interruzione di una stagione politica si incontra con le vicende personali di una generazione, che tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978 assiste alla fine di un'epoca. Dopo via Fani, secondo Damilano, comincia la lunga fine della Prima Repubblica. Un racconto autobiografico che attraversa la dissoluzione della DC, la morte di Berlinguer, la caduta del Muro, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia, fino all'ultima stagione, inaugurata dalla sua metafora televisiva: il Grande Fratello. Arriva a Berlusconi, a Grillo e a Renzi, i protagonisti di una politica che da orizzonte di senso e di speranza si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. 

 


 

martedì 15 agosto 2023

Modelli di filosofia politica di Stefano Petrucciani (Einaudi)

 Il volume presenta una sintetica introduzione alla filosofia politica attraverso i concetti, i problemi e le principali teorie. Nel testo vengono presentate tre fondamentali paradigmi del pensiero politico: il paradigma della polis (Platone e Aristotele), quello del contratto sociale (Hobbes, Locke, Rousseau, Kant), e quello della dialettica fra stato e società (Hegel, Marx, Constant, Tocqueville e Mill). Accanto ai tre fondamentali paradigmi vengono presentati alcuni concetti politici ancora oggi fondamentali: libertà e liberalismo, socialismo e democrazia, delineando una panoramica delle principali opzioni teoriche, da Rawls a Habermas, che si contendono il campo nella discussione contemporanea di filosofia politica. 

 


 

Eurasia, Vladimir Putin e la grande politica di Alain de Benoist, Aleksandr Dugin (Controcorrente)

Il progetto culturale e politico dell'Eurasia si pone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino in opposizione al processo totalitario dell'occidentalizzazione. La sfida americana è una sfida globale. Dunque, anche la risposta deve essere globale. La Russia si è sempre considerata portatrice di una missione che va al di là delle sue frontiere. Per Aleksandr Dugin, il liberalismo e l'atlantismo sono completamente incompatibili con la identità russa. Il suo pensiero affonda le radici nell'insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Ernst Jünger a Martin Heidegger, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky, da Nicolas Trubetskoy a George Vernadsky, ai grandi teorici della geopolitica Rudolf Kjellen e Friedrich Ratzel. Senza trascurare Harold Mackinder, che definiva l'Eurasia cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dalla simbiosi tra i mondi russo e turco-musulmano, se non addirittura cinese. L'Eurasia è una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare). La potenza americana e l'atlantismo anglosassone cercano di penetrare nell'heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo. Le recenti tensioni in Ucraina si spiegano anche in questa chiave. L'Europa non appartiene allo spazio euroasiatico. È una civiltà distinta, libera e indipendente, che deve fronteggiare le avventure egemoniche dell'atlantismo con quanti condividono lo stesso nemico principale: l'alta finanza, il mondialismo, l'omologazione linguistica e dei modelli di vita. In una parola, il "sistema per uccidere i popoli", di matrice anglo-americana. 

 


 

lunedì 14 agosto 2023

La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca di Karl Polanyi (Einaudi)

Esito necessario di una contraddizione più che secolare (quella tra "la sostanza umana e naturale" della società e il generalizzarsi dei rapporti mercantili), la "grande trasformazione" subita dalle istituzioni liberali negli anni Trenta del secolo precedente è al tempo stesso per Polanyi la dimostrazione della falsità delle tesi dell'economia politica classica e neoclassica, con la loro apologia dell'homo oeconomicus e del "mercato autoregolantesi". Ricorrendo largamente ai dati dell'antropologia e della storia (il discorso di Polanyi spazia dall'economia primitiva degli isolani delle Trobriand studiati da Malinowski alla vastissima letteratura sulla Rivoluzione industriale in Inghilterra), Polanyi dimostra il carattere alla lettera "singolare", non "naturale" delle società di mercato, che critica anche radicalmente dall'interno. Logico sbocco di questo rifiuto di un mondo in cui il fascismo costituisce una "mossa" sempre possibile, è il successivo passaggio di Polanyi a quelle ricerche di antropologia economica ed economia comparata che gli assegnano un posto di primo piano nella costruzione di una scienza unificata delle società umane. (Introduzione di Alfredo Salsano) 


 

Ucraina. Critica della politica internazionale di Alessandro Orsini (PaperFirst)

Alessandro Orsini ha conquistato il centro del dibattito per le sue tesi dirompenti sulla guerra in Ucraina. Mai, nella storia dell'Italia repubblicana, un intellettuale era stato sottoposto a un attacco politico e mediatico così duro e prolungato. Questo volume risponde alle domande più importanti del momento. La prima parte ricostruisce le tappe cruciali dello scontro tra Nato e Russia dal 1999 a oggi. La seconda mette a nudo l'arretratezza culturale dell'Italia in materia di sicurezza internazionale e spiega la strategia americana del dissanguamento della Russia, introducendo il pensiero strategico di Mearsheimer. La terza rivela il progetto politico-culturale di Orsini e il modo in cui lo persegue attraverso i media per contribuire alla lotta contro la colonizzazione del mondo della vita da parte del sistema. La quarta analizza le strategie con cui i media dominanti distorcono l'informazione in favore delle politiche di guerra del blocco occidentale. Il libro si chiude con la spiegazione del metodo della sociologia comprendente di Max Weber e presenta la relazione di Orsini sull'Ucraina, in Senato, del 4 dicembre 2018.

 


 

domenica 13 agosto 2023

Ripartiamo dalle basi. Cassetta degli attrezzi per capire l'attualità e la politica di Emilio Mola (Rizzoli)

Una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per comprendere fenomeni e dinamiche che tornano quotidianamente nel dibattito pubblico.


Oggi siamo subissati da informazioni in ogni momento, in ogni luogo, come mai era accaduto prima. Ma se una volta c’erano professionisti del settore a fungere da filtro tra notizia e fruitore, con l’avvento dei social oggi ognuno di noi si ritrova di fatto abbandonato a se stesso. Se in qualche caso il problema è distinguere il vero dal falso, in altri il punto è semplicemente riuscire a capirci qualcosa. Perché l’informazione, anche quella più sana e fedele ai fatti, ha un grande ma inevitabile difetto: dà per scontato che si sappia di che cosa si stia parlando. Per esigenze di tempo e di spazio, i media sono spesso costretti a far riferimento per esempio al debito pubblico supponendo che chi ascolta o legge sappia a prescindere che cosa sia, come si formi, chi lo detenga; o a discutere di immigrazione dando per scontato che se ne conoscano sempre i meccanismi e le reali cifre; o di istituzioni europee immaginando che tutti effettivamente sappiano che cosa siano e cosa facciano la Commissione europea, il Consiglio europeo o altri organismi. Emilio Mola è uno dei giovani commentatori politici più seguiti e condivisi sui social proprio perché fa chiarezza, aiuta a orientarsi, smonta false credenze, fornisce gli strumenti per diventare cittadini consapevoli del mondo in cui viviamo. E "Ripartiamo dalle basi", il suo primo libro, è una vera “cassetta degli attrezzi” per comprendere fenomeni e dinamiche che tornano quotidianamente nel dibattito pubblico. 

 


 

venerdì 11 agosto 2023

M.M. Nome in codice Unico di Mario Mori, Fabio Ghiberti (La nave di Teseo)

Il Generale Mario Mori ha vissuto la storia dell’Italia contemporanea in posizioni chiave: ha diretto i i Servizi segreti, ha gestito i giorni caldi del sequestro di Aldo Moro, ha condotto l’operazione che ha portato all’arresto del boss di mafia Totò Riina, ha subito un processo ventennale da cui è stato, infine, pienamente assolto in Cassazione. Un uomo di stato finito in una persecuzione giudiziaria e mediatica che ne fanno il “caso Dreyfus” italiano. Per la prima volta, Mori ripercorre in prima persona i principali eventi di questo percorso, racconta la sua verità e svela molti segreti italiani. Dalle infiltrazioni nella colonna romana delle BR ai fondi neri del Sisde, la lotta alla Camorra e alla mafia, fino all’arresto di Matteo Messina Denaro e alle inchieste di Firenze nate dalle rivelazioni di Salvatore Baiardo. Prefazione di Giovanni Negri. 


 

giovedì 10 agosto 2023

Claudio Nolet. La provincia difficile. Cronache politiche altoatesine (2001-2012) di Claudio Nolet (Alpha & Beta)

Claudio Nolet motivava nel nuovo millennio il suo impegno di studioso dei nodi politici: la specificità della questione locale è un caso particolare del conflitto epocale tra identità e globalizzazione. Occorre una descrizione consapevole della sua parzialità per svolgere con serietà il lavoro della testimonianza storica. Di questo impegno, le cronache politiche di Nolet pubblicate dalla rivista Il Cristallo per oltre cinquant'anni, sono state la ricca e minuziosa documentazione. Questa raccolta comprende tutte le cronache degli ultimi undici anni. I saggi, in ordine cronologico, seguono e illustrano lo sviluppo degli eventi significativi, internazionali, nazionali e locali, a partire da un'analisi della stampa altoatesina in lingua tedesca e italiana. I lucidi commenti dell'autore ripercorrono con pacatezza i fatti politici dell'ultimo decennio. 

 


 

mercoledì 9 agosto 2023

Putin - Intervento di Leonardo Elia

Situazione in Ucraina: controffensiva in situazione di stallo, perdite elevatissime dell’esercito ucraino, senza risultati, poveri ragazzi!

I famosi “ game changer”,  gli armamenti  che l’occidente ha inviato, tanto decantati dalla nostra stampa ,non hanno  per nulla  cambiato l’ evoluzione del conflitto.

I proclami di aiuto incondizionato,” fino all’ultimo ucraino” non valgono più…perché gli ucraini stanno finendo.

Dovrebbe solo vergognarsi chi si è espresso in questi termini….

Di fronte al fallimento  della Nato anche da un punto di vista militare, oltre che politico, si sta svolgendo una  guerra mediatica che può avere un peso enorme .

Segni di stanchezza da parte degli Usa.

Non esprimo giudizi ,sarebbero durissimi, su Zelensky e il suo entourage.

Che ti puoi aspettare da gente che fa  monumenti a Stepan Bandera!

Con il rischio di essere lasciato in tronco dai suoi mentori occidentali, come il presidente georgiano Saakashili, che trascinò il suo paese esattamente 15 anni fa, 08/08/2008, in una guerra con la Russia, ispirata dai soliti noti.

Torniamo a noi

 Si stanno intensificando gli attacchi di droni sul territorio russo, anche a Mosca!

Non lanciati dall’Ucraina, manovrati  al di qua del confine. Una quinta colonna . L’attentato alla figlia di Dughin è  stato uno shock, gli ultimi accadimenti rischiano di trasformarsi in un’inquietudine ,corrosiva per il consenso a Putin.

E non nella direzione che noi occidentali ci prefiguriamo.

Non è in gioco se continuare l’ Operazione Militare Speciale, ma come continuarla.

In vista delle elezioni del 2024, con un Putin che si ripresenta.

L’ammutinamento della Wagner, più o meno  presunto, per me gestito bene da Mosca, che non lo ha trasformato in un bagno di sangue, vuol dire qualcosa.

Sottolineo che la Wagner, seppur contractors, hanno conquistato dopo duri combattimenti  Bakmut , e serve alla Federazione per consolidare la presenza oltremare, Sahel, dove non può farlo direttamente.

Anche la rimozione del generale Popov,e non si vede più anche il  generale, Armageddon,  Surovkin, .

 

 Gente di spessore e con seguito popolare, che aveva  criticato in maniera esplicita l’operato dei vertici militari.

Quest’ultimo sarà ricevuto ,la fonte è  un’analista di Limes, dal presidente  in persona.

Tutti questi rientrano nella categoria dei  “Patrioti arrabbiati” che vorrebbero un’incisività maggiore sul campo , accusando i loro capi di aver  avuto una condotta troppo poco energica  nel conflitto.

A loro corrispondono tutti i partiti ipernazionalisti, e siamo tornati alle elezioni del 2024, e al consenso di cui ha bisogno Putin per la rielezione.

Che incarna , quella parte della popolazione, e degli apparati che non vorrebbero troncare completamente con  l’Europa.

Rappresentano la Russia, che si sente europea, eredità di Pietro il Grande, di Caterina.

E gli americani  sanno, perfettamente che il successore di Putin molto probabilmente,sarà un nazionalista, a capo di un paese con 6000 testate nucleari.

D’altra  parte gli attacchi, sempre più frequenti, con droni marini, guidati dall’intelligence occidentale  , a infrastrutture e navi in territorio russo , complicano la situazione. 

Superamento dell’ennesima linea rossa, provocazioni  , valore mediatico più che altro,  per influenzare  l’opinione pubblica non solo  dei  paesi in conflitto .

E  spingere  i russi chiudere l’accesso al mare di Kiev? Prendere  Odessa?

Sarebbe questo il salto di qualità che nessuno vuole, con perdite maggiori,  con una Federazione che ha avuto bisogno solo di una mobilitazione parziale.

Tenendo abbastanza lontano la società da una guerra vissuta, subita.

Emergerebbero , amplificate le differenti visioni   che le collettività, tutte, hanno di se stesse.

E noi dell’Occidente collettivo  abbiamo instillato nelle menti dei russi che questa è una guerra esistenziale.

Ricordate la definizione della guerra metafisica del Patriarca di Mosca?

Ci sarebbe sicuramente un salto di qualità, non positivo, per noi….per tutti

 

Info link 

https://giubberosse.news/2023/07/23/di-qua-e-di-la-del-fronte/ 

https://www.youtube.com/watch?v=qlBy7-E-Mf4




 

martedì 8 agosto 2023

“Ho pagato lo Stato per uccidermi”, il provocatorio libro di Jimmy Greselin

La storia vera di un uomo, sopraffatto dai debiti con l’erario, che ha finito per togliersi la vita. Un libro forte, che vuole far conoscere la realtà dei fatti e la Legge 3 del 2012, la cosiddetta Salvasuicidi

Morire per i debiti è una cosa terribile, ma se i debiti che portano a togliersi la vita sono con lo Stato, la vicenda diventa ancora più atroce. Questo è il fulcro di “Ho pagato lo Stato per uccidermi”, il provocatorio libro di Jimmy Greselin (Steps Edizioni), che oggi è parte attiva di Legge3.it, l’organizzazione fondata da Gianmario Bertollo che aiuta privati e imprenditori ad uscire dal sovraindebitamento.

Una storia romanzata, ma non è un romanzo. Il libro racconta è la storia di una persona vera, Andrea (nome di fantasia), che per una serie di vicissitudini si è trovato sopraffatto da un monte debiti che sembrava impossibile da ripagare, non è riuscito a sopportare tutto questo e si è tolto la vita. Il protagonista viene definito “un uomo come tanti, che è morto per il suo lavoro”.

Una storia davvero triste, soprattutto se consideriamo che è proprio lo Stato che ha portato questa persona ad uccidersi, attraverso l’impossibilità oggettiva di far fronte ad impegni economici impossibili da onorare. – Commenta Jimmy GreselinSpesso lo Stato che pretende dalle persone più di quanto queste possano oggettivamente sopportare, anche quando non dovrebbe, anche quando la persona non ce la fa più. Purtroppo, viviamo in una società che ancora oggi colpevolizza chi si trova in questa situazione, lo guarda con sospetto e lo spinge ai margini. Lo Stato stesso guarda le persone con debiti come se fossero i peggiori dei criminali, colpevolizzando chi ha avuto degli ‘incidenti di percorso’ suo malgrado”.

Andrea è stato un uomo forte e volitivo, che si è sempre dato da fare, che si è rialzato più volte da situazioni disastrose, sempre con la voglia di fare meglio. – Prosegue l’autore – Ogni volta ha ricominciato da zero. Nel libro si trovano anche le sue debolezze di uomo, ma, soprattutto, la vigliaccheria di parenti e amici che lo hanno abbandonato, gli stessi che, troppo tardi, si sono pentiti di averlo tradito. Ed è stato proprio questo abbandono che alla fine gli pesò di più, facendolo sentire solo. Con questo, però, non voglio dire che si debba puntare il dito verso la famiglia, che, di fatto, non ha obblighi, e talvolta non ha neanche gli strumenti, economici ed emotivi per sopportare queste situazioni. Ma l’abbandono più grave, forse, è quello da parte dello Stato. Andrea aveva pagato milioni di euro di tasse, per poi essere messo all’angolo come il peggiore dei criminali, con accuse infondate, poi cadute dopo la sua morte”.

Nel libro Jimmy Greselin parla anche di educazione finanziaria, spesso troppo carente non solo tra i cittadini, ma tra i piccoli imprenditori stessi, e dell’invidia sociale, che indica come una grande piaga dei nostri tempi. Invidia verso chi riesce nel proprio lavoro, ma anche verso chi ha di più, e questo porta molte persone a contrarre debiti per acquistare beni che non possono permettersi, ma anche a non provare empatia verso chi entra in crisi rischiando di perdere tutto. 

Il protagonista di “Ho pagato lo Stato per uccidermi”, purtroppo, si tolse la vita appena 3 mesi prima che entrasse finalmente in vigore la Legge 3 del 2012, la cosiddetta legge Salvasuicidi, emanata proprio per evitare che episodi del genere si ripetessero.

Con questo provvedimento normativo, lo Stato ha finalmente introdotto strumenti legali che consentono lo stralcio di debiti insormontabili, sostituiti da piani triennali di rientro di parte del credito che siano realmente sostenibili.

 

JIMMY GRESELIN

Laureato in Diritto Internazionale ha fatto da sempre l'imprenditore ed il consulente. Ha avuto esperienze in vari settori, dalla moda alla cantieristica, dalle commodities all'immobiliare, sempre con aziende fondate da lui, con le quali ha lavorato in tutto il mondo con maggior fortuna all'estero e maggiori difficoltà in Italia, causate spesso da un sistema bancario ingessato ed una burocrazia incomprensibile.

Da qualche anno si dedica ad aiutare le aziende, gli imprenditori e le persone in difficoltà al fianco di Gianmario Bertollo, applicando gli strumenti che la Legge3 del 2012 ed Il Nuovo Codice della Crisi, mettono a disposizione.

Avendo sempre lavorato in proprio, ha conosciuto e subito tutte le difficoltà che gli imprenditori e i liberi professionisti devono affrontare quotidianamente, e questo libro ne è la conferma. Già autore di "EDUCAZIONE FINANZIARIA - Può nuocere gravemente agli economisti", pubblicato nell'ottobre 2022. È fermamente convinto che per raggiungere un obiettivo sono necessarie due condizioni: averne uno e non aver paura di fallire dando la colpa ad altri.

Teoria politica del denaro. Da Aristotele a Keynes di Stefan Eich (Treccani)

La crisi finanziaria globale del 2008, la risposta monetaria al Covid-19, la catastrofe climatica ormai in atto e la crescita incessante delle disparità economiche hanno mostrato come il denaro sia diventato il vero campo di battaglia su cui si scontrano concezioni del futuro in contrasto tra loro. I filosofi politici giocano un ruolo cruciale in questi dibattiti, offrendo gli strumenti concettuali per indagare cosa si intende per giustizia e democrazia in quel peculiare ordine monetario che è il capitalismo finanziario e recuperando o creando un linguaggio adatto a discuterne. Riesaminando le intuizioni dei principali pensatori politici dall’antica Grecia a oggi – da Aristotele a Locke, da Fichte a Marx, a Keynes –, la grande storia intellettuale della moneta ricostruita da Stefan Eich mostra come il protagonista di queste pagine non sia solo un mezzo di scambio, ma anche un’istituzione centrale di governo politico. Poiché la modernità monetaria, sempre sospesa tra aspettative di espansione e uno spazio di esperienza instabile, ha trovato la sua espressione più pura nei momenti di difficoltà, quando sono emersi nuovi modi di affrontare il problema, l’autore ha individuato e indagato sei fasi di crisi avvicendatesi nel corso della storia e ha illustrato come solo acquisendo una maggiore consapevolezza dei limiti storici della politica monetaria potremo iniziare ad articolare concezioni più democratiche del denaro come bene pubblico. 

 


 

sabato 5 agosto 2023

Psicopatologia ed etichette: la visibilità effimera degli eco-ansiosi in assenza di prospettive Eliana Forcignanò

Erano i non troppo lontani anni Novanta, quando James Hillman, filosofo e padre della psicologia archetipica, estendeva il concetto di Anima mundi al discorso ecologico e alla cura dei luoghi. Ispirata dalla filosofia di Plotino, l’Anima del mondo – per come Hillman la reinterpreta – è quell’afflato divino che riconnette in un destino comune tutti gli elementi e gli abitanti del cosmo, rammentandone la matrice unica: il Tutto. Se un anello della catena soffre, il dolore si comunica agli altri anelli e il Tutto altro non è che la moderna astrazione dell’arché primordiale ricercata dai fisici ionici agli albori della filosofia. Sono evidenti anche le assonanze con le filosofie orientali, tanto per continuare a nobilitare la cacofonica etichetta di «ecoansia», rintracciando antichi ascendenti. Nell’immediato presente, analisi tematiche e metanalisi hanno tentato di fornire una definizione operativa del nuovo costrutto adottato dalla psicopatologia. È sembrato di rintracciare il sintomo principale dell’ecoansia nella condizione di angoscia e distress legata all’inquinamento, al cambiamento climatico, al consumo smodato di risorse naturali e non solo. Un’angoscia pervasiva orientata al prossimo futuro, sovente accompagnata da debolezza fisica e attacchi di panico: i più colpiti apparterrebbero a una fascia di popolazione occidentale compresa tra i 18 e i 35 anni d’età. Fin qui lo stato della questione, con la chiosa di Crepet che parla di «fenomeno indotto», riconoscendo nell’isteria che affetta alcune esternazioni dei più giovani in televisione l’introiezione attualizzata di paure e sensi di colpa che affliggono gli adulti e sono assorbite dalle presenti generazioni con un’amplificazione superiore alla tolleranza di un verecondo orecchio da psichiatra.

La verità sta nel mezzo? E quale verità? Se non quella che scaturisce dalla co-costruzione di narrative e visioni contestuali e dalla semiosi affettiva che induce da ambo le parti una reazione di pancia. Tra diniego e fobia, esiste la capacità di una riflessione più accurata attraverso la lente della psicologia e dell’ermeneutica? In primo luogo, sembra difficile trascurare la funzione di detonatore e amplificatore esercitata dai social media. In un’epoca in cui la ricerca spasmodica di modelli di identificazione e la diffusione dell’identità coesiste in maniera ambivalente con il desiderio di essere visti in quanto unici e originali, una buona via per il raggiungimento di entrambi gli obiettivi sembra essere offerta da queste nuove sindromi che si diffondono a macchia d’olio: dall’ecoansia agli assalti alla grammatica in nome dello scardinamento del sistema binario, per intenderci. La fobia per il clima è un modo di trovare voce, dando voce alla madre Terra, ma è anche una moda sufficientemente nuova, attraverso la quale io mi assicuro lo sguardo dell’altro e, illuminata da queste luci della ribalta, getto in faccia a un nemico generico e allo sguardo dei decisori politici, debitamente contrito per la circostanza, un malessere tanto generico quanto il mio nemico. Poi la ricerca si occuperà di rendere operativo il costrutto, ma forse non di riflettere sul buon uso del rasoio di Ockham: entia non sunt multiplicanda praeter necessarium. Fuori dai denti: le etichette, talvolta, sono così ridicole da apparire inutili o, forse, il contrario. Forse, simbolizziamo attraverso l’ecoansia l’angoscia per la palese assenza di prospettive che affligge il nostro tempo, ma nemmeno ci diamo l’opportunità di immaginarle queste prospettive. Giovanni Stanghellini scrive a proposito del fobico che la sua hybris consiste nel prendere per vero soltanto ciò che proviene dalla propria cenestesi, evitando e negando il sentire dell’altro. Il testo si chiama Selfie, pensate un po’: «“Va dove ti porta il cuore” è un incitamento affascinante, ma preso alla lettera nasconde una sproporzione – una hybris – imprudente e limitante al tempo stesso: l’accento sul “mio” mette fuori gioco l’“altrui”» (Stangellini, 2020, p. 59). Così l’attivista lascia lo studio, senza ascoltare l’intervento di Prestininzi e Giorgia travolge con il suo pianto Picchetto Fratin che dubita non si sa bene di cosa e ricorda un dovere non meglio specificato. Ma tra pareri esperti, commozione e ambigui doveri, come non ricordare che in sé i dati sono sempre filtrati attraverso letture soggettive a loro volta influenzate e plasmate dal contesto? In un’ottica socio-costruttivista (Salvatore, Cordella, 2022) si potrebbe dire che la fascia di popolazione afflitta da eco-ansia rende pertinente del cambiamento climatico la paralisi fobica: il lamento rivolto ai decisori politici insieme con il vandalismo nei principali musei delle capitali europee non sono altro che acting-out confermanti una rabbia cieca e l’impotenza diffusa. Che è anche un’impotenza appresa. Si ottiene cosa? Un ritorno di fiamma in visibilità che brucia più rapidamente del petrolio, ma prodotto zero per quanto riguarda il cambiamento invocato. Che fare, dunque? Consolare gli eco-ansiosi con parole oscure, inviarli dallo psicoterapeuta, magari con un bonus statale, confermando la lettura iper-soggettiva del fenomeno? O parlare con onestà delle complesse dinamiche socioeconomiche che impediscono la riduzione delle emissioni? O adottare la «capacità negativa» di cui parlano Bion e Keats prima di lui? Forse, era questo che tentava di adombrare confusamente il ministro. Più semplicemente si potrebbe dire: non lo so cosa accadrà domani, ma ho il dovere di impegnarmi oggi, almeno avrò fatto il possibile perché arrivi domani. 

Breve nota biografica - Eliana Forcignanò (1983) è dottore magistrale in Psicologia dell’intervento nei contesti relazionali e sociali e in Storia della Filosofia, PhD. in Scienze della mente e delle relazioni umane e ha conseguito un Master di II livello in “Gestione del disagio sociale e della microcriminalità attraverso le nuove tecnologie comunicative” presso l’Università del Salento. Dal 2013 si occupa del pensiero clinico di C.G. Jung, sul quale ha pubblicato due saggi e diversi articoli scientifici. Poiché la scrittura, quale forma d’arte e di comunicazione l’ha sempre affascinata, i suoi interessi e le sue pubblicazioni spaziano dalla poesia alla critica d’arte ed è in uscita per la rivista Psicoterapia e Scienze Umane una sua recensione a L’ombelico del sogno di V. Lingiardi, edito per i tipi di Einaudi (2023). Ha collaborato e collabora a vario titolo con testate giornalistiche locali cartacee e online.

Bibliografia essenziale 

Hickman, C. (2020).  

We need to (find a way to) talk about … Eco-anxiety, in Journal of Social Work Practice, 34(4), 411–424. https://doi.org/10.1080/02650533.2020.1844166

Hillman, J. (1999). Politica della bellezza. Bergamo: Moretti&Vitali.

Salvatore, S., Cordella, B. (2022). L’intervento psicologico. Bologna: Il Mulino.

Stanghellini, G. (2020) Selfie. Sentirsi nello sguardo dell’altro. Milano: Feltrinelli.